Urb.lat.666

Testo del curatore

L’Urb. lat. 666 tramanda i Carmina di Prudenzio: il codice è l’unico tra i manoscritti della biblioteca di Federico da Montefeltro che contiene tale opera. Fu vergato da Antonio Sinibaldi, come mostra il colophon al f. 196v, nel 1481 a Firenze e la sua decorazione presumibilmente non può oltrepassare l’anno successivo. Il codice appartiene, dunque, a quei manoscritti della biblioteca del duca di Urbino di commissione fiorentina: il fautore ed ideatore di tale raccolta fu il libraio e umanista Vespasiano da Bisticci, che mantenne i rapporti con Federico da Montefeltro almeno fino al 1478 data in cui venne terminata la famosa Bibbia Urbinate e in cui sembrerebbe ravvisabile una cesura ufficiale dei contatti culturali con Firenze mentre si aprirono quelli verso le altre corti italiane, in particolare quella ferrarese. Il codice, a discapito del testo tradito, presenta invece una ricchissima decorazione e, fino al f. 74v, all’inizio di ogni carmen, uno schema geometrico che contiene il genere metrico di ciascuna poesia. In due mostre vaticane (rispettivamente del 1950 e del 1975) a cura di Luigi Michelini Tocci, la veste iconografica del manoscritto era stata attribuita a Francesco di Antonio del Chierico, personalità di spicco nell’arte del minio fiorentino, e a miniatori di scuola “attavantesca”. Tuttavia gli studi successivi, in particolare quelli di Garzelli e Labriola, hanno da un lato confermato l’attribuzione al del Chierico per il f. 6v con la miniatura del martirio di s. Paolo e d’altro canto  permesso di attribuire la pagina di incipit (f. 7r) al Maestro dell’Iliade Medicea, probabile decoratore anche degli Urb. lat. 222, 357 e 395.

Il brano trascritto e annotato è al f. 26v: Prudentius, Cathemerinon VIII, 1-23 (cfr. CCSL 126, pp. 43-44). Si annotano anche i ff. 6v-7r.

Bibliografia

ULLMAN, The Origin, p. 120 n. 9 e tav. 67; CCSL, p. XIX; Miniatura fiorentina I, p. 451; CHERUBINI - PRATESI, Paleografia, p. 606, tav. 121. Ulteriori citazioni bibliografiche.