La Biblioteca di un 'principe umanista' Federico da Montefeltro e i suoi manoscritti [di M.G. Critelli]

Stemma bandato

bandato d’azzurro e d’oro di sei pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro

I Montefeltro, ramo della famiglia dei conti di Carpegna, mutuarono da questi il proprio stemma introducendo tuttavia la brisura degli smalti, ovvero variandone il colore: sono entrambi bandati, ma l’uno d’azzurro e d’argento (Carpegna), l’altro d’azzurro e d’oro (Montefeltro). L’aquila caricata nella prima banda d’oro (dal volo abbassato, il rostro verso la destra dello scudo, le zampe e gli artigli aperti, la coda increspata), emblema imperiale per eccellenza, costituisce il simbolo ghibellino dell’investitura comitale che i Montefeltro ricevettero dagli imperatori della casa sveva. Secondo alcuni la sua presenza risalirebbe ai tempi di Federico Barbarossa (1125-1190; cfr. Lombardi, I simboli, p. 135; Ceccarelli, “Non mai”, p. 20; Caldari, Emblemi, imprese, onorificenze, p. 102), altri ritengono invece che sia stata introdotta dopo la sottomissione della città di Urbino e la nomina di Buonconte (m. 1241), conte di Montefeltro, a conte di Urbino da parte di Federico II di Svevia (1194-1250; cfr. Cappellini, Araldica Feretrana, p. 70); la comparsa della piccola aquila imperiale è stata segnalata con certezza nello stemma dei Montefeltro tra il 1312 e il 1340 (cfr. Conti, I Montefeltro, p. 133 nt. 40; Id., Il sigillo, pp. 329, 336). Diversa l’ipotesi formulata da Nardini, il quale sosteneva che l’aquila caricata nella prima banda d’oro fosse quella della città di Urbino e che «così i signori feudatari ed i loro sudditi ebbero, da allora, uno stemma comune» (Nardini, Le imprese, p. 5).

Urb. lat. 1221, f. 2r - Urb. lat. 1324, f. 2r

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Tale stemma fu utilizzato dal conte (1444-1474) Federico nei primi decenni del suo dominio, spesso affiancato dalle lettere FC (per Federicus Comes), come ad esempio nell’Urb. lat. 281, al f. 5r. Nonostante i successivi incrementi, lo stemma bandato continuò ad essere utilizzato e a mantenere un posto di rilievo nell’apparato araldico della casata (cfr. Conti, Osservazioni araldiche, p. 66 nt. 11) e più volte si ritrova ad ornare i manoscritti accanto agli stemmi adottati successivamente (cfr. stemma inquartato, stemma ducale).