Vat.lat.7319
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Vat.lat.
- Segnatura:
- Vat.lat.7319
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV in
- Data inizio:
- 1401
- Data fine:
- 1425
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia settentrionale
- Materiale:
- Membr.
- Altezza:
- 395
- Larghezza:
- 260
- Numero fogli:
- I. 334. II
- Nota generale:
- Seneca, Tragoediae; Epistulae ad Lucilium.
Descrizione
- Bibliography:
- Vedere i classici, pp. 341-349; Manuscrits classiques, III.2, pp. 674-677.
- Collazione:
- 35 fascicoli: 1 bifoglio (ff. I-II); 2-19 quinioni (ff. 1-12, 13-22, 23-32, 33-42, 43-52, 53-62, 63-72, 73-82, 83-92, 93-102, 103-112, 113-122, 123-132, 133-142, 143-152, 153-162, 163-172, 173-182); 20 quaternione (ff. 183-190); 21-34 quinioni (ff. 191-200, 201-210, 211-220, 221-230, 231-240, 241-250, 251-260, 261-270, 271-280, 281-290, 291-300, 301-310, 311-320, 321-330); 35 binione (ff. 331-334); ff. 42r, 189v-190v, 334v bianchi; tutti i fogli di guardia sono cart.
- Impaginazione:
- Su un’unica colonna (mm 240x145) con giustificazione in vedetta per la prima parte del manoscritto (ff. 3-189r), su 33/34 ll./rr.; a due colonne (mm 240x163, spazio intercolonnare mm 20) per la seconda parte (ff. 191r-334r), su 40/41 ll./rr.; rigatura alla mina leggerissima, talvolta appena visibile, su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 37, con l’aggiunta di un’ulteriore riga verticale sul margine sinistro, e 41).
- Foliazione:
- Meccanica moderna in basso a destra; una precedente foliazione manuale indica il primo bifolio come I-II, a lapis in alto a destra; il f. 3 è indicato come 1, in alto a destra a penna; il f. 39 è segnalato a inchiostro; i ff. 54, 84, 127, 143, 158, 191, 193, 307, 327 sono segnati a inchiostro rispettivamente come 50, 80, 124, 140, 154, 186, 188, 200, 220; il f. 189 è indicato a penna in alto a destra sia come 184 sia come 372, cifra però barrata; il f. 190 è segnato a penna in alto a destra con 186; il f. 334 è indicato a penna in alto a destra come 330 e come 227, cifra però barrata.
- Scrittura:
- Gotica del tipo rotunda
- Scrittura - Nota:
- Di mani diverse per la prima e per la seconda parte del manoscritto, di moduli diversi per i testi senecani e per gli Argumenta di Niccolò Trevet; inchiostro bruno; rubricati incipit, explicit e nomi dei personaggi. La seconda parte del codice reca alcuni segni di richiamo e note probabilmente di Domenico Capranica (1400-1458, identificazione di Antonio Manfredi, cf. Vedere i classici, p. 341 e Manuscrits classiques, III.2, pp. 674 e 676).
- Decorazione - Nota:
- 10 pagine di incipit (ff. 1r, 24r, 43r, 53v, 73v, 90v, 109v, 126v, 142v, 158r); 33 iniziali maggiori abitate (talora non finite; ff. 1r, 24r, 43r, 53v, 73v, 90v, 109v, 126v, 142v, 158r, 191r, 196r, 202v, 209v, 216v, 221r, 225v, 230v, 235v, 243v, 249r, 254v, 259r, 263r, 267v, 273r, 274r, 280r, 289r, 300r, 305r, 311v, 315v, 325r; mm 34x34, media), su campo in lamina metallica aurea, fondo in blu e corpo fitomorfo in rosa, spesso con fregi fitomorfi policromi (blu, rosa, giallo, verde), elementi in foglia d’oro e globi aurei; 10 miniature tabellari (ff. 1r, 24r, 43r, 53v, 73v, 90v, 109v, 126v, 142v, 158r; mm 86x142, media), non sempre portate a termine; numerose iniziali medie in blu con filigrana in rosso o rosso-porpora, in rosso con filigrana in blu; iniziali minori calligrafiche in rosso e blu; capoversi toccati di giallo; segni di paragrafo rossi e blu.
- Legatura -Nota:
- In marocchino bruno su assi di cartone, con impressioni in oro lungo tutto il perimetro dei piatti; dorso a 5 nervi, impresso in oro con le insegne di papa Gregorio XVI (1831-1846), secondo tassello in pelle verde con la segnatura "7319"; sovraccoperta di cartoncino porpora.
- Stato di conservazione:
- Buono, sebbene la pergamena appaia ingiallita, talvolta macchiata lungo i margini; spesso visibile una preparazione scura al di sotto della foglia d’oro; a f. 310v l’inchiostro della rubrica è quasi completamente dilavato; la compagine dei fascicoli appare in più punti scarsamente aderente al dorso della legatura.
- Segnature di fascicoli:
- Alfanumeriche a colore, visibili talvolta sulla prima parte del fascicolo, in basso a destra; una mano moderna indica i fascicoli in cifre arabiche a lapis, in alto a destra.
- Verba reclamantia:
- Costanti al centro del margine inferiore, talvolta racchiuse entro una cornice poliloba a inchiostro bruno; mancano nel fascicolo 5 (ff. 33-42), nel 20 (ff. 183-190).
- Nota:
- Il manoscritto appartiene al ramo A della tradizione testuale delle Tragoediae di Seneca, più diffuso rispetto all’E, che vide dapprima una limitata circolazione, per poi guadagnare, all’inizio del secolo XIV, una parziale fortuna grazie ai preumanisti padovani. La peculiarità della famiglia A (a sua volta bipartita in δ e β) è nell’ordine dei testi senecani e in una serie di oscillazioni ortografiche nei loro titoli; si riportano di seguito gli uni e gli altri, così come compaiono nel ms.: Hercules furens, Thiestes, Thebais, Ypolitus, Edippus, Troas, Medeades, Agamenon, Ottavia, Hercules Theseus (cf. Vedere i classici, p. 341). A f. 2v, si legge: "Iulius Caesar Valentinus Romanus iuris utriusque doctor" (cf. ms. Ross. 604; in Manuscrits classiques, III.2, p. 676, la lettura proposta è: "Iulius Cesar Valentinus donavit illustrissimo socio ...")
- Altro nome:
- Gregorius PP. XVI, 1765-1846 [owner]
Capranica, Domenico, card., 1400-1458 [owner]
Derolez, Albert [person]
Maestro delle Iniziali di Bruxelles, sec. XIV ex-sec. XV in [artist]
Scuola del Maestro delle Iniziali di Bruxelles [artist] - Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Il manoscritto fu probabilmente nella collezione di Domenico Capranica (1400-1458, cf. Scrittura - Nota), confluita poi nel collegio da lui stesso fondato (cf. Codici Rossiani miniati, passim); per questa via, esso giunse in Biblioteca Vaticana nel 1798 (Manuscrits classiques, III.2 p. 676). Si può inoltre riconoscere nel ms. Vat. lat. 7319 i due codici a contenuto senecano indicati proprio nell'inventario Capranica ai numeri 303 e 305, esemplari un tempo divisi e riuniti solo in una fase successiva (cf. Vedere i classici, p. 341, Manuscrits classiques, III.2 p. 676). L'annotazione a f. 2v ricorda il nome di Giulio Cesare Valentino (m. 1615), lettore dello Studium Urbis (cf. ms. Ross. 604, f. 1v; cf. anche ms. Ross. 604). Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 3r, 189r, 191r, 331v.
Testo del curatore
Esemplare di grande formato e dalla pergamena di buona qualità ben lavorata, il Vat. lat. 7319 tramanda le Tragoediae e le Epistolae ad Lucilium di Seneca vergate da due copisti diversi, l’uno riconoscibile ai ff. 1r-189r e l’altro ai ff. 191r-334r (Monti - Stok, Scheda nr. 82, p. 341). Un avvicendamento che si riflette anche nella mise-en-page, con il testo disposto su un’unica colonna nel primo caso e su due colonne nel secondo; l’effetto complessivo è di grande eleganza, enfatizzata anche dal nitore degli ampi margini. La regolarità della scrittura è di tanto in tanto interrotta dalle molte lettere filigranate in rosso e in blu che punteggiano i fogli e, soprattutto, dal ricco apparato di miniature tabellari e di iniziali istoriate, che compongono un vero e proprio paratesto. Esse infatti, sia al passaggio tra un’opera e l’altra sia a scandire i diversi luoghi di una medesima, introducono il lettore in medias res, anticipando o suggerendo i contenuti testuali attraverso un’immagine più o meno sintetica, ma sempre narrativamente efficace e talora ricca di dettagli (per i Seneca illustrati cfr. anche Fachechi, I classici illustrati, passim; Villa, Le tragedie di Seneca, passim; Fachechi, Il catalogo per autori, passim; per altri esemplari analoghi cfr. Ott. lat. 1420, Pal. lat. 1671, Pal. lat. 1677, Reg. lat. 1500, Urb. lat. 356, Vat. lat. 1645, Vat. lat. 1647). Si dispiega allora tra le pagine del Vat. lat. 7319 una vivace galleria di personaggi intenti in serrati dialoghi espressi attraverso la gestualità delle mani e abbigliati secondo la moda in voga al momento della confezione del manoscritto; un riflesso dell’epoca si ravvisa anche nel gusto per le immagini di grande impatto emotivo, come accade nell’intero ciclo delle Tragoediae, nelle quali l’elemento drammatico è peraltro involontariamente accentuato dalla loro incompleta esecuzione.
La composizione del ms. in due diverse unità codicologiche è evidente non solo sul piano paleografico, ma anche su quello figurativo: le illustrazioni e le iniziali a corredo delle Tragoediae sono infatti state assegnate al Maestro delle Iniziali di Bruxelles, da identificare, secondo una recente proposta critica, con Giovanni di fra’ Silvestro (Medica, Un nome per il Maestro, pp. 11-22; sul ms. cfr. da ultimo, Buonocore, Ross. 604, p. 996), uno dei più importanti artisti bolognesi tra la fine del secolo XIV e gli inizi del successivo, interprete della cultura tardogotica fra Francia e Italia settentrionale (Medica, Miniatura e committenza, pp. 76-79). Egli raccolse attorno a sé un atelier di personalità che seppero tradurre la sua lezione artistica – peraltro nutritasi dei modi di Nicolò di Giacomo –, con esiti spesso non trascurabili, come si può osservare proprio nella porzione che nel Vat. lat. 7319 accoglie le Epistolae ad Lucilium.
Le pagine di incipit al Seneca tragico sono sempre costruite sul connubio fra fregio fitomorfo, talora abitato, miniatura tabellare e iniziale con figure, elementi che mostrano i modi esecutivi e le scelte linguistiche precipue del Maestro delle Iniziali di Bruxelles (assegnato a lui, ma in momento diverso della sua produzione, è anche il Reg. lat. 1500). Una spiccata vivacità narrativa caratterizza tutte le illustrazioni, evidente nonostante la loro parziale completezza; il disegno preparatorio a inchiostro è veloce e realizzato solo a grandi linee, poiché alle campiture di colore sarebbe stata assegnata la funzione di modellare i volumi e di rendere le fisionomie dei personaggi. Da questo punto di vista, la prima parte del codice è interessante anche perché permette l’osservazione del metodo di lavoro dei miniatori (per il tema cfr. Alexander, Medieval Illuminators, passim): delimitati gli spazi e tracciato il disegno preparatorio, si procedeva con l’applicazione della foglia d’oro, quindi con la realizzazione delle cornici e degli sfondi, infine con la definizione cromatica delle figure che, in questo caso, sono rimaste quasi sempre allo stato di abbozzo.
Il Vat. lat. 7319 è inoltre strettamente collegato al Ross. 604, che tramanda le opere del Seneca retore e filosofo e dello Pseudo Seneca; i due esemplari sono assimilabili per più di un aspetto. Condividono in primo luogo uno dei copisti, che verga i ff. 191r-334r nel primo e i ff. 61r-299v nel secondo (da ultimo, Buonocore, Ross. 604, p. 996). Identico è poi l’ambito di produzione anche sotto il profilo illustrativo: nelle lettere incipitarie delle Epistole nel ms. Vaticano (ff. 191r-334r) è attivo il medesimo miniatore che lavora ai ff. 61r-218r del codice Rossiano (Id., Tra i codici miniati, pp. 180-181; Id., Ross. 604, pp. 996-997).
La verifica incrociata dei dati paleografici ha suggerito una certa scansione cronologica per il confezionamento dei due mss.: Marco Buonocore colloca infatti nell’ultimo decennio del secolo XIV i ff. 191r-334r del Vat. lat. 7319 e i ff. 61r-299v del Ross. 604; mentre riconduce al primo decennio del Quattrocento i ff. 1r-60r del Ross. 604 e i ff. 1r-190r del Vat. lat. 7319 (Id., Tra i codici miniati, p. 181; Id., Ross. 604, p. 997). Secondo lo studioso, prossima, ma non contestuale all’atto di copiatura del testo, sarebbe quindi l’esecuzione degli apparati illustrativi e decorativi dei due esemplari senecani, operazione che andrebbe ancorata entro il secondo decennio del secolo XV, quando il Maestro delle Iniziali di Bruxelles lavorava anche al Valerio Massimo, ms. Vat. lat. 7320 (Id., Ross. 604, p. 997; cfr. anche Pasut, I miniatori del Vaticano, pp. 543-544, ma con altre motivazioni, come Ceccanti, Scheda nr. 16, pp. 93-95). Sulla scia di questo argomento, nasce tuttavia un veloce spunto di riflessione sull’attività e sulla struttura della bottega: si potrebbe infatti pensare, piuttosto che all’avvicendamento tra un momento esecutivo e l’altro in un intervallo di tempo in fondo non così limitato, alla compresenza di copisti e di miniatori diversi all’opera su più manoscritti e in contemporanea, anche al fine di soddisfare nel più breve tempo possibile l’ingente numero di commissioni.
Ad ogni modo, il Vat. lat. 7319 e il Ross. 604, che insieme raccolgono il Seneca retore, morale e tragico, costituiscono un vero e proprio corpus dell’autore latino (Buonocore, Ross. 604, p. 997). E proprio per questa loro peculiarità, essi erano parte della ricca collezione libraria del cardinale Domenico Capranica (1423-1458), poi passata al Collegio omonimo da lui fondato (cfr. Id., La variante testuale, p. 192; Id., Tra i codici miniati, pp. 167-187) e che, in seguito a numerose dispersioni, è in parte rintracciabile nei Fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana, in special modo nel Rossiano (Id., La variante testuale, p. 192; Id., Tra i codici miniati, pp. 167-187 e in generale in Codici Rossiani miniati, passim). La storiografia critica ha infatti dimostrato come, all’inizio del secolo XV, fosse ancora disponibile una discreta quantità di manoscritti senecani confezionati nel Trecento, esemplari di grande pregio e in ottime condizioni, degni di trovare posto all’interno di una collezione di rango (Monti, Seneca nella Biblioteca, pp. 21, 26, un fenomeno analogo si registra anche per la biblioteca di Niccolò V [1447-1455], con i mss. Vat. lat. 2212, 2213, 2214).
Per tornare al cardinale Capranica, all’interno dell’inventario dei suoi manoscritti (388 in totale; cfr. Vat. lat. 8184, ff. 2r-46v) sono citati cinque testimoni senecani, di cui tre identificati proprio da Marco Buonocore: due sono appunto il Ross. 604 e il Vat. lat. 7319, mentre il terzo è il Ross. 559 (Id., Tra i codici miniati, p. 178); Antonio Manfredi riconosce inoltre la mano del cardinale nelle frequenti note e nei peculiari segni apposti a margine (Manfredi, La Penitenzieria Apostolica, p. 74). All’interno dell’inventario Capranica, il ms. Vaticano si può riconoscere nei due codici a contenuto senecano corrispondenti ai numeri 303 e 305, un tempo tomi indipendenti e riuniti solo in una fase successiva (Luciani, Minoranze significative, pp. 171; Monti - Stok, Scheda nr. 82, p. 341; Monti, Seneca nella Biblioteca, p. 21; Manuscrits classiques, III.2, p. 676).
Descrizioni interne
2v
Argumentum in Herculem furentem
3r-23v
Hercules furens
23v-41v
Thyestes
42v-53r
Thebais
53r-73r
Hippolytus
73r-90r
Oedipus
90r-108v
Troas
109r-125v
Medea
126r-142r
Agamemnon
142r-157v
Octavia
157v-189r
Hercules Oetaeus
191r
Vita Senecae
191r-192v
Epistulae Senecae ad Paulum et Pauli ad Senecam