Paleografia Latina dall'Antichità al Rinascimento [di A.M. Piazzoni]

Urb.lat.1

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Urb.lat.
Segnatura:
Urb.lat.1
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Altra denominazione:
Bibbia di Federico da Montefeltro and Bibbia urbinate
Datazione:
sec. XV ex
Datato:
25 febbraio 1477
Paese:
Italia
Localita:
Firenze
Materiale:
membr.
Altezza:
598
Larghezza:
441
Numero fogli:
II. 236. I
Contenuto:
Biblia sacra latine. Vetus Testamentum cum prologis et argumentis s. Hieronymi et aliorum.
Exhibit Tags:
Umanistica

Descrizione

Bibliography:
Stornajolo, Cod. Urb. lat. 501-1000, p. 322; Morello, Scheda nr. 107, p. 393-395; IAM22.3 IAM64.1 IAM40.6 IAM42.4.
Altro nome:
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Comminellis, Hugo de, c. 1430-m. dopo il 1482 [scribe]
Francesco di Antonio del Chierico, 1433-1484 [artist]
Rosselli, Francesco, c. 1448-c. 1513 [artist]
Ghirlandaio, Benedetto, 1458-1497 [artist]
Ghirlandaio, David, 1452-1525 [artist]
Ghirlandaio, Domenico, 1449-1494 [artist]
Attavanti, Attavante, 1452-1520/25 [artist]
Maestro del Senofonte Hamilton, f. 1470-1480 [artist]
Tucci, Biagio di Antonio, sec. XV [person]
Collazione:
24 fascicoli: 1 quinione + 1 f. (ff. 2-12; f. 6 aggiunto); 2-14 quinioni (ff. 13-22, 23-32, 33-42, 43-53 [sic], 54-63, 64-73, 74-83, 84-93, 94-103, 104-113, 114-123, 124-134 [sic], 135-144, 145-154), 15 quaternione (ff. 155-162), 16 binione (ff. 163-166), 17-18 quinioni (ff. 167-176, 177-187 [sic]), 19 quaternione (ff. 188-195), 20-23 quinioni (ff. 196-205, 206-215, 216-225, 226-235), 24 binione + 1 f. (ff. 236-240; f. 236 aggiunto). Le poche irregolarità riscontrate nella composizione dei fascicoli sono imputabili a esigenze di ordine materiale quali, ad esempio, la necessità di inserire fogli recanti miniature a piena pagina (ff. 1v, 6v) o di copiare l’explicit del testo sull’ultimo foglio verso disponibile. I bifogli che compongono i fascicoli sono tutti costituiti dall’unione di due fogli singoli fissati insieme mediante una braghetta. Bianchi i ff. [I]r-1r, 5v-6r, 240v e il f. di guardia posteriore; antiporta miniata al f. 1v. Cf. Magrini, La Bibbia di Federico da Montefeltro, p. 9-11, 16 nota 1 (dove i ff. [I]-1, sono indicati come primo fascicolo).
Impaginazione:
Testo su due colonne; rr. 47/ll. 47, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 53), con incisione sul lato pelo di ciascun bifoglio. Specchio rigato (f. 13r): 598 (80+385+133) x 441 (64+113+37+110+117) mm. Alcuni fori di guida sono visibili in corrispondenza della giustificazione esterna (es. ff. 216-225); per eseguirli è stato impiegato uno strumento a punta. I fori, inoltre, sono stati eseguiti a fascicolo chiuso, dal primo foglio all’ultimo, in direzione carne-pelo.
Foliazione:
Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-240; salto di numerazione dopo f. 43 (seguito da f. 45), dopo f. 128 (seguito da f. 130) e dopo f. 183 (seguito da f. 185).
Scrittura - Nota:
Minuscola umanistica perfettamente formata di mano del francese Hugo de Comminellis, il quale verga anche il secondo volume della Bibbia Urbinate, nel quale si sottoscrive «Vgonis vero de Comminellis Francigene manu descripta est» (Urb. lat. 2, f. 311r). Originario di Mezières, studente presso l’Università di Parigi nel 1454-1455, fu attivo come copista a Firenze almeno dal 1469 e probabilmente fino a oltre il 1482 (De la Mare, Vespasiano da Bisticci, p. 87). Si annoverano 13 codici da lui sottoscritti o a lui attribuiti, tra i quali, oltre agli Urb. lat. 1-2, anche altri 5 urbinati, ovvero Urb. lat. 44 (non firmato), 273 (non firmato), 277 (la celebre Cosmographia di Tolomeo, firmata «per me Ugonem Comminelli de Maceriis supra Mosam in Francia», f. 70r), 332 (non firmato), 333 («H.C.F.», f. 243v); cf. De la Mare, New research, p. 461-462, 505-506 nr. 33; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 140 nr. 158; Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 471 nrr. 7331-7335. Alcune indicazioni per il rubricatore sono vergate in un ductus corsivo (es. f. 85Br); rari marginalia (es. ff. 104v, 122r, probabilmente riportati fedelmente dal copista così come apparivano nell’antigrafo), a integrazione di lacune (es. f. 155v) o per correggere un “saut du même au même” (es. f. 232r). Note di lettura costituite da lineette verticali tracciate lungo i margini in corrispondenza di passi ritenuti significativi o moralmente edificanti (es. ff. 175r, 214v, 216r, 235r). Cf. Magrini, La Bibbia di Federico da Montefeltro, p. 10-11; Cherubini, Il copista: Ugo Comminelli, p. 119-154.
Decorazione:
Capolavoro della collezione urbinate e, in generale della miniatura quattrocentesca, la Bibbia di Federico da Montefeltro fu realizzata, su commissione del duca stesso, nella bottega di Vespasiano da Bisticci che mise al lavoro tutti i più celebri miniatori a sua disposizione – e probabilmente anche alcuni pittori –, affiancati da aiuti sempre di estrema qualità espressiva (Hermanin, La Bibbia latina, passim; Garzelli, La Bibbia di Federico, passim; Garzelli in Miniatura fiorentina del Rinascimento, p. 148; Manzari, Descrizione delle miniature, II, p. 19-125). L’ampio apparato illustrativo commenta tutti i libri biblici ed è sempre accompagnato da una ricca ornamentazione, che enfatizza i riquadri narrativi e le iniziali agli incipit dei diversi passaggi testuali. Anche in questa impresa, come per altri esemplari della biblioteca federiciana, punto di riferimento fu la bottega di Francesco di Antonio del Chierico (Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, p. 228-232), sede di magistero per gran parte degli artisti del minio toscano, vivace laboratorio, prolifico ‘centro di produzione’ per l’illustrazione libraria dalla metà del Quattrocento fin quasi alla fine del secolo. Nei due volumi biblici è sempre ben riconoscibile la sua attitudine alla ritrattistica, come pure sempre individuabili sono i suoi fregi ordinati e simmetrici, ma vivaci. Il suo interlocutore principale è Francesco Rosselli (Galizzi, Rosselli, Francesco, p. 914-916), non nuovo a commissioni per Federico, ma che nei fogli della Bibbia a lui assegnati espose un immaginario decorativo molto più contaminato che in altri casi dagli stilemi dell’antiquaria padana e da una maggiore enfasi visiva al suo coté di orafo. Discussa la presenza di Attavante degli Attavanti (Galizzi, Vante di Gabriello, p. 975-979), coinvolto in un dibattito relativo alla sua identità e alla possibilità di poterlo assimilare al Maestro del Senofonte Hamilton (Bollati, Maestro del Senofonte Hamilton, p. 666-667), in una diversa fase stilistica; un dibattito che non si è mai realmente risolto in favore dell’una o dell’altra posizione, il che comporta quindi un diverso approccio anche per le miniature della Bibbia (Evans, La miniatura del Rinascimento, p. 73; Fahy, Scheda nr. 14, p. 96-97; Bollati, Maestro del Senofonte Hamilton, p. 666-667). Capitolo ugualmente controverso è quello originato attorno ai fratelli Ghirlandaio (Domenico, David e Benedetto; Pasut, Domenico, David e Benedetto, p. 198-200), dei quali è stata messa in luce, seppure in maniera non univoca, l’attitudine alla miniatura, soprattutto appunto nella Bibbia urbinate (Piazzoni, Introduzione, p. 12; sul dibattito cf. anche Hermanin, La Bibbia latina, p. 258; Garzelli in Miniatura fiorentina del Rinascimento, p. 148; Manzari, Descrizione delle miniature, p. 43; Morello, Pittori e miniatori, p. 101-112); come pure ancora problematica è la partecipazione del pittore Biagio di Antonio Tucci (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 100-104; Garzelli in La miniatura fiorentina del Rinascimento, p. 150; Bartoli, Biagio d’Antonio, p. 240; Galizzi, Biagio di Antonio Tucci, p. 103-104; Pasut, Domenico, David e Benedetto, p. 200; Eimer, Bartolommeo di Giovanni, p. 53-71; Morello, Pittori e miniatori, p. 97, 106-107). Il complesso e articolato ciclo illustrativo fu, ad ogni modo, allestito su un intreccio di riflessioni nate forse dal dialogo tra Federico, l’ordinator e i miniatori (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 34-37); la Bibbia urbinate è, allora, insieme all’Evangeliario ms. Urb. lat. 10 e, più in generale, con l’intera collezione libraria, il prezioso risultato del puntuale disegno ideologico di Federico da Montefeltro, fondato sulla necessità di legittimazione del proprio potere, con una strategia che comprende anche le campagne architettoniche e pittoriche del Palazzo Ducale, secondo una volontà di autoaffermazione non solo personale, ma anche politica, sulla complessa scena del Quattrocento italiano.
Decorazione - Nota:
3 antiporte (ff. 1v, 6v, 26v); 22 pagine di incipit (ff. 2r, 7r, 27r, 43r, 55v, 72r, 87v, 97v, 108r, 110v, 125r, 138r, 152v, 167r, 179r, 196v, 201r, 207r, 213v, 218r, 224r, 230r), quasi sempre accompagnate da miniature tabellari; fregi fitofloreali policromi (rosa, azzurro, arancio, verde) con pomi gialli e arancio, bottoni aurei cigliati, spesso i racemi sono abitati da puttini, cerbiatti, volatili oppure decorati da candelabre ed elementi all’antica. 15 iniziali maggiori istoriate e con figura (ff. 6v, 7r, 27r, 86v, 109v, 166r-v, 195r-v, 213r, 217v, 223v, 229r-v); numerose iniziali medie, sia decorate policrome (ocra, rosa, azzurro) spesso accompagnate da fregi fitofloreali (rosa, azzurro, arancio, verde) con pomi gialli e arancio, bottoni aurei cigliati; sia campite con corpo in foglia d’oro su fondo blu, rosa, verde con filigrana in oro.
Legatura -Nota:
L’ultima rilegatura nota, staccata nel corso del 2000 per facilitare le riprese fotografiche necessarie per la realizzazione dell’edizione facsimilare, risale all’ingresso della Bibbia nelle collezioni vaticane (1657). Coperta in pelle di vitello di colore marrone su assi di legno non smussate, decorata sui piatti e lungo i labbri da una cornice impressa in oro con la continuazione di tre rotelle diverse. Quella centrale presenta un motivo visibile anche su molte legature eseguite per Paolo V Borghese (1605-1624) e il suo cardinale Bibliotecario (1609-1618) Scipione Borghese Caffarelli. Le altre due rotelle si ripetono fra le caselle del dorso, nelle quali appare anche un ferro singolo impresso in oro. Piatti e labbri presentano borchie in ottone, alcune delle quali originali. Due bindelle sul taglio davanti con fermaglio a graffa e contrograffa. Dorso a 11 compartimenti, delimitati da 10 doppi nervi; al loro interno sono impressi in oro il contenuto (“Biblia sacra”), il numero di sequenza del volume (“Tomus I”) e la segnatura (“Urb. lat. 1”). Tagli dorati e impressi. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «Aureo serico cooperta [sic] et cornibus et seraturis argenteis ornata» (cf. Storia).
Segnature di fascicoli:
Segnatura a registro nell’angolo inferiore destro del recto dei fogli che compongono la prima metà dei fascicoli, quasi completamente eliminata dalla rifilatura, del tipo f[2]-f5 (ff. 55-58), t[3]-t4 (ff. 180-181). Segnatura della sequenza dei fascicoli in numeri romani, visibile unicamente al f. 166v nell’angolo inferiore interno (XVII).
Verba reclamantia:
Richiami orizzontali, circondati da fregi decorativi, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore destro del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, appena prima della giustificazione della colonna; assenti al f. 42v.
Stemma:
Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1v, a bas-de-page, stemma ducale inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate. f. 2r, bombarda rovesciata ed esplodente, fiammelle inquartate con le lettere FD, stemma feltresco inquartato, struzzo con il chiodo nel becco e il cartiglio parlante, ermellino con cartiglio parlante. f. 6v, albero di ulivo, bombarda rovesciata ed esplodente, fiammelle inquartate con le lettere FD, stemma ducale, struzzo con il chiodo nel becco e il cartiglio parlante, ermellino con cartiglio parlante. f. 55v, bombarda rovesciata ed esplodente. f. 97v, stemma bandato feltresco. f. 108r, stemma inquartato, stemma ducale sormontato da corona. f. 152v, bombarda rovesciata ed esplodente, ermellino con cartiglio parlante, albero di ulivo. f. 167r, corona ducale. f. 179r, struzzo con il chiodo nel becco e il cartiglio parlante. 196v, stemma ducale. f. 201r, stemma ducale sormontato dalla corona. f. 207r, corona ducale accompagnata dalle lettere FD, fiammelle inquartate con le lettere FD. f. 223v, stemma feltresco bandato.
Motto:
ff. 2r, 6v (scarsamente leggibile), 179r, "Hic an vordait en grosser Eisen", nel cartiglio dello struzzo; ff. 2r (scarsamente leggibile), 6v, 152v, "Non mai", nel cartiglio dell’ermellino.
Altro autore:
Morello, Giovanni, 1938- [external]
Piazzoni, Ambrogio Maria, 1951- [external]
Duval-Arnould, Louis, sac., 1933- [external]
Castaldi, Lucia [external]
Magrini, Sabina [external]
Cherubini, Paolo [external]
Garzelli, Annarosa [external]
Franceschini, Gino [external]
De la Mare, Albinia Catherine, 1932-2001 [external]
Derolez, Albert [external]
Stornajolo, Cosimo, sac., 1849-1923 [external]
Manzari, Francesca, 1967- [external]
Nota:
Dal punto di vista testuale la Bibbia urbinate «appartiene alla famiglia “parigina”, cioè alla Bibbia che l’Università di Parigi aveva messo in circolazione all’inizio del XIII secolo [...] Il testo “parigino”, fortemente contrastato per la presenza cospicua di interpolazioni stratificatesi nel corso dei secoli, venne sottoposto, dopo pochi anni dalla sua divulgazione, a una revisione sistematica approntata dai correctoria francescani e domenicani nel tentativo di controllare il testo in base agli originali ebraici e greci» (Castaldi, Il testo della Bibbia urbinate, p. 185). and Per questo ms. cf. anche F. Manzari, Urb. lat. 1, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Colophon:
Al f. 240r: «Finit prima pars bibliae a divo Hieronimo translata | quam Illustrissimus princeps Federicus Vrbini dux | et Montis feltri comes generalisque capitaneus | Ferdinandi regis et sanctae romanae ecclesiae ve-|xillifer atque omnium suae aetatis prestantissi-|mus imperator: faciendam curavit: non minus | christianae religioni tuendae atquae exornandae | intentus quam disciplinae militari amplificandae. | Absolutum autem Florentiae opus est Anno | ab humanatione christi Millesimo quadringen-|tesimo septuagesimo sexto Februarii mensis die | quinto et vigesimo: | Vale qui legis» (cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 471 n. 7334). L’anno indicato è il 1476, ma secondo il computo del calendario fiorentino si tratta del 1477.
Storia:
Capolavoro della miniatura fiorentina rinascimentale, la Bibbia urbinate fu commissionata da Federico da Montefeltro alla bottega di Vespasiano da Bisticci. Nonostante la guerra scoppiata tra Firenze e le truppe di papa Sisto IV guidate dallo stesso Federico, gonfaloniere della Chiesa, nel 1478 – anno in cui fu ultimato il secondo dei due volumi di grande formato in cui venne realizzata –, grazie alle disposizioni fornite da Lorenzo il Magnifico la Bibbia potè essere trasportata senza ostacoli a Urbino (cf. Duval-Arnould, Tra Firenze e il Vaticano, p. 157). Federico infatti il 21 giugno di quello stesso anno scrisse a Lorenzo una lettera per ringraziarlo di «omgne adiuto et favore per lo condurre del libro de la Bibbia che io havia fatto fare lì in Fiorenza» (Franceschini, Figure del Rinascimento, p. 142; Garzelli, La Bibbia di Federico da Montefeltro, p. 22). L’opera venne ricordata anche nelle “Vite” di Vespasiano come «libro excellentissimo [...] tanto ricco et degno quanto dire si potessi, coperto di brocato d’oro, fornita d’ariento richissimamente» (Vespasiano da Bisticci, Le vite, ed. critica di A. Greco, Firenze 1970, p. 390). «La commissione fatta da Federico da Montefeltro a Vespasiano da Bisticci di una Bibbia miniata di grande formato si colloca in [un] clima di nuovo fermento negli studi biblici e di continua ricerca di codici e libri» (Castaldi, Il testo della Bibbia urbinate, p. 130). Nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito, il codice è registrato per primo, come era prassi secondo il canone bibliografico dell’epoca, che poneva all’inizio delle raccolte librarie i libri scritturali (Urb. lat. 1761, f. 1r: «Prima pars Bibliae pulcherrima atque ornatissima a Genesi usque ad psalterium cum historiis in principiis librorum depictis. Aureo serico cooperta [sic] et cornibus et seraturis argenteis ornata»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. LIX, nr. 1). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII.

Informazioni amministrative

Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

Testo del curatore

La scheda del manoscritto è tratta da: La biblioteca di un 'principe umanista'.

La Bibbia di Federico da Montefeltro, in formato atlantico e in due volumi, è tra i capolavori della collezione urbinate oltre che, in generale, della miniatura quattrocentesca, straordinaria galleria, quasi Wunderkammer del panorama artistico di quegli anni – i due mss. sono datati tra il 1477 e il 1478, con una genesi almeno dal 1476 –, non solo per l’illustrazione libraria, ma anche per la pittura e per la plastica monumentali. Come per moltissimi altri codici urbinati, anche in questo caso promotore dell’impresa, su commissione del duca stesso, fu Vespasiano da Bisticci che radunò e mise al lavoro tra quei fogli tutti i più celebri miniatori a sua disposizione e probabilmente anche i pittori, affiancati da aiuti sempre di estrema qualità espressiva. Una vivacità visiva che è stata naturalmente di stimolo al dibattito storiografico sorto in tempi molto precoci. Fu Federico Hermanin a introdurre l’approccio critico basato sulla distinzione delle mani, confluito nel suo opus magnum La Bibbia latina di Federigo d’Urbino nella Biblioteca Vaticana, in un’ottica poi accolta e ampliata poco meno di un secolo dopo da Annarosa Garzelli. Nella sua monografia, La Bibbia di Federico da Montefeltro. Un’officina libraria. 1476-1477, a tutt’oggi l’unica sui due codici, ella osservava il suo oggetto di studio a tutto tondo, prendendo in esame sia l’avvicendarsi degli attori sulla scena – costituita da oltre 500 fogli, pari a oltre 500 pecore «con pelli di prima qualità» (Piazzoni, Introduzione, p. 11) – sia le scelte iconografiche che hanno trovato spazio nella carrellata di miniature tabellari e non solo (a questo proposito Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 22, osservò che l’«origine del criterio illustrativo adottato nella Bibbia è da cercare nella pratica dei codici umanistici piuttosto che nella morfologia del libro liturgico»). Esse commentano tutti i libri e sono talvolta costruite su modelli visivi assai peculiari, organizzati attorno a un unico nucleo semantico, l’idea di regalità e di giustizia (per le singolari assenze o, al contrario, per certe presenze in posizioni inconsuete rispetto alla tradizione, cfr. Garzelli, La Bibbia di Federico, pp. 23-28). Le fila sono state infine tirate dal commento al facsimile realizzato per le edizioni di Franco Cosimo Panini (La Bibbia di Federico da Montefeltro), al quale, insieme a Garzelli, La Bibbia di Federico, si fa costante riferimento in questa sede (a esso si rimanda per una bibliografia esaustiva; in particolare traggo il riconoscimento delle iconografie e la loro denominazione da Manzari, Descrizione delle miniature, pp. 19-125).

Se si scorre l’incessante avvicendarsi di iniziali fitomorfe, con figura, istoriate, di clipei e medaglioni nei quali trovano spazio brevi cicli narrativi relativi a questo o a quel libro biblico e il susseguirsi di fregi di diverse fogge, di miniature tabellari e di riquadri illustrati, non si può non intravedere il brulicare di mani al lavoro; sembra di avere sotto i propri occhi la sicuramente notevole quantità di contenitori per i pigmenti, sempre diversi, in accordo con i diversi approcci visuali di ogni miniatore (il che ha suggerito un’attività autonoma nelle singole botteghe e non all’interno di un unico ambiente fisico, Manzari, Descrizione delle miniature, p. 22); l’abbondanza di oro in foglia, «che non si misura in grammi ma in etti» (Piazzoni, Introduzione, p. 11); la presenza di modelli iconografici forse desunti anche da cartoni e da quaderni di schizzi; la ferrea organizzazione pratica orchestrata da Vespasiano, dovuta alla necessità di un adempimento dell’impresa in tempi rapidi al fine di soddisfare l’illustre committente, coniugata però a un’esecuzione sempre accurata e di grande impatto visivo. Il tempo della scrittura deve avere infatti anticipato di poco quello della miniatura, realizzata probabilmente su fascicoli sciolti e di pari passo con il lavoro dello scriptor, cosicché uno stesso artista si è occupato sia del recto sia del verso di un medesimo foglio e, quand’anche questo modus operandi non appaia rispettato, l’aporia è facilmente spiegabile con il lavoro in coppia di maestro-‘allievo’ (Morello, Pittori e miniatori, pp. 100-101). In tutte le immagini regna una commistione tra antico e moderno, forme desunte da un repertorio latamente classico – si vedano le vesti delle donne – associate a un immaginario contemporaneo – gli interni delle case e il loro arredamento, le architetture albertiane, le città fortificate e turrite, la foggia di un certo abbigliamento –, secondo una peculiare declinazione del principio della disgiunzione di Panofsky (l’attualizzazione cioè di forme antiche, cfr. Panofsky, Il significato, passim).

Come per altri esemplari destinati alla collezione di Federico (cfr. mss. Urb. lat. 93, 224, 508, 666), seppure non paragonabili per sontuosità agli Urb. lat. 1 e 2, anche per la Bibbia il punto di riferimento irrinunciabile per Vespasiano da Bisticci fu la bottega di Francesco di Antonio del Chierico, sede di magistero per gran parte degli artisti del minio toscano, vivace laboratorio, prolifico ‘centro di produzione’ per l’illustrazione libraria dalla metà del Quattrocento fin quasi alla fine del secolo. Nei due volumi biblici è sempre ben riconoscibile la sua attitudine alla ritrattistica – apprezzabile sia nelle miniature tabellari sia nei più piccoli medaglioni narrativi –, con la spiccata attenzione al dato fisionomico coniugata all’intensità delle espressioni (una lezione che, a mio avviso, tocca uno dei suoi vertici nell’Urb. lat. 2, f. 277r, nel san Paolo aggettante dall’iniziale, variamente assegnato al maestro o a un suo collaboratore che, eventualmente, mostra di aver profondamente acquisito l’insegnamento); come pure sempre individuabili sono i suoi fregi ordinati e simmetrici, ma vivaci nella loro animazione di putti giocosi, di animali, di accesi pomi gialli.

In un dialogo alternato a due voci, l’interlocutore principale di del Chierico sembra Francesco Rosselli, non nuovo a commissioni per Federico (cfr. mss. Urb. lat. 52, 74, 491), ma nei fogli della Bibbia a lui assegnati espose un immaginario decorativo molto più contaminato che in altri casi dagli stilemi dell’antiquaria padana. Si osservino allora i ff. 155r, 163r dell’Urb. lat. 2, con la loro profusione di draghi e con l’enfasi sulle candelabre (mss. Urb. lat. 1, ff. 1v, 6v; Urb. lat. 2, f. 1v), pur già appartenenti al suo repertorio, o l’adozione di una tavolozza pittorica più intensa giocata sui verdi, sui blu, sui porpora; l’insistenza sui racemi di acanto, carnosi e tridimensionali, declinati in grottesche (ms. Urb. lat. 1, f. 1v), in un percorso visivo rintracciabile per esempio nel coevo Tolomeo, Urb. lat. 277 (che condivide con la Bibbia anche il copista, Hugo de Comminellis, avvezzo a lavorare sul formato atlantico) – in qualche modo anticipato nell’iniziale di f. 1r nel ms. Urb. lat. 491; o l’accentuazione del suo coté di orafo, richiamato nei clipei laureati resi pittoricamente come finto bronzo o il campo di alcune iniziali, trattato come superfice preziosa da cesellare e da lavorare di punzone.

Se gli interventi di del Chierico e di Rosselli sono ormai di immediata riconoscibilità, diverse sono le riflessioni che chiamano in causa la discussa presenza di Attavante degli Attavanti, coinvolto in un dibattito relativo alla sua identità e alla possibilità di poterlo assimilare al Maestro del Senofonte Hamilton, in una diversa fase stilistica; un dibattito che non si è mai realmente risolto in favore dell’una o dell’altra posizione, il che comporta quindi un diverso approccio anche per le miniature della Bibbia. Se infatti Annarosa Garzelli individua nel Giudizio di Salomone (ms. Urb. lat. 2, f. 31v) il Maestro del Senofonte (cfr. inoltre Evans, La miniatura del Rinascimento, p. 73), altri hanno invece disconosciuto tale attribuzione proprio in ragione della supposta identità di persona tra i due miniatori (Fahy, Scheda nr. 14, pp. 96-97; Bollati, Maestro del Senofonte Hamilton, pp. 666-667).

Capitolo ugualmente controverso è quello originato attorno ai fratelli Ghirlandaio (Domenico, David e Benedetto), dei quali è stata messa in luce, seppure in maniera non univoca, l’attitudine alla miniatura, soprattutto nella Bibbia urbinate; recenti acquisizioni hanno tuttavia dimostrato come si debba probabilmente proprio a Domenico «l’ideazione e forse anche la direzione del preciso e innovativo programma iconografico» (Piazzoni, Introduzione, p. 12; sul dibattito cfr. anche Hermanin, La Bibbia latina, p. 258; Garzelli in Miniatura fiorentina del Rinascimento, p. 148), ed è possibile che la bottega familiare abbia partecipato all’impresa forse attraverso interventi diretti (cfr. Manzari, Descrizione delle miniature, p. 43, che scioglie l’acronimo M.P.D.G., all’interno di un filatterio nella lettera a f. 107r dell’Urb. lat. 1, in «Magister pictor Dominicus Ghirlandaius»), o forse mediati da disegni preparatori per i miniatori ‘di professione’ (cfr. da ultimo Morello, Pittori e miniatori, pp. 101-112), in una continua contaminazione tra pagina illustrata e parete dipinta.

L’affaire Ghirlandaio si intreccia peraltro con l’attività di Attavante, anch’essa probabilmente dipendente da cartoni usciti da quella medesima bottega (Garzelli, La Bibbia di Federico, pp. 144-153; Pasut, Domenico, David e Benedetto, pp. 198-200; Morello, Pittori e miniatori, pp. 101-112; per l’altra problematica questione relativa alla partecipazione del pittore Biagio di Antonio Tucci, cfr. Garzelli, La Bibbia di Federico, pp. 100-104; Garzelli in La miniatura fiorentina del Rinascimento, p. 150; Bartoli, Biagio d’Antonio, p. 240; Galizzi, Biagio di Antonio Tucci, pp. 103-104; Pasut, Domenico, David e Benedetto, p. 200; Eimer, Bartolommeo di Giovanni, pp. 53-71; Morello, Pittori e miniatori, pp. 97, 106-107).

È certo indubbio che una contaminazione, talvolta anche solo una suggestione, con la pittura monumentale vi sia stata, soprattutto nell’adozione di alcuni modelli iconografici. Si pensi, per esempio, alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, realizzata negli anni ’30 del secolo, conservata tra la National Gallery di Londra, gli Uffizi di Firenze e il Louvre di Parigi, che trova corrispondenze in alcune scene ‘corali’, per esempio a f. 97v dell’Urb. lat. 1; o la piccola tavola con la Caccia notturna del medesimo pittore, forse realizzata proprio a Urbino negli anni del suo soggiorno a palazzo nella seconda metà del settimo decennio, i riflessi della quale si possono ravvisare a f. 55v dell’Urb. lat. 1; o ancora le opere feltresche di Piero della Francesca – la Pala di Brera, nella omonima Pinacoteca milanese, la Flagellazione di Cristo nella Galleria Nazionale delle Marche, eseguite nel decennio ’60-’70 – e le sue ancora precedenti Storie della Vera Croce ad Arezzo, San Francesco (cfr. per es. Urb. lat. 1, ff. 110v, 152v, 218r; Urb. lat. 2, ff. 151v; per certe analogie con le campagne pittoriche, benché successive, della Cappella Sistina cfr. Garzelli, La Bibbia di Federico, pp. 28-31 o, per tematiche più generali, pp. 89-160; Morello, Pittori e miniatori, pp. 105-115, con la bibliografia precedente). Questo processo di mescolamento dei riferimenti visivi non esclude gli imprestiti dalla plastica architettonica, anche urbinate: alcuni elementi decorativi impiegati tra le pagine dei due mss. sembrano vere e proprie citazioni di quanto presente nel palazzo signorile, come la teoria di puttini dalle chiome bionde e dall’incarnato di porcellana di f. 31v dell’Urb. lat. 2, così vicina al corteo festoso sull’architrave del portale della Guerra nell’appartamento della Iole, peraltro decorato anche con lo stilema dei delfini affrontati, replicati nell’Urb. lat. 1, f. 26v o nell’Urb. lat. 2, f. 115r.

Ma per tornare ai temi e alle scelte iconografiche, è evidente che il complesso e articolato ciclo – concentrato su una selezione ragionata di scene e personaggi – sia stato allestito su un intreccio di riflessioni nate forse dal dialogo tra Federico, l’ordinator e anche i miniatori (Garzelli, La Bibbia di Federico, pp. 34-37). Per proporre qualche esempio, Mosè è presentato nel «ruolo di legislatore e capo religioso», come pure «è sottolineato il ruolo militare dei giudici» e «proporzionalmente dominanti sono i soggetti relativi ai complessi legislativi del Pentateuco», mentre «la presenza» di Salomone «è ricorrente, ma sul piano emblematico come sapienza, giustizia, regalità, sacerdozio» (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 24). Un’enfasi particolare è riservata alle «eroine bibliche» e agli «esempi femminili di virtù, Ester, Giuditta, Susanna, figure molto presenti alla cultura media dei ‘contemporanei’» (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 24), come pure uno sguardo insistito è riservato al «contesto ebraico della Incarnazione a sottolineare la continuità (la concordia) di Antico e Nuovo Patto» (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 27). Il substrato per una tale impostazione è da ricercare «nella fortuna quattrocentesca dell’Ethica di Aristotele», peraltro presente nella collezione di Federico (cfr. ms. Urb. lat. 1324) e nella riflessione su Platone (cfr. mss. Urb. lat. 185, 228), estrapolando dall’uno e dall’altro soprattutto i temi morali e politici e nell’attenzione continua per la virtù del principe, in una selezione destinata «ad un fruitore consapevole» (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 27); in una «celebrazione del signore ‘letterato’ e ‘pio’, del condottiero uomo d’arme e di scienza, del giudice giusto e del conditor civitatum» (Garzelli, La Bibbia di Federico, p. 31).

La Bibbia urbinate, allora, insieme all’Evangeliario ms. Urb. lat. 10 e, più in generale, con l’intera collezione libraria, sono il prezioso risultato del puntuale disegno ideologico di Federico da Montefeltro, fondato sulla necessità di legittimazione del proprio potere, con una strategia che comprende anche le campagne architettoniche e pittoriche del Palazzo Ducale, secondo una volontà di autoaffermazione non solo personale, ma anche politica, sulla complessa scena del Quattrocento italiano.

Bibliografia generale

Descrizioni interne

1v-4v

Hieronymus, Epistola LIII ad Paolinum presbyterum

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
1v-4v
Autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Epistola LIII ad Paolinum presbyterum
Titolo uniforme:
Ad Paulinum De studio scripturarum (Hieronymus, s., 342/347-419)
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

4v-86v

Pentateuchus

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
4v-86v
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Pentateuchus
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Pentateuchus. Latino
Nota:
F. 4v: Hieronymus Stridonius, Praefatio in Pentateucho (cf. Stegmüller I, 285).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

86v-97r

Liber Iosue

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
86v-97r
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Liber Iosue
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Iosue. Latino
Nota:
Ff. 86v-87r: Hieronymus Stridonius, Praefatio in libris Iosue, Iudicum Ruth (cf. CPL 591a, J) e Hieronymus Stridonius, Praefatio in libro Iosue (ex Epistola LIII ad Paolinum, cf. Stegmüller I, 307).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

97r-107v

Liber Iudicum

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
97r-107v
Titolo supplito:
Liber Iudicum
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Iudicum. Latino
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

107v-109v

Liber Ruth

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
107v-109v
Titolo supplito:
Liber Ruth
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Ruth. Latino
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

109v-165v

Regum libri I-IV

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
109v-165v
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Regum libri I-IV
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Regum I-II. Latino and Biblia. V.T. Regum III-IV. Latino
Nota:
F. 109v: Hieronymus Stridonius, Prologus in libro Regum (Prologus galeatus in libros Regum ad Paulam et Eustochium, cf. CPL 591a, R).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

165v-195r

Paralipomenon libri I-II

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
165v-195r
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Paralipomenon libri I-II
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Paralipomenon I-II. Latino
Nota:
Ff. 165v-166v: Hieronymus Stridonius, Praefatio in libro Paralipomenon (Epistola Domnioni et Rogatiano, cf. CPL 591a, M) e Hieronymus Stridonius, Praefatio in libro Paralipomenon (cf. Stegmüller I, 328).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

195r-v

Oratio Manasse

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
195r-v
Titolo supplito:
Oratio Manasse
Titolo uniforme:
Oratio Manassae. Latino
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

195v-206v

Libri Ezrae I-II

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
195v-206v
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Libri Ezrae I-II
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Esdrae I-II. Latino
Nota:
Ff. 195v-196r: Hieronymus Stridonius, Praefatio in libro Esdrae (cf. CPL 591a, C).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

206v-213r

Liber Ezrae III

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
206v-213r
Titolo supplito:
Liber Ezrae III
Titolo uniforme:
Esdrae III. Latino
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

213r-217v

Liber Tobiae

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
213r-217v
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Liber Tobiae
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Tobias. Latino
Nota:
F. 231r: Hieronymus Stridonius, Prologus in libro Tobiae (ex Epistola ad Chromantium et Heliodorum, cf. CPL 591a, V)
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

217v-223r

Liber Iudith

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
217v-223r
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Liber Iudith
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Iudith. Latino
Nota:
F. 217v: Hieronymus Stridonius, Prologus in libro Iudith (cf. CPL 591a, I)
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

223r-229r

Liber Hester

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
223r-229r
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Liber Hester
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Esther. Latino
Nota:
F. 223r-v: Hieronymus Stridonius, Prologi in libro Hester (cf, CPL 591a, D e Stegmüller I, 343).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.

229r-240v

Liber Iob

Datazione:
sec. XV ex
Datato:
1476
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Locus:
229r-240v
Altro autore:
Hieronymus, s., 342/347-419 [internal]
Titolo supplito:
Liber Iob
Titolo uniforme:
Biblia. V.T. Iob. Latino
Nota:
Ff. 229r-229v: Hieronymus Stridonius, Prologi in libro Iob (cf. Stegmüller I 349, CPL 591a, H e G, Stegmüller I, 350).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
A. Piazzoni (cur.), La Bibbia di Federico da Montefeltro: commentario al codice, Modena-Città del Vaticano 2004-2005.