13. SCRITTURE DELL'AREA ITALICA
Nella seconda metà del secolo VI l’Italia fu invasa dalla popolazione di origine germanica dei Longobardi, provenienti dalla Pannonia, dove erano stanziati da oltre un secolo e si erano parzialmente convertiti al cristianesimo ariano. Attraverso il Friuli, in alcuni decenni occuparono prima l’Italia settentrionale, stabilendo la propria capitale a Pavia, e poi parte dell’Italia peninsulare, lasciando ai Bizantini (cioè ai sovrani di quel che restava dell’Impero romano) solo il controllo di alcune zone costiere, dell’Esarcato di Ravenna, della Pentapoli, del Lazio e del meridione. I Longobardi ebbero un comportamento diverso da quello di altri popoli foederati con l’impero, e la fase iniziale della conquista fu caratterizzata da un governo molto aspro, che non conservò la preesistente organizzazione amministrativa, ma la smantellò interamente. La struttura del potere longobardo era fondata sui capi militari (duchi) che eleggevano o si sottomettevano a un re, il cui potere tuttavia lasciava loro ampi spazi di autonomia. Durante i regni di Autari e poi di Agilulfo e della moglie Teodolinda, tra VI e VII secolo, la situazione politica divenne meno caotica e i rapporti con la popolazione locale e con la cultura romana si fecero più collaborativi, favoriti anche da una parziale pacificazione con il papato di Gregorio Magno e da un processo di avvicinamento al cristianesimo romano, che si perfezionerà a metà del secolo VII.
In Italia, regione in cui la latinità aveva le sue radici più profonde e dove il panorama grafico era maggiormente diversificato e le testimonianze scritte più numerose, il fenomeno del particolarismo grafico altomedievale, che produsse diverse scritture nelle diverse zone “nazionali” in cui venne diviso l’impero romano, creò due situazioni molto diverse fra loro.
Nelle regioni dell’Italia settentrionale e centrale (occupate dai Longobardi) non nacque una scrittura “nazionale” rappresentativa, mentre nelle regioni dell’Italia meridionale (dove, accanto ai due ducati longobardi di Spoleto e di Benevento, aveva grande peso la presenza bizantina nel ducato di Napoli, in Puglia, Calabria e Sicilia) si sviluppò una scrittura nuova, la beneventana.