145v: Reg.lat.534 — Gotica elegante caratterizzata da
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- Reg.lat.534
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Gotica elegante caratterizzata da ariosità, ordine e rotondità. Il modulo piuttosto grande, secondo Derolez, è tipico della gotica di area meridionale.
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- 3r-242r Iacobus de Voragine: Legenda aurea
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Accanto alla A colorata d’azzurro con piccoli motivi in bianco e inserita in un riquadro arancio decorato con foglie dorate, è una scena su due livelli, ambientata all’interno di una struttura architettonica, rappresentante, nella parte inferiore, la dormizione della Vergine attorniata dagli apostoli e, in quella superiore, la sua incoronazione per mano del Cristo; le litterae notabiliores iniziali di periodo, come nel resto del manoscritto, sono per lo più ripassate con colore arancio. Non compaiono tuttavia le iniziali filigranate a colori alternati rosso e blu. I colori usati non sono quelli parigini.
A di tipo carolino, con la curva di sinistra chiusa da un tratto sottile che è tangente il tratto verticale in alto tipica delle scritture di area iberica.
D in forma onciale.
B, h e l presentano in alto un esile trattino di attacco ondulato e prolungato a sinistra. In l geminata il tratto è unico.
s(u)beuntib(us) regions, V(ir)go beata i(n) do
mo iux(ta) mo(n)te(m) Syon po(s)ita d(icitu)r rema(n)sisse
o(mn)iaq(ue) loca filii sui s(cilicet) locu(m) baptismi, ie
iunii et asce(n)t(i)o(n)is , passio(n)is, sep(u)lture, re
surrect(i)o(n)is, quo ad iux(ta) devot(i)o(n)e sedu
la visitabat. Et s(ecundum) q(uo)d ait Epiphani(us),
XXIIII annis post asse(n)t(i)o(n)e(m) filii sui sup(er)
vix(it). Refert ergo q(uod) bea(ta) Vi(r)go q(ua)n(do)
Christu(m) concepit erat annor(um) XIIII et i(n) XV,
ipsu(m) pep(er)it et ma(n)sit cu(m) eo an(n)is XXXIII
et post morte(m) Ch(rist)i s(upe)rvixit a(n)nis XXIIII et s(ecundum)
h(ec) q(ua)n(do) obiit erat annorum LXXII. P(ro)babili(us)
t(ame)n videtur q(uod) alibi legit(ur), ut XII a(n)nis
filio s(upe)rvix(er)it, et sic sexagenarian sit as
su(m)pta cu(m) ap(osto)li totid(em) annis p(re)dicav(er)int
i(n) Iudea et circa p(ar)tes illas, sic(ut) eccl(es)iastica
tradit hystoria. Die ig(itur) quada(m) du(m)
in filii desid(er)iu(m) cor virginis veheme(n)ter
acce(n)dit(ur) estuans a(n)imus commovet(ur) et i(n) ex
t(er)iore(m) lac(ri)mar(um) habu(n)da(n)tia(m) excitatur,
cu(m)q(ue) ad te(m)o(us) s(u)btracti filii equanimit(er)
no(n) ferr(et) subtracta solatia ang(e)l(u)s cu(m)
m(u)lto lu(m)ine eid(em) astitit et rev(er)ent(er) utpo
te sui matre(m) d(icend)o salutavit: « Ave -i(n)q(ui)it-
Maria b(e)n(e)d(ic)ta, suscipie(n)s benedict(i)o(n)e(m)
illi(us) q(ui) ma(n)davit salute(m) Iacob. Ecce au(tem)
ramu(m) palm(e) de p(ar)adyso ad te d(omi)na(m) at
tuli, q(uem) an(te) feretr(um) portare iudeb(is) cu(m) die
t(er)cia de corp(or)e assum(er)is. Na(m) filius tuus te
matre(m) revere(n)da(m) exspectata». Cui M(ari)a
respo(n)dit: «Si i(n)ve(n)i gr(ati)a(m) i(n) occ(u)lis tuis obse
cro ut nome(n) tuu(m) m(ich)i revelare dignis
S(ed) hoc peto i(n)stantius, ut filii et fr(atr)es mei
p(ro)tinus boves et aratru(m) a flumi(n)e assume(n)
tur et ip(s)e Petr(us) qui h(ec) inp(re)catus fu(er)at. Sup
plic(i)o attroc(i)ori torq(ue)t(ur). Na(m) ignis eu(m) arri
puit ad(e)o q(uo)d carnib(us) et n(er)vis tibie et cru
ris consu(m)ptis ossa pat(er)ent, et ip(s)a ta(n)de(m) tibia
a sua compage penit(us) solv(er)et(ur). Tu(n)c ille ad
qua(m)da(m) eccl(es)ia(m) beate virginis accede(n)s ti
bia(m) ip(s)am i(n) quoda(m) forami(n)e ip(s)i(us) eccl(es)ie
abscondit, et beata(m) V(ir)gine(m) lac(ri)mis et p(re)cib(us)
p(ro) sua lib(er)at(i)o(n)e rogabat. Et ecce nocte
quada(m) beata Virgo cu(m) s(an)c(t)o Ypolito ei in
visio(n)e affuit et eid(em) Ypolito ut Petr(us) sa
nitati p(ri)stine restitueret i(m)pavit. Sta
timq(ue) s(an)c(tu)s Ypolit(us) tibia(m) de forami(n)e acci
pie(n)s, loco suo q(uasi) surculu(m) arbori i(n) mome(n)
to i(n)seruit; in qua insisione ta(n)tos dolo
res se(n)sit ut suis clamorib(us) tota(m) fami
lia(m) excitar(et), qui surge(n)tes et lume(n) acce(n)
de(n)tes Petru(m) duo crura et duas tibias h(abe)re
conspiciu(n)t. S(ed) se deludi puta(n)tes ip(su)m iter(um)
contrectaba(n)t et v(er)a me(m)bra ip(su)m h(abe)re conspicie
ba(n)t. Qui vix eu(m) excitantes un(de) h(ec) sibi ac
cidit sciscitat(ur). S(ed) ille eos lud(er)e existi
ma(n)s tand(em) vict(us) re(m) vidit et stupuit.
S(ed) tu(m) nova coxa mollior q(uam) vetusta ad
sustine(n)cia(m) corp(or)is no(n) pot(er)at exeq(ua)ri, un(de)
ad publicat(i)o(n)e(m) mirac(u)li p(er) annu(m) claudi
cavit, et tu(n)c it(er)um beata Virgo eid(em) appa
re(n)s s(an)c(t)o Ypolito dix(it) ut quic(um)q(ue) curat(i)o(n)i
dee(ss)et suppl(er)et. Evigila(n)s ig(itur) et se pe(n)itus
sanatu(m) vide(n)s reclusor(um) i(n)troivit. Cui
dyabol(us) in sp(eci)e nude m(u)lieris freque(n)tis
ginis Marie. R(ubrica).
sime apparebat et nuda(m) ei se ing(er)ens
q(uan)to ille forties resistebat tanto illa
ei i(m)pude(n)ti(us) i(n)cu(m)bebat. Cum er(go) ab illa pl(ur)i
mu(m) vexaret(ur), tande(m) ille stolam sac(er)do
tale(m) arripie(n)s collu(m) ei(us) cinx(it) et mox, dya
bolo abscede(n)te, cadav(er) putrid(us) ibide(m)
rema(n)sit, tant(us)q(ue) fetor in(de) exalabat ut
nulli(us) qui hoc vidit ambig(er)et q(ui)n corp(us)
alicui(us) mulieris fuiss(et) q(uod) dyabol(us) assu(m)p
sisset. De assumptione beate vir
F ed s presentano un ritocco che raramente giunge ad assumere la forma di un triangolo.
La r rotonda di tipo gotico, utilizzata dopo la lettera con curva convessa a destra, presenta il caratteristico tratto a filetto prolungato, secondo Derolez, tipico delle gotiche italiane.
S in fine di parola minuscola e in pochi casi maiuscola.
Anche per u/v iniziale di parola il copista preferisce la formula minuscola.
Y sempre priva di punto soprascritto.
X sempre in due tratti con il secondo discendente sotto il rigo.
Et in nota tironiana priva del trattino che incrocia il tratto verticale: quest’ultimo è tipico delle gotiche settentrionali.
Con in forma di 9 non poggiato sul rigo ma discendente al di sotto di esso con un trattino ricurvo verso destra.
Abbreviazione generica consistente in un tratto allungato e sovrascritto. L’utilizzo di tale elemento sembrerebbe essere riconducibile alla Francia meridionale.
Abbreviazioni tramite lettera rimpicciolita e sovrascritta: come i questo coso dov’è da leggersi igitur e poco più avanti ergo.
Pro con prolungamento del tratto dell’occhiello della p.
Hec con asta intersecata da una linea.
us abbreviato con trattino che assume la forma di un riccio.
Abbreviazione per contrazione con la seconda lettera sovrascritta.
Abbreviazione costituita da un trattino che interseca una s a forma di sigma lunato.
Quod nelle due forme qd e q con tratto obliquo che interseca il tratto verticale.
Abbreviazione con lineetta serpeggiante sopra la t.
Fusioni nelle lettere tra curve contrapposte, ad esempio hoc vede la fusione di o con c ma non di h con o.
Molte lettere aperte a destra chiudono sulle successive.
Nella colonna di destra sono presenti due segni paragrafali a forma di pie’ di mosca di colore arancio il primo (r. 19) e di colore azzurro il secondo (r. 28); nei margini estrni, in corrispondenza dei rr. 10 e 31 della colonna di sinistra e dei rr. 23 e 32 di quella di destra, sono visibili segni di lettura simili a trifogli (due punti disposti in orizzontale con un comma sottoscritto al centro).
Una delle superstiti annotazioni, vergate in carolina tarda con sporadici elementi cancellereschi e in inchiostro bruno chiaro, con cui il direttore dell’atelier ha indicato al rubricatore il titolo del capitolo: «de assu(m)pt(i)o(n)e beate v(ir)ginis Marie. R(ubrica)»; alla medesima mano appartiene un altro genere di ʻnote di bottegaʼ di colore rosso o violetto e in lingua occitanica, contenenti le indicazioni per i disegni dei quadretti posti all’inizio dei singoli capitoli.
Il rigo è completato da un riempitivo.
Il segno abbreviativo in forma di ricciolo per -us è seguito da altro ricciolo di formato più piccolo privo di significato.
Per -(et) è usato il segno abbreviativo generico invece della nota tironiana.
b(e)re nel manoscritto?
La prima -l- aggiunta nell’interlineo.
Forse il copista, arrivato al primo tratto della -u aveva iniziato a scrivere un’altra lettera.
Correzione da curat(i)o(n)em con i aggiunta nell’interlineo e -e(m) depennati con una breve linea sottoscritta.
Correzione da reclusiori con la prima -i- espunta e -u(m) aggiunto nell’interlineo.
Lo scriba aveva tracciato il segno abbreviativo ricurvo discendente per -er- sul quale ha poi posto la lineetta per la nasale.
Così nel manoscritto.
s(u)b eunrib(us) nel manoscritto.
Correzione da Epiphanu(m) con il segno abbreviativo per -us tracciato su rasura della seconda asta di u e del segno abbreviativo per m.
Così nel manoscritto.
Una mano posteriore -forse del tardo secolo XV- ha corretto con inchiostro più chiaro in acce(n)d(er)et(ur) con l’aggiunta nell’interlineo del segno abbreviativo per er sulla d e di e su i espunta.
u aggiunto nell’interlineo.
Correzione da attulit con l’ultima -t erasa.
Originariamente senza segno abbreviativo, che è stato aggiunto da altra mano, più tarda e in inchiostro chiaro, in forma di a corsiva chiusa soprascritta.
Assu(m)ptio
V(ir)ginis
Marie
qual(ite)r confecta sit
ex q(uo)da(m) libello a
pochripho qui
Ioh(ann)i evv(a)ng(e)liste
asc(ri)bit(ur) edocetur.
Ap(osto)lis na(m)q(ue) ob p(re)
dicat(i)o(n)is gra(ti)am
div(er)sas mu(n)di