Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

Vat.lat.10696

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Vat.lat.
Segnatura:
Vat.lat.10696
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. IV-V
Data inizio:
376
Data fine:
425
Paese:
Italia
Materiale:
membr.
Altezza:
339
Larghezza:
292
Nota generale:
Fragmenta liviana.
Exhibit Tags:
Onciale

Descrizione

Altro nome:
Louis-Antoine de Porrentruy, O.F.M.Cap., 1835-1912 [person]
Impaginazione:
Binis columnis
Scrittura:
<onciale>
Nota:
Septem fragmenta. In medio summi marginis prioris paginae titulus "Lib. XXXIIII", in medio autem summi marginis alterius paginae auctoris nomen "Titi Livii"; in marg. inf. ultimae paginae nota quaternionis "Q.XV.". Singula fragmenta inde a saec. VIII ad reliquias involvendas adhibita fuerunt; quod demonstrant notulae aversae parti quinti fragmenti et rectae reliquorum ipso VIII saeculo adpositae.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Provenienza:
<Sancta sanctorum di S. Giovanni in Laterano>

Informazioni amministrative

Fonte:
M. Vattasso, E. Carusi, Codices Vaticani Latini: Codices 10301-10700, Romae 1920, pp. 672-673.

Testo del curatore

Il Vat. lat. 10696 è costituito da una serie di sette frammenti ritagliati da un maestoso codice del IV-V sec. in onciale contenete probabilmente la quarta decade delle Historiae di Tito Livio. Le pergamene ritagliate dal manoscritto avvolgevano alcune reliquie custodite in un’arca di cipresso collocata sotto l’altare principale nella cappella papale del Sancta Sanctorum in Laterano. Originariamente dedicata a s. Lorenzo, la cappella era parte integrante del primo palazzo dei Papi. La scrittura onciale con la quale è vergato il testo di Livio, disposta su due colonne, è piuttosto uniforme e compatta; la scrittura posteriore delle autentiche è di un’unica mano, scritta in inchiostro nero molto denso, assai rozza e impacciata: le modalità con cui lo scriba traccia le sue lettere accanto al testo liviano senza eraderlo e gli errori ricorrenti lasciano intendere che egli non fosse colto né grammaticalmente né sul piano grafico. La datazione delle autentiche è stata oggetto di ampia discussione: Vattasso le data al VII sec., Lowe a cavallo tra il VII e l’VIII come Galland; Tjäder e Petrucci hanno proposto come data quella del pontificato di Leone III (795-816), al quale si deve la sistemazione dello scrigno in cipresso sotto l’altare della cappella papale.

I frammenti furono scoperti nel 1905, quando dopo secoli lo scrigno fu riaperto, e consegnati in Biblioteca da p. Antoine de Porrentruy.

Il brano trascritto e annotato è al f. 1r: Titus Livius, Ab Urbe condita IV, XXXIX, 10 e IV, XXXVI, 6 – XXXVII, 7.

 

Bibliografia

VATTASSO, Frammenti; CLA I, tav. 57; SUPINO MARTINI - PETRUCCI, Materiali, pp. 96-98; ChLA XXII, tav. 728; GALLAND, Les authentiques; CHERUBINI - PRATESI, Paleografia, p. 390, nt. 2Ulteriori citazioni bibliografiche.

Descrizioni interne

1r-v

Livius, Titus, Ab Urbe condita (fragmenta)

Datazione:
sec. IV-V
Data inizio:
376
Data fine:
425
Paese:
Italia
Locus:
1r-v
Autore:
Livius, Titus, 59 a.C.-17 d.C. [internal]
Titolo:
Ab Urbe condita (fragmenta)
Nota:
Intergum folium continent capita 36-38 lib. XXXIV Titi Livii a vv. "non inrita" ad vv. "haec aperta sine"; dimidium autem folium continent in priore pagina capita 38-39 eiusedm libri a vv. "muro loca sunt" ad vv. "perfacile Romanus", et in altera pagina capita 39-40 a vv."<frag>menta, sed etiam" ad vv. "rursum oratorum".
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
M. Vattasso, E. Carusi, Codices Vaticani Latini: Codices 10301-10700, Romae 1920, pp. 672-673.