Ovidius Naso, Publius, 43 a.C.-17/18 d.C.
I versi delle Metamorfosi del poeta di Sulmona sono custoditi in oltre quattrocento manoscritti, di questi solo otto presentano un ciclo illustrativo a carattere narrativo in cui vengono rappresentati i miti descritti nel testo (Rabel, Ovidio, pp. 38-41). La tradizione manoscritta delle opere miniate di Ovidio è un caso estremamente interessante nel panorama librario poiché, pur costituendo un testo cardine della cultura latina, la restituzione grafica delle storie narrate è, oltre che esigua, difficilmente codificabile e soggetta a molte varianti e interpretazioni. In Biblioteca Apostolica Vaticana sono custoditi due degli otto esemplari delle Metamorphoses (mss. Vat. lat. 1596, Vat. lat. 2780) corredati da disegni marginali, un codice miscellaneo con il testo dell’Ars amatoria e l’Epistulae ex Ponto (ms. Vat. lat. 1600), le Heroides arricchite da ventun disegni marginali (ms. Ross. 893) e l’epistola XV di Saffo a Faone, scorporata dalla tradizione manoscritta delle Heroides, all’interno di un prezioso codice con il testo delle Syluae di Stazio (ms. Vat. lat. 3595, ff. 76r-79r); tuttavia la storia iconografica delle opere di Ovidio coincide sostanzialmente con i versi delle Metamorfosi, restando gli altri testi ovidiani completamente privi di possibili confronti (Buonocore, Aetas Ovidiana; Id., I codici di Ovidio).
La tipologia illustrativa può essere estremamente diversa tra un codice e l’altro delle Metamorfosi: dalle illustrazioni inserite nei margini come glosse esplicative delle fabulae narrate a delle semplici iniziali figurate (Cesena, Biblioteca Malatestiana, S.XXV.6; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 36.8) o, in epoca umanistica, frontespizi decorati e ornamentazioni slegate dal contenuto dell’opera (mss. Vat. lat. 1594; Urb. lat. 347). Variano anche i formati, più compatti e maneggevoli i codici di studio, monumentali e preziosi quelli destinati ad alta committenza. Non è possibile quindi definire una tradizione illustrativa coerente (Toniolo, Immagini in trasformazione).
Il primo manoscritto miniato delle Metamorfosi , sino ad oggi noto, è stato realizzato tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo in Italia meridionale, a Bari, in cui circa sessantacinque miniature vivacizzano i margini dei fogli rispettando fedelmente il testo ovidiano (Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Neap.IV.F.3). Il miniatore non dimostra di seguire un modello preciso di riferimento ma sembra farsi guidare dal racconto, copiando su pergamena l’immaginario figurativo che lo circonda e rielaborando nuove rappresentazioni in accordo con il testo (Orofino, L’illustrazione delle ‘Metamorfosi’; Id., Ovidio nel Medioevo). Segue questa tipologia illustrativa, senza esserne copia, il Vat. lat. 1596, codice del sec. XII-XIII che presenta miniature nei margini relative solo ai primi tre libri, tutte dedicate alle trasformazioni, come ad esempio il mito di Atteone: dapprima il cacciatore presenta corpo e corna del cervo mantenendo la testa umana, successivamente è raffigurato mentre viene, ormai divenuto cervo, sbranato dai cani (ff. 24v, 25r; Buonocore, Forme e tipologie, pp. 137-143).
A distanza di tempo, realizzato con uno stile completamente diverso, è il corredo illustrativo realizzato nei margini dei fogli cartacei del Vat. lat. 2780, datato al 1415 e destinato probabilmente allo studio. Il codice dimostra, ancora una volta, l’attenzione per i contenuti dell’opera ovidiana, rispettando fedelmente i dettami del testo nelle rappresentazioni disegnate nei margini (Buonocore, Forme e tipologie, pp. 143-147; Toniolo, Immagini in trasformazione). Se per quanto riguarda la tradizione latina dell’illustrazione delle Metamorfosi non si raggiunge una standardizzazione iconografica, il discorso muta nel XIV con le interpretazioni morali e allegoriche in chiave cristiana dell’opera. Una vera e propria sistematizzazione iconografica si raggiunge con le versioni in francese dell’Ovide moraliseé in versi, realizzato tra il 1316 e il 1318, e dell’Ovidius moralizatus, testo in prosa di Pierre Bersuire, realizzato ad Avignone nel 1340 circa; esiste inoltre una terza famiglia di codici che contengono il testo dell’Ovide moraliseé ma che riportano i soggetti iconografici dell’Ovidius moralizatus con immagini mitografiche degli dèi pagani, come è il caso del manoscritto Reg. lat. 1480 (Buonocore, Tra i codici miniati di Ovidio; Manzari, Scheda nr. 58, pp. 289-294). Pur non potendo tracciare una tradizione illustrativa delle opere di Ovidio è tuttavia evidente che prioritario fu, almeno fino all’inizio del XV secolo, creare una stretta connessione tra testo e immagini; queste ultime inserite per lo più nei margini come dispositivo mnemotecnico e con funzione di glossa esplicativa figurata.
Reg. lat. 1480, f. 5r