Vat.lat.5958
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Vat.lat.
- Segnatura:
- Vat.lat.5958
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV ex
- Data inizio:
- 1476
- Data fine:
- 1500
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia centrale
- Localita:
- Roma
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 230
- Larghezza:
- 165
- Numero fogli:
- II. 167. I
- Contenuto:
- f. 2r, Sexti Pompei Festi Priscorum verborum cum exemplis.
- Nota generale:
- Festus, De verborum significatione.
Descrizione
- Bibliography:
- Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrit classiques, III.2, pp. 578-579; Vedere i classici, pp. 464-466.
- Collazione:
- 17 fascicoli: 1-6 quinioni (ff. 2-11 [+1], 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-62); 7 senione (ff. 62-73); 8-16 quinioni (ff. 74-83, 84-93, 94-103, 104-113, 114-123, 124-133, 134-143, 144-153, 154-163); 17 binione (ff. 164-167); il f. 1 doveva essere stato inserito nella compagine dei fascicoli, ma oggi risulta fissato per mezzo di un brachetta insieme al f. II, un tempo controguardia anteriore, come mostrano i segni di strappo sul recto; il f. 167, pur essendo l’ultimo foglio del binione finale, era stato utilizzato come controguardia posteriore; gli altri fogli di guardia sono cart.; bianchi ff. 1r, 164v-167v.
- Impaginazione:
- A piena pagina (mm 146x93) su 24/24 ll./rr., con giustificazione in vedetta; rigatura a secco leggerissima ripassata a colore, ben visibile su entrambi i lati del foglio sebbene a volte più marcata (tipo Derolez 31, talvolta visibile un’ulteriore doppia riga sul margine esterno); rigati i ff. 164v-167.
- Foliazione:
- Manuale moderna in cifre arabiche, a inchiostro bruno scuro in alto a destra, numera fino a f. 164 e non indica i ff. 165-167.
- Scrittura:
- Umanistica corsiva
- Scrittura - Nota:
- Di un’unica mano a inchiostro bruno scuro e rosso per i lemmi; a un esperto calligrafo sono affidati gli incipit, gli explicit e i titoli; rubricata a margine la parola "σημειωσαι" (abbreviata in Η inchiavardata entro Σ, entrambe maiuscole), così come sono rubricate le indicazioni "frag(men)", "deest" e "deficit", tutti elementi che testimoniano un lavoro filologico sul manoscritto.
- Decorazione - Nota:
- 1 pagina di incipit (f. 2r) con fregio a candelabra policromo (porpora, ocra, blu, verde), con globi aurei cigliati; a bas-de-page, stemma entro un clipeo laureato sorretto da due creature fantastiche con il busto antropomorfo; alternanza di inchiostri oro, viola, rosso, verde per la rubrica. 19 iniziali maggiori mantiniane (ff. 2r, 17v, 21r, 36r, 41r, 45r, 51r, 54r, 56v, 62v, 66v, 80r, 87r, 96v, 117r, 120r, 131r, 152v, 160r; mm 13x14, media), la prima su campo riquadrato in blu, con fondo in oro decorato con motivo fitofloreale, le altre con corpo in lamina metallica aurea su campo colorato (in viola e in verde in alternanza) e decorato in crisografia; letterine di attesa rubricate in caratteri capitali sul margine esterno entro la doppia riga di giustificazione.
- Legatura -Nota:
- Su quadranti in cartone rivestiti in pergamena verde con quattro fori per l’originario sistema di chiusura; al centro impresso in oro lo stemma di papa Urbano VIII (1623-1644); dorso ottocentesco a 3 nervi, in pelle bianca, con tassello in pelle rossa per la segnatura dorata "Vat. / 5958" e le insegne di papa Pio IX (1846-1878) e del card. bibliotecario Luigi Lambruschini (1834-1853), impresse in oro; tagli dorati e decorati.
- Stato di conservazione:
- Buono, qualche macchia, qualche difetto di concia, squadernato in apertura, gli inchiostri utilizzati per la decorazione della pagina di incipit hanno lasciato un alone a f. 1v.
- Segnature di fascicoli:
- Alfanumeriche a colore, sulla prima parte del fascicolo, in basso a destra sul recto, talvolta visibili, talvolta rifilate.
- Verba reclamantia:
- Costanti sul verso e in orizzontale entro la doppia riga di giustificazione, rubricate in capitale, talvolta parzialmente rifilate.
- Stemma:
- Di Agostino Maffei (f. 2r): al I d’azzurro al cervo issant d’oro, al II bandato d’azzutto e d’oro di 6 pezzi a 1 fascia d’oro (o d’argento) brochant sulla partizione.
- Altro nome:
- Maffei, Agostino, 1431-c. 1496 [owner]
Urbanus PP. VIII, 1568-1644 [person]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [person]
Lambruschini, Luigi, card., 1776-1854 [person]
Derolez, Albert [person]
Sanvito, Bartolomeo, 1435-1511 [artist]
Maffei, Achille, m. 1568 [owner]
Maffei, Bernardino, card., 1514-1553 [owner]
Agustín, Antonio, arciv. di Tarragona, 1517-1586 [person] - Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 1r, 2r.
Testo del curatore
Di piccolo formato e dalla pergamena di buona qualità ben lavorata, il manoscritto mostra uno specchio di scrittura a piena pagina, che lascia liberi ampi margini, ed esibisce tutti i lemmi vergati in rosso. La continuità della raffinata mise-en-page è interrotta da iniziali mantiniane che introducono alle sezioni dell’opera glossografica. Seppure privo di un apparato di annotazioni, il codice è stato un esemplare di studio: esso è infatti un apografo del celebre Festo Farnesiano, del secolo XI, conservato a Napoli, Biblioteca Nazionale, ms. IV A 3, unico «testimone diretto di epoca medievale» del De verborum significatione, giunto tuttavia «mutilo di alcuni fascicoli a causa di un incendio» (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, pp. 7, 16 e anche Bracke, Scheda nr. 134, p. 464, ma cfr. da ultima Di Marco, Per un riesame, passim). Il codice vaticano è dunque uno dei manoscritti che raccontano la ‘ricomparsa’ di Festo a Roma in epoca umanistica, già dalla metà del Quattrocento (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, pp. 22-27). Il Vat. lat. 5958 reca infatti le tracce di un vero e proprio «lavoro editoriale», per il quale «ogni lettera dell’epitome è stata completata con lemmi nuovi o con quelli la cui stesura più completa si leggeva nei frammenti» (Bracke, Scheda nr. 134, p. 464). Passaggi segnalati con una serie di indicazioni rubricate a margine, come σημείωσον (abbreviata in Η inchiavardata entro Σ, entrambe maiuscole, es. f. 74v), frag(mentum) (es., f. 76r), deest (es., f. 107r), che rimandano tutte all’ambiente dell’Accademia romana di Pomponio Leto (Di Marco, Per un riesame, passim).
Controversa la questione relativa alla mano dello scriptor. Parte della critica ha voluto identificarlo con Cecio Giuliano, «pupil of Pomponio Leto» (de la Mare - Nuvoloni, Bartolomeo Sanvito, p. 243; cfr. Ruysschaert, Scheda nr. 173, p. 83; Bracke, Scheda nr. 134, pp. 464-466; Bracke, La première «édition», passim), poiché il suo nome compare nell’epigramma ad apertura del Vat. lat. 5958; un componimento poetico analogo a quello collocato invece in chiusura del Vat. lat. 1549, altro codice testimone della ‘riscoperta’ dell’opera festina nell’ambito della medesima cerchia di intellettuali (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, p. 24).
E tuttavia, «sulla base di un riscontro autografo dello stesso Cecio» e dal confronto quindi tra tale riscontro e la tipizzazione grafica visibile nel Vat. lat. 5958, è stato possibile confutarne l’attribuzione: all’accademico si assegna perciò solo la composizione dell’epigramma (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, p. 24, sulla scia di De Nonno, Cecilio Stazio, p. 236; Di Marco, Per un riesame, passim). Seppure non in veste di copista, Cecio Giuliano potrebbe avere avuto però una funzione cardine nell’intera vicenda: l’ipotesi è che «egli volle allestire una copia filologicamente ed editorialmente curata da mettere a disposizione della cerchia di eruditi» (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, pp. 26-27), probabilmente affiancato da tre scriptores diversi, al lavoro nei due codici vaticani e nel Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, ms. Voss. O 9, terzo esemplare omogeneo ai primi due, ma che «testimonia [...] una fase più primitiva del lavoro» (Ammirati, Intorno al Festo Farnesiano, p. 26).
Ad ogni modo, che il Vat. lat. 5958 sia un prodotto dell’Accademia romana è fuori di dubbio anche per un altro motivo: Bartolomeo Sanvito partecipò infatti al suo allestimento in veste di calligrafo (de la Mare - Nuvoloni, Bartolomeo Sanvito, p. 243), come dimostra il peculiare utilizzo degli inchiostri alternati per la rubrica nella pagina di incipit; un anomimo miniatore realizzò invece il fregio a candelabra, l’iniziale maggiore e lo stemma. Il manoscritto fu confezionato per Agostino Maffei, noto collezionista e umanista anch’egli della cerchia pomponiana (Bracke, Scheda nr. 134, p. 464; cfr. anche Chambers, A Renaissance Cardinal, p. 54), protagonista peraltro dell’epigramma ‘ad antiporta’ al codice. Un ulteriore esemplare della sua raccolta è il Sallustio cosiddetto pomponiano, l’Ott. lat. 2989, copiato da Giacomo Aurelio Questenberg (Bracke, Scheda nr. 134, p. 464), e che ripropone tra i suoi fogli il binomio tra Sanvito e l’anonimo artista del Festo.
Benché il 1496, anno della morte di Maffei, possa essere indicato come ante quem per la confezione del manoscritto (Bracke, Scheda nr. 134, p. 464), è possibile circoscrivere ulteriormente la data di esecuzione del codice se si tiene presente che il Vat. lat. 5958, all’interno dell’attività di Sanvito, può essere ancorato all’intervallo di tempo tra il 1477 e il 1483 (de la Mare - Nuvoloni, Bartolomeo Sanvito, p. 243), quando egli a Roma si dedicava a committenti come i cardinali Francesco Gonzaga (Dublin, Chester Beatty Library, ms. W 122; Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. gr. 1626; cfr. anche l’Urb. lat. 681, seppure si tratti in questo caso di un ms. fiorentino) e Giovanni di Aragona (Paris, Bibliothèque nationale de France, ms. lat. 1659), o a papa Sisto IV (Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 1888). Alla stessa fase fanno inoltre riferimento i codici con le Decades di Tito Livio, Borgh. 368, Vat. lat. 1848, Vat. lat. 1853, realizzati da Sanvito per Ludovico Agnelli, famulus del cardinale Gonzaga, altro importante committente del calligrafo veneto (de la Mare - Nuvoloni, Bartolomeo Sanvito, pp. 32, 243).
Alla morte di Agostino Maffei, il Vat. lat. 5958 confluì nella raccolta libraria di suo nipote Achille – che la unì a quella già avuta dal padre Benedetto –, passando quindi a Girolamo suo figlio e poi, sempre per via ereditaria, ad altri esponenti della famiglia Maffei, come Bernardino (m. 1553), al quale rimandano le iniziali Rmi d. B. M. a f. Iv (Bracke, Scheda nr. 134, p. 464).
Descrizioni interne
1v
Ad lectorem (epigramma)