Classici Latini Evoluzione e trasmissione di opere classiche [di M. Buonocore]

Giovanni Belbello da Pavia, f. 1425-1460

Ott.lat.2057

Testimoniato per la prima volta nei documenti il 13 ottobre del 1442 come miniatore attivo alla corte dei Gonzaga di Mantova. Il catalogo dell’artista è molto ampio: è opportuno ricordare almeno i numerosi interventi di Belbello nel secondo tomo dell’Offiziolo di Gian Galeazzo Visconti (Firenze, Biblioteca Nazionale, ms. Landau Finaly 22), a cui segue negli anni ’30 del secolo, la decorazione di un Breviario insieme al Maestro delle Vitae Imperatorum destinato a Bianca di Savoia e commissionato da Filippo Maria (Chambéry, BM, ms. 4) e del Messale per Barbara di Brandeburgo Gonzaga (Mantova, Archivio Diocesano), eseguito tra il 1442-1462. Dopo numerose vicissitudine e il sollevamento dell’incarico presso la corte dei Gonzaga, Belbello terminerà la carriera a Venezia (1462-1470). Lo stile di Belbello reinterpreta il gusto naturalistico di Giovannino de Grassi trasformando le scene di paesaggio spesso in luoghi ideali e irreali; il disegno si riconosce per la linea abbreviata e la costruzione di visi ovali dal naso corto e dritto e immagini vivacizzate da una gamma coloristica squillante, che deriva dai saggi della miniatura tardotrecentesca emiliana.

Il codice Ott. lat. 2057, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, è verosimilmente l’opera d’esordio del miniatore, così come è stato ampiamente argomentato da Antonio Cadei, in cui l’artista mostra di essere ancorato ad un linguaggio di fine Trecento; si riconosce inoltre, soprattutto nella realizzazione dei fregi marginali, il debito verso la cultura figurativa transalpina, che allinea l’attività di Belbello a quel gusto francesizzante di area padana caratteristico delle opere di Michelino da Besozzo. Il codice del fondo ottoboniano rappresenta il primo dei soli due casi, con l’Eneide miniata di epoca successiva (Paris, Bibliothèque nationale de France, latin 8204), nella carriera di Belbello in cui il miniatore interviene su testi della tradizione classica manoscritta anziché sulla più diffusa decorazione di codici di contenuto liturgico, come i casi sopracitati e lo strepitoso corredo miniato della Bibbia di Niccolò III d’Este, realizzato tra 1432-1433 e conservato sempre in Biblioteca Apostolica Vaticana (ms. Barb. lat. 613).

CADEI, Studi di miniatura lombarda, pp. 30-39; LOLLINI, Giovanni Belbello, pp. 273-276.

Barb. lat. 613, f. 3r - Ott. lat. 2057, f. 1r

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