Gaspare da Padova, f. 1466/67-c. 1493
Cospicuo è il materiale documentario relativo al miniatore, attivo soprattutto a Roma al servizio dei Gonzaga, sia come famulus del cardinale Francesco (1461-1483) sia per il marchese di Mantova, Federico (1478-1484); dal 1485 egli lavorò per il cardinale Giovanni d’Aragona (1477-1485), figlio di Ferrante re di Napoli e, poco dopo ancora nell’Urbe, per il cardinale Raffaello Riario (1477-1521); avvicendamenti questi tutti ampiamente attestati da scambi epistolari, disposizioni testamentarie e fonti di vario genere (Putaturo Murano, Ipotesi per Gaspare Romano, pp. 95-99; Ruysschaert, Miniaturistes «romains», pp. 264-266; Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-287; Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, pp. 251-252; Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 125-190). A fronte nella notevole messe di informazioni sulla sua professione, svolta per la maggior parte del tempo a Roma dove Gaspare potrebbe essere giunto «forse sulla scia di quei veneti che come Sanvito vi approdarono in seguito all’elezione di Paolo II Barbo (1464-1471)», nulla è ancora noto sugli anni della sua formazione (Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, pp. 252-253; Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 125-190). Il catalogo dell’artista prende infatti corpo a partire dal ms. Vat. gr. 1626 della Biblioteca Apostolica Vaticana, contenente l’Iliade bilingue, in greco e in latino, datata al 31 maggio 1477 e sottoscritta dallo scriba Giovanni Rhosos, ma copiata, nella recensione latina, da Bartolomeo Sanvito e solo parzialmente miniata (Chambers, A Renaissance Cardinal, pp. 60-64; Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-262; Buonocore, Scheda nr. III.25, p. 265; Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, pp. 252-253; Iacobini - Toscano, Scheda nr. III.22, pp. 256-259; Iid., Illustrare Omero, pp. 64-80). Dagli anni ’70 del Quattrocento, Gaspare strinse il suo più importante sodalizio professionale proprio con Bartolomeo Sanvito, quando entrambi erano «familiares et continui commensales» (Iacobini - Toscano, Illustrare Omero, p. 67) del cardinale Francesco Gonzaga (Ruysschaert, Miniaturistes «romains», pp. 268-271; Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-262).
Il miniatore e il calligrafo innovarono allora il modo di illustrare i mss., con l’invenzione del cosiddetto frontespizio all’antica; essi mutarono i rapporti tra la superficie riservata alla scrittura e quella dedicata all’immagine, in un dialogo tra la «restituzione della capitale epigrafica» tracciata nelle peculiari forme grafiche di Sanvito, in un’alternanza di inchiostri colorati e di lettere dalle forme ben definite, e il «contesto architettonico-trionfale d’impostazione padovana» (Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, p. 252 e anche Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-287 e Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 125-190). L’uno e l’altro, profondamente debitori della lezione mantegnesca, riproposero sul foglio di pergamena l’imagerie del linguaggio dell’antiquaria, creando in tal modo pagine dallo stile ben riconoscibile e raffinato (Toscano, La miniatura “all’antica”, passim; Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 125-190). Oltre al già citato Omero Vaticano, celebri esempi del sodalizio Gaspare-Sanvito sono i Commentarii di Cesare, ms. 453 conservati presso la Biblioteca Casanatense di Roma, o le Vitae duodecim Caesarum, ms. lat. 5814 della Bibliothèque nationale de France, realizzate intorno alla metà degli anni ’70 (Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-262; Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, p. 254; Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», p. 170-178). Degli stessi anni è il commento a Giovenale di Domizio Calderini, ms. Plut. 53. 2, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, eseguito per papa Sisto IV all’inizio del suo pontificato (Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 165-170); una committenza condivisa con i mss. della Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 2094, il De animalibus di Aristotele tradotto da Teodoro Gaza (Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 249-262) e Vat. lat. 2044, Platina, Vitae Pontificum. Per la stagione napoletana, è invece possibile richiamare i mss. di Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1659 contenente le Epistulae di Cipriano (Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 278-280) e i Moralia in Job, lat. 2231, eseguito tra Roma e il capoluogo partenopeo (Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 278-280; Iacobini -Toscano, «More graeco, more latino», pp. 185-190); il codice della seconda metà degli anni ’80, infine, conservato nella British Library di Londra, Royal 14. C. III, con la Chronica di Eusebio di Cesarea, anch’essa copiata da Sanvito per Bernando Bembo ed «esemplata su un testimone padovano che Sanvito usa in più di un’occasione» (Bentivoglio-Ravasio, Gaspare da Padova, p. 256, cfr. anche Toscano, La miniatura “all’antica”, pp. 271-272; Iacobini - Toscano, «More graeco, more latino», pp. 178-183).
PUTATURO MURANO, Ipotesi per Gaspare Romano, pp. 95-110; RUYSSCHAERT, Miniaturistes «romains», pp. 263-274: 264-271; CHAMBERS, A Renaissance Cardinal, passim; MADDALO, Ancora sul libro miniato, pp. 68-78; TOSCANO, La miniatura “all’antica”, pp. 249-287: 249-262, 270-284; MADDALO, Sanvito e Petrarca, pp. 25-27; BUONOCORE, Scheda nr. III.25, p. 265; BENTIVOGLIO-RAVASIO, Gaspare da Padova, pp. 251-258; IACOBINI, Toscano, Scheda nr. III.22, pp. 256-259; IACOBINI - TOSCANO, Illustrare Omero, pp. 64-80; IACOBINI - TOSCANO, «More graeco, more latino», pp. 125-190.