1. ALCUNE PREMESSE IMPORTANTI
1.1 Linguaggio della paleografia
La paleografia ha un suo proprio vocabolario tecnico (come ogni disciplina scientifica); utilizza cioè alcuni termini specifici che hanno un significato particolare per indicare a) la struttura fisica dei segni e b) le categorie generali di tipi di scritture. Ecco i più comuni.
- Termini relativi alla struttura fisica dei segni
Forma (o disegno): aspetto esteriore delle singole lettere e dei singoli segni.
Modulo: dimensioni della lettera (modulo grande, medio, piccolo); è anche il rapporto tra altezza e larghezza della lettera (modulo rotondo, quadrato, rettangolare).
Ductus (o andamento): modo più o meno rapido di tracciare le lettere; è posato (o calligrafico) quando la scrittura non è frettolosa, non ha (o ha pochi) legamenti, non ha inclinazione pronunciata; è corsivo quando ha molti legamenti ed è inclinata (generalmente verso destra).
Angolo di scrittura: posizione dello strumento scrittorio (stilo, calamo, penna) rispetto al supporto su cui si scrive (più precisamente rispetto alla direzione della riga di base della scrittura).
Tratteggio: ordine di successione e direzione nella quale sono eseguiti i singoli tratti costitutivi della lettera.
Peso (o gravità): natura spessa oppure sottile dei tratti che costituiscono le lettere (pesante, o grave, con forti contrasti fra tratti grossi e tratti sottili, o leggero).
Legamenti (o legature): collegamenti spontanei nello scrivere che uniscono due o più lettere fra loro; sono caratteristici delle scritture corsive.
Nessi: quando due (o anche più) lettere hanno tratti condivisi.
- Termini relativi alle categorie generali di tipi di scritture
Maiuscola: scrittura composta da lettere che hanno (più o meno) la stessa altezza, e sono comprese fra due linee parallele (scritture inserite in un sistema bilineare).
Minuscola: scrittura composta da lettere di diversa altezza con parti (aste) ascendenti o discendenti, scritte in una struttura di quattro linee parallele (sistema quadrilineare).
Normale: scrittura che rappresenta quel modello ideale che tutti gli scriventi hanno di un tipo di scrittura, e che ricevono dalla scuola o da altri influssi.
Usuale: scrittura adoperata comunemente per l’uso quotidiano (tende alla semplificazione dei segni e alla rapidità di esecuzione).
Esiste anche una scrittura elementare che è quella scrittura tipica di chi ha compiuto solo i primi gradi scolastici.
1.2 Segni scritti che non sono lettere: interpunzione, numerali, caratteri speciali, decorazioni
Oltre alle lettere che compongono le parole, nei manoscritti si trovano anche altri segni, come:
- interpunzioni: segni che servono a suddividere la frase e a dare una particolare intonazione; sono i predecessori di punto, virgola, punto e virgola, due punti, punto esclamativo, punto interrogativo, etc.;
- i numeri: numeri romani e, dal XII secolo circa, anche numeri arabi;
- caratteri speciali: ad esempio segni di paragrafo, richiami per note o correzioni poste a margine;
- decorazioni: tutto ciò che concerne l’apparato estetico del manoscritto (stili, motivi iconografici, temi, soggetti, tecniche artistiche, etc.) cfr. 2.1.2.4.
Questi segni e il loro significato sono indicati nelle annotazioni delle pagine trascritte.
1.3 Storia della disciplina della paleografia
Quasi tutti i manuali di paleografia hanno introduzioni sulla storia della disciplina, e ad essi si rimandano tutti coloro che vogliono approfondire l’argomento. Qui si vuole solo ricordare che l’assetto scientifico e metodologico di questa disciplina venne in sostanza definito nel secolo XVII dal monaco benedettino della Congregazione di san Mauro (Maurini) Jean Mabillon, nel quinto libro del De re diplomatica (Parigi 1681). Nell’ambito della disputa allora in corso tra gesuiti Bollandisti e benedettini Maurini circa l’autenticità di documenti conservati a Saint-Denis, Mabillon pose le basi per classificare le scritture secondo le forme loro proprie. Un quarto di secolo più tardi, il suo confratello Bernard de Montfaucon diede il nome a quella nuova disciplina, nel suo volume Palaeographia Graeca (Parigi 1708). Negli oltre tre secoli da allora trascorsi, la disciplina si affinò e si specializzò. Non si contano le persone che hanno utilizzato i manoscritti per le loro ricerche, migliaia sono i titoli raccolti nelle bibliografie che riguardano gli studi di paleografia o di singoli manoscritti, molte centinaia sono stati i paleografi che hanno proposto nuove ipotesi o interpretazioni più o meno suggestive e che hanno contribuito a delineare la storia dello sviluppo della scrittura latina; ancora oggi la paleografia promette sviluppi ponendosi in continuazione nuove domande e cercandone le risposte. Impossibile farne qui un elenco esaustivo e ragionevole. In casi particolari, i loro nomi sono citati nell’ambito di questo percorso.
1.4 Uso delle tavole paleografiche
Assolutamente determinante per poter ottenere risultati nello studio della paleografia è la pratica, cioè la lettura delle pagine manoscritte, più che la pur necessaria teoria. Come affermò colui che “inventò” la paleografia, Jean Mabillon, «rectius docent specimina quam verba» («insegnano più correttamente gli esempi che le parole», come ricorda E. A. Lowe CLA VI, p. V). Per questo motivo la parte più importante di ogni percorso di paleografia è quella che si svolge con esempi da leggere e, fin dalle prime pubblicazioni di paleografia, si è ricorsi alla riproduzione, la più fedele possibile, di immagini significative tratte dalle pagine dei manoscritti. Dalle tavole disegnate dagli studiosi e incise su tavole di rame si passò alle riproduzioni fotografiche stampate e oggi, grazie alle tecnologie digitali, sul web si trova una grande quantità, sempre crescente, di immagini di manoscritti. La loro disponibilità on-line, associata a strumenti come il linguaggio IIIF, il visualizzatore Mirador e la piattaforma Spotlight, sono estremamente utili e costituiscono un vero passo in avanti nella possibilità di imparare (e anche di insegnare) la paleografia. Ed è ciò che si intende fare in questo percorso.
1.5 Ambiti del percorso
Questo percorso non ha la pretesa di esaminare la totalità della paleografia latina, ma si è posto alcuni limiti precisi relativi alla tipologia dei manoscritti e delle scritture, alla loro diffusione nello spazio e nel tempo.
1.5.1 TIPOLOGIA DI MANOSCRITTI E DI SCRITTURE
Si pone particolare attenzione alle scritture che vengono definite librarie, cioè quelle utilizzate per i libri; ma talvolta è necessario fare qualche cenno anche le scritture utilizzate per altri scopi, ad esempio quelle documentarie (utilizzate per realizzare documenti) o quelle epigrafiche (utilizzate per realizzare le epigrafi). Non si può infatti dimenticare che la scrittura è un fenomeno unitario anche nelle sue differenti manifestazioni, cosa di cui tutti i paleografi sono convinti. In qualche caso particolare è anche utile segnalare i rapporti con scritture e con culture diverse dalla latina, come quella greca, e occasionalmente con le culture semitiche (ebraica, siriaca, araba, ecc.) e cristiane orientali (copta, armena, georgiana, ecc.).
1.5.2 DIFFUSIONE NELLO SPAZIO
Lo spazio fisico di cui ci si occupa è quello in cui si è diffusa la cultura latina che, partendo da Roma, arrivò nell’età classica ad occupare sostanzialmente il Mediterraneo e l’Europa, dalla odierna Spagna al Medio Oriente, dalle sponde settentrionali dell’Africa fino alle isole britanniche; nel Medio Evo, con la divisione dell’impero romano, nella parte orientale dell’Europa e del Mediterraneo si sviluppò la civiltà bizantina, la cui lingua fu principalmente quella greca.
1.5.3 PERIODIZZAZIONE
La storia della scrittura latina viene tradizionalmente suddivisa in quattro periodi. Come per tutte le periodizzazioni e i tentativi di suddividere il tempo, si tratta sempre di una scelta discutibile, ma consente di esaminare lo sviluppo della scrittura latina in modo ordinato e razionale.
I. Periodo dell’unità scrittoria romana (dalle origini nel sec. VII a.C. ai secc. V-VI d.C.). In tutti i paesi di cultura latina si usano le medesime scritture. Il periodo termina con la rottura dell’unità culturale romana e con il distacco dei regni romano-barbarici dal ceppo dell’impero romano.
II. Periodo delle scritture nazionali o del “particolarismo grafico” (dai secc. V-VI al sec. IX). Si formano scritture diverse nei regni e nei paesi in cui si è diviso l’antico impero romano d’Occidente.
III. Periodo del ritorno a un’unità scrittoria latina (dal sec. IX al sec. XIV). Si ricostituisce l’unità scrittoria dell’Occidente con l’adozione di una nuova scrittura latina unica: la carolina (Francia, Germania, Italia settentrionale: sec. IX; Spagna: fine XI; Inghilterra e isole: sec. XII; Italia meridionale: secc. XII-XIII), che si sviluppa poi nella scrittura gotica.
IV. Periodo umanistico-moderno (dal sec. XV). Ripresa delle forme dell’età carolina a opera di umanisti italiani (sec. XV) e progressiva adozione in Europa (secc. XVI-XVII), tranne che in Germania, dove la gotica sopravvive quasi sino ad oggi.