Classici Latini Evoluzione e trasmissione di opere classiche [di M. Buonocore]

Matteo Felice, f. 1467-1493

Barb.lat.76

Miniatore attivo a Napoli nella seconda metà del XIV secolo, la cui carriera è ricostruibile grazie alla presenza di diversi manoscritti miniati realizzati per Alfonso il Magnanimo (1442-1458). La prima opera nota con certezza, come attesta la nota di pagamento di Agnolo Manetti del 1467, è il manoscritto Pal. lat. 1740 conservato in Biblioteca Apostolica Vaticana in cui Matteo Felice adotta la decorazione a bianchi girari seguendo la lezione del maestro Cola Rapicano. L’esordio del miniatore andrebbe collocato verosimilmente intorno alla metà del secolo come testimoniato da un altro prezioso codice realizzato per Alfonso il Magnanimo nel 1455 e contenente le opere di Seneca (Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 17842). Entrambi i manoscritti, palatino e parigino, sono stati trascritti dal calligrafo Pietro Ursuleo da Capua, ai quali si aggiungono un altro nutrito gruppo di codici in cui è sempre presente la collaborazione tra Felice e Ursuleo per la corte. Realizzato certamente per Ferrante I d’Aragona è invece il ms. Barb. lat. 76, contenete una miscellanea di testi astronomici e databile dopo il 1469; è possibile ricondurre all'attività di Matteo Felice anche il frontespizio decorato con motivi floreali e putti del ms. Reg. lat. 1316.

La carriera di Felice è segnata inoltre dalla collaborazione con un noto artista, il cosiddetto Maestro di Isabella di Chiaromonte, come dimostrano le miniature di un Breviario datato al 1475 (Valencia, Biblioteca Universitaria, ms. 662), in cui è possibile già scorgere una fase più matura del miniatore che raggiungerà il massimo sviluppo, con esiti vicini alla pittura monumentale partenopea, nel Salterio-libro d’ore conservato in una collezione privata di Ginevra. Dello stesso giro di anni è il Salterio con lo stemma di P. Diaz Garlon (ms. Vat. lat. 3467).

L’ultima attestazione di Felice risale al 1492 in una nota di pagamento per i manoscritti contenenti le opere di San Tommaso realizzati dallo scriba Venceslao Crispo per Ferrante I, in cui lo stile di Felice è certamente riconoscibile nel repertorio decorativo presente nel frontespizio (Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 495, 674, 6525).

DE MARINIS, Codici miniati a Napoli, pp. 93-106.; AVRIL, Dix siècles, pp. 171-173; TOSCANO, Felice, Matteo, pp. 215-218; TOSCANO, Matteo Felice, pp. 87-118.

Pal. lat. 1740, f. 1r - Vat. lat. 3467, f. 3v

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