11.1 Le scritture librarie di area franca
Nell’area franca, diversi furono i centri di produzione libraria, soprattutto religiosi, legati a monasteri o a scuole cattedrali, nei quali da una parte si utilizzavano le scritture di antica tradizione come la onciale e la semionciale (ad esempio a Lione) e dall’altra si cercò di rendere più posata, calligrafica e adatta all’uso librario la merovingica oppure di rendere più corsiva la semionciale. Questo processo raggiunse tipizzazioni significative nel regno dei Franchi presso gli scriptoria di cattedrali come quella di Laon o di abbazie di fondazione irlandese, come Luxeuil e Corbie, e anche di centri di area franca ma fuori dal regno, ad esempio a San Gallo in Svizzera (pure di fondazione irlandese). Spesso, questi scriptoria non si limitavano a produrre libri per proprio uso interno, ma ebbero la funzione di veri e propri centri di copia anche per conto di altri, e furono quindi esportatori di manoscritti in altri monasteri e centri di studio.
Si tende a definire tutte queste scritture franche minuscole librarie con l’etichetta di “merovingica”, termine da intendere tuttavia in modo molto ampio, che comprende le varie scritture locali usate nella regione tra la fine dell’epoca romana e l’inizio di quella carolingia.
11.1.1 Scrittura merovingica “tipo a” (già detta di Luxeuil)
Il monastero di Luxeuil, fondato dal monaco irlandese Colombano attorno al 590 nei Vosgi meridionali, nel secolo VII ebbe una celebre scuola e fu lo scriptorium più importante dell’area franca. Fino alla metà del secolo XX, si riteneva che lì avesse avuto origine un’elegante tipizzazione libraria della merovingica, che elimina le caratteristiche più evidentemente cancelleresche della scrittura. Si è pensato a una scuola di Luxeuil, e dunque a una scriptura Lexoviensis che si diffuse poi anche a sud delle Alpi, nell’Italia settentrionale da Ivrea fino a Verona. Ma Pierre Salmon nel 1944 dimostrò non vera l’ipotesi su cui si fondava questa teoria, e cioè l’origine a Luxeuil di un celebre Lezionario del sec. VII che proprio in quella biblioteca era conservato fino alla fine del XVIII secolo (oggi a Paris, Bibliothèque Nationale de France, Lat. 9427). La scrittura è rimasta così senza patria di origine, e la si è chiamata merovingica di “tipo a” (perché caratterizzata dalla lettera a in due tratti). Nuove proposte per l’origine del Lezionario sono state avanzate (il monastero femminile di Chelles vicino a Parigi, oppure la regione di Lione ), ma non sono definitive né unanimemente accettate.
Questa corsiva merovingica tende alla verticalità e alla compressione laterale dei tratti. Un esempio si trova in una preghiera aggiunta probabilmente nel secolo VIII in una pagina bianca di un codice contenente il cosiddetto Missale Gothicum, in realtà un Sacramentario, fra i più antichi testimoni della liturgia gallicana, scritto in onciale tra VII e VIII secolo (Reg. lat. 317, f. 136v).
Reg. lat. 317, f. 136v
11.1.2 Scrittura merovingica “tipo a-z” (di Laon)
Un’altra tipizzazione libraria della merovingica fu elaborata nel corso del secolo VIII a Laon, detta “tipo a-z” per le caratteristiche di queste due lettere: la a è simile a quella di Luxeuil, ma più angolata; la z è costituita da una alta punta inclinata verso destra, che supera sensibilmente l’allineamento e munita in alto e in basso di due piccole anse. Questa scrittura, diversamente da quella “tipo a” da cui dipende, tende all’orizzontalità e allo schiacciamento verticale dei tratti (forse per influsso dell’onciale e della semionciale). Ne sono censiti solo una decina di codici.
11.1.3 Scrittura merovingica di Corbie: “tipo a-b” e tipo “di Mordramno”
Con la seconda metà del sec. VIII nel regno Franco il primato scrittorio venne assunto dall’abbazia di Corbie, sulla Somme, in Piccardia, fondata attorno al 660 per iniziativa della regina Batilde, con l’appoggio dell’abate di Luxeuil, da dove provennero i primi monaci. Sin dalla fondazione fu strettamente collegata alla corte e quindi anche alla sua cancelleria. Proprio dalla elaborazione della scrittura merovingica cancelleresca nacque la scrittura detta “tipo a-b” per la forma particolare di queste lettere, la più caratteristica di Corbie, anche se probabilmente non la più antica, perché è attestata solo a partire dall’abbaziato di Adalardo (ca. 775-814 e 821-826). Sono censite alcune decine di codici con questa scrittura.
Le lettere caratteristiche sono:
- a: aperta, con la prima asta dritta e la seconda curva, che fa visualmente pensare a i + c;
- b: con pancia aperta e una linea orizzontale superiore che parte dall’asta ma non chiude l’occhiello.
Si osservano anche
- ȩ (e con cediglia): indica il dittongo ae;
- g: a forma di 3.
A Corbie vennero utilizzate contemporaneamente anche altre scritture, per lo più elaborate dalla semionciale e dalla merovingica, e lo scriptorium dell’abbazia costituì un vero laboratorio sperimentale di ricerca, spesso legato alle figure dei vari abati che si succedettero alla sua guida. Sono state individuate ad esempio le scritture dette “di Leutcario” (abate 751-758), il “tipo e-n”, il “tipo b”, il “tipo a”, ma non sono altrettanto caratteristiche. Di particolare significato è la scrittura detta “tipo di Mordramno” (abate 772-780) con cui è realizzata una bibbia in vari volumi, rimasta incompleta (oggi Amiens, Bibliothèque Municipale, mss. 6, 7, 9, 11, 12, e Paris, Bibliothèque Nationale de France, Lat. 13174). Estremamente regolare e calligrafica, con lettere rotondeggianti e le parole ben distanziate fra loro, viene ritenuta da alcuni paleografi il primo esempio di minuscola carolina.
L’importanza di Corbie, diventata con l’inizio della dinastia carolingia anche un importante centro culturale e politico, non deve far dimenticare altri monasteri e città, come Lione, Fleury-sur-Loire, San Martino a Tours, dove si usano scritture derivate dalla merovingica e dette spesso genericamente pre-caroline, come la precarolina “tipo h”in Borgogna; la precarolina di Germania (Colonia, Magonza, Ratisbona, la Reichenau, Fulda e Lorsch); la precarolina svizzera (ancora la Reichenau, Coira, San Gallo).