Bartolomeo d'Antonio Varnucci, 1412/13 ca. - 1479
Dagli anni ’40 del Quattrocento, egli fu personalità di spicco dell’arte del minio fiorentino (ma per gli inizi della sua attività, cfr. Dillon Bussi, Albinia C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci, pp. 323-332, con bibliografia); l’artista inaugurò la sua carriera con il fratello Giovanni (m. 1459; Dillon Bussi, Albinia C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci, p. 325). Bartolomeo illustrò soprattutto volumi di contenuto sacro e liturgico destinati alla Badia fiorentina, al Duomo di Firenze, all’abbazia di Monteoliveto Maggiore (Pasut, Varnucci, Bartolomeo, p. 981). Il suo linguaggio è un insieme di elementi innovativi (sua forse l’invenzione del putto alato tra i bianchi girari; cfr. Dillon Bussi, Albinia C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci, pp. 324-325, con bibliografia) e di stilemi arcaici (in special mondo campiture di colore piatte e poca varietà nelle fisionomie; Pasut, Varnucci, Bartolomeo, p. 980). Negli anni del Concilio di Firenze del 1439, il miniatore lavorò per diversi committenti, anche molto importanti, come Tommaso Parentucelli (futuro papa Niccolò V, 1447-1455), Eugenio IV (1431-1447) e Antonio Rosselli che donò il suo Monarchia sive tractatus de potestate imperatoris et papae all’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (Paris, Bibliothèque nationale de France, ms. lat. 4237). È stata assegnata a lui la pagina di incipit del ms. Reg. lat. 1988, codice probabilmente realizzato insieme a Francesco di Antonio del Chierico.
DE LA MARE, Vespasiano da Bisticci as Producer, pp. 167-207; DE FLORIANI, Per Bartolomeo Varnucci, pp. 49-60; PASUT, Varnucci, Bartolomeo, pp. 979-982; DILLON BUSSI, Albinia C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci, pp. 323-332.