Urb.lat.425
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.425
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV ex
- Beginning date:
- 1470
- Ending date:
- 1482
- Country:
- Italia
- Region:
- Italia centrale
- Place:
- Urbino
- Support:
- Membr.
- Height:
- 378
- Width:
- 234
- Extent:
- V. 232. III
- Overview:
- Titus Livius, Ab Urbe condita.
Description
- Bibliography:
- C. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, I, Romae 1902, p. 432; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, p. 30-95; Manuscrits classiques, II.2 p. 595; Vedere i classici, p. 432.
- Collation:
- 23 quinioni (ff. 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-80, 81-90, 91-100, 101-110, 111-120, 121-130, 131-140, 141-150, 151-160, 161-170, 171-180, 181-190, 191-200, 201-210, 211-220, 221-230); probabilmente doveva esserci anche un fascicolo 24, anch’esso quinione, di cui sono rimasti però solo 2 fogli (ff. 231-232); ff. IVr-Vv e 232r-v bianchi, ma rigati; il f. IV era probabilmente la controguardia in una precedente legatura; gli altri fogli di guardia sono cart. (cf. Legatura - Nota).
- Layout:
- A piena pagina (mm 245x128) di 38/39 ll./rr.; qualche capoverso in vedetta; rigatura leggera a inchiostro scuro su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 31 o 32); spesso visibili i fori guida nei margini superiore e inferiore.
- Foliation:
- Manuale moderna in cifre arabiche, in alto a destra a inchiostro scuro, che non segna i ff. IV-V e il 232.
- Writing:
- Umanistica
- Writing - Note:
- Di un’unica mano (probabilmente di Federico Veterani, cf. Vedere i classici, p. 432), anche per le glosse marginali e interlineari, a inchiostro bruno.
- Decoration - Note:
- 1 pagina di incipit (f. 1r), sui margini laterali fregio a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa) e inserti in foglia d’oro; gli intrecci si aprono a ospitare sei ritratti di generali e condottieri, su fondo in lamina metallica aurea; a bas-de-page sullo sfondo di una tabella in foglia d’oro decorata, due putti alati sorreggono sia un festone laureato e carico di frutti sia l’insegna araldica feltresca, ai piedi della quale, su uno sfondo roccioso, giacciono un leopardo e un cervo con filatteri muti. 1 miniatura tabellare (f. 1r, mm 80x60) entro un listello in oro. 9 iniziali maggiori (ff. 1r, 25v, 46r, 75r, 99r, 121r, 152v, 185r, 213r; mm 56x45, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa) e con corpo in foglia d’oro, spesso con fregio marginale della medesima tipologia decorativa, accompagnate da scrittura distintiva; titoli dei libri in oro, in blu o alternativamente in blu e in oro e in capitale, di Veterani.
- Binding - Note:
- Su assi di legno, piatti rivestiti in pelle rossa con impressioni a ferro pieno iconografico; dorso con impressioni e segnatura in oro "Urb. / 425", imprese araldiche di Leone XIII (1878-1903) e del card. bibliotecario Jean-Baptiste Pitra (1869-1889); contropiatti anteriore e posteriore, I e III in cartoncino blu; tagli dorati e cesellati.
- Signatures:
- Non presenti.
- Catchwords:
- Costanti, in verticale entro la doppia riga di giustificazione, sul verso.
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1r, aquila incoronata.
- General note:
- Per questo ms. cfr. anche M. Buonocore, Urb. lat. 425, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Other name:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Leo PP. XIII, 1810-1903 [owner]
Pitra, Jean Baptiste, card., 1812-1889 [owner]
Derolez, Albert [person]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe] - Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- History:
- Il codice è appartenuto alla biblioteca di Federico da Montefeltro ed era registrato nell'Indice vecchio, compilato attorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761: "T. Livii Historiographi Excellentissimi de Bello Macedonico Decas IIII Eodem modo ornata In Serico Rubro.", Stornajolo, Codices Urbinates graeci, p. CIV, nr. 362). La segnatura "652", a f. 1r a inchiostro nero in alto a sinistra, è relativa all'inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VIII; cf. anche D'Aiuto, Urbinati, in Guida ai Fondi BAV, I, p. 538-539). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1v, 231r.
Curatorial narrative
Manoscritto in formato medio e dalla pergamena di qualità e ben lavorata, il ms. Urb. lat. 425 tramanda le Decades di Tito Livio, insieme ai mss. Urb. lat. 423 e 424. Databili ai primi anni ’70, essi sono vergati da Federico Veterani, scriptor di Federico da Montefeltro. Se la sua attività di copista è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative.
Per confronto stilistico, allora, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati, tra i quali appunto i mss. Urb. lat. 423, 424, 425, 452 (Fachechi, Veterani, Federico, pp. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, pp. 196-199; Ead., I codici di produzione urbinate, p. 73). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo.
È possibile tuttavia che le due indicazioni di Veterani – minio decoravi e minio decoraverim – debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58, ella fa giustamente osservare le sfumature terminologiche collegate a quest’ultime locuzioni e a quelle invece comunemente associate alla pittura, per la quale si utilizzano espressioni come fecit, pinxit, hoc opus est). In effetti, insieme ad ampie porzioni di scrittura distintiva che accompagna le iniziali, i mss. elencati esibiscono tutti, nelle pagine di incipit, rubriche in capitale – seppure talvolta la mise-en-texte risulti incerta e non ben calibrata rispetto allo spazio riservato –; nella maggior parte dei casi sono state eseguite lettere in blu e in inchiostro d’oro, variamente alternate, oppure in rosso, mentre nella pagina di incipit dell’Urb. lat. 420 fanno la loro comparsa anche lettere policrome combinate in diversi modi, secondo un’intonazione comune al linguaggio dell’antiquaria padana e romana.
È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina.
Per tutto questo insieme di mss., l’esecuzione dell’apparato illustrativo potrebbe essere riferita a un miniatore, anch’egli anonimo, formatosi probabilmente a Pesaro alla fine degli anni ’50 del Quattrocento e giunto a Urbino, coadiuvato da una vera e propria officina di miniatori, forse negli anni delle nozze di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 64). La sua attività pesarese è testimoniata, ad esempio, da un Virgilio, sottoscritto da Iacopo Guidoni da Verona nel 1459, un tempo proprio nella collezione di Alessandro Sforza, signore di Pesaro (1409-1473) e padre di Battista (attualmente in collezione privata, ma già a Cologny, Bibliotheca Bodmeriana, ms. 185; de la Mare, Florentine Manuscripts, p. 195; Nicolini, Scheda nr. A36, pp. 213-217, Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 62); allo stesso scriptor vanno poi ricondotti altri tre codici eseguiti tra il 1459 e il 1460 e accostabili al Bodmer anche per l’apparato illustrativo – soprattutto per alcuni elementi connotativi come le peculiari fisionomie o un certo modo di rendere i paesaggi (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 61), riconoscibili anche nella silloge urbinate di Appiano –: si tratta del ms. Barb. lat. 482, un salterio-innario, e i Trionfi di Petrarca in doppia copia, Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 2649 e Dresda, Sächsische Landesbibliothek, ms. ob. 26 (Fumian, Autografia, prassi di bottega, pp. 62-63).
In conclusione, per i mss. Urb. lat. 423, 424, 425 e per quelli compresi nel corpus a essi collegato, Veterani fu responsabile della trascrizione del testo e degli interventi di tipo calligrafico, mentre gli apparati decorativi e illustrativi coinvolsero invece maestri che, per diverse vie e con differenti livelli di preparazione e di abilità, erano collegati allo scriptorium di palazzo; un’interazione, quella tra il copista e gli anonimi miniatori, che meriterebbe una riflessione più ampia, affrontata in una prospettiva d’insieme.
Per gli altri esemplari di Livio illustrato cfr. i mss. Borgh. 368, Ferr. 562, Urb. lat. 423, Urb. lat. 424, Urb. lat. 426, Vat. lat. 1848,Vat. lat. 1853.
Parts of this manuscript
1r-46r
Ab urbe condita