Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

12.1. Uso e caratteristiche della visigotica

Caratterizzata da una certa regolarità e da un tratto pesante, senza grande differenza fra tratti sottili e tratti spessi, la visigotica libraria adotta anche una particolare morfologia per alcune lettere.

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Alfabeto della visigotica (Reg. lat. 708)

Le lettere più caratteristiche sono:

  • a: aperta, composta da due archi ricurvi in basso; in alcuni legamenti (con c, n e s) il primo arco viene alzato e il secondo resta appoggiato sul rigo, con i risultato di un segno che sembra un 3 rovesciato;
  • e: normalmente alta e aperta, talvolta con occhiello chiuso;
  • g: di tipo onciale ma con il tratto inferiore allungato;
  • t: con occhiello praticamente chiuso, frutto del ripiegamento del tratto orizzontale sulla sinistra fino a toccare in basso il rigo; ma in alcuni legamenti (con e, i, r e s) il tratto orizzontale sinistro viene come rovesciato verso destra ottenendo, anche in questo caso, una forma simile a un 3 rovesciato.

Altre caratteristiche da osservare sono:

  • l’uso di aste clavate in alto e un tratteggio rigidamente verticale;
  • un alfabeto maiuscolo ricco di elementi ornamentali, influenzato dalla scrittura araba;
  • a partire dal secolo X, la differenza del legamento ti con una i corta per esprimere il suono duro (come nella parola statim) e con la i lunga, che si prolunga al di sotto del rigo per esprimere il suono dolce o assibilato (come in etiam);
  • l’uso di abbreviazioni che privilegiano le consonanti, probabilmente dietro influsso della scrittura araba;
  • l’uso di alcune particolarità che rivelano la pronuncia spagnola (devent per debent, aliut per aliud, etc.).

Esempi significativi sono i codici Reg. lat. 708 (Isidoro di Siviglia) del sec. X/XI, e Ott. lat. 1210 (Lucano) del sec. XI/XII.

Reg.lat.708
Ott.lat.1210

Si possono distinguere quattro diverse scuole o ambienti di esecuzione della scrittura visigotica: tre in territorio mozarabo, cioè occupato dagli arabi, ma abitato da cristiani (andaluso, toletano, leonese) e uno nel territorio castigliano, con lettere più sottili e filiformi. Le testimonianze più antiche sono un Orazionale (realizzato a Tarragona prima del 732, ora Verona, Biblioteca Capitolare LXXXIX [84]) e, forse più antico, un manoscritto ora Autun, Bibliothèque Municipale, 27, ff. 63-76.

Soprattutto nei monasteri del regno di Leon, a partire dal secolo X si trovano codici con indicazione di luogo, data, copista, committente con datazioni secondo la aera Hispanica, che precede di 38 anni quella cristiana. Nelle regioni meridionali, spesso si trovano codici bilingui, in arabo e in latino.

La visigotica cominciò la sua decadenza nel sec. XII, insieme all’introduzione della liturgia romana voluta da Gregorio VII, che sostituì progressivamente la liturgia mozarabica; strumento della riforma liturgica furono i manoscritti realizzati in scrittura carolina portati dai monaci cluniacensi nel loro graduale insediamento nella regione, a partire dai Pirenei (anche se precedenti influssi della carolina risalgono al secolo IX, specie a Ripoll). Nel secolo XIII la visigotica venne del tutto sostituita dalla gotica, salvo alcune eccezioni.