19. LA RINASCITA DELL’ANTIQUA: LE SCRITTURE UMANISTICHE
Il percorso iniziato da Petrarca e da Salutati era giunto all’inserimento di alcuni elementi grafici significativi propri della carolina in una scrittura libraria, la gotica, già formata. Quel percorso di riforma grafica giunse al suo perfezionamento con la riproduzione integrale della carolina, una scrittura che era morta da secoli, realizzata attorno al 1400 da Poggio Bracciolini.
Poggio Bracciolini e la minuscola umanistica
Allievo di Coluccio Salutati e suo copista di fiducia, a Firenze Poggio Bracciolini (1380-1459) cominciò, giovanissimo, a copiare testi nella scrittura carolina, imitandone anche l’aspetto generale della pagina. Scritto certamente da Bracciolini è un codice realizzato nel 1402-1403 contenente il trattato De verecundia del suo maestro Salutati (oggi a Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Strozzi 96) che costituisce il primo esempio di MINUSCOLA UMANISTICA, termine con cui si definisce oggi quella che allora veniva definita la ANTIQUA, realizzata come puntuale imitazione della carolina dei secoli XI-XII, di cui utilizza anche abbreviazioni e usi grafici.
Nel 1403 Bracciolini si recò a Roma, dove qualche anno più tardi diventò segretario dell’antipapa Giovanni XXIII; fu coinvolto nelle vicende del Grande scisma di Occidente e partecipò al Concilio di Costanza, ove l’antipapa fu deposto, e tornò di nuovo a Roma nel 1423, come segretario di papa Martino V, incarico che mantenne anche con i suoi successori Eugenio IV e Niccolò V. Siglato da Poggio è il Breve di Niccolò V datato 30 aprile 1451, Iam diu decrevimus, che costituisce il primo documento pervenuto che si riferisce alla fondazione della Biblioteca Vaticana. Nel 1453 Bracciolini tornò a Firenze con l’incarico di Cancelliere della Repubblica.
Fu uno dei maggiori scopritori di classici del primo Umanesimo (ad esempio la Institutio oratoria di Quintiliano, il De rerum natura di Lucrezio, vari testi di Cicerone, Lattanzio, Tertulliano, Celso e altri), recuperati nelle varie regioni d’Europa che visitò durante i numerosi viaggi legati alla sua posizione, che gli consentirono anche ripetuti incontri con altri umanisti provenienti da altre regioni. Agli anni 1417-1418, mentre si trovava a Costanza, copiò ad esempio il Vat. lat. 3245, con testi di Cicerone, in una bella scrittura priva di chiaroscuri, con le forme della carolina, la spaziatura regolare fra le lettere e le parole, poche legature e abbreviazioni, e con minuziosa attenzione alla correttezza dell’ortografia; reintrodusse ad esempio l’uso classico della h (scrivendo nihil invece del nichil usato nel Medioevo) e l’indicazione del dittongo ae, di cui si era in pratica persa memoria, indicato spesso con la ȩ (e cedigliata).
Poggio Bracciolini non fu solo un copista e scopritore di classici: persona attivissima, si dedicò a traduzioni dal greco (ad esempio da Senofonte e da Diadoro Siculo), scrisse proprie opere (diversi dialoghi e una storia di Firenze), studiò approfonditamente le lapidi antiche. Da quest’ultima attività derivò un alfabeto maiuscolo, esemplato sulla capitale epigrafica, che utilizzò nei suoi manoscritti.
Niccolò Niccoli e la corsiva umanistica
Altro grande innovatore fu il fiorentino Niccolò Niccoli (1365-1437). Esercitava l’arte del lanaiolo ma frequentando gli ambienti umanistici di Salutati e di Bracciolini sviluppò l’interesse e la passione per i libri, che leggeva, postillava e talvolta copiava. Attentissimo alle ricerche dei classici condotte nei suoi viaggi da Bracciolini, di cui fu protettore e amico, in diverse occasioni contribuì anche al riconoscimento delle opere “scoperte” e si fece promotore di ricerche di altri umanisti dando indicazioni sui testi da ricercare nei monasteri europei. Profittando dei ricchi proventi della sua attività, raccolse una enorme biblioteca, che alla sua morte contava circa 800 codici (di cui un centinaio in greco); furono da lui lasciati a Cosimo dei Medici e costituirono il primo nucleo della biblioteca del Convento domenicano di San Marco, oggi nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.
Sotto il profilo paleografico, svolse un ruolo importante per il recupero della scrittura antiquae formae, elaborando una variante CORSIVA UMANISTICA in cui alla minuscola si mescolano alcune tracce della semigotica. Di lui si conserva una decina di codici autografi, realizzati in modo raffinato anche nell’imitazione dell’impaginazione, della rigatura e della decorazione dei codici antichi. Fu in corrispondenza con i maggiori umanisti della sua epoca condividendone gli interessi e partecipando attivamente alla diffusione dello studio dei classici, della lingua greca, della nuova cultura umanistica.