Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

Vat.lat.5951

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Vat.lat.
Segnatura:
Vat.lat.5951
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. VIII-IX
Data inizio:
876
Data fine:
925
Paese:
Italia
Materiale:
membr.
Altezza:
318
Larghezza:
208
Numero fogli:
II. 155
Exhibit Tags:
Scritture altomedievali italiane

Descrizione

Altro nome:
Ruini, Lelio, vesc. di Bagnoregio, m. 1621 [owner]
Scrittura:
<scrittura altomedievale italiana>
Scrittura - Nota:
Vergato da più mani: 1) f. 1-50v; 2) f. 51-98v; 3) f. 99-155v.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Provenienza:
Abbazia di Nonantola.

Informazioni amministrative

Fonte:
Manuscrits classiques, III, 2, pp. 576-577.

Testo del curatore

Il Vat. lat. 5951 è un codice in minuscola pre-carolina del Nord Italia, vergato a più mani e databile agli inizi del IX sec., che tramanda il De medicina di Celso. Noto anche come Celso di Nonantola, il manoscritto deve tale denominazione allo studio del 1975 di Billanovich. Dopo un attento confronto col Celso milanese (attuale Laurenziano, Plut. 73. 1), lo studioso asserisce che il codice sarebbe giunto dal monastero modenese a Bologna: lo proverebbero, infatti, le numerose annotazioni di mano umanistica, frutto di un lavoro di collazione tra il Celso nonantolano e il manoscritto laurenziano. Ad ulteriore sostegno dell’origine nonantolana, Billanovich cita anche un apografo del Vaticano, il Parigi, Bibliothèque nationale de France, Lat. 7028, che riporta, al f. 133v, dei versi finali attribuibili a Giovanni Filagato (945-1001, antipapa col nome di Giovanni XVI e abate di Nonantola nel 982), il quale potrebbe essere messo in relazione con Iohannes Calaber, autore di una ricetta medica scritta nel margine superiore del f. 68v del Celso nonantolano. Inoltre al margine superiore del f. 124r è riportata una notazione musicale dedicata a s. Silvestro, al quale è intitolata abbazia. Tale ipotesi è stata accolta in maniera favorevole dalla critica; solo pochi studiosi - tra i quali si segnala Reeve - hanno mostrato una certa cautela, preferendo una collocazione geografica generica (quella dell’Italia del Nord) e adducendo, tra l’altro, la motivazione dell’assenza del codice tra gli inventari nonantoliani.

Il manoscritto appartenne a Lelio Ruini, arcivescovo di Bagnoregio, che lo donò direttamente alla Vaticana nel 1623, come mostra la nota al f. 1r.

Il brano trascritto e annotato è al f. 103v: Aulus Cornelius Celsus, De medicina VI, XIX, 11 e VII, I, 1

 

Bibliografia

CELSUS, AULUS CORNELIUS, De medicina, pp. XXXII-XXXIX; BILLANOVICH, La trasmissione, pp. 321-346; REEVE, Celsus, pp. 6-7; BRANCHI, Lo scriptorium, p. 154; CHERUBINI - PRATESI, Paleografia, p. 285, tav. 55Ulteriori citazioni bibliografiche.

Descrizioni interne

1r-155v

Celsus, Aulus Cornelius, De medicina

Locus:
1r-155v
Autore:
Celsus, Aulus Cornelius, sec. I [internal]
Titolo supplito:
De medicina
Titolo uniforme:
De medicina (Celsus, Aulus Cornelius, sec. I)
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
Manuscrits classiques, III, 2, p. 576.