Rimozione chimica della scrittura superiore
Per recuperare i testi sbiaditi venivano impiegate tre principali ricette. Una di queste era basata sulla noce di galla, ossia una galla provocata da insetti in una quercia, simile a una noce. La tintura di galla è una essenza di galle della quercia a base alcolica che esalta i vecchi inchiostri metallici di scritture sbiadite e rende la pergamena di colore marrone scuro e talvolta, se applicata in grandi quantità, nero. Gli inchiostri metallici delle scritture superiori erano la ragione principale di tale corrosione. Per la sua efficacia questo era il metodo preferito da Angelo Mai.
L'altra ricetta era il cosiddetto fegato delle tinture sulfuree. Il principio condiviso di queste ricette è che "le tracce metalliche dell’inchiostro" delle scritture inferiori rimosse "risaltano al contatto con le varie soluzioni solfuree e quindi aiutano a ravvivare l'effetto ottico delle vecchie tracce di inchiostro" (la citazione in inglese qui tradotta è tratta da Albrecht, Between Boon and Bane, p. 154). La terza ricetta è la cosiddetta 'tintura del Gioberti', inventata dal chimico italiano Giovanni Antonio Gioberti (1761-1834), che prevedeva l'applicazione di acido cloridrico e di una miscela composta per sei parti d'acqua e per un ottavo da ferrocianuro di potassio. Questa è la ricetta descritta da Amadeo Peyron (1785-1870) che egli usò per la lettura di un manoscritto torinese contenente alcuni discorsi ignoti di Cicerone (cfr. la citazione in inglese di Albrecht, Between Boon and Bane, pp. 156-157). Menzionando "Idrosulfuro di potassa" e "Prussiato di potassa" sul Vat. gr. 19, ff. IIv + IIIr, Angelo Mai sembra riferirsi proprio a questa ricetta. Si possono osservare i risultati: le scritture inferiori acquisiscono un colore grigio bluastro o verde, divenendo più facilmente distinguibili dalla scrittura superiore; la noce di galla ha prodotto i risultati migliori. Sebbene queste tre ricette fossero invadenti e dannose per la pergamena, esse rimasero in uso fino alla fine del XIX secolo in tutta Europa, dove i palinsesti venivano conservati e studiati.
Vat. gr. 19, f. IIIr con annotazione di Mai