12. LA SCRITTURA VISIGOTICA
La Spagna, tra le prime colonie romane fuori dalla penisola italica, che in epoca classica aveva prodotto scrittori come Lucio Anneo Seneca e Marco Valerio Marziale, nella seconda metà del sec. V (tra il 466 e il 484) fu quasi interamente occupata in modo stabile dai Visigoti, in precedenza collegati in varie forme con l’impero romano e conoscitori della lingua latina. Durante la loro dominazione (VI-VII secolo) e in particolare dopo la conversione dall’arianesimo al cattolicesimo (avvenuta con re Recaredo nel 589) e prima dell’invasione araba proveniente dal Marocco (711), vi fu una notevole fioritura intellettuale (esponente principale è da considerare Isidoro di Siviglia, m. 636) e una discreta diffusione della scrittura.
Le origini della scrittura visigotica
Si è a lungo ritenuto che alla base della scrittura spagnola ci sia la corsiva nuova, molto diffusa anche per l’uso che se ne faceva nelle cancellerie provinciali dell’Impero romano. Da qui si sarebbe sviluppata in Spagna (fra VII e VIII secolo) una corsiva, utilizzata sia per uso documentario sia per uso librario, che risente anche dell’influsso delle altre scritture latine tradizionali, onciale e semionciale, e che è caratterizzata da un sensibile inclinazione a sinistra.
Accanto alla corsiva, si adoperò in Spagna anche una scrittura più posata, senza inclinazione, una minuscola destinata all’uso librario, ma è discusso se fra le due scritture ci sia un rapporto genetico di derivazione (e discusso è anche se si sia formata prima l’una o l’altra). Si tende oggi a ritenere che entrambe le scritture, quella corsiva e quella più posata, abbiano una origine comune. Dopo la conquista araba e nei territori occupati dagli Arabi, subì alcune influenze stilistiche, visibili in alcuni tratteggi sinistrorsi e in abbreviazioni ottenute senza l’uso di vocali.
Discusso è anche il termine VISIGOTICA usato già da Mabillon per definire questa scrittura, che viene anche detta talvolta mozarabica o toletana, perché si è sviluppata nell’ultimo periodo del regno visigotico e ha continuato a essere usata per secoli dopo la conquista araba, ma il termine trova la sua giustificazione nella considerazione che di fatto la visigotica fu la scrittura della cultura latino-iberica e che venne utilizzata anche in alcune zone a nord dei Pirenei, non conquistate dagli arabi ma parte del regno visigotico originario. Venne utilizzata fino all’inizio del secolo XIII e se ne hanno testimonianze anche più tarde, fino al secolo XIV, specie nei codici liturgici. Sono stati censiti circa 300 manoscritti in questa scrittura.
Ott. lat. 1210, f. 14v
La tesi che considera la visigotica come uno sviluppo locale dalla minuscola sotto l’influenza di onciale e semionciale è stata messa in discussione dal ritrovamento, nel monastero di S. Caterina sul Sinai, di due manoscritti liturgici in una minuscola che ha forti analogie con la visigotica. Forse provengono dal cosmopolita ambiente cristiano della Palestina, ma forse (suggeriscono alcuni paleografi) nel monastero del Sinai era stata conservata anche la tradizione latina dell’Africa settentrionale prima degli Arabi, e nel VII secolo ci fu una cospicua migrazione verso la Spagna, che avrebbe portato con sé anche quella minuscola da cui poi si sviluppò la visigotica.