Matteo Contugi
f. 1456-1491
Copista estremamente elegante, fu attivo presso le corti di Mantova per Ludovico Gonzaga (1414-1478), a Ferrara per Ercole I Este (1431-1505), a Urbino per Federico da Montefeltro (1422-1482). Poco si conosce sugli anni che precedono la sua attività presso queste corti. Alcune notizie si desumono dai suoi stessi colophon; uno dei più completi è quello dell’Urb. lat. 324, dove compare sia la città di nascita, sia il nome del padre: «Manu Matthaei Domini Herculani de Contugiis de Vulterris» (f. 84r); poco di più si dice in quello del manoscritto Harley 3567 della British Library di Londra ): «Manu Matthaei olim eximii equitis et doctoris domini Herculani de Contugiis de Vulterris» (f. 189r). Contugi era dunque di Volterra; il padre è stato identificato con il giurista Ercolano (m. 1429), che ricoprì ruoli anche importanti in alcune vicende politiche della città.
La sua presenza ad Urbino è attestata da numerose lettere inviate al marchese Ludovico Gonzaga negli anni 1477-1486, ma non si può tuttavia escludere che il suo arrivo alla corte di Federico possa essere avvenuto anche prima. Oltre all'Urb. lat. 324, la sua firma si ritrova in 6 codici Urbinati, ovvero Urb. lat. 10 («Manu Matthaei domini herculani de Contugiis de vulterris et caetera», f. 242r), Urb. lat. 336 («Manu Matthaei de Vulterris», f. 155r), Urb. lat. 365 («Manu Matthaei de contugiis de vulterris et caetera», f. 295r), Urb. lat. 392 («Manu Matthaei de vulterris», f. 264r), Urb. lat. 427 e Urb. lat. 548 («Manu Matthaei de Contugiis de Vulterris», rispettivamente f. 184r e f. 329v). Nessuno dei codici da lui sottoscritti per Federico è datato, ma sono tutti riferibili agli anni del ducato, dopo il 1474; la data presente al termine dell’Urb. lat. 324 («Sexto decimo Kalendas Maias 1458»), da molti interpretata come colophon, è stato dimostrato che è la data di composizione dell’ultimo testo contenuto nel manoscritto (cfr. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, pp. 292-293, 295 fig. 8).
In una nota epistola del 16 ottobre 1478 (Archivio Gonzaga, b. 1229, f. 55r-v), Contugi scrive al marchese Federico Gonzaga dalla città di Ferrara, dove dice di trovarsi per far completare la miniatura dell’attuale Urb. lat. 365, il Dante Urbinate, affidata a Guglielmo Giraldi: questi procedeva assai lentamente rispetto alle aspettative e Contugi andò a verificare di persona il lavoro; poco dopo fece trasferire l’artista ad Urbino, evidentemente sperando che sotto un controllo più diretto avrebbe proceduto più velocemente (per il testo della lettera cfr. Il Dante Urbinate , pp. 35-36, 42, 55-56 e tav. XI). In generale, però, le lettere inviate ai Gonzaga da Urbino non vertono sull’attività di copia dei codici, ma piuttosto contengono informazioni di tipo politico sulla corte e sul suo duca. A riguardo è stato ipotizzato che, quando Federico volle creare un centro di copia urbinate, lo stesso marchese di Mantova potrebbe avergli consigliato Contugi come copista, anche al fine di ottenere notizie sui suoi movimenti. Contugi è «uomo raffinato e intelligente, che aveva una rispettabile posizione nella corte di Urbino. Era al di sopra di ogni sospetto con questa copertura, sebbene essendo di Volterra, la città che il duca aveva saccheggiato, Contugi aveva buone ragioni di nutrire un segreto risentimento contro di lui» (Simonetta, L’enigma Montefeltro, p. 173, ma si vedano anche pp. 174, 179, 196, 209, 221-223, 248, 249; sul suo ruolo di osservatore politico e finanche di “spia” cfr. Chambers, The Visit to Mantua, pp. 6 e 10, Appendix 1; Simonetta, Federico da Montefeltro architetto, pp. 93-94, 96-97, ntt. 33-35, 40-44; Chambers, Matteo Contugi of Volterra, pp. 171-198).
Del resto Contugi fu impiegato in cariche amministrative anche presso lo stesso duca di Urbino, come dimostra il modo di firmare alcune lettere («Mattheus de Vulterris officialis custodie et presidens bullettarum»: Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonzaga, b. 846, f. 595r-v, datata Urbino, 23 aprile 1482).
Dopo la morte di Federico, nel periodo di reggenza di Ottaviano Ubaldini, tutore di Guidubaldo, Contugi sembra sia rimasto ad Urbino, dove continuò a lavorare. Due note apposte nell’Indice vecchio in margine alle opere di Dionigi Areopagita aiutano a ricostruire un incarico a lui affidato per completare un codice di quell’autore.
Per questo motivo il conte lo autorizza al prestito di alcuni quinterni (uno da terminare e gli altri da vergare), che pare non furono restituiti («Habuit Matthaus Volaterranus de mandato, nec restituit» e Matthaeus Volaterannus ad scribendum et non restituit», Urb. lat. 1761, ff. 20v e 117r).
Le ultime testimonianze che lo riguardano sono costituite da alcune epistole degli anni 1488-1491 scambiate con il cronista fiorentino Benedetto Dei (1418-1492), scritte da Ferrara, Agello (PG) e Perugia (trasmesse dal Vat. lat. 9063 ai ff. 131r-153v). Dopo il 1491 non si hanno più sue notizie.
BONICATTI, Contributo al Giraldi, pp. 195-210; ID., Nuovo contributo, pp. 259-269; BÉNÉDICTINS DE BOUVERET, Colophons des manuscrits occidentaux, IV, pp. 166-167, nrr. 13398-13408; DEROLEZ, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291; DE LA MARE, New research, pp. 449-450 nt. 224; CRITELLI, Per la carriera di Matteo Contugi, pp. 251-265.