Statius, Publius Papinius, c. 40-c. 96

Le opere di Stazio, considerato da Dante, insieme a Virgilio, Ovidio e Lucano, tra i regulati poetae, furono miniate specialmente tra la fine del XIV e il XV secolo. Pur conoscendo infatti una certa diffusione già in epoca carolingia – si ricordi tra tutti il celebre manoscritto copiato a Corbie nel IX secolo oggi a Parigi (Bibliothèque nationale de France, latin 8051) – la Tebaide non annovera molti esemplari illustrati prima dell’età tardogotica. Un esempio interessante precedente ai primi esemplari illustrati dell'opera di Stazio, è il codice tedesco, databile al secolo XI e contenete la Tebaide, in cui in corrispondenza di passi di particolare rilevanza venivano apposti dei neumi, non solo quindi per scandire il ritmo di lettura ma anche per catalizzare l’attenzione del lettore ed evidenziare i momenti più salienti del testo (Cologny, Fondation Martin Bodmer, Cod. Bodmer 154).

Il progetto illustrativo del testo staziano può essere considerato una sintesi dei dodici libri che compongono l’opera, in cui viene narrata la lotta tra i fratelli Eteocle e Polinice per la successione a Tebe del trono di Edipo. Significative in questo senso la scena di lotta nell’iniziale istoriata del Vat. lat. 1615 (f. 1r), in cui i fratelli si affrontano nello spazio concesso dalla lettera o le iniziali splendidamente miniate del codice eseguito per il cardinale Giordano Orsini del 1402 (ms. Arch. Cap. S. Pietro H. 15), vergato dallo stesso copista di un altro codice della Tebaide (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 91 inf. 10; Clogan, Medieval Glossed, p. 110; Avril, La Chronique, p. 13; Buonocore, Iohannes Bertus, pp. 419-420). Ad apertura del manoscritto vaticano, prima del susseguirsi di numerose scene di battaglia, una miniatura tabellare rappresenta il matrimonio tra Argia, la figlia del re Adrasto, e Polinice (f. 2r; Badalì, Scheda nr. 83, p. 350; Buonocore, Iohannes Bertus, pp. 418-419).

Del tutto diversa la circolazione dell’altro testo di Stazio, le Sylvae: raccolta poetica in cinque libri di temi occasionali tra cui epitalami, ambientazioni in ville e terme con riferimenti alla statuaria classica e invocazioni (Reeve, Statius Sylvae). L’opera, caduta in oblio durante il Medioevo, fu rimessa in circolazione solo grazie a Poggio Bracciolini dopo il Concilio di Costanza del 1415, che ne scovò un esemplare in uno dei tanti viaggi compiuti in quegli anni tra Francia, Germania e Svizzera.

Il Vat. lat. 3595 che contiene le Sylvae rappresenta, senza dubbio, un esemplare miniato di altissimo livello qualitativo. Il testo, derivato dall’edizione a stampa di Domizio Calderini (Hain 14983), è accompagnato da splendide miniature strettamente collegate al contenuto dell’opera e dal potere fortemente evocativo che, pur costituendo una sorta di unicum nella breve tradizione illustrativa dell’opera, ben adempiono alla funzione primaria della miniatura come sintesi visiva del testo (Maddalo, Scheda nr. 139, pp. 478-481).