La Biblioteca di un 'principe umanista' Federico da Montefeltro e i suoi manoscritti [di M.G. Critelli]

INVENTARI URBINATI

Dopo la morte di Federico (m. 1482), sotto il figlio Guidubaldo I (1472-1508), probabilmente in occasione del passaggio di consegne al nuovo signore della città, intorno al 1487 fu stilato il primo inventario della biblioteca giunto fino a noi, noto come Indice vecchio (Urb. lat. 1761, ff. 1r-126r) e redatto dal bibliotecario Agapito verosimilmente su modello di un precedente inventario andato perduto (cfr. Moranti, Organizzazione della biblioteca, pp. 43-44). L’indice riveste una straordinaria importanza documentaria in quanto fotografa lo status della collezione così come era stata voluta dal suo possessore e consente di ricostruirne le caratteristiche principali.

Urb. lat. 1761, f. 1r

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Per molto tempo, sotto i successori di Federico – Guidubaldo I (1482-1508), Francesco Maria I Della Rovere (1508-1538), Guidubaldo II (1538-1574) – si registrarono solo poche acquisizioni, a cui si accompagnò anche la perdita di un certo numero di codici a causa dell’invasione delle truppe di Cesare Borgia (che nel 1502 depredò e trasportò a Forlì la raccolta, tornata ad Urbino nel 1504, priva però della maggior parte delle preziose legature) e dei disordini che seguirono la deposizione di Francesco Maria I da parte di Leone X nel 1516. I due inventari redatti all’inizio del secolo XVI non registrano sostanziali cambiamenti rispetto all’Indice vecchio.

Alla morte di Guidubaldo, che aveva voluto come bibliotecario Agapito, l’ormai anziano Federico Veterani - che sotto Federico era stato copista e secondo alcuni miniatore –, prese il suo posto, redigendo tra il 1508 e il 1521 un inventario che ricalca l’Indice vecchio (da lui annotato marginalmente in più punti, come a f. 80r) e le sue correzioni, senza segnare un progresso rispetto a questo; registra 50 item in meno dovuti alle perdite subite. L'inventario è conservato presso l'Archivio storico del Monastero di San Vincenzo di Prato, Manoscritti, n. 10, fasc. 50 (cfr. Bandini - Fantappiè, Inventario dell'archivio del Monastero di San Vincenzo di Prato, p. 50), e pubblicato in Guasti, Inventario della Libreria Urbinate.

Urb. lat. 1761 f. 80r Veterani.JPG
Urb. lat. 1761, f. 80r: «Nonii Marcelli dicionarium cum reliquis, in rubro, ut est in Invenatrio meo. Federicus [Veteranus] scripsi».
Barb.lat.3185_rit.jpg
Barb. lat. 3185, f. 77r, particolare

Negli stessi anni, tra il 1508 e il 1512, sotto il governo di Francesco Maria I Della Rovere (1508-1538), fu redatto un altro inventario, molto più conciso, ad opera di Fabio Vigili (m. 1553), futuro vescovo di Spoleto (dal 1540): si tratta in effetti di un elenco dei titoli posseduti, con scarne indicazioni di descrizione esterna, all’interno di un volume (l’attuale Barb. lat. 3185) che contiene una lunga serie di inventari di varie biblioteche (l’inventario della collezione urbinate si trova ai ff. 77r-118v, tra l’inventario della biblioteca greca medicea e quello dell’episcopato di Ravenna), tutti scritti consecutivamente dalla stessa mano. Per la sua struttura farebbe pensare più ad una raccolta a scopo di studio che ad uno strumento di gestione biblioteconomica. Rispetto all’Indice vecchio vi sono segnalati 30 item in più, quasi tutti stampati (cfr. Laurent, Fabio Vigili, p. XIX; Guida ai fondi, p. 539; Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», p. 355).

Un ulteriore indice della metà del secolo XVI, attestante anch’esso uno scarso numero di acquisizioni, si trova ai ff. 127r-145v dell’Urb. lat. 1761 - di seguito all’Indice vecchio -, indirizzato a un certo «Signor Rainero» e realizzato probabilmente a fini amministrativi, con descrizioni minimali dei testi e un ordine di collocazione diverso rispetto a quello in uso sotto Federico (cfr. Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», p. 356).

Urb. lat. 1761, f. 127r

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Sotto il ducato di Francesco Maria II Della Rovere (1574-1631) la biblioteca fu invece notevolmente arricchita. Lo testimoniano due indici, che descrivono autori e opere della raccolta. Uno fu redatto nel 1616 da Vittorio Venturelli (futuro bibliotecario della comunità di Urbino dal 1631 al 1632), attualmente segnato Vat. lat. 10482, che, pur incompleto, elenca 1.058 libri tra cui 129 stampati.

Immagine1.jpg
Vat. lat. 10482, f. 1r
Vat.lat.10482_fa_0002r.jpg
Vat. lat. 10482, f. 2r

L’altro, integrato da Alessandro Vanni - ultimo bibliotecario della collezione urbinate (1640-1657) - nel 1640, dopo la morte del duca, che registra circa 1.800 manoscritti e diverse migliaia di stampati ed è oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale «Vittorio Emanuele II» di Roma con la segnatura Gesuitico 146 (cfr. Guida ai fondi, p. 539; Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 363, 368).

Dopo la morte senza eredi di Francesco Maria II, Urbano VIII annesse il ducato di Urbino allo Stato della Chiesa. Secondo le disposizioni testamentarie del duca, i manoscritti della collezione divennero proprietà della comunità di Urbino, non senza malumori tra i legatari e diffuse voci relative a pericoli di dispersione o possibili vendite.

A questo periodo risale la stesura dell’inventario topografico sottoscritto dal notaio Francesco Scudacchi, redatto tra l’ottobre 1631 e il 30 settembre 1632. Esso ritrae le due biblioteche che erano state di Francesco Maria II, quella di Urbino e quella di Casteldurante (oggi Urbania, che egli aveva allestito giungendo al ragguardevole numero di 13.000 volumi), prima che venissero unite e certifica che la «libraria» ricevuta in eredità dal duca Francesco Maria II era costituita complessivamente da 1.715 volumi (Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», pp. 358, 363-368). L’inventario si trova presso l’Archivio di Stato di Urbino, Atti del notaio Scudacchi Francesco [1632], vol. 2037, Div. IV, Cass. 15, ff. 167r-234r; è edito in Moranti - Moranti, Il trasferimento dei «codices Urbinates», pp. 369-451.