Plautus, Titus Maccius, m. 184 a.C.

Le commedie di Plauto non godettero della stessa fortuna illustrativa delle opere di Terenzio e, fino al 1429, anno della scoperta del ms. Vat. lat. 3870 da parte del cardinale Giordano Orsini, le commedie note erano solo otto (Fachechi, I classici illustrati). Il Vat. lat. 3870, copiato in area tedesca nel X secolo e giunto in Italia nel Quattrocento, importantissimo dal punto di vista filologico e per la vicenda critica delle opere di Plauto, non aiuta tuttavia a far luce sulla complessità della storia figurativa delle commedie in età medievale, essendo stato decorato solo nel momento in cui il volume venne donato a papa Leone X nel XVI secolo.

I manoscritti miniati della commedia plautina conservati non sono molti e sono tutti riferibili al Quattrocento; tra essi di grande impatto visuale è l’Ott. lat. 2005, realizzato a Ferrara nel 1468 (Fachechi, Plauto illustrato, pp. 180-184). Oltre alla tipica decorazione umanistica, a bianchi girari, vi sono otto miniature tabellari eseguite nei margini dello specchio scrittorio, corrispondenti alle otto commedie conservate. Non si tratta di scene narrative ma piuttosto di rappresentazioni sintetiche del contenuto dell’opera, come dimostra la raffigurazione di due asini a f. 18v per l’Asinaria. Sempre con ornamentazione a bianchi girari ma completamente diverso nella scelta iconografica il ms. Plut. 36.41 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana) realizzato nel 1460 circa, in cui vengono raffigurate nei medaglioni del fregio d’incipit scene mitologiche che alludono al contenuto delle commedie (Fachechi, Plauto illustrato, pp. 184-186).

Ancora differente il sistema illustrativo adottato nel ms. latin 16234 (Paris, Bibliothèque nationale de France), realizzato a Bourges nel 1469, in cui il miniatore aveva previsto di eseguire una miniatura per ogni commedia ma vennero realizzate solo le prime due che dimostrano il carattere fortemente narrativo dell’illustrazione in cui le scene si svolgono all’interno di paesaggi dettagliati e sono complete dei protagonisti della commedia di riferimento (Avril, Scheda nr. 107, pp. 404-406). Sempre di origine francese il ms. latin 7890 (Paris, Bibliothèque nationale de France) , miniato dal “Maestro di Virgilio” all’inizio del XV secolo, presenta una miniatura tripartita solo in corrispondenza dell’Amphitruo, che risulta essere in assoluta la commedia più miniata e quella in cui viene posta maggiore enfasi e cura nella rappresentazione (Avril, Gli autori classici; Avril, Scheda nr. 107, pp. 404-406). Non vi è dunque per Plauto una tipologia illustrativa standardizzata, forse a causa della complessità dell’intreccio narrato; tuttavia l’opera di Plauto, riscoperta nella sua interezza solo nel Quattrocento, catalizzò l’attenzione di importanti umanisti italiani come Poggio Bracciolini, Niccolò Niccoli, Giovanni Pontano e molti altri, e venne così provvista anche di un adeguato corredo miniato (Cappelletto, La ‘Lectura Plauti’).