Angelo Mai e i palinsesti
Angelo Mai (1782-1854) fu uno studioso cattolico di testi greci e latini che iniziò la sua carriera accademica presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano proseguendola in Biblioteca Vaticana a partire dalla fine del 1819; divenne cardinale di Santa Romana Chiesa nel 1837. Egli tentò di pubblicare il maggior numero possibile di testi sconosciuti, sia classici sia patristici. Reputò che i testi rimossi presenti sui fogli lavati dei manoscritti fossero la risorsa più ricca che avrebbe portato a nuove scoperte; effettuò quindi un'indagine sistematica delle raccolte di entrambe le biblioteche, eseguendo esperimenti sui manoscritti che egli individuò come i più interessanti.
Tra le sue principali scoperte presso la Biblioteca Vaticana vi è il De re publica di Cicerone che lo rese famoso a livello internazionale subito dopo tale scoperta. Arrivato a Roma il 7 novembre 1819, Mai iniziò immediatamente a studiare i manoscritti provenienti da Bobbio, giacché era già a conoscenza della forte presenza di testi antichi riutilizzati in tali manoscritti, data la sua esperienza a Milano (Biblioteca Ambrosiana) e a Torino. Alla fine, Mai scoprì e pubblicò dozzine di nuovi testi, conservati principalmente in fogli di pergamena lavati. Per facilitare il suo lavoro di ricerca, egli utilizzò dei reagenti chimici per recuperare i testi inferiori difficili da leggere. Dopo aver provato vari metodi, Angelo Mai scelse la noce di galla distillata per rendere leggibili i testi inferiori dei palinsesti. Mai non era il solo ad applicare questo metodo invasivo: egli seguiva la pratica della sua generazione ma su larga scala. È indubbio che i suoi trattamenti hanno pesantemente danneggiato molti dei manoscritti trattati.
L'ossidazione provocata dall'acido gallico e la ruggine di contenuto ferroso spesso bruciavano i fogli pergamenacei: poco dopo l'intervento i fogli trattati si scurivano, spesso quasi annerivano, divenivano secchi e si smembravano. I manoscritti danneggiati, che spesso risultano gli unici testimoni del testo e che offrono la sfida più difficile per la lettura, oggi scoraggiano e deludono i filologi, i conservatori di manoscritti e i tecnici dell'immagine. Pur riconoscendo la laboriosa attività editoriale di Angelo Mai e gli importanti progressi nella decifrazione dei testi che egli non ha avuto il tempo di esaminare più nel dettaglio, i filologi si ritrovano a lavorare con manoscritti danneggiati e spesso illeggibili.
Per questa ragione, nonostante siano in qualche modo riluttanti, i filologi condividono tale critica assieme ai conservatori. Per gli specialisti dell'immagine digitale, invece, il giudizio su Mai è più ambivalente perché hanno più simpatia nei confronti della propensione di Mai verso gli esperimenti e al contempo forniscono sia ai filologi sia ai conservatori strumenti non invasivi per la decifrazione. Se combinato alle più moderne tecnologie, il controverso intervento di Angelo Mai può far giungere in alcuni casi a dei risultati, in altri no.