16.1 Nascita e caratteristiche della scrittura gotica
Oggi definiamo questa scrittura gotica; i contemporanei la chiamarono littera textualis e nel secolo XIV littera moderna in contrapposizione alla littera antiqua che era la carolina dei secoli precedenti. Nel secolo XV, gli umanisti italiani usarono il termine gotica in senso dispregiativo per indicare le scritture altomedievali come le merovingiche e la beneventana, e nel secolo successivo quel nome venne applicato anche alla littera moderna, che moderna non era più.
Primi esempi dell’uso della penna mozzata a sinistra e delle trasformazioni da esso provocate sono localizzati nell’area della Francia del Nord e dell’Inghilterra del Sud. I paleografi ne hanno dato varie interpretazioni: Olga Dobiache-Rojdestvensky (Dobiache-Rojdestvensky, Quelques), sostenne che la gotica era derivata dalla beneventana (attraverso i contatti tra i Normanni di Normandia e quelli di Puglia) per le comuni caratteristiche di scrittura spezzata (brisée); Luigi Schiaparelli (Schiaparelli, Note) dimostrò che il tratteggio è diverso perché nella gotica interessa le curve e nella beneventana le aste; Jacques Boussard (Boussard, Influences) fece notare che quel tipo di penna, e la scrittura spezzata, era in uso già nel secolo XI nei monasteri insulari e da quelli fa derivare l’inizio della gotica. L’ipotesi prevalente e più suffragata dagli studi è tuttavia che la gotica sia una diretta derivazione della carolina.
La forma delle lettere resta quella della carolina, che però viene eseguita con una tecnica diversa, dovuta appunto dall’uso della penna mozzata a sinistra. Il risultato è una scrittura molto più compatta e pesante, apparentemente lontana dalla leggerezza e dall’ariosità della carolina. Anche se nelle diverse regioni europee e nel tempo si svilupparono molte varianti, lo stile grafico gotico mantiene alcune caratteristiche generali costanti:
- disegno angoloso e spezzatura delle curve;
- aspetto serrato e stretto della scrittura sul rigo, con lettere molto accostate e righe molto vicine;
- scarso sviluppo delle aste in alto e brevità di quelle, poche, in basso;
- andamento uniforme dei tratti inferiori che poggiano sul rigo, piegate a destra con un filetto o un trattino;
- alcune altre caratteristiche come: la e semplice al posto del dittongo ae/oe, uso di sottili apici sulla i, alto numero di abbreviazioni.
Altre caratteristiche particolari sono:
- uso della s di forma maiuscola (invece che alta) in fine parola;
- uso di v alta a inizio parola;
- uso di ç (c con cediglia) per la z;
- frequente uso del segno C conversum (una specie di c rovesciata) per con/cum;
- uso (normale dalla seconda metà del secolo XII) di q2 per quia;
- alfabeto maiuscolo particolare (rigonfamenti e raddoppamenti dall’alfabeto onciale e di alcuni elementi della capitale).
Per riconoscere la gotica, W. Meyer (Meyer, Die Buchstaben) ha indicato tre regole, che sono sempre rispettate negli esempi più formali e rigorosi di questa scrittura):
- dopo tutte le lettere che finiscono con una curva convessa verso destra (es. o), non si usa la r diritta minuscola, ma una r uncinata a forma di 2 (es. or, da una fusione delle onciali O e R maiuscole, già presente nella tarda carolina);
- se una lettera finisce con curva convessa verso destra (o) e la seguente inizia con curva convessa verso sinistra (es. c), queste due curve non vengono eseguite separatamente ma una sull’altra, fondendosi (es. bo);
- la d ha due forme: con asta incurvata verso sinistra (tipo onciale) davanti a lettere con corpo tondo (es. a, o, e) e con asta dritta (tipo minuscola) davanti a lettere diritte (es. u, i).
S. Zamponi (Zamponi, Elisione) ha definito una quarta regola:
- viene eliso il tratto di attacco di una lettera che parte dalla linea superiore di scrittura se questa è preceduta da una lettera che termina sulla linea superiore di scrittura.