Urb.lat.329
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.329
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV ex
- Data inizio:
- 1476
- Data fine:
- 1500
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia centrale
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 350
- Larghezza:
- 240
- Numero fogli:
- I. 166. I
- Contenuto:
- Sull'antiporta, a f. 1v: "In hoc codice continentur Minei Martiani felicis Kapelle Kartaginensis".
- Nota generale:
- Martianus Capella, De nuptiis Philologiae et Mercurii.
Descrizione
- Bibliography:
- C. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, I, Romae 1902, pp. 295-296; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrits classiques, II.2, pp. 550-551; Vedere i classici, pp. 417-419; Labriola, Scheda nr. 11, in Ornatissimo codice, pp. 183-188; IAM41.4.
- Collazione:
- 17 fascicoli: 1 bifoglio (ff. 1a-1 [+1]); 2-16 quinioni (ff. 2-11, 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61, 62-71, 72-81, 82-91, 92-101, 102-111, 112-121, 122-131, 132-141, 142-151, 152-161); 17 bifoglio (ff. 162-163); il f. 1, con l’antiporta, è stato inserito per mezzo di un tallone, visibile tra i ff. 11-12; il fascicolo 17 è un bifoglio artificiale composto da due fogli coniugati per mezzo di un tallone; fogli di guardia cart. di restauro.
- Impaginazione:
- A piena pagina (mm 217x154), su 32/32 ll./rr.; rigatura a inchiostro leggero su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 31); visibili i fori di costruzione nei margini inferiore ed esterno.
- Foliazione:
- Manuale moderna in cifre arabiche, in alto a destra a inchiostro bruno, inizia indicando con 1 il foglio dell’antiporta (i fogli del bifoglio di apertura si indicheranno come 1a-1b).
- Scrittura:
- Umanistica
- Scrittura - Nota:
- Copista unico, inchiostro bruno scuro; qualche capoverso a bandiera; spazi bianchi nel testo destinati alle parole in greco (inserite solo negli ultimi fascicoli); avvicendarsi di due diversi rubricatori, uno fino a f. 45v, l’altro da f. 46r in avanti.
- Decorazione - Nota:
- 1 antiporta (f. 1v, mm 295x230) costituita da un clipeo centrale (mm 120) contenuto entro una cornice in grigio, decorata a motivi fitomorfi in inchiostro d’oro e con un doppio listello in foglia aurea, materiale utilizzato per segnalare anche il contenuto del manoscritto; tutt’intorno, una corona fitomorfa policroma (verde, blu, rosa, arancio) e con globi aurei cigliati è intercalata da 4 clipei minori (mm 35). 1 pagina di incipit (f. 2r), con fregio su tre margini, fitomorfo policromo (verde, blu, rosa, giallo) e con pomi gialli, abitato da putti e volatili, arricchito da globi aurei cigliati; nel margine superiore, due putti alati sorreggono un clipeo in oro con lo stemma feltresco inquartato, mentre a bas-de-page un’altra coppia di amorini mostra un clipeo laureato con lo stemma ducale post 1474, sormontato dalla corona; ancora nel margine inferiore, due clipei inquartati con le fiammelle e le lettere FD in gotica; rubrica su quattro linee di scrittura in lamina metallica. 17 iniziali maggiori (ff. 2r, 13r-v, 24v, 26r, 45r, 46r, 64r, 65r, 87r, 88v, 112r, 113v, 129r, 132r, 145r, 149v; mm 45x44, media), 1 abitata (f. 2r) con corpo in foglia d’oro e campo blu con decorazioni in crisografia, le altre con corpo in lamina metallica aurea e campo a decorazione fitofloreale policroma (verde, rosa, blu, giallo, arancio), globi aurei cigliati e fregio fitomorfo della medesima tipologia decorativa di quello a f. 2r. 7 disegni acquerellati in campo aperto (ff. 25v, 45v, 64v, 88r, 113r, 131v, 149r) rappresentano le personificazioni delle arti (nell’ordine, Grammatica, Dialettica, Retorica, Geometria, Aritmetica, Astronomia, Musica); numerosi simboli, disegni geometrici, diagrammi esplicativi, disegni astronomici, mappe a illustrare alcuni passaggi testuali; numerose iniziali medie calligrafiche in blu e in rosso (c. mm 15x15), all'interno della doppia riga di giustificazione, accompagnate sovente da letterine guida; rubricati incipit, explicit e titoli; segni di paragrafo in blu e in rosso.
- Legatura -Nota:
- Su quadranti in cartone rivestiti in pergamena naturale, sul dorso insegne di papa Pio IX (1846-1878) e del card. bibliotecario Angelo Mai (1853-1854), indicazione della segnatura "Urb. lat. / 329". La targhetta cartacea sulla controguardia posteriore testimonia un intervento conservativo: Bibl. Apost. Vat. / Laboratorio restauro / Registro n. 8 / Data 28 febbraio 1996.
- Stato di conservazione:
- Buono, qualche difetto di concia e fori di tarlo nei primi e negli ultimi fogli; l’inchiostro rosso, più scuro, del primo rubricator ha avuto problemi di spandimento.
- Segnature di fascicoli:
- Alfabetiche a colore in basso entro la doppia riga di giustificazione, probabilmente rifilate nei primi due fascicoli.
- Verba reclamantia:
- Non presenti.
- Stemma:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1v, contenenti gli emblemi di Federico di Montefeltro, la bombarda rovesciata ed esplodente, la scopetta, l’ulivo, i due freni; f. 2r, stemma ducale, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate; stemma inquartato nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro.
- Nota:
- Per questo ms. cfr. anche S. Sansone, Urb. lat. 329, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [owner]
Mai, Angelo, card., 1782-1854 [person]
Derolez, Albert [person]
Gherardo di Giovanni, c. 1444-1497 [artist]
Monte di Giovanni, n. 1448 [artist] - Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Il codice è appartenuto alla biblioteca di Federico da Montefeltro registrato nell'Indice vecchio (cf. Urb.lat.1761; Stornajolo, Codices Urbinates graeci, p. CXVI, nr. 465: "Martianus Capella Carthaginensis de Nuptiis Mercurii et physiologiae (sic) in quibus De Grammatica. De Dialectica. De Rhetorica. De Geometria. De Arithmetica. De Astronomia. De Musica. Codex ornatissimus Cum picturis praedictarum Scientiarum. In Rubro". La segnatura "532", che compare a f. 1r, è relativa all'inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VI; cf. anche Guida ai fondi, I, pp. 538-539). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana presenti ai ff. 1r, 2r, 162r.
Testo del curatore
Testimone della tradizione del De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella, retore pagano attivo nell’Africa romanizzata che compose l’opera tra il 410 e il 429, il ms. Urb. lat. 329 è un codice di medio formato confezionato con una pergamena di alta qualità e ben lavorata. Già ad apertura, esso rende immediatamente visibile la sua appartenenza alla libraria di Federico da Montefeltro: come accade infatti per la grande maggioranza dei codici del fondo Urbinate, il ms. presenta il dittico figurativo costituito dall’antiporta miniata (f. 1v) e dalla pagina di incipit (f. 2r).
Alla partizione dell’opera in nove libri, in cui si raccontano le nozze mitologiche di Mercurio e Filologia esaltate dai doni delle Arti liberali, corrisponde una precisa articolazione dell’apparato decorativo e illustrativo: iniziali con corpo in lamina metallica aurea e campo a ornamentazione fitofloreale e policroma – che talora si sviluppa anche nei margini laterale e superiore – introducono l’incipit di ogni libro, preceduto o più spesso affrontato alla monumentale personificazione di una delle Arti liberali, protagoniste dei libri stessi. La sequenza di disegni acquerellati, veri e propri frontespizi figurati introdotti da componimenti in esametri rubricati, è realizzata in campo aperto e prende avvio con la Grammatica (f. 25v), per poi procedere con la Dialettica (f. 45v), la Retorica (f. 64v), la Geometria (f. 88r), l’Aritmetica (f. 113r), l’Astronomia (f. 131v), la Musica (f. 149r). Una ricchezza di dispositivi visivi che si completa, per i libri IV, VI e VIII (Dialettica, Geometria, Astronomia), di diagrammi in rosso, in nero o in pigmenti variamente colorati, ma anche di disegni geometrici e mappe. Le immagini delle Arti liberali, componente principale dell’apparato illustrativo del codice, sono esemplate sulla estesa descrizione che ne fa Marziano stesso – processo peraltro condiviso con i diagrammi e gli schemi geometrici presenti nel libro.
Vergato da un copista a oggi anonimo, benché di sicura origine fiorentina (de la Mare, New Research, p. 449 nt. 223), il ms. Urb. lat. 329 è interessante sotto vari aspetti, a partire proprio dal lavoro di trascrizione. È ormai un fatto riconosciuto dalla critica che il Marziano Capella urbinate sia stato esemplato sul codice Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. San Marco 190 (Leonardi, Scheda nr. 113, p. 417; Rao, Scheda nr. 73, pp. 272-273), di probabile origine francese e confezionato in un intervallo di tempo tra i secoli X e XI (Lazzi, Scheda nr. 25, p. 214); esso era parte della collezione libraria di Niccolò Niccoli (1364-1437), per poi confluire, insieme agli altri volumi dell’umanista, nel nucleo principale della biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze (Bianca, Niccoli, Niccolò; tra i successivi possessori del ms., seppure per un tempo limitato, vi fu anche Angelo Poliziano [1454-1494], cfr. Labriola, Scheda nr. 11, p. 184; Rao, Scheda nr. 73, p. 272). Nonostante la tradizione manoscritta umanistica di Marziano Capella conti altri due testimoni derivati dal ms. altomedievale, il ms. Plut. 51. 13 anch’esso della Biblioteca Medicea Laurenziana, appartenuto a Lorenzo de’ Medici e datato al 1490 dallo scriptor Alessandro da Verrazzano, che sigla anche la copia destinata alla biblioteca di Mattia Corvino d’Ungheria (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, lat. XIV 35 [4054], per il quale cfr. Marcon, Scheda nr. 74, pp. 274-277), il codice federiciano fu il primo a essere confezionato a Firenze direttamente dall’antigrafo del convento di San Marco (Labriola, Scheda nr. 11, p. 184), dal quale deriva non solo gli aspetti testuali, ma probabilmente anche la mise-en-page per le illustrazioni.
Come è noto, la biblioteca del convento di San Marco, nata per volontà di Cosimo de’ Medici (1434-1464), fu una delle prime raccolte librarie a essere organizzate secondo il canone di Tommaso Parentucelli (Vespasiano da Bisticci, Le Vite, p. 47; Vasoli, La biblioteca progettata) e il suo patrimonio fu spesso utilizzato come modello per la realizzazione di nuovi manoscritti, in un processo che a più riprese coinvolse anche Vespasiano da Bisticci nella sua veste di principale fornitore per la biblioteca di Federico.
Il ms. Urb. lat. 329 è stato realizzato in un momento successivo all’agosto-settembre 1474, per la presenza di una serie di emblemi nell’antiporta e soprattutto perché la pagina di incipit è qualificata dallo stemma inquartato e caricato del palo, sormontato dalla corona, testimone della dignità ducale, acquisita nel mese di agosto, insieme al conferimento della carica di gonfaloniere della Chiesa (Benzoni, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, p. 734).
Variamente quanto genericamente riferito dalla critica all’opera di artefici toscano-fiorentini, appare convincente ciò che di recente ha proposto Ada Labriola (Labriola, Scheda nr. 11, pp. 186-188, anche per la restituzione della vicenda critica), che assegna l’apparato decorativo e illustrativo del ms. alla bottega dei fratelli Gherardo e Monte di Giovanni (Galizzi, Gherardo di Giovanni, pp. 258-262; Galizzi, Monte di Giovanni, pp. 798-801), cartolai, miniatori e pittori fiorentini, dei quali è nota l’ampia produzione per Lorenzo de’ Medici (1469-1492), per Mattia Corvino (1458-1490) e per i sovrani aragonesi, mentre rimangono ancora sfuggenti i rapporti con la corte di Urbino, anche se nuove acquisizioni permettono di avanzare qualche ipotesi (Labriola, I miniatori fiorentini, pp. 62-63; Ead., Scheda nr. 11, p. 186). Grazie ad alcuni confronti con un gruppo di mss. urbinati latini (per es. Urb. lat. 34, 92, 100, 148, cfr. anche Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 233), è infatti possibile ricondurre anche l’Urb. lat. 329 alla temperie artistica dei fratelli di Giovanni, che iniziarono a lavorare per la corte feltresca probabilmente in un momento successivo all’agosto del ’74. L’esemplare del De nuptiis appare eseguito da più mani che tuttavia, probabilmente in accordo con le indicazioni di un accorto magister, risulta omogeneo e armonico: a Gherardo è assegnabile il ritratto di Marziano Capella nell’iniziale maggiore della pagina di incipit e i genietti dalle ali rosse (f. 2r), mentre un collaboratore dovette eseguire il fregio floreale e i puttini dall’incarnato bruno – che appaiono peraltro una cifra stilistica dell’officina dei di Giovanni (cfr. mss. Urb. lat. 92, 100, 131) – e forse, in generale, tutto l’apparato decorativo del ms. All’opera anche in codici di contenuto liturgico, come il graduale della chiesa della Santissima Annunziata a Firenze, Archivio del convento della Santissima Annunziata, ms. Corale D, f. 30r con l’immagine dell’Ascensione e f. 42v, con una Pentecoste (Labriola, I miniatori fiorentini, p. 63), a tale anonimo miniatore – forse quel Bernardino documentato nella bottega nel 1477? – Labriola propone di attribuire anche alcune delle Arti liberali dell’Urb. lat. 329, come la Grammatica (f. 25v). La sequenza di figure allegoriche è tuttavia eseguita, in gran parte, da Gherardo stesso, al quale si deve probabilmente anche «l’ideazione e l’impostazione grafica delle figure» dai volti «soffusi da un velato lirismo», da «occhi liquidi», da un complessivo tocco di eleganza e di raffinatezza (Labriola, Scheda nr. 11, p. 188, da cfr. anche per l’approfondita descrizione critica e per i rapporti con l’arte monumentale coeva; sulla diffusione dei modelli iconografici per le Arti liberali cfr. Cieri Via, Ipotesi di un percorso funzionale, pp. 47-64 e Meloni, Ludovico Lazzarelli umanista, pp. 91-173; cfr. da ultimi, Simari, Giovanni Santi e la sua cerchia, pp. 83-97; Bertuzzi, Ottaviano Ubaldini della Carda, pp. 151-156; Castelli, Le “invenzioni” e le allegorie, pp. 167-191).
Difficile dire se fu Vespasiano il promotore, come in altri casi, dell’allestimento della copia del De nuptiis per Federico da Montefeltro; è tuttavia verosimile supporlo, in ragione della sua consuetudine con Gherardo di Giovanni che comprendeva nella sua rete di relazioni anche Lorenzo de’ Medici e quell’Angelo Poliziano che, come già accennato, potrebbe aver avuto per qualche tempo presso di sé il ms. San Marco 190, antigrafo dell’Urb. lat. 329 (Labriola, Scheda nr. 11, p. 188).