Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

2.2 Penne e inchiostri

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Il calamo

Il calamo è una lunga e sottile canna cilindrica cava, un'estremità della quale è tagliata obliquamente, con una fessura che permette di dosare la quantità d'inchiostro da far de­fluire, che viene a trovarsi nella parte cava del calamo quando questo viene intinto nell’inchiostro.

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La penna d'oca

La penna d’oca (o di altro volatile) è cava e viene tagliata come il calamo; permette di scrivere in maniera più fine sulla pergamena e, grazie alla sua flessibilità, consente una maggiore rapidità e la possibilità di tracciare più facilmente segni spessi e segni sottili. Il tipo di taglio della punta ha conseguenze sul modo di scrivere e talvolta indica un particolare tipo di scrittura.

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L'inchiostro nero-fumo

L’inchiostro di nerofumo era prodotto con un pigmento nero, risultato della combustione lenta in un ambiente con poca aria (inchiostro viene da encaustum = bruciato al coperto) di legno o di altro materiale, che si deposita sulle superfici circostanti (si produceva in un recipiente coperto o anche raccogliere ad esempio nella cappa di un camino o accanto allo stoppino di una lampada ad olio); veniva mescolato ad una sostanza legante (come la gomma arabica, talvolta il miele) ed era commercializzato in forma di panetti solidi; al momento dell’uso veniva disciolto dal copista nell’acqua ottenendo un liquido nero.

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L’inchiostro di tipo metallo-gallico

L’inchiostro metallo-gallico era prodotto con la galla (un’escrescenza dovuta all’azione di insetti sulle querce e su altri tipi di piante) che contiene molto tannino; questa veniva finemente polverizzata e unita a un sale metallico, di solito solfato di ferro o di rame; la reazione chimica fra i due componenti crea un precipitato di colore nero, che veniva poi unito con una sostanza legante e disciolto nell’acqua per essere usato. Esistono numerose ricette per la preparazione di questo tipo di inchiostro, che prevedono anche altre componenti.

Urb. lat. 1, f. 1r, Antiporta della Bibbia Urbinate.

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Gli inchiostri colorati usati per la decorazione erano realizzati con vari pigmenti di origine minerale, vegetale o animale, che venivano mescolati con gomme vegetali, albume d’uovo, vino, aceto, decotti di noci di galla e altro. Per il rosso si usava il minio (ossido di piombo), che ha dato il nome alle miniature; per il bianco si usava la biacca (composto di piombo e zolfo) o il gesso; per il giallo lo zafferano o il succo dell’erba guada; per il verde l’erba morella o la malachite; per il blu l’indaco o il fiordaliso o il lapislazzulo; per l’oro e l’argento si usava la polvere di questi minerali, per la porpora il liquido secreto dai molluschi muricidi. Molti altri erano i pigmenti utilizzati e numerose le ricette che si trovano negli stessi manoscritti e che i copisti si tramandavano l’un l’altro.