Classici Latini Evoluzione e trasmissione di opere classiche [di M. Buonocore]

Ferr.562

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Ferr.
Segnatura:
Ferr.562
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. XV in
Data inizio:
1401
Data fine:
1425
Paese:
Italia
Regione:
Italia centrale
Localita:
Firenze
Materiale:
membr.
Altezza:
335
Larghezza:
240
Numero fogli:
II. 129. III
Contenuto:
Titus Livius Patavinus historicus clarissimus De bello Macedonico liber primus incipit feliciter.
Nota generale:
Titus Livius, Ab Urbe condita (Decas IV).
Exhibit Tags:
LiviusBartolomeo di Fruosino

Descrizione

Bibliography:
Manuscrits classiques, I, pp. 433-434; Vedere i classici, pp. 359-361.
Collazione:
17 fascicoli: 1 quaternione (ff. 1-8); 2 ternione (ff. 9-14); 3-14 quaternioni (ff. 15-22, 23-30, 31-38, 39-46, 47-54, 55-62, 63-70, 71-78, 79-86, 87-94, 95-102, 103-109 [-1], 110-117, 118-126 [+1]); 17 bifoglio (ff. 127-129 [+1]); tutti i fogli di guardia sono cart. (cfr. Legatura - Nota).
Impaginazione:
Specchio scrittorio a piena pagina (mm 215x157) su 42/43 ll./rr.; rigatura a inchiostro ocra, leggera ma visibile su entrambi i lati del foglio (tipo Derolez 36).
Foliazione:
Manuale moderna in cifre arabiche, a lapis in alto a destra, salta i ff. 30-34 e 36-39.
Scrittura:
Semigotica con una evidente intonazione umanistica (A. C. de la Mare, Florentine Manuscripts of Livy, p. 179)
Scrittura - Nota:
Copista unico, inchiostro bruno; note a margine di una mano umanistica a inchiostro bruno scuro; alcune glosse, a inchiostro bruno, sono individuabili anche nel margine inferiore, a filo della rifilatura; passaggi testuali richiamati a margine da una mano moderna a lapis e con un pastello color rosso (in maniera molto evidente per es. ai ff. 10v-11r); sporadici notabilia; sulla controguardia anteriore e sul f. IIr sono stati incollati due fogli di carta, l’uno con indicazioni relative al manoscritto (autore, contenuto, notizie materiali, datazione etc. etc.), l’altro con l’integrazione di una lacuna testuale.
Decorazione - Nota:
1 pagina di incipit (f. 1r) con fregio fitormorfo policromo (blu, verde, rosa, arancio, giallo, porporina) sui quattro margini, percorso da un listello in foglia d’oro e intercalato da rombi a lacunari anch’essi policromi, tutto arricchito con elementi in lamina metallica aurea e globi cigliati; 7 iniziali maggiori sia abitate sia decorate (ff. 1r, 24r, 40v, 54v, 67r, 84v, 119r; mm 43x34, media) su campo in foglia d’oro, corpo policromo (verde, giallo, arancio, rosa), fondo blu ornato a biacca, accompagnate da un fregio marginale della medesima tipologia decorativa di quello a f. 1r, abitato talvolta da volatili; rubricati incipit ed explicit.
Legatura -Nota:
Su quadranti in cartone rivestiti in pelle e decorati da una doppia cornice a doppio filetto in oro con ferro a motivo; sul dorso, ferri a motivo ed elementari, si legge Tito / Livio / con / miniature, su pelle verde e impressioni in oro; le controguardie anteriore e posteriore, i f. Ir e IIIv sono in carta marmorizzata a pettine; tagli dorati.
Stato di conservazione:
Buono, con qualche difetto di concia, qualche foro dovuto ai tarli, una diffusa patina gialla, soprattutto lungo i tagli; le pagine miniate sono protette da un foglio di carta leggera; in corrispondenza dei fogli con le iniziali maggiori, è stato incollato, in alto in prossimità della cucitura, un segnalibro in carta grigia; a f. 119r, perso completamente lo strato di oro che doveva rivestire la lamina in stagno/argento sotto le zampe del volatile.
Segnature di fascicoli:
Non presenti.
Verba reclamantia:
Costanti (tranne al passaggio tra i fascicoli 16-17), in orizzontale al centro del margine inferiore.
Altro autore:
Manfredi, Antonio, 1961- [external]
Pellegrin, Elisabeth, 1912-1993 [external]
Riou, Yves-François [external]
Altro nome:
Derolez, Albert [person]
Iohannes Bartholi de Signa, sec. XV in [scribe]
Bartolomeo di Fruosino, 1366/69-1441 [artist]
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Storia:
Nulla è possibile dire a proposito dei percorsi che portarono il Livio nella biblioteca dei Ferrajoli: essa prese avvio a Roma con Giuseppe (1798-1870) ed ebbe poi maggiore sviluppo con i suoi figli Gaetano (1838-1890) e Alessandro (1846-1919), soprattutto negli anni intorno al 1870, quando la secolarizzazione dei beni ecclesiastici seguita all’Unità d’Italia portò a una amplissima circolazione di materiale, reso disponibile per bibliofili e collezionisti (Guida ai fondi, pp. 417-420). Non sono presenti timbri della Biblioteca Vaticana.

Testo del curatore

Manoscritto di medio formato confezionato con pergamena di buona qualità ben lavorata, il Ferr. 562 mostra una mise-en-page a piena pagina che lascia liberi ampi margini, sporadicamente punteggiati di annotazioni. La facies originaria non è tuttavia quella oggi visibile: il codice è infatti mutilo degli ultimi fogli e, in un momento non precisabile – che però forse coincide con la realizzazione dell’attuale legatura –, esso è stato oggetto di un intervento abbastanza invasivo di riordino dei fascicoli (Manfredi, Scheda nr. 86, p. 359). Tracce evidenti di questa circostanza sono i numerosi interventi a margine di una mano contemporanea che, a lapis o con un pastello di color rosso, richiama i passaggi testuali fuori posto, nel tentativo di ricomporre il corretto andamento della narrazione. Lo spostamento dei fascicoli non impedisce tuttavia la lettura del rapporto testo/immagine: pagine di incipit, qualificate da un fregio fitomorfo policromo variamente disposto lungo i margini, introducono ai diversi libri insieme alle iniziali abitate dai protagonisti delle vicende esposte.

Oltre alla profusione di oro, spesso di una certa consistenza, risulta particolarmente raffinata la resa dei volti nella sequenza di capilettera, tratteggiati con una spiccata attenzione per il dato fisionomico, a fronte invece di un andamento più cursorio nell’esecuzione delle vesti e dei panneggi. L’apparato decorativo e figurativo del codice è assegnabile a Bartolomeo di Fruosino, miniatore toscano attivo tra la fine del secolo XIV e gli inizi del successivo, impegnato soprattutto nella produzione di manoscritti liturgici. La sua mano è stata però individuata anche nel Ferrajoli, esemplare che insieme ai mss. Berlino, Staatsbibliothek, ms. Ham. 402 e Montpellier, Bibliothèque de la Faculté de Médecine, ms. H 115 costituisce l’intero corpus delle Decades liviane note. Tutti e tre furono vergati da Giovanni Bartoli da Signa nel convento di Santo Spirito a Firenze (Zambrelli, Bartolomeo di Fruosino, p. 65), come segnalato negli explicit dei codici francese e tedesco (riportati in de la Mare, Florentine Manuscripts, p. 179: «Alme civitati Florentie scriptus in conventu sancti Spiritus ordinis heremitarum fratrum sancti Augustini», per il primo caso; «Scriptus manu mea fratris Iohannis Batholi [sic] de Signa Castro Florentinorum, ordinis heremitarum s. Augustini exigui professoris», per il secondo); una analoga sottoscrizione era forse presente nel Ferr. 562, ma deve essere andata perduta con la dispersione degli ultimi fogli, come accennato in apertura (Manfredi, Scheda nr. 86, p. 359). Il manoscritto, insieme agli altri due esemplari, è inoltre particolarmente significativo proprio in ragione dell’ambito culturale di provenienza: il convento agostiniano di Santo Spirito accolse infatti la raccolta libraria di Giovanni Boccaccio, «al quale è collegata la diffusione a Firenze delle decadi liviane ricomposte ed emendate da Petrarca» (Manfredi, Scheda nr. 86, p. 361 e de la Mare, Florentine Manuscripts, pp. 178-179).

Nulla è possibile dire a proposito dei percorsi che portarono il Livio nella biblioteca dei Ferrajoli: essa prese avvio a Roma con Giuseppe (1798-1870) ed ebbe poi maggiore sviluppo con i suoi figli Gaetano (1838-1890) e Alessandro (1846-1919), soprattutto negli anni intorno al 1870, quando la secolarizzazione dei beni ecclesiastici seguita all’Unità d’Italia portò a una amplissima circolazione di materiale, reso disponibile per bibliofili e collezionisti (Guida ai fondi, pp. 417-420).

Per gli altri esemplari di Livio illustrato cfr. i mss. Borgh. 368, Urb. lat. 423, Urb. lat. 424, Urb. lat. 425, Urb. lat. 426, Vat. lat. 1848, Vat. lat. 1853.

Bibliografia generale

Descrizioni interne

1r-129v

Livius, Titus, De bello Macedonico

Locus:
1r-129v
Autore:
Livius, Titus, 59 a.C.-17 d.C. [internal]
Altro autore:
Weissenborn, Wilhelm, 1803-1878 [external]
Titolo:
De bello Macedonico
Titolo uniforme:
Ab Urbe condita (Livius, Titus, 59 a.C.-17 d.C.). 31-40
Nota:
il manoscritto contiene la Decas IV, articolata come segue: ff. 1r-24r, libri XXXI-XXXII (liber primus e liber secundus, sul ms.); ff. 24r-40v, libro XXXIV (liber quartus, sul ms.); ff. 40v-54v, libro XXXV (liber quintus, sul ms.); ff. 54v-67r, libro XXXVI (liber sextus, sul ms.); ff. 67r-84v, libro XXXVII (liber septimus, sul ms.); ff. 84v-119r, libro XXXVIII (liber octavus, sul ms.); ff. 119r-129v, libro XL (liber decimus, sul ms.).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.