Dopo la nomina a primo custode della Vaticana (1653-1661) dell’erudito tedesco Lucas Holste – che alcuni anni prima aveva visitato personalmente la biblioteca urbinate rimanendone straordinariamente colpito – e l’ascesa al soglio pontificio di Alessandro VII (1655-1667), mecenate e bibliofilo, iniziarono le lunghe trattative per l’acquisto della collezione.
Il 23 giugno 1657 la comunità di Urbino fu indotta ad accogliere la richiesta del pontefice, il quale decise di donare alla città 10.000 scudi e promise la concessione di alcune «grazie» per alleviare i debiti della comunità stessa. Un breve del 7 agosto disponeva la cessione e stabiliva le procedure di trasferimento, che ebbero luogo fra il novembre e il dicembre dello stesso anno.
In vista del trasporto, Holste, che aveva avuto un ruolo fondamentale nelle trattative formulando anche diverse stime della collezione (contenute ai ff. 39r-46r del Barb. lat. 6535), fece allestire un inventario, oggi segnato Vat. lat. 9475, costituito da schedine prestampate, con indicazioni di «Scanz(ia), Ord(ine) N(umero)» in alto e di «Cassa e N(umero)» in basso, uguali ad altrettante incollate sui dorsi dei rispettivi codici (ancora parzialmente visibili sulle legature di alcuni volumi, come ad esempio gli Urb. lat. 669, 326 e 328). Alessandro Vanni vi aveva anche segnato le collocazioni in vigore nella biblioteca di Urbino e una sintetica nota relativa al contenuto del volume; lo stesso Holste vi aveva annotato correzioni o integrazioni.
Vat. lat. 9475, f. 1r
Dopo l’arrivo in Vaticana la collezione manoscritta venne ripartita in tre fondi distinti, secondo un criterio linguistico, dando vita a Urbinati latini, Urbinati greci, Urbinati ebraici; sei manoscritti arabi furono inseriti nel fondo arabo aperto (Vat. ar. 155, 212, 216, 221, 228, 229; cfr. Guida ai fondi, p. 538-553).
I manoscritti latini, diversamente da greci ed ebraici, subirono numerosi cambiamenti nello schema di collocazione. Furono riordinati per la prima volta, per materia e per autore, numerati e inventariati dall’erudito dalmata Stefano Gradi (Stjepan Gradić, 1613-1683), che alla morte di Holste fu nominato secondo custode (1661-1682). Il suo inventario, attualmente segnato Urb. lat. 1388, conserva due ordinamenti.
Probabilmente alla ricerca di un sistema che tenesse presente anche le esigenze dettate dal diverso formato dei codici e una conseguente ottimizzazione degli spazi disponibili, l’ordinamento cambiò più di una volta. Lo stesso Urb. lat. 1388 ne offre testimonianza al f. 52r, dove si trova un frammento di un inventario andato perduto, con un diverso sistema di collocazione, forse voluto da Lorenzo Zaccagni (1657-1712), secondo custode della Vaticana dal 1684 e primo dal 1698 (cfr. Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 381, 383).
Urb. lat. 1388, ff. 2r, 52r
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A Zaccagni si deve un ulteriore inventario, realizzato con l’ausilio del secondo custode (1698-1711) Giovanni Battista De Miro, che testimonia una revisione del sistema di collocazione dei codici, sempre articolato secondo un criterio disciplinare, ma tenendo conto anche del formato, con descrizioni simili a quelle di Gradi. «Dall’Indice vecchio deriva la suddivisione disciplinare, specialmente dei primi 500 codici, che in gran parte risalgono all’epoca federiciana, aprendo la sistemazione con i testi sacri, seguita da Padri della Chiesa, teologi, giuristi, filosofi, medici, testi scientifici, grammatici e oratori, poeti e storici»; tale suddivisione viene riproposta due volte, in relazione al formato (Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», p. 382). La copia calligrafica e ufficiale, ultimata nel 1719 (dopo la morte dell’autore), con frontespizio illustrato, è conservata nei manoscritti Urb. lat. 1772-1773 e riporta la descrizione degli Urb. lat. 1-1026. Le segnature attribuite da Zaccagni sono quelle tuttora in uso. Tale inventario ebbe poi una continuazione in descrizioni sette-ottocentesche che trovarono posto negli Urb. lat. 1768, 1774-1778 (cfr. Vian, Dal Platina al Bishop, pp. 272-273; Guida ai fondi, pp. 541-542; Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 382, 383).
Urb. lat. 1772, f. 1r
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Nel corso del tempo, in particolare durante il Settecento, i fondi urbinati accolsero anche manoscritti estranei alla raccolta di provenienza: gli accrescimenti furono modesti per il fondo greco e quello ebraico, più cospicui per il fondo latino, che per certo tempo fu considerato “aperto” (Guida ai fondi, p. 541; Critelli, «L’impazzamento nel collocare una sì gran machina di cose», pp. 275-279).
L’attuale fondo degli Urbinati latini è costituito da 1.779 segnature, catalogato in tre volumi da Cosimo Stornajolo (Cod. Urb. lat. 1-500, 501-1000, 1001-1779; per indicazioni bibliografiche cfr. Guida ai fondi, pp. 552-553).
Gli Urbinati greci furono riordinati e inventariati, anch’essi per materia e autore, tra il 1661 e il 1669 dal primo custode (dal 1661) Leone Allacci (c. 1586-1669), che lasciò una copia di lavoro autografa nel Barb. lat. 3069, ff. 3r-44r, con segnature non del tutto coincidenti con quelle attuali. Una copia calligrafica di quest’inventario, rivista e corredata da un indice degli autori e caratterizzata dall’adozione delle segnature attuali, fu realizzata dallo scriptor latinus Tommaso de Iuliis (1659-1712) ed è attualmente segnata Urb. lat. 1769. Con le nuove segnature i codici furono di nuovo descritti tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo nell’Urb. lat. 1768, ff. 186r-211r, 244v e nell’Urb. lat. 1770 (Guida ai fondi, pp. 542-543; Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 377-378, 383).
Urb. lat. 1769, f. 1r
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L’attuale fondo degli Urbinati greci costa di 165 segnature (ma 163 elementi), catalogati in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci; per indicazioni bibliografiche cfr. Guida ai fondi, p. 550.
Gli Urbinati ebraici furono descritti da Giulio Bartolocci (1613-1687), scriptor hebraicus (dal 1650), nel catalogo databile ante 1661 attualmente segnato Vat. lat. 13199, ff. 111r-134v, con indice ai ff. 174r-182r. Altro indice relativo ai codici ebraici si trova nell’Urb. lat. 1771, ff. 186r-204r, di mano dello scriptor hebraicus (1650-1668) Giovanni Battista Iona (Giona, m. 1668; cfr. Guida ai fondi, pp. 547-548; Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 376, 383). Il fondo degli Urbinati ebraici si compone attualmente di 59 segnature, catalogate in Hebrew Manuscripts in the Vatican Library, pp. 599-638; per indicazioni bibliografiche cfr. Guida ai fondi, pp. 548-549.
Urb. lat. 1771, f. 186r
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