Urb.lat.356
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.356
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XIV ex
- Beginning date:
- 1376
- Ending date:
- 1400
- Country:
- Italia
- Region:
- Italia settentrionale
- Place:
- Bologna
- Support:
- membr.
- Height:
- 337
- Width:
- 247
- Extent:
- I. 157. II
- Overview:
- Seneca, Tragoediae.
Description
- Bibliography:
- C. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, I, Romae 1902, pp. 329-330; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrits classiques, II.2 pp. 573-576; Vedere i classici, pp. 303-306; IAM42.2 (f. 155v).
- Collation:
- 17 fascicoli: 1 bifoglio (ff. Ia-1); 2-16 quinioni (ff. 2-11, 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61, 62-71, 72-81, 82-91, 92-101, 102-111, 112-121, 122-131, 132-141, 142-151); 17 non regolare (ff. 152-157), in cui il primo e il secondo foglio sono solidali con il quinto e il sesto, mentre il terzo e il quarto sono inseriti per mezzo di brachette; f. 156r bianco; tutti i fogli di guardia sono membr.
- Layout:
- Su un’unica colonna con giustificazione in vedetta (mm 205x95) su 40/41 ll./rr. e margini del foglio molto ampi; rigatura alla mina ben visibile su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 32, ma con un’ulteriore riga verticale in prossimità del margine esterno).
- Foliation:
- Manuale moderna a inchiostro in cifre arabiche, in alto a destra; il secondo foglio è indicato con II, mentre il terzo con 1.
- Writing:
- Gotica, semigotica
- Writing - Note:
- Di più mani per il testo e per alcune delle glosse marginali e interlineari, anch’esse di più mani, vergate talvolta anche in semigotica, spesso elegantemente disposte nel margine esterno dei fogli; rubricati titoli, explicit, nomi dei personaggi delle Tragoediae; numerosi notabilia e maniculae.
- Decoration - Note:
- 1 pagina di incipit (f. 2r) con ampio tralcio vegetale policromo (blu, verde, rosa, giallo, rosso) con terminazioni zoomorfe, inserti in spessa foglia d’oro e globi aurei; 9 iniziali maggiori istoriate e con scrittura distintiva (ff. 2r, 19r, 43r, 59v, 74r, 89v, 103v, 117r, 130r; mm 105x67, media), su campo in foglia d’oro e corpo fito-zoomorfo policromo (rosa, verde, blu, giallo, arancio), talvolta accompagnate da fregi fitomorfi policromi e globi aurei; 10 iniziali medie (ff. Iav, 19r, 34r, 42v, 59r, 73v, 89v, 103r, 116v, 129v; mm 31x27, media), una in blu con filigrana in rosso, le altre su fondo in oro e a colore, con corpo fitomorfo e policromo, a volte con lambrecchini; 1 miniatura tabellare (mm 74x84) entro una cornice rosa, accompagnata da un fregio fitomorfo con terminazioni zoomorfe, inserti in foglia d’oro e globi aurei; numerose iniziali minori filigranate in rosso e in blu, con filigrana del colore opposto; capilettera calligrafici in rosso o in blu oppure rilevati in giallo, spesso accompagnati da letterine guida; segni di paragrafo alternativamente in blu e in rosso; titoli correnti al centro del margine superiore, in lettere capitali alternativamente in rosso e in blu; piccoli disegni realizzati a penna.
- Binding - Note:
- In marocchino bruno, su assi di cartone, a 5 nervi, con filetto triplo lungo tutto il perimetro dei piatti; sul dorso impressioni in oro, sul primo tassello antica segnatura "805 VR∙B∙" e negli altri insegne di Innocenzo XII (1691-1700) e del card. bibliotecario Lorenzo Brancati (1681-1693).
- Condition:
- Ottimo, con qualche sporadico attacco di tarli nei primi e negli ultimi fogli.
- Signatures:
- Non presenti, probabilmente rifilate.
- Catchwords:
- Costanti, in basso a destra, sul verso del foglio.
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 2r, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro, realizzato su rasura dello stemma del precedente possessore.
- General note:
- Il manoscritto appartiene al ramo A della tradizione testuale delle Tragedie di Seneca, più diffuso rispetto all’E, che vide dapprima una limitata circolazione, per poi guadagnare, all’inizio del secolo XIV, una parziale fortuna grazie ai preumanisti padovani. La peculiarità della famiglia A (a sua volta bipartita in δ e β) è nell’ordine dei testi senecani e in una serie di oscillazioni ortografiche nei loro titoli; si riportano di seguito gli uni e gli altri, così come compaiono nel ms.: Hercules furens, Thiestes, Thebais, Ypolitus, Edipus, Troas, Medea, Agamemnon, Octavia, Hercules Oetheus (cf. Vedere i classici, p. 303). and Per questo ms. cfr. anche G. M. Fachechi, Urb. lat. 356, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Other name:
- Innocentius PP. XII, 1615-1700 [owner]
Brancati, Lorenzo, card., 1612-1693 [person]
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Derolez, Albert [person] - Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- A f. 155v, rubricato: "Christus laudetur qui libri finis habetur. Finito libro fessa quiesce manus". Alla fine dell'ultima glossa, sul margine destro dello stesso foglio, si può leggere: "Gratias Altissimo retribuo infinitas totique curie celesti die XVI septembris 1400" (?).
- History:
- Il codice è appartenuto alla biblioteca di Federico da Montefeltro ed era registrato nell'Indice vecchio, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761: "Senecae Cordubensis Tragoedorum Unicum Decus Tragoediae. codex ornatus In Rubro." e "Senecae Cordubensis Iterum Tragoediae. In Viridi.", Stornajolo, Codices Urbinates graeci, p. CXXIII, nr. 515-516). La segnatura "805", impressa in oro sul dorso (quella attuale indicata a matita), e a f. 2r a inchiostro nero in basso a sinistra, è relativa all'inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VII; cf. anche D'Aiuto, Urbinati, in Guida ai fondi, I, pp. 538-539). Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. IIv, 2r, 155v, 157v.
Curatorial narrative
Di medio formato e confezionato con una pergamena di buona qualità ben lavorata, il manoscritto tramanda le Tragoediae di Seneca, disposte su un’unica colonna, in un’impaginazione che lascia liberi ampi margini fitti di glosse e di annotazioni (anche interlineari), spesso strutturate in finalini (es., f. 39v) o in calligrammi (es., f. 36r), ed enfatizzati da maniculae e da notabilia delle più varie e curiose forme (es., f. 37v). La sua natura di codice di studio non è tuttavia disgiunta da una ‘veste editoriale’ accurata, nella quale capoversi toccati di giallo lasciano spazio a raffinate lettere filigranate di rosso e di blu. Gli incipit delle singole tragedie sono segnalati da iniziali istoriate di notevoli dimensioni che costituiscono un vero e proprio paratesto; la morfologia della lettera si perde in favore della narrazione per immagini che, scandendo i diversi luoghi dell’opera, introducono il lettore in medias res, anticipando o suggerendo i contenuti testuali. Declinate in una tavolozza pittorica vivida e pastosa, si dispiegano sotto gli occhi del lettore le vicende dei personaggi senecani, con un’enfasi per gli accenti drammatici che deriva certo dalla natura del testo, ma è anche un riflesso del gusto dell’epoca per le scene di grande impatto emotivo. Modelli di sorgente classica e modelli ‘contemporanei’ si combinano a originare peculiari immagini: la morte di Ippolito trascinato dal carro (f. 43r) è costruita sull’analogo epilogo della vita di Fetonte, mentre Nerone maestoso sul trono marmoreo (f. 117r) non può non richiamare la figura della Giustizia nello zoccolo dei Vizi e delle Virtù nella Cappella degli Scrovegni a Padova, affrescata da Giotto e dalla sua bottega nei primissimi anni del Trecento (per i Seneca illustrati cfr. anche Fachechi, I classici illustrati, passim; Villa, Le tragedie di Seneca, passim; Fachechi, Il catalogo per autori, passim; Pasut, I miti di Seneca tragico, passim; Cursi, Il Seneca dei Girolamini, pp. 13-38; Perriccioli Saggese, Le miniature del Seneca, pp. 59-79; per altri esemplari analoghi cfr. Pal. lat. 1671, Pal. lat. 1677, Reg. lat. 1500, Vat. lat. 1645, Vat. lat. 1647, Vat. lat. 7319).
L’apparato illustrativo può essere assegnato a un miniatore bolognese, che di certo conosce l’ampia produzione di Nicolò di Giacomo (Putaturo Murano, Le Tragedie di Seneca, pp. 161-163), rielaborata tuttavia in maniera autonoma e personale (Pasut, Alcune novità, p. 320; in tal senso, è di difficile accoglimento la proposta di Maria Grazia Ciardi Duprè Dal Poggetto, Scheda nr. 8, pp. 77-78, che ingloba il codice nella produzione di Jacopo Avanzi), mentre la «possente fisicità delle figure», e la loro «gestualità eloquente» rimanda a esperienze come quella di Jacopo di Paolo, non disgiunte però da qualche accenno al Maestro delle Iniziali di Bruxelles, soprattutto nella «torsione dei corpi» e nella «mimica dei volti» (Pasut, Alcune novità, p. 320). Non estranei al linguaggio dell’anonimo miniatore che esegue l’apparato illustrativo dell’Urb. lat. 356 sono inoltre alcuni accenti padovani (Putaturo Murano, Le Tragedie di Seneca, p. 163), come ad esempio l’impiego di quinte architettoniche sempre molto evidenti e che organizzano lo spazio in maniera solida. In tal senso, oltre al generale afflato giottesco al quale si è già accennato, non si può tacere la conoscenza da parte dell’artista degli affreschi che Giusto dei Menabuoi eseguì proprio nel Battistero della città negli anni ’70 del Trecento (Putaturo Murano, Le Tragedie di Seneca, pp. 164-165). La combinazione di tali elementi, con la presenza della data 1400 a f. 155v, fa propendere per una esecuzione del ms. entro l’ultimo decennio del secolo XIV (Putaturo Murano, Le Tragedie di Seneca, p. 165; Pasut, Alcune novità, passim).
Il codice divenne inoltre parte della raccolta libraria di Federico da Montefeltro (1422-1482), analogamente all’Urb. lat. 355 e all’Urb. lat. 364, tutti esemplari che rendono evidente un fenomeno già messo in luce dalla storiografia critica. All’inizio del secolo XV e oltre, era ancora disponibile una discreta quantità di mss. senecani confezionati nel Trecento, volumi di grande pregio e in ottime condizioni di conservazione, che confluiscono in collezioni di rango sollevando i tal modo il nuovo possessore da una commissione ex novo, che avrebbe comportato un maggiore esborso di denaro e una più lunga attesa prima di ottenere il libro (Monti, Seneca nella Biblioteca, pp. 21, 26, un fenomeno analogo si registra anche per la biblioteca di Niccolò V [1447-1455], con i mss. Vat. lat. 2212, 2213, 2214). Nell’Indice vecchio (inventario che fotografa lo stato della collezione alla morte di Federico) al f. 73v è registrato, in due diversi item che si avvicendano, l’Urb. lat. 356: «Senecae Cordubensis Tragoediorum Unicum Decus Tragoediae. codex ornatus In Rubro» e «Senecae Cordubensis Iterum Tragoediae. In Viridi» (Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXXIII).
Parts of this manuscript
IIv
Argumentum in Senecae Herculem furentem
156v-157r
2r-19r
Hercules furens
19r-33v
Thyestes
34r-42v
Thebais
42v-59r
Hippolytus
59r-73v
Oedipus
73v-89r
Troas
89r-103r
Medea
103r-116v
Agamemnon
116v-129v
Octavia