Arch.Cap.S.Pietro.C.132
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Arch.Cap.S.Pietro.
- Shelfmark:
- Arch.Cap.S.Pietro.C.132
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XIV ex
- Beginning date:
- 1376
- Ending date:
- 1400
- Country:
- Italia
- Region:
- Italia settentrionale
- Place:
- Padova (?)
- Support:
- Membr.
- Height:
- 390
- Width:
- 270
- Extent:
- III. 339. I
- Overview:
- Titus Livius, Ab Urbe condita.
Description
- Bibliography:
- Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrits classiques, I, pp. 35-37; Vedere i classici, pp. 297-299.
- Collation:
- 37 fascicoli: 1-5 quinioni (ff. 2-11, 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61); 6 binione (ff. 62-64 [-1]); 7-16 quinioni (ff. 65-74, 75-84, 85-94, 95-104, 105-114, 115-124, 125-134, 135-144, 145-154, 155-164); 17 senione (ff. 165-169 [-1]); 18 quinione (ff. 170-179); 19 quaternione (ff. 180-187); 20 ternione (ff. 188-192 [-1]); 21-22 quinioni (ff. 193-202, 203-212); 23 quaternione (ff. 213-220); 24-36 quinioni (ff. 221-230, 231-240, 241-250, 251-260, 261-270, 271-280, 281-290, 291-300, 301-310, 311-320, 321-330); 37 ternione (ff. 331-335 [-1]); i ff. 336-338 attualmente senza solidali. Il fascicolo 6 era probabilmente un binione, oggi deperdito dell’ultimo foglio, il testo si interrompe infatti a "se/cus verecunde ac modeste quam hospitum con[iuges ac matres iussit]" di lib. XXVI, cap. XLIX, 16; a f. 166v inizia il l. XXXVIII, 20, 4, expl. "extra munimenta processit, tuto cir[…]", il copista non completa la colonna nelle ultime nove righe e il testo riprende, per mano di un diverso copista, a f. 167r (inc. "cumuectus montem, animadvertit meridiana reg[ionem]"); tra i ff. 192 e 193 è stato tagliato un foglio; a f. 192v è stata segnalata la fine del fascicolo con il numero 21, al centro del margine inferiore; bianco il f. 192r-v; i fogli di guardia sono tutti membr. probabilmente originali, risarciti a pergamena, in modo particolare il primo.
- Layout:
- Su due colonne (mm 265x165, intercolumnio mm 15) su 52/52 ll./rr.; rigatura a secco ripassata a colore leggero (es. f. 191; simile al tipo Derolez 41), non più percepibile da f. 193 in avanti; visibile la foratura; in corrispondenza delle pagine di incipit, nel margine superiore, è applicato un filo di cotone rosso, probabilmente a segnalare con maggiore facilità i passaggi testuali in corrispondenza delle pagine di incipit; è possibile che tali fili siano stati cuciti ai fogli in un momento successivo alla fase di numerazione del ms.: a f. 193r esso infatti passa sopra alla cifra che indica il foglio.
- Foliation:
- Manuale moderna in cifre arabiche a inchiostro bruno scuro in alto a destra, indica il f. IIIr come "folium primum".
- Writing:
- Gotica del tipo rotunda italiana.
- Writing - Note:
- Più mani, inchiostro bruno; note basilicane in cancelleresca bastarda della fine del XVI secolo ai ff. Iv e 106v (cf. Vedere i classici, pp. 297-299); glosse marginali di più mani; notabilia; a f. 106v la stessa mano di f. 1r ("Bibliothecae Basilicae Vaticanae") annota "Bibliothecae Basilicae Vaticanae Almae Urbis".
- Decoration - Note:
- 4 pagine di incipit (ff. 2r, 65r, 107r, 193r) decorate con miniature tabellari (mm 85x158, media), fregi fitomorfi policromi (verde, rosa, blu, rosso) e globi aurei, edicole architettoniche con gli stemmi dei possessori. 33 iniziali maggiori (ff. IIIv, 2r, 12v, 24v, 34v, 44r, 54r, 65r, 76v, 88v, 97r, 107r, 111v, 116r, 123v, 133v, 142r, 150r, 161v, 174v, 184r, 193r, 193v, 208r, 225r, 244v, 260r, 275r, 287r, 299r, 310v, 325r; mm 73x55, media) su campo in spessa foglia d’oro profilata in nero, corpo fitomorfo o fitozoomorfo policromo (rosa, verde, rosso) con filamenti a biacca, presenti anche nel fondo blu, lambrecchini nella stessa tavolozza pittorica e globi aurei. Rubricati incipit, explicit, titoli; a f. IIIv rubrica in inchiostri alternati rosso e blu; segni di paragrafo rossi e blu; letterine toccate di rosso.
- Binding - Note:
- Su assi di legno rivestite in cuoio scuro decorate a ferro pieno, anche in oro, con diversi motivi, tra i quali le insegne del Capitolo dell’Archivio di San Pietro; chiusa da due bindelle in cuoio scuro di restauro e contrograffe metalliche probabilmente in sostituzione di quelle originarie (sui contropiatti, in particolare, sono ben visibili fori per le contrograffe precedenti); dorso in cuoio scuro a 5 nervi, di restauro.
- Condition:
- Discreto, la pergamena talvolta ha perso di planarità, qualche difetto di concia talora risarcito; risarcimenti in pergamena ai ff. I-II (probabilmente riferibili all’intervento testimoniato sul contropiatto posteriore: Bibl. Apost. Vat. / Laboratorio restauro / Registro n. 8 / Data 22 giu. 1996); numerosi segni di umidità hanno interessato anche alcune parti decorative (es. ff. 107r, 174v), causando il trasferimento dei pigmenti sul foglio affrontato; a f. 310v il fondo in oro a mecca appare degradato, talora ha lasciato l’ombra sul foglio affrontato; molto rovinato il cuoio della legatura.
- Signatures:
- Alfanumeriche a colore, in basso a destra sul recto in tutto il fascicolo, ma visibile solo sporadicamente (es. ff. 155-164); sul recto del primo foglio del fascicolo, sul margine inferiore a sinistra in prossimità della cucitura, sono spesso presenti indicazioni alfanumeriche a colore accompagnate dal locus del testo.
- Catchwords:
- Costanti, sul verso al centro del margine inferiore, talvolta accompagnate, immediatamente vicino o nel margine inferiore a filo del taglio, da un numero arabo progressivo.
- Heraldry:
- ff. 2r, 65r, 107r, 193r, Giordano Orsini, card. (m. 1438), in sostituzione di quello di Francesco da Carrara il Vecchio (1350-1388).
- Other name:
- Orsini, Giordano, card., m. 1438 [owner]
Carrara, Francesco da, il Vecchio, 1325-1393 [owner]
Derolez, Albert [person] - Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- History:
- Assenti i timbri della Biblioteca Vaticana, ma a f. 1r è presente l'indicazione "Bibliothecae Basilicae Vaticanae" a indicare appunto la provenienza del ms. dalla raccolta del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano. Il ms. era parte della collezione di Giordano Orsini (m. 1438), lasciata al Capitolo per disposizione testamentaria.
Curatorial narrative
Manoscritto di grande formato confezionato con una pergamena consistente e nella quale è ben distinguibile il lato pelo – spesso punteggiato di follicoli – da quello carne, l’Arch. Cap. S. Pietro. C. 132 è una ponderosa copia delle Decades di Livio, esemplare di lusso non esente tuttavia da qualche intervento di annotazione a margine e da qualche forma di emendazione del testo.
Mentre gli snodi testuali salienti sono segnalati da una sequenza di iniziali fitomorfe policrome, con sporadici inserti antropozoomorfi e con larga profusione di oro in foglia anche di un certo spessore, il momento illustrativo è limitato alle pagine di incipit (ff. 2r, 65r, 107r, 193r). Le quattro miniature tabellari che le connotano alludono al contenuto dell’opera liviana (cfr. Simeoni, I manoscritti medievali illustrati, pp. 781-807) con la messa in scena di un generico, benché vivace, scontro tra cavalieri, rappresentati con armature e bardature tardomedievali, e che senza dubbio derivano una certa suggestione visiva dai cicli a corredo dei romanzi cavallereschi, molto in voga in quegli anni all’interno delle corti cittadine (sull’argomento cfr., tra gli altri, Buchthal, Historia Troiana, passim; Perriccioli Saggese, I romanzi cavallereschi miniati, passim; L’Engle, Produced in Padua, pp. 277-288). Unica deroga a tale mise-en-page è nell’ultima illustrazione (f. 193r, ma la prima in senso narrativo, poiché apre la Decas I), nella quale la giostra condivide lo spazio con una scena di costruzione di città, esplicito riferimento all’innalzamento di Roma, reso con un modello iconografico ormai molto comune a quell’altezza cronologica e facilmente adattabile ai più diversi contesti.
Il codice ha avuto un’articolata storia critica, che prese avvio in special modo dalle indagini di Giuseppe Billanovich (cfr. Billanovich, Itinera. Vicende, passim). Egli collegava il manoscritto alla committenza di Francesco I da Carrara, signore di Padova dal 1350, e a una realizzazione intorno alla seconda metà del secolo XIV in ragione della presenza dello stemma connotato dal saraceno ai ff. 2r, 65r, 107r e 193r (seppur in parte obliterato dal blasone del cardinale Giordano Orsini, cfr. infra). Pur condividendo in un primo momento tale proposta, Giordana Mariani Canova osservò successivamente (e a più riprese) la difformità di stile tra i fregi di f. 193r e quelli nelle altre pagine di incipit e notò che lo stemma carrarese era stato inserito all’interno di un riquadro che interrompe la decorazione marginale (Mariani Canova, Autunno del medioevo, pp. 611-612; Ead., La miniatura a Padova 2011, pp. 63-64). Circostanze che la spinsero perciò a collocare l’esecuzione dell’apparato illustrativo del ms., dallo spiccato linguaggio «veneto-bolognesizzante» (Mariani Canova, La miniatura a Padova 1985, p. 357), alla metà del secolo – con un anticipo quindi sulla proposta cronologica di Billanovich –, in accordo con quanto visibile negli antifonari della Basilica del Santo a Padova, databili appunto tra il terzo e il quarto decennio del Trecento (cfr. da ultimo Simeoni, I manoscritti medievali illustrati, in c.d.s). L’appartenenza carrarese è segnalata in ogni caso nelle quattro pagine di incipit dalla coppia di iniziali FF, in foglia d’oro, che solitamente affianca lo stemma di Francesco il Vecchio (Mariani Canova, La miniatura a Padova 1985, p. 357 nt. 8; Supino Martini, Scheda nr. 61, p. 298; ma sulla intrigante questione del possessore, e del committente, cfr. da ultima Simeoni, I manoscritti medievali illustrati, in c.d.s, che offre una efficace e condivisibile soluzione all’anomalia osservata a suo tempo da Giordana Mariani Canova, alla quale si è accennato supra).
Il codice racconta di una stagione nella quale «il libro diventa, per la prima volta a Padova, non solo strumento di sapere, ma anche oggetto di lusso atto a significare […] il prestigio culturale e lo stesso potere politico del possessore» (Mariani Canova, La miniatura a Padova 1985, p. 355; Ead., La miniatura a Padova 1999, pp. 21-23); e testimonia inoltre del lungo e certosino lavoro filologico di Francesco Petrarca sul testo liviano condotto nella seconda metà degli anni venti del secolo (cfr. Billanovich, Itinera. Vicende, passim e Reliquiarum servator, passim; per Petrarca, da ultimo e con bibliografia, Rico - Marcozzi, Petrarca, Francesco, pp. 671-684, in part. 672).
Conservato, come indica la segnatura stessa, fra i libri dell’Archivio del Capitolo di San Pietro, il volume vi confluì per via del lascito testamentario di Giordano Orsini, ultimo possessore del Livio patavino. Uomo di spicco della Curia romana – con un importante ruolo nelle delicate vicende che investirono il papato tra la fine del secolo XIV e gli inizi del XV (il Grande Scisma e i successivi Concili di Pisa e di Costanza) –, egli fu anche un «grande mecenate degli studi umanistici e delle arti» (Celenza, Orsini, Giordano, p. 661). Committente del perduto ciclo degli Uomini illustri realizzato ad affresco nel suo palazzo di Monte Giordano a Roma, l’Orsini fu raffinato collezionista di volumi, come ricorda Lapo da Castiglionchio: «avete portato da ogni dove alla vostra città così tanti libri, di ogni genere di disciplina, [...] che tutti coloro che sono desiderosi di conoscenza possono farne uso senza sforzo, spesa o difficoltà» (Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Pal. lat. 918, ff. 235v-236, in Lombardi - Onofri, La biblioteca di Giordano, pp. 379-380 nt. 28; Celenza, Orsini, Giordano, p. 661). Tra i molti esempi possibili, si segnalano il Cicerone Arch. Cap. S. Pietro. H. 25 e il Plauto Vat. lat. 3870 (cfr. Celenza, Orsini, Giordano, p. 661, ma anche König, Kardinal Giordano Orsini, passim) e, appunto, l’Arch. Cap. S. Pietro. C. 132. L’ingresso del Livio nella collezione del cardinale deve essere avvenuto in un momento successivo all’assunzione della porpora da parte di Orsini (1405): in tutte le pagine di incipit del codice egli fece infatti sostituire lo stemma carrarese con le proprie imprese araldiche, l’orso bruno e l’aquila ad ali spiegate (per una lettura ideologico-politica dell’acquisizione orsiniana del manoscritto, cfr. Internullo, Nobiltà romana e cultura, pp. 55-56, ma in c.s.d e, del medesimo autore, sull’impiego dei testi liviani come fonte di exempla di stratagemmi militari nell’ambiente romano, cfr. Id., Ai margini dei giganti, pp. 281-282; per la committenza di Giordano Orsini, ma anche per il ramo abruzzese della casa, cfr. Manzari, La committenza libraria degli Orsini, pp. 219-243, ma in c.s.d).
Parts of this manuscript
1v
Epistula ad Paulinum
339r
Epitaphium Antenoris
2r-106v
Decas III (libri XXI-XXX)
107r-191v
Decas IV (XXXI-LX)