Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

16.2 I diversi tipi di gotica

La scrittura gotica assunse connotati diversi a seconda dei vari paesi in cui si diffuse e anche a seconda dei vari ambienti in cui venne usata, in particolare in quelli universitari. Alcuni stili sono molto diffusi e hanno caratteristiche proprie.

Urb.lat.206

Nell’area franco-anglo-tedesca, luogo di formazione di questa scrittura, la gotica è presente nella sua forma originaria e sostanzialmente rigorosa, abitualmente definita textualis; utili esempi sono il Reg. lat. 16, una Bibbia della prima metà del sec. XIII realizzata a Parigi, l’Urb. lat. 206, con testi di Aristotele copiati alla metà del secolo XIII in area inglese (con successivi commenti e integrazioni) e il Pal. lat. 871, con una Biblia pauperum realizzata alla metà del sec. XV in Germania.

Vat.lat.588

Nell’area italiana (e ispanica) il nuovo stile di scrittura si diffuse più lentamente e in tempi differenziati nelle varie regioni, ma ebbe caratteristiche comuni, con una spiccata preferenza verso le forme rotondeggianti influenzate da quelle che la tarda carolina aveva assunto nella regione. Nel corso del secolo XIII, nella parte centrale dell’Italia si sviluppò una gotica larga, con lettere schiacciate e rotonde, con poche spezzature e basi non ricurve sul rigo. Viene detta rotunda: fu utilizzata anche nei manoscritti liturgici, godendo così di lunga vita, e, più tardi, fu detta anche corale perché presente nei grandi volumi utilizzati nel coro. In gotica rotunda italiana fu realizzato ad esempio, a Bologna negli anni 1290-1291, il manoscritto Vat. lat. 2669, con il testo degli Statuti cittadini; nel medesimo periodo, a Roma, fu copiato il Liber pastoralis di Gregorio Magno nel Vat. lat. 588, e a Firenze, qualche decennio più tardi, venne realizzato il codice Chigi L. VIII. 296 con la Chronica di Giovanni Villani. Altri interessanti manoscritti in gotica libraria sono il Pal. lat. 1071, con il De arte venandi cum avibus di Federico II, realizzato subito dopo la metà del sec. XIII in Sicilia, e, di origine più incerta; il Reg. lat. 534, realizzato tra XIII e XIV secolo probabilmente nella Francia del Sud in una gotica dalle forme rotonde con testi agiografici di varia provenienza tra cui una Legenda aurea di Iacopo da Varazze; il Vat. lat. 2193, con testi di Apuleio e altri, realizzato nell’Italia centro-settentrionale alla metà del secolo XIV e contenente anche glosse di Francesco Petrarca nella cosiddetta scrittura semigotica (cfr. 18).

Urb.lat.161

La littera textualis fu particolarmente utilizzata per realizzare libri destinati al mondo universitario, spesso realizzati con il sistema della pecia (cfr. infra) e anche in questi contesti la scrittura si differenziò a seconda delle regioni d’uso; particolarmente significativi sono gli stili elaborati nelle Università di Bologna e di Parigi. Si è individuata una littera Bononiensis che conserva le caratteristiche della gotica rotonda italiana, rispetto alla quale tuttavia è più compressa, con aste più corte, interlinea ridotta e i tratti obliqui molto sottili. Si veda ad esempio l’Urb. lat. 161, che conserva un Decretum di Graziano, con consistente apparato di commento, della metà del sec. XIV. La littera Parisiensis si presenta più piccola, meno rotondeggiante, più irregolare nell’allineamento e apparentemente più disordinata; in realtà le frequenti spezzature e l’irregolarità dell’andamento rendono più evidenti e separati i segni, le parti del discorso, le righe, così da essere infine più facilmente leggibile. Della seconda metà del secolo XIII è il Vat. lat. 907, con una parte del commento di Bonaventura da Bagnoregio alle Sentenze di Pietro Lombardo. Un altro manoscritto universitario, anch’esso realizzato con il sistema della pecia, è il Borgh. 112 con testi di Tommaso d’Aquino copiati tra la fine del sec. XIII e l’inizio del XIV nel Sud della Francia o del Nord dell’Italia.

La pecia

Nel mondo universitario, tra Parigi e Bologna, nacque nel XIII secolo un nuovo metodo per produrre i libri necessari allo studio, il cosiddetto sistema della pecia, che permetteva un preciso controllo dell’istituzione universitaria, e quindi del collegio dei docenti, sulla diffusione dei testi, sulla loro correttezza e sul loro costo. Il sistema si fondava su copie ufficiali di un testo (exemplaria), sottoposte al periodico controllo dei petiarii, commissione interna all’università, e depositate presso gli stationarii, scelti dall’università stessa. Tali exemplaria erano conservati in fascicoli sciolti detti peciae (= pezza) normalmente costituti da un foglio piegato in quattro. Tali fascicoli erano numerati, affittati secondo tariffe prestabilite e distribuiti contemporaneamente a più scribi (per lo più laici, spesso studenti, talvolta anche donne), rendendo in tal modo possibile una elevata produzione di copie. Lo studio pioneristico di Jean Destrez (Destrez, La Pecia) ha mostrato che i copisti copiavano normalmente le peciae in successione segnando sul margine il numero della pecia appena utilizzata, ma talvolta si osservano spazi vuoti o linee più fitte quando il copista, che non aveva potuto procurarsi la pecia necessaria, aveva continuato lasciando spazi vuoti non esattamente calcolati, riempiti successivamente. Studi recenti hanno mostrato che i testi approvati e adoperati per trarne copie rispecchiavano talvolta più il pensiero del collegio dei docenti che quello dell’autore, di cui si conoscono le rimostranze nei confronti dei colleghi.

Borgh. 112, f. 203v, indicazione di fine pecia.

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Poiché gli scribi che lavoravano presso le università non potevano, a differenza dei professori e degli studenti, riunirsi in corporazioni e non lavoravano in comune in scriptoria, è abbastanza singolare che in alcuni centri, specie a Bologna e a Parigi, abbiano dato vita a particolari tipizzazioni della gotica libraria come la Bononiensis e la Parisiensis.

La gotica ai nostri giorni

La scrittura gotica era predominante in Germania quando si diffuse la stampa a caratteri mobili di Gutenberg, che la adottò; in Germania continuò a essere utilizzata fino all’inizio del XX secolo. Oggi viene talvolta utilizzata come scrittura distintiva anche fuori dalla Germania: il titolo di giornali come The New York Times, The Washington Post, Los Angeles Times, Il Messaggero, oltre che Frankfurter Allgemeine Zeitung e molti altri, è ancora oggi scritto con caratteri in stile gotico, che sono definiti nel font Old English Text, presente in molti dei nostri sistemi di scrittura.