Reg.lat.1881
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Reg.lat.
- Segnatura:
- Reg.lat.1881
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV med
- Data inizio:
- 1426
- Data fine:
- 1475
- Paese:
- Italia
- Regione:
- Italia centro-settentrionale
- Materiale:
- Membr.
- Altezza:
- 412
- Larghezza:
- 272
- Numero fogli:
- I. 178. II
- Nota generale:
- Quintilianus, Institutio oratoria.
Descrizione
- Bibliography:
- Marucchi, Stemmi di possessori 1964, pp. 30-95; Manuscrits classiques, II.1, pp. 462-463; Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, pp. 108-110; Vedere i classici, pp. 377-378.
- Collazione:
- 19 fascicoli: 1 bifoglio (ff. 1-2); 2 quinione (ff. 3-12); 3 quaterione (ff. 13-20); 4-9 quinioni (ff. 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-80); 10 quaternione (ff. 81-88); 11-19 quinioni (ff. 89-98, 99-108, 109-118, 119-128, 129-138, 139-148, 149-158, 159-168, 169-178); f. 179r bianco; il primo e l'ultimo foglio di guardia sono cart., mentre il penultimo è membr.
- Impaginazione:
- A piena pagina, specchio scrittorio di mm 280x165 su 46/46 ll./rr.; rigatura a secco (tipo Derolez 33), righe di giustificazione raramente ripassate a inchiostro (es. ff. 64v-65r); ben visibile la foratura a f. 3.
- Foliazione:
- Meccanica moderna in basso a destra, indica l’ultimo foglio di guardia membr. come 179; manuale moderna in cifre arabiche, a lapis in alto a destra, indica solo i primi cinque fogli, ma con un errore di numerazione poiché segna il f. 3 come f. 4.
- Scrittura:
- Umanistica
- Scrittura - Nota:
- Di unico copista, a inchiostro nero; glosse marginali di mani diverse in umanistica corsiva; interventi interlineari di mani diverse; parole o intere frasi in greco, anche se non sempre trascritte come mostrano i numerosi spazi bianchi all’interno delle linee di scrittura; notabilia.
- Decorazione - Nota:
- 1 antiporta con il ritratto di Quintiliano (f. 2v; mm 295x160) all’interno di una cornice profilata in oro e decorata a bianchi girari su fondo policromo (verde e porpora); in essa si aprono quattro clipei, in alto e in basso mostrano il disegno di due stemmi, di cui uno muto, mentre ai lati recano due ritratti; nei quattro cantoni, motivo a nodo intrecciato in foglia d’oro su fondo policromo ed elementi floreali. 1 pagina di incipit (f. 3r) con fregio a bianchi girari su fondo policromo (blu, porpora, verde) sui margini superiore, inferiore ed esterno, compreso entro un doppio listello in foglia d’oro; a bas-de-page due coppie di putti giocano tra i racemi, mentre al centro una cornice laureata su fondo porpora decorato reca lo stemma di Niccolò Perotti (1458-1480). 15 iniziali maggiori (ff. 3r, 4v, 21r, 36r, 50r, 62r, 79v, 91v, 104v, 117v, 136v, 149v, 157r, 165v; mm 55x55, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, rosso, verde) e con corpo in foglia d’oro, accompagnate da scrittura distintiva; 1 iniziale media della medesima tipologia decorativa delle maggiori (f. 4v, mm 52x37); iniziali medie calligrafiche in blu (mm 20x20, media), spesso con letterine di attesa; capilettera in rosso o in blu nell’indice dei capitoli anteposto a ogni libro (ff. 3r, 21r, 35v, 50r, 62r, 79v, 91v, 104r, 117v, 136v, 165v); a f. 3r rubriche in scrittura capitale a inchiostro grigio su un fondo viola; rubricati incipit, explicit, titoli.
- Legatura -Nota:
- Su quadranti in cartone rivestita in marocchino rosso e impressioni a treccia e in oro lungo il perimetro, risalente a Pio VI (1775-1799); dorso a 6 nervi restaurato, nel secondo e nel terzo tassello segnatura impressa in oro Reg. / 1881, negli altri imprese araldiche di Pio IX (1846-1878).
- Stato di conservazione:
- Buono, qualche difetto di concia, qualche macchia nella pergamena, qualche foro di tarlo, soprattutto nella legatura, squadernata in apertura e in chiusura.
- Segnature di fascicoli:
- Alfanumeriche a colore nella prima parte del fascicolo, talvolta visibili in basso a destra sul recto.
- Verba reclamantia:
- Costanti, in basso a destra sul verso, in prossimità della cucitura.
- Stemma:
- f. 3r, Perotti, Niccolò, arciv. di Siponto (1458-1480).
- Motto:
- f. 3r, Nisus Eurialus.
- Altro nome:
- Perotti, Niccolò, arciv. di Siponto, 1429-1480 [owner]
Pius PP. VI, 1717-1799 [owner]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [owner]
Derolez, Albert [person] - Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 2r, 3r, 178v.
Testo del curatore
Manoscritto di formato medio-grande dalla pergamena di qualità ben lavorata, mostra una mise-en-page che lascia liberi ampi margini, talvolta occupati da serpentine discrete e da sporadiche annotazioni. L’apparato decorativo si concentra quasi esclusivamente in apertura di codice e, seppure all’apparenza coerente negli stilemi esornativi impiegati, in realtà esso mostra alcune disomogeneità ed è probabilmente stato realizzato in due diverse fasi, molto ravvicinate tra loro, ma distinte.
Vera e propria antiporta al manoscritto (f. 3v), il monumentale ritratto di Quintiliano, collocato sul piedistallo come fosse una statua policroma, è inserito all’interno di una cornice a bianchi girari profilata in lamina metallica aurea; nella stessa tipologia decorativa è stata eseguita la sequenza di iniziali che qualificano i più importanti snodi testuali all’interno del codice, seppure i lacunari siano declinati in una diversa tavolozza pittorica, il che lascia supporre l’attività di due diversi maestri – uno per l’antiporta e un altro per le lettere maggiori. Il confronto tra il putto che sorregge l’iniziale P di Post impetratam a f. 4r e gli interventi figurativi a f. 3v rivelano al contrario una identità di mano, per il modo peculiare di eseguire le capigliature e i tratti fisionomici, così come per il caratteristico virare dell’incarnato su note scure, risultato forse dell’alterazione di un pigmento o di un inchiostro metallico.
L’intero apparato di antiporta e iniziali potrebbe essere ricondotto al linguaggio in voga in Italia settentrionale, in area forse emiliana, nella prima metà del secolo XV. La presenza degli scudi araldici non agevola, sfortunatamente, l’interpretazione critica del foglio; uno di essi non è stato eseguito e l’altro, a bas-de-page, è appena abbozzato. Vi si può riconoscere un albero, al tronco del quale si attorciglia un serpente; esso, un «primo abbozzo», è stato messo in relazione con uno degli stemmi a f. 4r dell’Urb. lat. 1180 – esemplare della collezione di Perotti, possessore anche del Reg. lat. 1881, cfr. infra – «che il card. Mercati attribuisce con dubbio, ma inesattamente, al Gray» (Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, p. 109 e quindi Mercati, Per la cronologia, p. 31 nt. 4). Adriana Marucchi precisa infatti che l’impresa araldica di William Grey (m. 1478; cfr. anche D’Alessandro, Perotti, Niccolò, p. 431), procuratore presso la Curia romana per il sovrano britannico a partire dal 1446-1447 e poi vescovo di Ely in Inghilterra dal 1454, reca un leone rivolto (Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, p. 111). Quanto visibile nel Quintiliano reginense, pur allo stato di disegno preparatorio, non è in ogni caso accostabile allo stemma nel ms. Urb. lat. 1180, dove non vi è traccia del serpente e la chioma rigogliosa della pianta accoglie un volatile.
Si accennava alla facies disomogenea del codice: la pagina di incipit (f. 4v) esibisce anch’essa un parato a bianchi girari, rigogliosi e simmetrici, ma sostanzialmente diversi da quelli eseguiti nel resto del manoscritto. Pur collocabili alla medesima altezza cronologica – entro la prima metà del Quattrocento –, essi parlano un linguaggio riferibile all’Italia centrale e sono forse stati realizzati in un momento di poco successivo rispetto all’antiporta e alle iniziali. A f. 4r, sul margine esterno e tra i girari, si celano infatti due parole emendate (trepidationis e latent), inserite all’interno di due sottili riquadri a inchiostro ocra, forse lo stesso impiegato per tracciare i racemi, che girano senza sovrapposizioni attorno alle due parole; nel caso di latent poi il listello in foglia d’oro si interrompe perfettamente al di sopra e al di sotto della parola stessa, mostrando in tal modo un lavoro attento a preservare la visibilità della forma emendata. Tutto lascia perciò supporre che la cornice della pagina di incipit sia stata realizzata in un momento di poco successivo alla trascrizione del codice e alle annotazioni a margine, pur molto limitate, apportate su di esso.
Come si è detto, il manoscritto appartenne a Niccolò Perotti (1429-1480), lo dimostra la presenza del suo stemma semplice a bas-de-page di f. 4r, con il cartiglio esibito dal corvo che reca i nomi Nisus Eurialus, accomunando in tal modo il codice reginense a quanto visibile in altri esemplari ricondotti al medesimo possessore, come il Pal. lat. 1563 e forse l’Ott. lat. 2842 «dove [i due nomi] appaiono volutamente eliminati» (Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, p. 109). Egli fu tra i più prolifici umanisti del suo tempo, segretario apostolico con Callisto III (1455-1458), famulus del cardinal Bessarione (1439-1472), arcivescovo di Siponto con Pio II (1458-1464), rettore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia dal 1464. Questione molto discussa, la sua impresa araldica nel Reg. lat. 1881 è stata letta come un adattamento alla pagina, «perché male si accorda con la miniatura» (Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, p. 109; Accame Lanzillotta, Scheda nr. 93, p. 377; per i codici di Perotti cfr. anche Fohlen, Un nouveau manuscrit, pp. 193-198), ed è vero che la tabella laureata che la contiene rompe l’unità visiva della decorazione. E tuttavia la porzione di pergamena che la accoglie, osservata per mezzo della lampada di Wood, non rivela né l’obliterazione di stemmi preesistenti né tracce di una precedente decorazione. I listelli in foglia d’oro e le spesse linee nere che ne seguono il perimetro non mostrano, attorno al riquadro araldico, disomogeneità nel tratto, così come il parato dei girari non presenta interruzioni anomale. A oggi non vi è nulla quindi che porti a escludere una realizzazione unitaria della pagina di incipit, per ciò che riguarda la cornice a bianchi girari e lo stemma.
Si potrebbe semmai proporre un ravvicinatissimo avvicendamento di possessori: colui che si fa confezionare il codice con l’intervento figurativo che comprende antiporta e iniziali maggiori (e l’identità di questi si celerebbe nello stemma appena abbozzato a f. 3v); quindi l’ingresso nella collezione di Perotti, che decide di far completare e aggiornare il volume con la nuova cornice a racemi e il suo stemma nella pagina di incipit. Si tratta forse di una sovra-interpretazione, ma sembra di cogliere una finezza visiva nell’esecuzione dei putti a bas-de-page: pur diversi da quello che sorregge l’iniziale nello stesso foglio (per tutte le ragioni sin qui esposte), in essi sembra di poter osservare il tentativo del miniatore di renderli visivamente omogenei con quanto già presente su quella pagina, con l’adozione di un chiaroscuro acquerellato molto marcato e livido per l’incarnato dei suoi eroti.
A dispetto dell’appartenenza a Perotti, il ms. Reg. lat. 1881 somiglia a un codice di apparato piuttosto che a un esemplare di studio, nonostante Quintiliano fosse uno degli autori classici da lui più utilizzati per la compilazione del suo Cornu Copiae «summa del sapere umanistico» (D’Alessandro, Perotti, Niccolò, p. 433). Marianne Pade ha suggerito una soluzione per questa apparente anomalia: l’intellettuale infatti, nel corso del suo lavoro, «possedeva o poteva usufruire di una copia dell’Institutio oratoria che comprendeva anche il commento di Valla», in quegli anni ritenuta l’edizione più affidabile per tale testo (Pade, I manoscritti del Perotti, pp. 86-87, anche per alcune note sul metodo di lavoro di Perotti; cfr. Ead., Valla e Perotti, pp. 78-81).
La collezione libraria di Perotti è in parte rintracciabile all’interno di diversi fondi vaticani. Il Quintiliano reginense proviene ad esempio dalla biblioteca dei Teatini di San Silvestro al Quirinale (forse giuntovi insieme agli altri esemplari della raccolta di Francesco Todeschini Piccolomini, per i quali cfr. Vian, Manoscritti di chiese teatine, pp. 577-706), nonostante l’assenza del loro timbro di riconoscimento, ed entrò in Vaticana nel secolo XVIII (Marucchi, Codici di Niccolò Perotti, p. 109).
Descrizioni interne
179v
Vita Demosthenis; Carmina
- Bibliography:
- Manuscrits classiques, II.1 p. 463-463; J. Hankins, Repertorium Brunianum. A Critical Guide to the Writings of Leonardo Bruni. Handlist of Manuscripts, Roma 1997 (Fonti per la Storia d'Italia. Subsidia, 5), p. 196 n. 2674.
- Locus:
- 179v
- Titolo supplito:
- Vita Demosthenis; Carmina
- Titolo uniforme:
- Demosthenes (Plutarchus, c. 50-127) and Carmina (Morandi, Benedetto, m. 1478). Gruppi, scelte
- Altro nome:
- Bruni, Leonardo, 1369-1444 [translator]
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.