Dante, l'uomo
piangere la pietra e la pietra e la pietra / [...] di lacrime di pietra / ma pietra irrimediabilmente morale
(Edoardo Sanguineti, Sezione 14, da Laborintus, 1956)

Senza timore di troppa enfasi, si può affermare che, dopo Dante Alighieri, più nulla sia stato uguale nel mondo occidentale.
Non la lingua italiana, arricchita di parole che prima non esistevano e di espressioni che rapidamente sono divenute idiomatiche, ancora oggi in uso; una lingua trasformata nella sua stessa essenza, con echi che hanno largamente travalicato i confini della Penisola e che hanno trovato asilo tra le pagine “straniere” di James Joyce (1882-1941), di Ezra Pound (1885-1972), di Thomas Stearns Eliot (1888-1965), di Osip Mandel'štam (1891-1938), di Jorge Luis Borges (1899-1986), solo per ricordarne alcuni e tra i più recenti. Una lingua alla quale ci si può aggrappare per rimanere esseri umani nell’orrore di Auschwitz, come racconta Primo Levi in Se questo è un uomo.
Non l’immaginario dell’aldilà che, in maniera diretta o indiretta, ha permeato quasi senza possibilità di separazione tutte le rappresentazioni successive, antiche e moderne, attraverso qualsiasi medium, dalla letteratura al cinema; l’immagine dantesca dell’ultraterreno si è così profondamente radicata che è ormai inscindibile dall’idea che ciascuno di noi ha di quel mondo.

Non la geografia del Paese, sulla quale Dante, suo malgrado, ha disegnato tracciati, reticoli di percorsi, cammini a tappe, sia attraverso il suo spostamento fisico dovuto alle peregrinazioni da esiliato sia attraverso l’evocazione letteraria di certi luoghi. Difficile muoversi in Italia e non imbattersi in una statua, un busto, un’epigrafe, una targa, un cippo, declinanti la sua memoria in tutte le sfumature del caso: a iniziare dal più classico dei “qui è passato l’Alighieri” fino alla sua evocazione con una o due terzine estrapolate alla bisogna dalla Divina Commedia.
Dal Trecento a oggi, pochi come Dante, forse nessuno in Occidente (o forse il già citato Joyce, che pure deve molto al Fiorentino), ha goduto delle stesse notorietà, considerazione, popolarità, vissute sempre in maniera trasversale, con un coinvolgimento ad amplissimo spettro che ha investito e rimescolato la cultura alta e la bassa a un tempo.
Eppure, come talora accade, alla fama e alla celebrazione di un uomo spesso non corrisponde un’altrettanta chiarezza sullo svolgersi della sua vita. Ciò che si conosce del Poeta è davvero poco – a oggi ad esempio non è noto alcun autografo dantesco, nemmeno una firma, a differenza di quanto accade invece per Francesco Petrarca (1304-1374) o per Giovanni Boccaccio (1313-1375) – e quel poco è sostenuto da scarnissimi documenti che suggeriscono solo sporadiche certezze rispetto alle circostanze della sua biografia.
Ai fini di una ricostruzione coerente, notevoli difficoltà di comprensione si rilevano anche nell’intrecciarsi di queste vicende con una produzione letteraria vasta – perché rivolta in ogni direzione possibile, dai componimenti poetici ai trattati politici e filosofici, dalle epistole anch’esse politiche ai trattati sulla lingua, senza tralasciare ovviamente il poema –, di profonda e complessa stratificazione, sempre sapiente dal punto di vista formale.
In un tale scenario, per permettere al visitatore di orientarsi al meglio nella visita, si assumono come riferimento, tra i molti possibili, oltre a PETROCCHI, Biografia, pp. 1-53 e PETROCCHI, Vita di Dante, anche BARBERO, Dante; CASADEI, Dante. Storia avventurosa; FERRONI, L’Italia di Dante; GORNI, Dante. Storia; INGLESE, Vita di Dante; PASQUINI, Dante e la sua opera, pp. 15-25; SANGUINETI, Le parolacce di Dante; SANTAGATA, Dante. Il romanzo; TAVONI, Dante.
Per un inquadramento storico, cfr. G. MILANI, I contesti politici e sociali, in INGLESE, Vita di Dante, pp. 169-191.
- 1265, fra il 14 maggio e il 13 giugno: Durante Alighieri nasce a Firenze, nel sestiere di San Pier Maggiore, in una famiglia guelfa. Per tutta la vita userà solo il nome Dante.
- 1274: primo incontro con Beatrice, figlia di Folco Portinari, vista per la seconda volta nel 1283 e poi morta prematuramente nel 1290.
- dal 1283: inizia a comporre rime e insieme agli amici Guido Cavalcanti, tra i maggiori poeti di quegli anni, Lapo Gianni e Cino da Pistoia dà vita a un innovativo modo di fare poesia definito poi dalla critica dolce stil novo sulla suggestione da Purg. XXIV, 57.
- 1285: matrimonio con Gemma di Manetto Donati; dall’unione nascono Iacopo e Pietro, tra i primi commentatori della Divina Commedia, e Antonia, monaca a Ravenna. Vi furono forse anche altri figli legittimi (come ad esempio Giovanni).
Educato nel Trivio (grammatica, dialettica, retorica) e nel Quadrivio (aritmetica, musica, geometria, astronomia), egli si forma soprattutto con il notaio Brunetto Latini per l’insegnamento retorico e con i domenicani di Santa Maria Novella e i francescani di Santa Croce per la filosofia e la teologia.
- 1286-1287: probabilmente segue, senza continuità, le lezioni alle facoltà umanistiche dello Studium di Bologna.
- 1289: combatte tra le file della cavalleria fiorentina nella battaglia di Campaldino, contro i Ghibellini toscani.
- 1295: si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali e debutta nella vita politica fiorentina, con incarichi di rilievo per la parte dei Guelfi bianchi.
Si batte per l’autonomia del Comune in opposizione alle interferenze del pontefice Bonifacio VIII (1294-1303) che sostiene i Guelfi neri.
- 1300: in un documento del 7 maggio compare come ambasciatore di Firenze presso il Consiglio generale del Comune di San Gimignano.
- 1300-1301: diviene priore del Comune di Firenze.
Si acuiscono le tensioni tra Guelfi bianchi e Guelfi neri; fra questi ultimi, sono condannati per tradimento quanti sono residenti alla corte pontificia. Il papa interviene inviando a Firenze, in veste di mediatore, il cardinale Matteo d’Acquasparta (1288-1302).
- 1301, ottobre: Dante è ambasciatore a Roma presso papa Bonifacio VIII.
- 1301-1302: la legazione del cardinale d’Acquasparta fallisce; il pontefice induce perciò Carlo di Valois, già in Italia con una parte del suo esercito, a intervenire a Firenze per ristabilire in città il potere dei Guelfi neri.
- 1302, 27 gennaio: Dante è condannato a due anni di confino con l’accusa di baratteria per supposti indebiti guadagni acquisiti attraverso le sue cariche pubbliche.
- 1302, 10 marzo: Dante è condannato a morte sul rogo, in contumacia e con la conseguente confisca dei beni. Non farà mai più ritorno a Firenze.
Prende così avvio la sua itineranza di corte in corte nell'Italia centro-settentrionale.
- 1302-1303: permanenza a San Godenzo nel Mugello presso gli Ubaldini, in contatto anche con alcuni ghibellini; quindi a Forlì dagli Ordelaffi e a Verona presso gli Scaligeri. Negli stessi anni si muove anche fra Arezzo, il Casentino e la Romagna.
- 1303: probabilmente si sposta fra Treviso, Padova e Venezia per conto degli Scaligeri di Verona.
- 1304: ancora a Verona presso Bartolomeo Della Scala, che muore nel marzo di quell’anno.
- 1304: abbandona i Guelfi bianchi, facendo da quel momento parte per sé stesso (Par. XVII, 69).
Per il resto della sua vita avrà diversi momenti di riavvicinamento sia ai Guelfi bianchi sia ai Ghibellini toscani.
- post luglio 1304: probabile trasferimento a Bologna, comune guelfo bianco.
- 1306, inizio: fuga da Bologna in seguito alla presa del potere da parte dei Guelfi neri.
- 1306, ottobre: in Lunigiana, forse già dal giugno precedente, ospite di Moroello Malaspina (m. 1315).
- 1307-1308: si muove fra Lunigiana, Casentino (presso la casata dei conti Guidi) e probabilmente Lucca.
- 1309, 31 marzo: un editto del Comune di Lucca bandisce dalla città e dal distretto tutti i rifugiati fiorentini.
- 1309: Giovanni Boccaccio, tra i primi biografi di Dante e promotori della sua figura, colloca in questo anno un ipotetico soggiorno a Parigi, che tuttavia non trova sufficienti riscontri e sul quale perciò la critica oggi nutre forti dubbi. Tra il 1309 e il 1310 è però forse possibile pensare a un viaggio di Alighieri in Francia con una destinazione diversa da quella parigina (Avignone?).
- 1309-1310: parte della critica colloca in questo biennio una permanenza in Casentino.
- 1310: ancora a Forlì alla corte di Scarpetta Ordelaffi, forse in seguito a un nuovo avvicinamento ai Guelfi bianchi e ai Ghibellini. Qui ricoprirebbe incarichi di ambasciatore o di mediatore.
- 1311, 6 gennaio: Milano, incontro con l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo (m. 1313), incoronato quel giorno re d’Italia (eletto il 27 novembre 1308, giunto in Italia il 23 ottobre 1310).
- 1311, tra marzo e maggio: ancora in Casentino, a Poppi, presso Guido dei conti Guidi.
- 1311, 2 settembre: escluso, perché considerato "ribelle", dall’amnistia emanata dal Comune di Firenze che si sta preparando al confronto con Enrico VII.
- 1311, fine-1312, inizio: permanenza a Genova.
- 1312, marzo-1313, settembre: trasferimento e permanenza a Pisa.
- 1314, primavera-estate: tra Pisa e la Lunigiana (parte della critica lo colloca a Verona già dal 1313, presso Cangrande Della Scala [1291-1329]).
- 1315: a oggi, le vicende personali di Dante in questo anno rimangono pressoché ignote.
- 1315, 15 ottobre e 6 novembre: con i figli, è di nuovo bandito da Firenze e condannato alla decapitazione.
- 1316: permanenza nella Verona di Cangrande Della Scala.
- 1318/1319: trasferimento a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta (1275-1333; parte della critica colloca lo spostamento definitivo in città tra il gennaio e l’estate del 1320); vi rimarrà fino alla morte.
- 1321, agosto: ambasciatore a Venezia per conto di Guido Novello.
- 1321, fra il 13 e il 14 settembre: muore a Ravenna a causa di febbri malariche.
[a cura di Eva Ponzi]