Vat.lat.1645
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Vat.lat.
- Shelfmark:
- Vat.lat.1645
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XIV/XV
- Country:
- Italia
- Region:
- Italia settentrionale
- Place:
- Bologna
- Support:
- Membr.
- Height:
- 363
- Width:
- 235
- Extent:
- II. 143. II
- Overview:
- Seneca, Tragoediae.
Description
- Bibliography:
- Manuscrits classiques, III.1 pp. 265-267; Vedere i classici, pp. 311-313.
- Collation:
- 13 fascicoli: 1 binione (ff. I-II); 12 senioni (ff. 1-11, 12-23, 24-36, 37-48, 49-60, 61-72, 73-84, 85-96, 97-108, 109-120, 121-132, 133-143 [-1]); f. 143r-v bianco; tutti i fogli di guardia sono cart. (cf. Legatura - Nota).
- Layout:
- Su una colonna (mm 240x125) su 42/43 ll./rr., ai ff. Ir-IIv; a un’unica colonna con giustificazione a bandiera (mm 240x120) su 42/43 ll./rr. nel resto del manoscritto; rigatura alla mina estremamente visibile su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 35, ma con doppia riga di giustificazione a destra e doppia riga nel margine superiore per i titoli correnti); talvolta visibili i fori guida nei margini superiore, inferiore, esterno.
- Foliation:
- Foliazione manuale, coeva alla confezione del manoscritto, inizia dal fascicolo 2, in cifre arabiche e in inchiostro blu, in alto a destra in linea con i titoli correnti, talvolta affiancata da punti; i ff. 23 e 24 sono segnati per errore 123 e 124, così come per errore il f. 78 è diventato 59 e 68, mentre a f. 79 la corretta numerazione è affiancata a un 60 barrato da un tratto di inchiostro; una foliazione antica, ma successiva, manuale in cifre arabiche e a inchiostro bruno scuro indica solo i primi due fogli, in alto a destra; una mano moderna a lapis segna il fascicolo 1 come I-II, interviene ai ff. 11 e 12 dove manca la numerazione originaria, e segna infine il f. 143.
- Writing:
- Pre-umanistica
- Writing - Note:
- Di più mani: una per l’accessus ai ff. Ir-IIv, una per il testo delle Tragoediae, altre per le glosse, sempre a inchiostro bruno scuro; glosse interlineari e marginali molto frequenti, quest’ultime disposte in maniera elegante sugli ampi margini dei fogli; numerosi notabilia e maniculae.
- Decoration - Note:
- 10 iniziali maggiori (ff. 1r, 17v, 31r, 39r, 43v, 67v, 82r, 94v, 107r, 119r; mm 69x53, media) sempre accompagnate da scrittura distintiva e istoriate, con corpo fitomorfo in rosa, su campo in foglia d’oro consistente e fondo blu, fregi fitomorfi policromi (blu, verde, rosso, rosa) con globi aurei e terminazioni zoomorfe; numerose iniziali medie con corpo rosa, su fondo policromo (blu, verde, rosso) e con elementi in foglia d’oro; numerose iniziali medie filigranate in blu e in rosso con filigrana del colore opposto, spesso solo a introdurre le parti del Chorus; capoversi toccati di giallo; iniziali in rosso o in blu all’interno del testo; rubricati incipit, explicit, nomi dei personaggi; titoli correnti al centro del margine superiore a lettere alternate in rosso e in blu; segni di paragrafo alternativamente in blu e in rosso.
- Binding - Note:
- Su quadranti in cartone in marocchino e decorazioni a doppio filetto in oro lungo il perimetro dei piatti, dorso a 5 nervi con impressioni in oro, nel secondo tassello la segnatura "1645", nel primo e nell’ultimo le insegne araldiche di Pio VI (1775-1799) e del card. bibliotecario Francesco Saverio de Zelada (1779-1801); in fantasia quadrettata e ornata di fiori, in giallo, verde e rosa le controguardie anteriore e posteriore, il recto della prima guardia e il verso dell’ultima.
- Condition:
- Buono, sebbene molto squadernato in più punti.
- Signatures:
- Non presenti.
- Catchwords:
- Costanti, al centro del margine inferiore, all’interno di filatteri aperti.
- Other name:
- Pius PP. VI, 1717-1799 [owner]
Zelada, Francesco Saverio de, card., 1717-1801 [owner]
Derolez, Albert [person]
Nicolò di Giacomo di Nascimbene, f. 1349-c. 1403 [artist]
Matteo di Giovanni Totti da Imola, sec. XIV ex-sec. XV in [scribe] - Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- History:
- Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 1r, 142v.
Curatorial narrative
Di medio formato e confezionato con una pergamena di buona qualità ben trattata, il manoscritto tramanda le Tragoediae di Seneca, disposte su un’unica colonna, in un’impaginazione che lascia liberi ampi margini, fitti di glosse e di annotazioni (anche interlineari), spesso strutturate in finalini (es., f. 31r) o calligrammi (es., f. 30v) ed enfatizzati da maniculae, segni di paragrafo a colore, letterine toccate di giallo, vere e proprie iniziali filigranate di rosso o di blu. Il lavoro di copia è da ricondurre alla mano di Matteo di Giovanni Totti da Imola, al quale sono stati assegnati anche il Plut. 37. 5 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (cfr. infra) e il Boccaccio, De casibus, ms. 35 F 17 della Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana (De Robertis, I primi anni della scrittura, p. 63, ma anche Ead., Salutati tra scrittura gotica, p. 380 nt. 39 e p. 381 nt. 42), uno scriptor «precocemente influenzato dalla riforma grafica» di Coluccio Salutati (1331-1406; elemento sottolineato prima in Monti, Scheda nr. 68, p. 313; Ead., Un’edizione tardo trecentesca, pp. 516-519); le postille sono invece di «un vero e proprio lettore», probabilmente quell’Andreolo da Rocca Contrada (oggi Arcevia, Marche) che si cita a f. 4r in una nota all’Hercules furens (Ead., Un’edizione tardo trecentesca, pp. 516-519). La sua natura di codice di studio non è tuttavia disgiunta da una ‘veste editoriale’ accurata, nella quale capoversi, anch’essi toccati di giallo, lasciano spazio a iniziali fitomorfe policrome con inserti in foglia d’oro e a lettere filigranate di rosso e di blu, tipologia ugualmente impiegata per la scrittura distintiva e per i titoli correnti.
Gli incipit delle singole tragedie sono segnalati da iniziali istoriate che costituiscono un vero e proprio paratesto (per la tradizione di Seneca tragico illustrato cfr. Fachechi, I classici illustrati, passim; Villa, Le tragedie di Seneca, pp. 469-480; Fachechi, Il catalogo per autori, passim); esse scandiscono infatti i diversi luoghi dell’opera e introducono il lettore in medias res, anticipando o suggerendo i contenuti testuali attraverso un’immagine sintetica, ma sempre narrativamente efficace e talora ricca di dettagli. Declinate in una tavolozza pittorica livida, ma pastosa e fortemente chiaroscurata, si dispiegano sotto gli occhi del lettore le vicende dei personaggi senecani, con un’enfasi per gli accenti drammatici che deriva certo dalla natura del testo, ma è anche un riflesso del gusto dell’epoca per le scene di grande impatto emotivo, talora esemplate su modelli iconografici desunti dai poemi cavallereschi illustrati (cfr. f. 31r; per altri esemplari analoghi cfr. Ott. lat. 1420, Pal. lat. 1671, Pal. lat. 1677, Reg. lat. 1500, Urb. lat. 356, Vat. lat. 1647, Vat. lat. 7319).
L’apparato illustrativo è stato assegnato a Nicolò di Giacomo (Pasut, I miniatori del Vaticano, pp. 537-538) che, con la sua bottega, fu personalità di spicco della vita artistica di Bologna nella seconda metà del secolo XIV, con una amplissima attività e, nella maggior parte dei casi, per committenti di rango. Come pure variegate furono le tipologie librarie alle quali si dedicò, dal libro liturgico a quello giuridico, naturalmente senza tralasciare i classici (cfr. mss. Vat. lat. 1615 e Vat. lat. 1619) come, appunto, Seneca tragico. Del miniatore sono infatti noti, oltre a quello Vaticano, altri mss. con il medesimo contenuto: l’Ambr. C. 96 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, eseguito tra gli anni ’60 e i ’70; il Lat. XII, 26 (= 3906) della Biblioteca Marciana di Venezia, del 1395 per Francesco Zabarella (1360-1417) e infine, quasi contemporaneo al precedente, il ms. 87 della Universitätsbibliothek di Innsbruck (Ead., I miniatori del Vaticano, pp. 535-547; Buonocore, Tra i codici minati, p. 182 nt. 80). In particolare, il Vat. lat. 1645 condivide la medesima impostazione con il ms. Add. 11986 della British Library di Londra e con il ms. Plut. 37. 5; in tutti si ritrova il linguaggio di Nicolò costruito su elementi ricorrenti, connotativi anche della sua officina, come i «motivi fogliacei rilevati a biacca» desinenti in «mascheroni barbuti», gli «inserti fantastici» nei frontespizi, l’esuberanza dei fregi fitomorfi. Sono inoltre vera e propria «sigla» del miniatore certe fisionomie e la tendenza a eseguire figure dalla spiccata corporeità, sempre «intente in un recitare convinto ed eloquente, che si manifesta con schiettezza nei gesti esibiti e nelle marcate espressioni dei volti» (Ead., I miniatori del Vaticano, pp. 537-538). Un elevato grado di realismo e l’adozione di una «mimica quasi grottesca» mescolata con esperimenti nell’organizzazione dello spazio all’interno delle iniziali rendono evidente «la personale adesione dell’artista alle istanze del tardogotico» (Ead., I miniatori del Vaticano, p. 540; Ead., Nicolò di Giacomo di Nascimbene, p. 831) e permettono di collocare l’esecuzione dell’apparato illustrativo del codice nell’ultima sua produzione. Il Vat. lat. 1645 infatti fu probabilmente realizzato tra il 1375, anno nel quale inizia a circolare il Commento alla Commedia di Dante di Benvenuto da Imola «citato nel lungo argumentum premesso» all’Hercules furens, e il 1403, data della morte del miniatore (Ead., I miniatori del Vaticano, p. 539).
Al manoscritto si fa probabilmente riferimento nel testo poetico di Antonio de Thomeis, notaio romano che nella seconda metà degli anni ’70 del Quattrocento compose una descrizione in versi della Biblioteca Vaticana (Antonio de Thomeis, Rime, pp. 59, 208).
Parts of this manuscript
IIr-v
Epistula VIII ad Tancredum de Vergiolensibus
Ir-IIr
Argumentum in Senecae Herculem furentem
1r-17r
Hercules furens
17r-30v
Thyestes
30v-39r
Thebais
39r-54r
Hippolytus
54v-67v
Oedipus
67v-82r
Troas
82r-94v
Medea
94v-106v
Agamemnon
106v-118v
Octavia