Urb.lat.899
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.899
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV ex
- Datato:
- 1480
- Data inizio:
- 1476
- Data fine:
- 1500
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia centro-settentrionale
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 206
- Larghezza:
- 140
- Numero fogli:
- III. 124. III
- Nota generale:
- Ordine delle nozze dello illustrissimo messer Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona.
Descrizione
- Date:
- sec. xv ex
- Beginning date:
- 1476
- Ending date:
- 1500
- Dated Mss:
- 1480
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 501-1000, p. 624-626; Arbizzoni, Note sull’Ordine de le noze, p. 9-17; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, p. 30-95; Renaissance wedding, passim; IAM42.4; IAM43.1.
- Collazione:
- 12 fascicoli: 1 quinione (ff. 1-10), 2 quinione con un foglio aggiunto (ff. 11-21; f. 11 incollato al f. 12), 3-5 quinioni (ff. 22-31, 32-41, 42-51), 6 quinione con un foglio aggiunto (ff. 52-62; f. 61 aggiunto tramite tallone), 7-9 quinioni (ff. 63-72, 73-82, 83-92), 10 senione (ff. 93-104; con fascicolo centrale, ff. 99-100, aggiunto), 11-12 quinioni (ff. 105-114, 115-124). Fogli di guardia membranacei, bianchi tranne f. [III]r; bianchi inoltre i ff. 11v e 98r. I ff. 11, 98 e 99 non sono rigati. La regola di Gregory non è rispettata tra i ff. 11v-12r e tra i ff. 61v-62r, in corrispondenza dei fogli aggiunti (cf. Scrittura).
- Impaginazione:
- Testo a piena pagina; rr. 24/ll. 23, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 31). I ff. 11, 98 e 99 non sono rigati. Specchio rigato (f. 28): 206 (16+140+50) x 138 (20+5+71+6+36) mm. Foratura visibile lungo il margine esterno di alcuni fogli (es. ff. 27, 62, 66, 69, 90).
- Foliazione:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-124; f. 110 numerato erroneamente 210. Fogli di guardia non numerati.
- Scrittura - Nota:
- Umanistica corsiva di mano di Lionardo da Colle, che si sottoscrive nel colophon (f. 124v). Potrebbe trattarsi di Ser Leonardo di Giovanni Tolosani (1430-1497), notaio e avvocato di Colle Val d’Elsa, collaboratore di Vespasiano da Bisticci, sebbene il periodo di tale collaborazione appaia circoscritto agli anni Cinquanta del Quattrocento, o quantomeno è agli anni 1456-1459 che risalgono i colophon datati da lui sottoscritti (usando le sigle «L.J.», «L. Io.», «Le. Io. de Colle»; cf. De la Mare, New research, p. 435, 509-510; Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, IV, p. 1 nr. 12137, p. 31 nr. 12362; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 149 nr. 268; Cartwright, Antiquarianism in Pesaro, p. 129; Renaissance wedding, p. 15). Ser Leonardo conseguì il titolo di notaio nel 1456-1457, si addottorò a Pisa in diritto canonico e civile nel 1481 e fu impiegato presso la cancelleria fiorentina dal 1483 al 1491. Sotto il suo nome l’Archivio di Stato di Firenze custodisce 19 volumi di protocolli di documenti datati tra il 1457 e il 1497. L’Urb. lat. 899 non viene tuttavia menzionato da Albinia de la Mare tra i codici da lui sottoscritti e non è affatto registrato dai Bénédictins du Bouveret. Il codice presenta rare note interlineari (es. ff. 1v, 89v) e marginali (es. f. 42r) e frequenti notabilia rubricati (es. ff. 16v-18v, 32r). Le miniature sono accompagnate da rubriche in lettere capitali, verosimilmente non realizzate dal copista. Sembra da attribuire alla mano del rubricatore anche il testo vergato in inchiostro bruno al f. 99v - sotto la miniatura che rappresenta Saturno -, che ripete il medesimo testo presente al f. 97v in modulo più compresso e con margini minori (cf. Nota); la stessa mano è stata individuata nel ms. lat. 5825F della Bibliothèque nationale de France - latore della Collectio antiquitatum dell’umanista padovano Giovanni Marcanova -, che viene messo in relazione al codice urbinate anche per le illustrazioni (cf. Cartwright, Antiquarianism in Pesaro, p. 129-140, in particolare 131, 136).
- Decorazione - Nota:
- 32 illustrazioni in campo aperto (18 a piena pagina; mm 148x128, media), ff. 7r, 8v, 11r, 54r, 56r, 56v, 59r, 60v, 61v, 64v, 66r, 68r, 69v, 71r, 72v, 74r, 76r, 77v, 79v, 84v, 85r, 88r, 91r, 97r, 98v, 99r , 99v, 106v, 110v, 112v, 114r, 118r. Nessuna delle iniziali previste è stata realizzata, gli spazi riservati (mm 15x10 ca.) sono tutti lasciati in bianco; a f. 15v bianco è anche lo spazio per un eventuale rubrica; rubricati titoli, tituli alle immagini, indicazioni degli snodi testuali a margine; in vedetta i capilettera realizzati nello stesso inchiostro del testo.
- Legatura -Nota:
- Coperta in pelle marrone su quadranti di cartone, decorata con cornice dorata a doppio filetto. Dorso a 5 compartimenti, delimitati da 4 doppi nervi. Nel primo compartimento antica segnatura “1094 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro, incorniciata da doppio filetto dorato; nel terzo e nel quarto compartimento elemento araldico (la pignatta) dello stemma di Innocenzo XII (1691-1700), impresso in oro e inserito in una cornice dorata a doppio filetto; nel quinto compartimento stemma del card. Bibliotecario (1681-1693) Lorenzo Brancati di Lauria. La legatura è dunque databile agli anni 1691-1693. Tagli tinti di rosso.
- Segnature di fascicoli:
- Assenti.
- Verba reclamantia:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina di giustificazione; assente al f. 72v, la cui porzione inferiore è occupata da una miniatura.
- Stemma:
- Il ms. è completamente disseminato di stemmi ed emblemi degli Sforza; ai ff. 7r, 8v, 11r per esempio sono visibili gli emblemi di rosso al melo cotogno d’oro (cf. ff. 56v, 88r, 97r, 98v), di bianco al gallone di rosso e di blu con il motto (f. 114r), di rosso all’anello d’oro con diamante e fiore del cardo, di rosso al diamante d’oro al volo legato di verde (cf. f. 97r), di blu al leone d’oro rampante con un cotogno d’oro (cf. f. 98v), ma anche lo stemma inquartato nel I e nel IV di rosso con l’anello d’oro e il fiore del cardo, nel II e nel III di blu alla banda ondulata d’argento (cf. ff. 99r, 119r). A f. 119r lo stemma sforzesco è impalato con quello di Camilla Marzano d’Aragona, nel I e nel IV d’oro a quattro pali di rosso, nel II e nel III d’argento alla croce di Gerusalemme.
- Motto:
- f. 7r, "A Bon Foi", di Costanzo Sforza.
- Nota:
- L’inserimento dei fogli aggiunti (ff. 11, 61, 98-99) sembra dovuto a qualche disguido nella predisposizione degli spazi per le miniature. Tutti contengono illustrazioni, lasciando lo spazio che ne è privo bianco o riempiendolo con una porzione di testo già presente in altre pagine, non contigue all’illustrazione stessa. Nel caso del bifoglio (ff. 98-99), lo spazio predisposto dal copista per la miniatura (il solo f. 97r) non era evidentemente sufficiente per rappresentare le immagini di tutti i pianeti citati nel testo (sono infatti ivi presenti solo Luna e Mercurio). Il bifoglio è stato dunque aggiunto probabilmente per offrire spazio ad un maggior numero di illustrazioni: vi sono rappresentati Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno a cui si fa riferimento nel testo, al termine del f. 96v, con la frase “serà infrascripto doppo el disegno de pianeti”, modificando il testo dell’incunabolo, c. d7r (che recita invece: “infrascripto tuta via danzandose in sala prima che venisse”) ed è possibile che la ripetizione del testo a f. 99v, nello spazio bianco di seguito alla rappresentazione di Saturno, sia stata effettuata al fine di agevolare la lettura e colmare l’intervallo privo di testo compreso tra i ff. 97v e 100r. Una simile soluzione pare essere stata adottata anche nel caso del f. 61r, in cui le tre righe di testo presenti si ritrovano vergate al f. 63r, questa volta dallo stesso copista del codice; in questo caso però il f. 61, che ospita l’immagine di Iris, sarebbe stato inserito nel punto sbagliato, mentre avrebbe dovuto trovarsi dopo il f. 62 (cf. Arbizzoni, Note sull’Ordine de le noze, p. 17 nota 21; Renaissance wedding, p. 15-16). and Per questo ms. cf. anche G. Corso, Urb. lat. 899, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Altro nome:
- Brancati, Lorenzo, card., 1612-1693 [person]
Innocentius PP. XII, 1615-1700 [person]
Sforza, Costanzo, 1447-1483 [client]
Marzano d’Aragona, Camilla, m. 1499 [client]
Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino, 1548-1631 [owner]
Tolosani, Leonardo di Giovanni, 1430-1497 [person]
Lionardo da Colle, f. 1480 [scribe] - Lingua:
- Latino e Italiano
- Alfabeto:
- Latino.
- Colophon:
- “Scritto di mano di Lionardo da Colle servitore desso illustrissimo Signor Meser Constantio anni d(omi)ni Mcccclxxx” (f. 124v; non registrato in Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux). La parola “servitore” e la data 1480 sono state scritte su rasure.
- Storia:
- Questo splendido manoscritto fu probabilmente commissionato da Costanzo Sforza, signore di Pesaro (dalla morte del padre Alessandro nel 1473 fino al 1483), e Camilla Marzano d’Aragona, nipote del re di Napoli Ferdinando d’Aragona, come dimostrano gli stemmi di entrambi gli sposi presenti nel codice, singolarmente o affiancati (es. ff. 7r, 8v, 11r, 99r, 119r). Le nozze furono celebrate il 27 maggio 1475, ma i fastosi festeggiamenti si protrassero dal 26 al 30 maggio; di tali eccezionali celebrazioni il testo costituisce una cronaca dettagliata e le illustrazioni ne riproducono il contesto e la scenografia (per la sequenza degli eventi illustrati cf. Arbizzoni, Note sull’Ordine de le nozze, p. 9-11; Meloni, Il matrimonio di Costanzo Sforza, p. 149-182; Renaissance wedding, p. 47-136). Costanzo Sforza era cognato di Federico da Montefeltro, in quanto fratello della moglie di Federico, Battista Sforza; il duca di Urbino è infatti tra gli invitati e occupa una posizione di privilegio durante le celebrazioni: «In capo della sala era uno tribunale […] di sopra el quale sedeva el Signore sposo et madonna el Duca de Urbino» (Urb. lat. 899, ff. 13v-14r); «el Signore duca de Urbino che fu el primo a presentare li dono uno bellissimo fiascho dargento allantica cum dui belle confettere» (f. 85v ll. 20-23). È poi di nuovo citato nell’orazione di Collenuccio (f. 36v ll. 6-7, «te quidem summe atque invictissime Dux Federice»; ff. 40v l. 22 - 41r l. 1, «Federicus feltrensis Sacro Sanctae Romanae ecclesiae vexellifer»; f. 41v l. 17, «Quapropter Federicus equidem qui praecipuum caelebritatis huius ornamentum ad nos venit»; f. 45r ll. 17-20 «Haec et Baptistam iuniorem coniugem tuam dedit, invicte Dux Federice, cui nulla facile comperari [sic] possit») e nell’Ode di Costanzi (ff. 102v l. 22 - 103r ll. 1-3, «Quem modo attenta Federicus aure / Signifer Sixti meritus probavit / quisquis et nuper procerum diserto / ore pependit»). Il copista “Lionardo da Colle” si sottoscrive al f. 124v (cf. Colophon), ma la parola “servitore” e la data presente 1480 sono state vergate su rasure. Si è dunque ipotizzato che l’anno sia stato modificato e che il manoscritto fosse stato completato prima del 1480, forse addirittura prima dell’incunabolo stampato a Vicenza il 9 novembre 1475 da Hermannus Liechtenstein (ISTC io00088000, IGI 7025, GW M41940) - sei mesi dopo la data delle nozze -, che reca la data più antica tra i tre testimoni dell’opera (cf. Renaissance Wedding, p. 16; per i rapporti tra il manoscritto e lo stampato cf. Descrizione interna, Nota). Datato 12 giorni dopo, il 21 novembre dello stesso anno, è l’altro testimone, il ms. 2256 della biblioteca Riccardiana (codice miscellaneo, latore del testo ai ff. 65r-94v; cf. Descrizione interna, Nota). Nell’urbinate l’abrasione della pergamena è stata effettuata in modo accurato e neanche un esame condotto ai raggi ultravioletti ha consentito di visualizzare la scriptio al di sotto della parola “servitore”, vergata da altra mano; sotto la data pare invece di intravedere le medesime lettere, sicché essa sembrerebbe solo ripassata. Le nozze, celebrate in modo eccezionalmente sontuoso per sottolineare il valore politico dell’unione degli Sforza con la corona di Napoli, rimasero impresse nell’immaginario collettivo per il loro fasto e forse in questa motivazione è da rintracciare la causa della situazione testimoniale del testo. Celebri furono dunque i festeggiamenti quanto nota e diffusa fu l’opera che li descriveva, come si legge anche nelle parole dell’erudito Leadro Alberti: «[Costanzo] ebbe per moglie Camilla, illustre donna e litterata, della nobilissima famiglia Aragonesa di Napoli. Nelle cui nozze fu fatto tanto magnifico apparrato che credo poco più si averebbe potuto fare ad un Re, come chiaramente considerar si può dalla descrittione di quello volgarmente fatta. La quale fu impressa e volgata per tutta Italia, ch’era cosa molto dilettevole a leggerla o udirla leggere» (L. Alberti, Descrittione di tutta Italia […], In Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1550, cc. 260v-261r). Il codice urbinate si distingue dagli altri due testimoni, in particolare, per il suo apparato illustrativo: non solo è l’unico miniato, ma le 32 splendide miniature che lo caratterizzano sono parte integrante del testo, illustrano parte dei festeggiamenti e hanno un valore documentario d’eccezione della celebrazione nuziale pesarese. Non è chiaro quando il manoscritto entrò a far parte della collezione urbinate. Secondo alcuni fu commissionato dagli sposi come copia personale (cf. Renaissance Wedding, p. 13-14), secondo altri fu donato a Federico dallo stesso Costanzo (ad es. Guernelli, Tracce della biblioteca sforzesca, p. 162). Tuttavia, esso non è registrato né nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito, né nell’inventario dei libri di Giovanni Sforza (Pesaro, Biblioteca Oliveriana 387, Memorie di Pesaro, vol. X, fasc. VII, ff. 29-38, edito da Vernarecci, La libreria di Giovanni Sforza, p. 501-523 e da Baffioni Venturi, Alla ricerca della libreria perduta, p. 22-38), frettolosamente redatto tra il 20 e il 21 ottobre 1500 prima di allontanarsi dalla città per l’arrivo di Cesare Borgia, il Valentino – unica testimonianza di quella raccolta, andata distrutta in un incendio il 15 dicembre 1514 (cf. Vernarecci, L’incendio della Libreria di Giovanni Sforza, p. 790-792), quando dopo l’estinzione del ramo Sforza di quella signoria il dominio su Pesaro era passato ai Della Rovere, duchi di Urbino (per l’identificazione dei codici appartenuti agli Sforza di Pesaro, tra cui gli Urb. lat. 44, 258, 426, 449, 658, 667, 1170, cf. Guernelli, Tracce della biblioteca sforzesca, p. 164-165; Baffioni Venturi, Alla ricerca della libreria perduta, p. 22-38). Del codice non si hanno notizie fino al 1631, anno in cui è menzionato al n. 1126 («Leonardo da Colle delle nozze di Costanzo Sforza») dell’inventario compilato da Francesco Scudacchi tra l’ottobre 1631 e il settembre 1632, dove sono registrati circa 600 volumi provenienti dal palazzo ducale di Urbino e trasferiti a Urbania da Francesco Maria II della Rovere (cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. XLVIII; Renaissance wedding, p. 13-14). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “1094”, impressa in oro nel primo compartimento del dorso e segnata a penna al f. 1r nell’angolo inferiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 87v; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. XVI, dove viene erroneamente indicato come “1014”). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 124v (tondi) e ai ff. 7v, 8r, 11r, 54r, 56v, 59r, 60v, 61r, 64v, 66r, 68r, 69v, 71r, 72v, 74r, 76r, 77v, 79v, 84v, 85r, 88r, 91r, 97r, 98v, 99r-v, 110v, 112v, 114r, 119r (ovali).
Descrizioni interne
102r-105r
Oda in Constantii Sfortiae et Camillae Aragoniae laudem
15v-49r
Oratio de coniugio Constantii Sforzae et Camillae de Aragonia
- Locus:
- 15v-49r
- Titolo supplito:
- Oratio de coniugio Constantii Sforzae et Camillae de Aragonia
- Incipit:
- [A]ntequam de coniugio deq(ue) huius caelebritatis p(rae)stantia
- Explicit:
- et nati natorum reges regumq(ue) nepotes
- Nota:
- Al f. 15r il componimento è introdotto dalla seguente rubrica, vergata in lettere capitali nello stesso inchiostro del testo: “Nella seguente faccia incomincia la oratione”: è l’orazione ufficiale pronunciata da un pulpito il giorno delle nozze dallo stesso autore, giurista e vicario di Costanzo Sforza (cf. Renaissance wedding, p. 58). Il codice urbinate è l’unico testimone delle Nozze che ne è latore. Collenuccio fu anche autore dell’orazione funebre in morte di Battista Sforza, nel 1472, lata dall’Urb. lat. 1193.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Fonte:
- IAM43.1; Codices Urbinates Latini, recensuit C. Stornajolo, tomus II: Codices 501-1000, Romae 1912, p. 625.
1r-124v
Ordine delle Noççe dello Illustrissimo Signore Meser Constantio Sfortia de Aragonia et della Illustrissima Madonna Ca(m)milla de Aragonia sua consorte nella(n)no 1475
- Locus:
- 1r-124v
- Titolo:
- Ordine delle Noççe dello Illustrissimo Signore Meser Constantio Sfortia de Aragonia et della Illustrissima Madonna Ca(m)milla de Aragonia sua consorte nella(n)no 1475
- Incipit testo:
- [E]ssendo la Illustrissima Madonna Cammilla de Aragonia (f. 2r)
- Incipit prefazione:
- [I]n questo piccholo libretto se contiene le admirande magnificentie (f. 1r)
- Explicit testo:
- lor signori li quali Dio conservi in perpetua felicità (f. 124v)
- Explicit prefazione:
- facti allor per Constantio et per Cammilla (f. 1v)
- Nota:
- Il titolo presente si trova al f. 1v. Al f. 124v segue: “His Hymeneus adest laetissima turba deu(m)q(ue) connubium foveant deliciis faveant”. L’autore della cronaca è stato da alcuni identificato con Niccolò d’Antonio degli Agli sulla base di una interpretazione del colophon del ms. riccardiano 2256 (“Finito per me Nicholò d’Antonio degli Alberti a ddì XXI di novembre MCCCCLXXV. Deo grazias”, cf. I manoscritti datati della Biblioteca Riccardiana, IV, p. 14-15 nr. 21, tav. 75, dove si segnala di mano dello stesso copista anche il ms. riccardiano 2269, per il quale cf. ibidem p. 17 nr. 25, tav. 77). “Degli Agli” fu una lettura del Lami per “Degli Alberti” (cf. Lami, Catalogus codicum manuscriptorum, p. 307), ripresa da Stornajolo, Cod. Urb. lat. 501-1000, p. 624, e in seguito da Cieri Via, L’“Ordine delle nozze”, p. 186-187 (dove in realtà le notizie biografiche con riferimento al DBI sono quelle relative a “Agli, Antonio”: a Niccolò non è infatti stata dedicata una voce nel DBI). Chi sottoscrive il codice è il copista e non l’autore dell’opera, che era già stata edita nell’incunabolo stampato a Vicenza il 9 novembre dello stesso anno (cf. Arbizzoni, Note sull’Ordine de le noze, p. 15 e nota 31; Meloni, Il matrimonio di Costanzo Sforza, p. 144; Renaissance wedding, p. 11 e 35 note 2 e 4). La struttura del testo si articola in narrazione in prosa, anonima, che descrive il contesto e la successione degli avvenimenti con molti particolari descrittivi (costumi, movimenti scenici, elementi scenografici, vivande, servizio a tavola, addobbi delle tavole) e accoglie al suo interno testi recitati e “agiti” durante la festa, tutti anonimi tranne l’orazione ufficiale pronunciata da Pandolfo Collenuccio (lata dal solo codice urbinate) e l’orazione saffica recitata da un fanciullo dichiarata di Antonio Costanzi (per le ipotesi formulate sugli autori dei testi letterari contenuti nell’Ordine delle nozze cf. Arbizzoni, Note de le noze, p. 14-15; Meloni, Il matrimonio di Costanzo Sforza, p. 145-146, 178-179). È stato notato che il manoscritto urbinate condivide con l’incunabolo gli allineamenti dei versi, spesso incongrui, e il paratesto di accesso (assente nel manoscritto riccardiano), ma chi ne curò il testo aveva accesso anche a materiali diversi, come dimostra l’inserimento nel codice dell’orazione di Collenuccio (Arbizzoni, Note sull’Ordine de le Noze, p. 13; Id., La saffica di Antonio Costanzi, p. 261-264).
- Lingua:
- Latino e Italiano
- Alfabeto:
- Latino.
- Fonte:
- Codices Urbinates Latini, recensuit C. Stornajolo, tomus II: Codices 501-1000, Romae 1912, pp. 624-625.