Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

16. LA GOTICA

La minuscola carolina, a partire dalla fine del secolo VIII, aveva in pratica riunificato la scrittura latina libraria e nel XII secolo era, più o meno profondamente, diffusa in tutto l’Occidente latino. Nella seconda metà del secolo, tuttavia, intervennero alcuni fatti nuovi che condussero infine alla elaborazione di una nuova scrittura, evoluzione della carolina. Si tratta della cosiddetta GOTICA, di gran lunga la più rappresentata nei manoscritti che si trovano oggi nelle biblioteche, e che si contano nell’ordine delle decine di migliaia, nelle diverse tipizzazioni assunte in tempi e luoghi diversi.

Il contesto generale di formazione della gotica

Reg. lat. 16, f. 1r

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IL "SECOLO DELLA RINASCENZA" E I NUOVI METODI DI STUDIO

Un momento di profonda trasformazione generale della civiltà iniziò nel secolo XI ed esplose nel XII, definito anche il secolo della rinascita o rinascenza (Haskins, The Renaissance). Coinvolse il mondo produttivo ed economico, le istituzioni ecclesiali e politiche, la struttura della società e la vita culturale, che vide una notevole fioritura delle arti e delle lettere e molte novità nell’ambito degli studi.

Il fenomeno dell’inurbamento, cioè del trasferimento di ampie porzioni della popolazione dalle campagne nelle città, ambienti molto più vivaci e disponibili alle novità, che offrivano maggiori possibilità di iniziativa, comportò anche la necessità di adeguare le strutture e i metodi dell’insegnamento scolastico alla nuova accresciuta popolazione. Nelle città sorsero nuove scuole, rinacquero e si moltiplicarono quelle antiche presso le cattedrali, da cui si sviluppò il sistema dell’insegnamento superiore organizzato nelle università che nei primi decenni del secolo XIII cominciarono ad avere proprie autonome istituzioni affiancandosi a quelle più antiche di Bologna (1088, riconosciuta dall’imperatore nel 1158) e di Parigi (1170, riconosciuta dal re Filippo II nel 1200): Oxford (1201), Padova (1222), Napoli (1224). I tradizionali luoghi di insegnamento (anche superiore) che si trovavano nei monasteri, situati fuori dalle città, non rispondevano più alle necessità della popolazione cittadina. Accanto agli antichi ordini religiosi, che pure avevano visto tra secolo XI e XII un periodo di grande rigoglio con la nascita di nuove attivissime formazioni monastiche come quelle dei Certosini, dei Camaldolesi, dei Premostratensi e soprattutto dei Cisterciensi, all’inizio del XIII secolo sorsero nuovi raggruppamenti di religiosi che sottolineavano e mettevano al centro del proprio operato la partecipazione attiva alla vita delle città. Non erano più monaci che vivevano in monasteri isolati, ma frati che abitavano in conventi fondati all’interno delle città e che si misero al servizio della predicazione e dei molti poveri che in città si trovavano. Erano i Frati Predicatori, fondati nella Francia del sud da Domenico di Guzmán (detti Domenicani), e i Frati Minori, fondati nell’Italia centrale da Francesco d’Assisi (detti Francescani), che grande importanza ebbero, tra l’altro, anche nel mondo degli studi universitari e che adottarono rapidamente il nuovo metodo di insegnamento scolastico.

QUESTIONI PRATICHE E TECNICHE

Il crescente numero di studenti e di professori e le nuove metodologie elaborate per l’insegnamento (articolato in lectio, quaestio, disputatio) comportarono una profonda trasformazione nel modo di leggere, di studiare e di produrre i libri, che furono adattati alle nuove necessità. Si trattava di esigenze didattiche e scientifiche che privilegiavano la necessità di consultare rapidamente un testo per trovare quel che si cercava e dunque una lettura frammentaria più che una lettura continuativa. Furono risolte nella pratica: le singole parti del discorso vennero individuate più precisamente, con l’uso di iniziali dei periodi bene visibili (ad esempio redatte alternativamente in colori rosso e azzurro), con l’uso di maiuscole, di segni di paragrafo, di punteggiatura, di divisione e di tutto ciò che era utile a suddividere e a razionalizzare il testo. Inoltre era necessaro sfruttare meglio la pagina scritta, e ciò si ottenne con una scrittura con aste ridotte e quindi minore spazio tra una linea e l’altra, e con sistemi di abbreviazioni (che divennero frequentissime).

Decisiva importanza per il formarsi della scrittura gotica fu anche un fatto tecnico, legato alla diffusione dell’uso di una penna con la punta mozzata a sinistra, recupero (anche se forse indiretto) di un uso già presente nelle scritture insulari e in quella beneventana. Oltre a un sensibile contrasto tra tratti obliqui sottili e tratti verticali e orizzontali grossi, l’uso di questo strumento tende a ridurre lo spessore delle curve, le quali possono anche “spezzarsi” in diversi brevissimi tratti congiunti tra loro in angoli acuti, e spesso produce un attacco delle aste, in alto, tagliato obliquamente a sinistra.