VEDERE I CLASSICI LATINI
È noto che gli antichi avevano già intuito la differenza sostanziale tra la tradizione figurata e quella scritta in merito alla maggiore efficacia comunicativa della seconda rispetto alla prima; tuttavia per Luciano, ad esempio, non si sarebbe dovuto prescindere dalla capacità di visualizzazione anche nello storico, il quale, per diventare ὁ τῆς ἱστωρίας Φειδίας (il Fidia della storia) avrebbe dovuto fare in modo che l'ascoltatore avesse quasi «sott'occhio» quello che gli veniva narrato (Lucianus, Quomodo historia conscribenda sit, 51), e per Plutarco lo storico migliore era colui che sarebbe riuscito a rendere la propria narrazione simile a “un dipinto che parla” (pictura loquens), attraverso una vivida rappresentazione di emozioni e di caratteri (Plutarchus, De gloria Atheniensium, 347a); e come non ricordare, in merito alla potenzialità espressiva dell’immagine rispetto alla gestualità, l’ammonimento di Quintiliano (Marcus Fabius Quintilianus, Institutio oratoria 11, 3, 67): Nec mirum si ista (scil. signa), quae tamen in aliquo posita sunt motu, tantum in animis valent, cum pictura, tacens opus et habitus semper eiusdem, sic in intimos penetret adfectus ut ipsam dicendi nonnumquam superare videatur («Né c'è da meravigliarsi, se tanta efficacia hanno sugli animi questi atteggiamenti che pur si fondano su qualche movimento, quando si vede che la pittura, opera silenziosa e immutabile, penetra negli affetti più riposti, così da parer superare talvolta l'efficacia stessa della parola»). E in tutta l’affascinante storia dell’illustrazione libraria troveremo applicata questa sententia articolata nella svariate e dinamiche evoluzioni formali, grazie al potere evocativo delle storie aneddotiche come fonte inesauribile per generare immagini.
Finalità del progetto è quella di offrire una campionatura dei principali manoscritti vaticani ‘illustrati’ latori di testi classici latini, così da consentire un dialogo costruttivo e ricco di confronti con altri testimoni della cultura europea tra tarda antichità, medioevo e umanesimo. Inoltre lo studio iconografico di questi manoscritti testimonia anche che le immagini, talvolta, non facevano parte di un progetto illustrativo prestabilito con la funzione di segnalare intere narrazioni, ma erano per lo più legati alla lettura e all’interpretazione occasionale del testo da parte di uno specifico lettore, da parte di un particolare studioso, da intendersi alla stessa stregua, sotto tale aspetto, di note di commento e di segnalazione di brani considerati notevoli. Tutto questo scandisce in modo inequivocabile i ritmi della filologia, e perciò in che modo essa, sostenuta dall'attenta registrazione della glossa al testo o dai confronti della tradizione indiretta, può essere strumento indispensabile per operare una corretta esegesi della trasmissione figurata e alla cui didattica interviene anche la complessa esperienza della storia dell'arte antica.
Numerosi testi classici latini in modo ricco e diversificato poterono annoverare attraverso i secoli testimoni a cui era riservata attenzione particolare per la miniatura. Gli 81 manoscritti miniati conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana permettono di enucleare fondamentalmente tre tipologie illustrative:
1) un apparato decorativo riservato unicamente alla pagina incipitaria che non illustra il testo, non ne anticipa figurativamente i contenuti, ma ne segnala la rilevanza, spesso attraverso un linguaggio artistico sontuoso (es. mss. Chig. H. VII. 229, Vat. lat. 3255, Vat. lat. 3302).
2) un apparato decorativo e figurativo che aveva lo scopo di compendiare, a mo’ di vere e proprie maniculae illustrate, un determinato locus, in cui è facile carpire i tempora evolutivi di una tradizione artistica ben definita, ove interveniva senza dubbio una tradizione formale e iconografica già affermata ma rielaborata in senso autonomo (es. mss. Arch. Cap. S. Pietro. C. 132, Ferr. 562, Vat. lat. 1596, Vat. lat. 2780).
3) miniature poste ad ouverture di ciascuna opera o al suo interno quando la stessa era suddivisa in libri, che scandivano le principali coordinate descrittive figurate, in stretto collegamento non solo con il testo propriamente detto, ma anche, e non secondariamente data la natura del contenuto, con il commento e la glossa, in cogente parallelismo con una determinata committenza, una precisa moda iconografica, un definito programma editoriale (es. mss. Ott. lat. 2057, Vat. lat. 2193, Vat. lat. 3225, Vat. lat. 7319).