Classici Latini Evoluzione e trasmissione di opere classiche [di M. Buonocore]

Maestro del Salomone della Casanatense, sec. XIV med

Vat.lat.1860

Tra i collaboratori anziani del noto miniatore Cristoforo Orimina, attivo presso la corte angioina di Napoli tra il secondo quarto e il terzo quarto del XIV secolo, è stata riconosciuta una personalità anonima ma ben caratterizzata, oggi nota con il nome di Maestro del Salomone della Casanatense grazie agli studi di Francesca Manzari. Tale miniatore è una delle pochissime testimonianze emerse riferibili alla produzione libraria napoletana degli anni quaranta del Trecento e prende il nome da un manoscritto composito contenente un Commentario al Cantico dei Cantici (Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 970), in cui si riconosce la sua mano nella miniatura a piena pagina del re Salomone in trono (f. 273v). Il corpus di questo artista si è arricchito sempre di più grazie ai recenti studi, si riconosco finora almeno sei codici in cui è attivo, sempre affiancato da collaboratori e in più occasioni anche dallo stesso Cristoforo: il sopracitato Commentario della Casanatense, un esemplare del De balneis puteolanis (Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8161), alcuni fogli di un Breviario (Madrid, Biblioteca Nacional, Vit. 21-6) e di un Salterio (Genève, Bibliothèque publique et universitaire, Comites Latentes 15), un gruppo di fogli miniati staccati da un Antifonario frammentario eseguiti per la Certosa di S. Martino a Napoli nel quinto decennio del XIV secolo (Veroli, Biblioteca Giovardiana, ms. 10), una miscellanea di testi storici latini e medievali (ms. Vat. lat. 1860).

Il Maestro del Salomone è ben riconoscibile all’interno dei codici per la tipologia dei volti, dal naso dritto e gli occhi allungati, le mani affusolate, i contorni delle figure marcati di nero e per l’ornamentazione delle lettere a foglie appuntite, per la gamma cromatica squillante in cui prevalgono l’azzurro, il rosa e l’arancio. Il miniatore, pur lavorando sempre a Napoli, mostra di seguire modelli della cultura umbro-abruzzese della prima metà del Trecento, per via degli evidenti legami stilistici con il Graduale miniato da Guglielmo di Berardo da Gessopalena del 1337 (mss. Capp. Giulia XVII.2, Capp. Giulia XII.10) e in particolare con le miniature dell’Antifonario di Santa Maria Maggiore a Guardiagrele (codici senza segnatura).

MANZARI, Miniatori napoletani, pp. 116-138; MANZARI, Un libro di storia, pp. 405-416.