7. L'ONCIALE
La scrittura ONCIALE riveste un ruolo importante nella storia della cultura occidentale; molti testi di rilievo sono giunti in questa scrittura, che venne utilizzata per oltre cinque secoli in tutto il mondo latino. Si sostituì come scrittura solenne e di lusso alla capitale libraria e, come quella, fu una scrittura da cui non ne nacquero altre. Quando scomparve come scrittura di interi codici, venne usata soltanto come scrittura distintiva, per titoli, iniziali, etc., spesso insieme alla capitale.
Le origini della scrittura onciale
La capitale libraria non soddisfaceva le esigenze del gusto e della nuova cultura che si era affermata con il cristianesimo, e veniva chiamata anche con il nome litterae Vergilianae in senso dispregiativo, per indicare una scrittura destinata a registrare storie di un’epoca ormai finita.
L’origine dell’onciale viene attribuita a diversi fattori: la necessità di rendere più eleganti le forme della minuscola primitiva, l’adozione della penna di volatile che facilita il disegno delle curve e forse anche la volontà precisa di un maestro di scrittura, che secondo alcuni era in uno scrittorio africano, secondo altri in Italia. In effetti, i maggiori centri di produzione di libri in onciale in epoca tardo antica furono in Africa e in Italia. Inoltre, alcuni paleografi riconoscono anche l’influsso più o meno diretto della maiuscola biblica greca, una scrittura dalle forme elegantemente rotonde affermatasi nella prima metà del secolo III.
Il termine onciale fu usato per la prima volta dagli studiosi della Congregazione benedettina di san Mauro (Maurini) Charles François Toustain e René Prosper Tassin nel Nouveau traité de diplomatique (vol. II, Paris 1755, p. 510-511). Nacque da una discutibile interpretazione di un passo di Girolamo, che nell’introduzione alla traduzione del libro di Giobbe polemizza con la cultura grafica del suo tempo, attenta non al contenuto degli scritti ma solo alla forma e all’eleganza delle lettere. In quel contesto, usa l’espressione litterae unciales. Si sono fatte in proposito varie ipotesi, tutte criticabili e tutta criticate: Girolamo intendeva forse la capitale in cui era scritta la letteratura pagana; uncia è una dimensione (un dodicesimo di piede) e quindi Girolamo si riferisce a lettere che occupano un grande spazio; uncia è un peso (il dodicesimo di una libbra) e quindi si riferisce a lettere da tracciare con un’oncia d’oro; la parola unciales è una lettura sbagliata della parola initiales; e altre ipotesi ancora. In sostanza tuttavia, con ogni probabilità Girolamo non voleva indicare un tipo specifico di scrittura, ma solo contrapporre le sue schede, povere ma corrette, ai codici di lusso scritti con caratteri solenni.
Vat. lat. 10696, f. 1r, Fragmenta liviana