Vat.lat.1647
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Vat.lat.
- Segnatura:
- Vat.lat.1647
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XIV ex
- Data inizio:
- 1376
- Data fine:
- 1400
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia settentrionale
- Localita:
- Verona (?)
- Materiale:
- Membr.
- Altezza:
- 357
- Larghezza:
- 265
- Numero fogli:
- II. 187. II
- Nota generale:
- Seneca, Tragoediae.
Descrizione
- Bibliography:
- Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrits classiques, II.2 pp. 268-270; Vedere i classici, pp. 299-301; Caldelli, I codici datati 1-2100, pp. 96-97; IAM42.2 (ff. 76v, 88r, 107r, 123v, 140r).
- Collazione:
- 24 fascicoli: 1-22 quaternioni (ff. 1-8, 9-16, 17-24, 25-32, 33-40, 41-48, 49-56, 57-64, 65-72, 73-80, 81-88, 89-96, 97-104, 105-112, 113-120, 121-128, 129-136, 137-144, 145-152, 153-160, 161-168, 169-175); 23 binone (ff. 176-179); 24 quaternione (ff. 180-186 [-1]); ff. 21v, 39r-v, 56v, 77r-v, 88v, 109v, 124r-v, 140r-141r, 156v, 186v bianchi; i fogli di guardia sono tutti cart., il recto del primo foglio e il verso dell'ultimo sono marmorizzati policromi come le controguardie.
- Impaginazione:
- Su un’unica colonna (mm 240x150) di 33 ll./34 rr.; rigatura alla mina leggera, visibile su entrambi i lati (tipo Derolez 11).
- Foliazione:
- Manuale moderna in cifre arabiche a inchiostro bruno in alto a destra, procede corretta fino a f. 109, ma poi indica il 110 come 108 e da lì in avanti mantiene l’errore (nella Collazione si indicheranno i fascicoli secondo la foliazione presente sul manoscritto).
- Scrittura:
- Gotica del tipo Bononiensis
- Scrittura - Nota:
- Di modulo ampio, di un’unica mano a inchiostro bruno scuro, che probabilmente si firma nel monogramma "dFP" a f. 186r; nomi dei personaggi rubricati; glosse marginali e interlineari in gotica corsiva a f. 1r.
- Decorazione - Nota:
- 1 pagina di incipit (f. 1r) e 10 iniziali maggiori istoriate (ff. 1r, 22r, 40r, 57r, 78r, 89r, 108r, 125r [ma 127r], 141v [143v], 157r [ma 158r]; mm 126x67, media), su campo in foglia d’oro, corpo fitomorfo in rosa, talvolta accompagnate da fregi fitomorfi e a bastone policromi (rosa, blu, rosso, ocra, verde) con inserti in lamina metallica e globi aurei; numerose iniziali filigranate rosse e blu con filigrana del colore opposto e talvolta in viola; capoversi sovramodulati e filigranati a inchiostro bruno; segni di paragrafo alternativamente rossi e blu.
- Legatura -Nota:
- Su quadranti in cartone rivestiti in marocchino rossiccio, piatti decorati con doppio listello in oro; dorso a 6 nervi con impressioni in oro, sul secondo tassello la segnatura 1647 e sugli altri l’insegna papale di Pio VI (1775-1799) e quella del card. bibliotecario Francesco Saverio de Zelada (1779-1801); controguardie marmorizzate policrome.
- Stato di conservazione:
- Buono, qualche difetto di concia, in qualche punto è molto squadernato.
- Segnature di fascicoli:
- Non presenti.
- Verba reclamantia:
- Costanti al centro del margine inferiore; nel fascicolo 11 (ff. 81-88), il richiamo non corrisponde all’incipit del fascicolo 12 (ff. 89-96; "Marcii/Quicumque").
- Stemma:
- f. 1r, non identificato, cimiero con aquila imperiale e scudo con le iniziali B, AL, B e ai lati di nuovo B A (cf. MacGregor, The Manuscripts of Seneca, p. 1207, lo attribuisce a Girolamo Balbo [1450? - m. 1531], studioso tedesco alla corte imperiale degli Asburgo e discepolo di Pomponio Leto a Roma).
- Nota:
- Il ms. appartiene al ramo A della tradizione testuale delle Tragoediae di Seneca, più diffuso rispetto all’E, che vide dapprima una limitata circolazione, per poi guadagnare, all’inizio del secolo XIV, una parziale fortuna grazie ai preumanisti padovani. La peculiarità della famiglia A (a sua volta bipartita in δ e β) è nell’ordine dei testi senecani e in una serie di oscillazioni ortografiche nei loro titoli; si riportano di seguito gli uni e gli altri, così come compaiono nel ms.: Hercules furens, Tiesta, Edipa, Ypolita, Thebais, Troas, Medea, Agamenonia, Octavia, Oethea (cf. Vedere i classici, p. 300); si rileva inoltre un’inversione tra Phoenissae e Phaedra, forse dovuta all’archetipo, da cui discende anche il ms. Plut. 37, 6 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, ritenuto a lungo apografo del codice vaticano (Vedere i classici, p. 300); entrambi mostrano una caratteristica tutt’altro che diffusa, per la quale ogni rubrica contiene l’explicit della precedente, l’incipit della successiva e i nomi dei relativi protagonisti delle tragedie di Seneca (indicato peraltro come "Publius Marcus" o solo come "Marcus"). A f. 186r, nell’explicit è individuabile un monogramma, "dFP", forse la firma del copista, a oggi ignoto, mentre il richiamo ai santi martiri veronesi Firmus e Rusticus nella rubrica di f. 76v ha suggerito un ambito di produzione collegato a quel territorio, rapporto che parrebbe suffragato anche dal nesso di parentela con il sopra citato ms. Plut. 37. 6 di Antonio da Legnago (1350-1385), notaio e consigliere alla corte scaligera.
- Altro nome:
- Pius PP. VI, 1717-1799 [owner]
Zelada, Francesco Saverio de, card., 1717-1801 [owner]
Derolez, Albert [person]
Hieronymus Balbus, vesc. di Gurk, c. 1460-c. 1536 [person]
Nicolaus PP. V, 1399-1455 [person]
Antonio da Legnago, c. 1350-1385 [person] - Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Colophon:
- f. 76v: "Marcii Annei Senece Ypolita feliciter explicit die mercurii nono augusti M°CCC°lxxxx° primo, XIIIIa indictione et die predicta fuit festum sanctorum Firmi et Rustici martirum et per gratia Dei Thebais eiusdem sequitur"; f. 88r: "Explicit hic feliciter Marcii Annei Senece Tebais in traiedia (sic) die martis XXI mensis augusti M° IIIc lxxxxi°, xiiiia indectione et Deo prestante Troas traiedia (sic) eiusdem Senece in sequenti folio sequitur"; f. 107r: "Explicit hic Troas Marcii Anei (sic) Senece die veneris quintodecimo mensis septembris M° CCC lxxxxi° Indictione XIIIIa, gratia Dei semper adiuvante et eadem gratia immediate sequere debet in sequente folio tragedia que Medea appellatur et die predicta incepta fuit cum Dei adiutorio"; f. 123v: "Explicit feliciter tragedia que Medea appellatur die iovis quinto mensis Octobris M° CCC° lxxxxi indictione XIIII et per Dei gratia Marcii Annei Senece Agamenonia tragedia in secundo sequenti folio incipit"; f. 140r: "Explicit feliciter Annei Marcii Senece tragedia Agamenonia die martis ultimo mensis Octobris M° IIIc lxxxx primo indictione XIIIIa et hic in sequenti folio sequitur Octavia et die predicta incepta fuit circa horam vesperarum"; f. 156r: "Explicit feliciter Octavia die martis secundo mensis aprilis M° IIIclxxxxii, XVa indictione et sequitur Oethea".
- Storia:
- Ritenuto a lungo uno degli esemplari entrati in Biblioteca Vaticana con Niccolò V (1447-1455; Fohlen, Les manuscrits classiques dans le fonds, pp. 9, 45), la proposta è stata confutata da Antonio Manfredi sulla base di quanto è segnalato nell’Inventario dei codici latini, ms. Vat. lat. 3959 (ff. 3r-36r, nr. 727): il codice senecano lì descritto era "cum exposicione", elemento non presente invece nel ms. Vat. lat. 1647 (Manfredi, I codici latini, pp. 452-453). È inoltre possibile che nelle lettere BALB dello stemma si possano riconoscere le armi di Girolamo Balbi (c. 1450- c. 1536), vescovo di Gurk e con forti legami con la corte degli Asburgo, circostanza che farebbe definitivamente tramontare l’ingresso del ms. in Vaticana per il tramite di papa Parentucelli (cf. Caldelli, Codici datati 1-2100, pp. 96-97). Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 1r, 186v.
Testo del curatore
Di medio formato e confezionato con una pergamena di buona qualità ben lavorata, il manoscritto tramanda le Tragoediae di Seneca, disposte su un’unica colonna, in un’impaginazione che lascia liberi ampi margini, benché sia stato glossato solamente il f. 1r (Maria Grazia Ciardi Dupré Dal Poggetto legge l’assenza di annotazioni nel resto del ms. come un modo per «non turbare» il «risultato estetico» complessivo, Ciardi Duprè Dal Poggetto, Scheda nr. 17, pp. 96-98). Il codice ha una ‘veste editoriale’ accurata, nella quale i capoversi sono tutti minutamente decorati con giochi di penna in bruno e lasciano di tanto in tanto spazio a raffinate lettere filigranate di rosso e di blu, con filigrana del colore opposto oppure in viola o in giallo. Gli incipit delle singole tragedie sono segnalati da iniziali istoriate di notevoli dimensioni che costituiscono un vero e proprio paratesto; la narrazione per immagini scandisce i diversi luoghi dell’opera e introduce il lettore in medias res, anticipando o suggerendo i contenuti testuali. Molto interessanti sono inoltre le modalità di costruzione del racconto: esso si svolge infatti non solo all’interno dello spazio isolato dalla morfologia della lettera, ma in qualche caso occupa anche i margini, seppure sempre inglobato all’interno del fregio vegetale (es., ff. 57r, 89r, 141v). Declinate in una tavolozza pittorica vivida e pastosa, messa in risalto dalla profusione di foglia d’oro sempre di spessore consistente, sotto gli occhi del lettore si dispiegano le vicende dei personaggi senecani, con un’enfasi per gli accenti drammatici che deriva certo dalla natura del testo, ma che è anche un riflesso del gusto dell’epoca per le scene di grande impatto emotivo. A tal proposito, è interessante notare che gli assassini (Edipo che uccide Laio, f. 40r; Pirro che uccide Polissena, f. 89r) sono sempre presentati con abiti bicolori, iconograficamente connotativi dei giullari o dei folli (per i Seneca illustrati cfr. anche Fachechi, I classici illustrati, passim; Villa, Le tragedie di Seneca, passim; Fachechi, Il catalogo per autori, passim; Pasut, I miti di Seneca tragico, passim; Cursi, Il Seneca dei Girolamini, pp. 13-38; Perriccioli Saggese, Le miniature del Seneca, pp. 59-79; per altri esemplari analoghi cfr. Pal. lat. 1671, Pal. lat. 1677, Reg. lat. 1500, Urb. lat. 356, Vat. lat. 1645, Vat. lat. 7319).
Ignoto il copista, che forse segnala la sua presenza nel monogramma dFP a f. 186r; ignoto il miniatore, ma la critica ha tuttavia ricondotto il ms. all’ambito veronese, circoscrivendone l’esecuzione agli anni 1391-1392, in base a quanto testimoniato nei colophon collocati alla fine di alcune tragedie (Minazzato, Il Trecento e l’Età gotica, pp. 80-81). L’origine veneta è suggerita dal richiamo ai martiri Firmus e Rusticus in una rubrica a f. 76v, santi collegati a quel territorio, e soprattutto dai modi esecutivi dei fregi fitomorfi, organizzati attorno a un bastone, che si declina di volta in volta in volute e racemi, accostabile ad analoghi elementi presenti nei codici «di età tardoscaligera» (Ead., Il Trecento e l’Età gotica, p. 80). Come pure si possono ravvisare analogie con l’apparato illustrativo del Messale C della Biblioteca Capitolare di Verona e con quelli dei graduali di Salò (Ead., Il Trecento e l’Età gotica, p. 81; mentre per Maria Grazia Ciardi Duprè Dal Poggetto, la tavolozza pittorica richiama certi esiti raggiunti da Altichiero e da Jacopo Avanzi, Ciardi Duprè Dal Poggetto, Scheda nr. 17, pp. 96-98). Il Vat. lat. 1647 è inoltre collegato al Plut. 37. 6 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che ugualmente tramanda le Tragoediae di Seneca, «appartenuto a Antonio del Gaio da Legnago, cancelliere di Antonio della Scala»; entrambi i codici discendono da un medesimo archetipo (Ead., Il Trecento e l’Età gotica, p. 80).
A lungo ritenuto uno degli esemplari entrati in Biblioteca Vaticana con Niccolò V (1447-1455; Fohlen, Les manuscrits classiques dans le fonds, pp. 9, 45), la proposta è stata confutata da Antonio Manfredi sulla base di quanto è segnalato nell’Inventario dei codici latini, ms. Vat. lat. 3959 (ff. 3r-36r, nr. 727): il codice senecano lì descritto era cum exposicione, elemento non presente invece nel ms. Vat. lat. 1647 (Manfredi, I codici latini, pp. 452-453). È inoltre possibile che nelle lettere BALB dello stemma possano riconoscersi le armi, aggiunte, di Girolamo Balbi (c. 1450- c. 1536), vescovo di Gurk e con forti legami con la corte degli Asburgo, circostanza che farebbe definitivamente tramontare l’ingresso del ms. in Vaticana per il tramite di papa Parentucelli (cfr. Caldelli, Codici datati 1-2100, pp. 96-97). Balbi «consigliere imperiale» e «discepolo di Pomponio Leto a Roma» aveva soggiornato a Padova, città nella quale potrebbe forse aver acquistato il codice (MacGregor, The Manuscripts of Seneca’s, p. 1207; Monti, Scheda nr. 62, p. 299).
Descrizioni interne
1r-21r
Hercules furens
22r-38v
Thyestes
40r-56r
Oedipus
57r-76v
Hippolytus
78r-88r
Thebais
89r-107r
Troas
108r-123v
Medea
125r-140r
Agamemnon
141v-156r
Octavia