Palinsesti Vaticani Recupero digitale di identità cancellate [di A. Németh]

Il supporto materiale del manoscritto

Per comprendere appieno la ricostruzione dei codici perduti, vale la pena di prendere in considerazione il complesso processo di produzione del libro medievale e osservare come tale processo avesse facilitato il riutilizzo. Un libro manoscritto consta di diverse parti, ognuna con funzioni distinte. Per semplificare, solo il corpo del libro era destinato alla lettura, ma la maggior parte dei libri medievali aveva anche altre parti con funzioni pratiche o visive che non prevedevano l'accoglimento dei testi per il lettore del libro. La pergamena fu spesso riciclata in queste parti (anche di palinsesti). Esse, relativamente all'analisi dei testi cancellati, sono considerate dei palinsesti ma si tratta di una categoria molto distinta se si considerano il processo di produzione e l'uso finale di tali parti. Il corpo del manoscritto recante il testo era protetto dalla legatura e spesso anche da altri fogli posti nella parte anteriore e posteriore del libro, denominati fogli di guardia. La legatura stessa non teneva solo i fogli di pergamena assieme nell'ordine di lettura, ma li proteggeva anche all'inizio e alla fine del codice. I fogli di pergamena venivano spesso riutilizzati pure per facilitare la cucitura delle diverse parti del libro, vale a dire le legature, i fascicoli dei fogli piegati e i capitelli.

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Vat. gr. 21, f. IIIv

I palinsesti selezionati offrono casi di studio di diversi fenomeni. Il Vat. gr. 21, ad esempio, contiene fogli protettivi di varia origine. Alcuni di essi sono palinsesti, mentre altri non lo sono, come il f. III che, ritagliato da un manoscritto, tramanda una poesia in dodecasillabi vergata in maiuscola epigrafica e in inchiostro rosso. Questo breve testo non ha alcuna relazione con quello del corpo, ossia gli Erotemata di Moschopulos, ma ha solo una funzione protettiva e un valore estetico. La parte posteriore del codice include due bifogli, uno dei quali è palinsesto; entrambi hanno soltanto funzioni di protezione: i ff. 115-116 trasmettono frammenti di un testo agiografico, non sovrascritti, mentre i ff. 117-118 contengono domande e risposte nel testo superiore ma con la scriptio inferior illeggibile, sulla quale il testo più recente è stato trascritto trasversalmente come si può osservare dalla rigatura.

Giorgio Baiophoros, il copista del testo superiore del codice, adoperò fogli membranacei di quattro diversi manoscritti, uno dei quali offrì materiale anche per un altro palinsesto della Vaticana (Urb. gr. 154, ff. 121-122, 125-126). Lo stesso Baiophoros aveva a disposizione molti fogli di pergamena ormai in disuso e li scelse da questa pila di fogli da riutilizzare, sia per scrivere dopo che il testo era stato rimosso, sia per usarli a protezione dei testi che aveva trascritto.

Il f. 15 del Vat. gr. 903 costituisce un caso interessante per la relazione tra restauro e reimpiego di manoscritti pergamenacei. L'Iliade omerica, il testo superiore del Vat. gr. 903 copiato nel XII secolo, fu danneggiata e mutilata; in un certo momento del XIV o XV secolo un lettore decise di restaurare questa parte danneggiata aggiungendo un foglio di pergamena su misura da applicare alla perduta parte inferiore di f. 15. L’integrazione materiale ha comportato il ripristino dei testi mancanti su entrambi i lati che erano stati perduti a causa del danneggiamento del foglio. La pergamena mostra diversi strati di testo al di sotto di quello omerico, riscritto almeno due volte. È impossibile affermare con precisione quale funzione avessero avuto questi testi cancellati, anche se entrambi gli strati grafici sembrano essere abbastanza irregolari da poter ipotizzare un uso informale.

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Vat. gr. 903, ff. 14v-15r

Vat. gr. 903, f. 15v

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