Classici Latini Evoluzione e trasmissione di opere classiche [di M. Buonocore]

Urb.lat.424

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Urb.lat.
Segnatura:
Urb.lat.424
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. XV ex
Data inizio:
1470
Data fine:
1482
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Urbino
Materiale:
membr.
Altezza:
380
Larghezza:
234
Numero fogli:
II. 309. I
Contenuto:
f. 1v, antiporta: "Titi Livii Patavini historiographi clarissimi De II bello Punico liber primus incipit".
Nota generale:
Titus Livius, Ab Urbe condita.
Exhibit Tags:
LiviusFederico VeteraniMaestri dello scriptorium di FedericoAnonimo miniatore pesarese

Descrizione

Bibliography:
C. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, I, Romae 1902, p. 431-432; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, p. 30-95; Manuscrits classiques, II.2 p. 594; Vedere i classici, p. 429-432.
Collazione:
30 fascicoli: 1-29 quinioni (ff. 2-11 [+1], 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61, 62-73, 74-83, 84-93, 104-113, 114-123, 124-133, 134-143, 144-153, 154-163, 164-173, 174-183, 184-193, 194-203, 204-213, 214-223, 224-233, 234-243, 244-253, 254-263, 264-273, 274-283, 284-293, 294-303); 30 ternione (ff. 304-309); bianchi ma rigati i ff. 306v-309r-v; il f. 309 era stato impiegato come controguardia posteriore in una precedente legatura, sui margini esterni del verso visibili ampi residui di stoffa rossa; gli altri fogli di guardia sono cart.
Impaginazione:
A piena pagina (mm 245x126) di 38/39 ll./rr.; qualche capoverso in vedetta; rigatura leggera a inchiostro scuro su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 31 e 32); spesso visibili i fori guida nei margini superiore e inferiore; il fregio che accompagna le iniziali maggiori è eseguito entro una ulteriore doppia riga di giustificazione.
Foliazione:
Manuale moderna in cifre arabiche, in alto a destra a inchiostro scuro, un salto di numerazione per cui il f. 66 è stato corretto a lapis in 65a e il 72 in 71a (si farà comunque riferimento alla foliazione presente sul manoscritto).
Scrittura:
Umanistica
Scrittura - Nota:
Di un’unica mano (probabilmente di Federico Veterani, cf. Vedere i classici, p. 429-432), anche per le glosse marginali e interlineari, a inchiostro bruno; a lapis e in cifre romane, alla fine di ogni libro, indicazioni per il rubricator, al quale viene segnalato il numero del libro da inserire nell’incipit.
Decorazione - Nota:
1 pagina di incipit (f. 2r), sui due margini esterni fregio a bianchi girari policromi (blu, verde, rosa), nascenti da elementi all’antica e intercalati da ritratti di generali e condottieri su fondo in oro a mecca (punzonato, in due casi) e dall’ermellino con il cartiglio parlante, emblema di Federico di Montefeltro; a bas-de-page, su un fondo in oro a mecca e su un paesaggio roccioso, due putti alati sorreggono il clipeo laureato carico di frutti recante lo stemma feltresco inquartato (l’oro in questo caso è in foglia); miniatura tabellare (f. 2r, mm 138x114). 9 iniziali maggiori (mm 50x45, media), di cui 1 campita in porpora e in blu e con corpo in oro a mecca (f. 2r), 8 a bianchi girari (ff. 33r, 67r, 97v, 155r, 187r, 221v, 253v, 278v) su fondo policromo (verde, blu, porpora, inserti in oro) e corpo in foglia d’oro, accompagnate sempre da fregio della medesima tipologia decorativa con globi aurei cigliati, e da scrittura distintiva; in qualche caso i girari sono abitati da putti; incipit in capitale e in lettere alternativamente in oro e in blu, o in linee con la medesima alternanza cromatica, o solo in blu.
Legatura -Nota:
Su quadranti in cartone e piatti rivestiti in vitello naturale; sul dorso tassello in pelle rossa con la segnatura "URB. / 424" impressa in oro, come le insegne araldiche di Leone XIII (1878-1903) e del card. bibliotecario Jean-Baptiste Pitra (1869-1889); tagli dorati e cesellati.
Segnature di fascicoli:
Non presenti.
Verba reclamantia:
Costanti, in verticale entro la doppia riga di giustificazione, sul verso.
Stemma:
Araldica di Federico da Montefeltro: f. 2r, stemma inquartato con i quarti invertiti rispetto alla norma (nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro); ermellino con cartiglio parlante.
Motto:
f. 2r, "Non mai".
Altro autore:
Piacentini Scarcia, Paola, 1938- [external]
Pellegrin, Elisabeth, 1912-1993 [external]
Stornajolo, Cosimo, sac., 1849-1923 [external]
Marucchi, Adriana, m. 1995 [external]
Nota:
Per questo ms. cfr. anche M. Buonocore, Urb. lat. 424, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
Altro nome:
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe]
Leo PP. XIII, 1810-1903 [owner]
Pitra, Jean Baptiste, card., 1812-1889 [owner]
Derolez, Albert [person]
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Storia:
Il codice è appartenuto alla biblioteca di Federico da Montefeltro ed era registrato nell'Indice vecchio, compilato attorno al 1487 dal bibliotecario Agapito [cf. Urb.lat.1761: "T. Livii Patavini historiographi Decas III. De Secundo Bello punico. Codex eodem modo ornatus In Serico Rubro." e "(L)Ivii Decas IIJ. In ligno.", Stornajolo, Codices Urbinates graeci, p. CIV, CLI, nr. 361 o nr. 87]. Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 2v, 306r.

Testo del curatore

Manoscritto in formato medio e dalla pergamena di qualità e ben lavorata, il ms. Urb. lat. 424 tramanda le Decades di Tito Livio, insieme ai mss. Urb. lat. 423 e 425. Databili ai primi anni ’70, essi sono vergati da Federico Veterani, scriptor di Federico da Montefeltro. Se la sua attività di copista è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative.

Per confronto stilistico, allora, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati, tra i quali appunto i mss. Urb. lat. 423, 424, 425, 452 (Fachechi, Veterani, Federico, pp. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, pp. 196-199; Ead., I codici di produzione urbinate, p. 73). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo.

È possibile tuttavia che le due indicazioni di Veterani minio decoravi e minio decoraverim – debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58, ella fa giustamente osservare le sfumature terminologiche collegate a quest’ultime locuzioni e a quelle invece comunemente associate alla pittura, per la quale si utilizzano espressioni come fecit, pinxit, hoc opus est). In effetti, insieme ad ampie porzioni di scrittura distintiva che accompagna le iniziali, i mss. elencati esibiscono tutti, nelle pagine di incipit, rubriche in capitale – seppure talvolta la mise-en-texte risulti incerta e non ben calibrata rispetto allo spazio riservato –; nella maggior parte dei casi sono state eseguite lettere in blu e in inchiostro d’oro, variamente alternate, oppure in rosso, mentre nella pagina di incipit dell’Urb. lat. 420 fanno la loro comparsa anche lettere policrome combinate in diversi modi, secondo un’intonazione comune al linguaggio dell’antiquaria padana e romana.

È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina. Per tutto questo insieme di mss., l’esecuzione dell’apparato illustrativo potrebbe essere riferita a un miniatore, anch’egli anonimo, formatosi probabilmente a Pesaro alla fine degli anni ’50 del Quattrocento e giunto a Urbino, coadiuvato da una vera e propria officina di miniatori, forse negli anni delle nozze di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 64). La sua attività pesarese è testimoniata, ad esempio, da un Virgilio, sottoscritto da Iacopo Guidoni da Verona nel 1459, un tempo proprio nella collezione di Alessandro Sforza, signore di Pesaro (1409-1473) e padre di Battista (attualmente in collezione privata, ma già a Cologny, Bibliotheca Bodmeriana, ms. 185; de la Mare, Florentine Manuscripts, p. 195; Nicolini, Scheda nr. A36, pp. 213-217; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 62); allo stesso scriptor vanno poi ricondotti altri tre codici eseguiti tra il 1459 e il 1460 e accostabili al Bodmer anche per l’apparato illustrativo – soprattutto per alcuni elementi connotativi come le peculiari fisionomie o un certo modo di rendere i paesaggi (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 61), riconoscibili anche nella silloge urbinate di Appiano –: si tratta del ms. Barb. lat. 482, un salterio-innario, e i Trionfi di Petrarca in doppia copia, Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 2649 e Dresda, Sächsische Landesbibliothek, ms. ob. 26 (Fumian, Autografia, prassi di bottega, pp. 62-63).

In conclusione, per i mss. Urb. lat. 423, 424, 425 e per quelli compresi nel corpus a essi collegato, Federico Veterani fu responsabile della trascrizione del testo e degli interventi di tipo calligrafico, mentre gli apparati decorativi e illustrativi coinvolsero invece maestri che, per diverse vie e con differenti livelli di preparazione e di abilità, erano collegati allo scriptorium di palazzo; un’interazione, quella tra il copista e gli anonimi miniatori, che meriterebbe una riflessione più ampia, affrontata in una prospettiva d’insieme.

Per gli altri esemplari di Livio illustrato cfr. i mss. Borgh. 368, Ferr. 562, Urb. lat. 423, Urb. lat. 425, Urb. lat. 426, Vat. lat. 1848, Vat. lat. 1853.

Bibliografia generale

Descrizioni interne

2r-306r

Livius, Titus, Ab urbe condita (Decas III)

Locus:
2r-306r
Autore:
Livius, Titus, 59 a.C.-17 d.C. [internal]
Altro autore:
Weissenborn, Wilhelm, 1803-1878 [external]
Titolo:
Ab urbe condita (Decas III)
Titolo uniforme:
Ab Urbe condita (Livius, Titus, 59 a.C.-17 d.C.). 21-30
Sommario:
Lib. XXI-XXX.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Fonte:
IAM93