La Biblioteca di un 'principe umanista' Federico da Montefeltro e i suoi manoscritti [di M.G. Critelli]

COPISTI FIORENTINI

Vespasiano da Bisticci fu fondamentale nella realizzazione della collezione federiciana, soprattutto nella prima fase della sua formazione.

Dagli studi di Albinia de la Mare emerge che dei circa 600 codici latini che fecero parte della raccolta, ne sono stati prodotti a Firenze più di 260 («fra i tre quinti e i tre quarti dei codici fatti apposta per Federico o comprati per lui»); di questi almeno cinquanta non possono essere stati realizzati appositamente per il signore di Urbino o comprati da lui in primo luogo, sia «perché hanno il suo stemma aggiunto in un secondo tempo (il che significa che egli non era il possessore originario) sia perché databili troppo presto per essere suoi di origine»; 12 hanno lo stemma di Federico aggiunto (de la Mare, Vespasiano da Bisticci e i copisti, pp. 81-82). Vespasiano dovette certamente vendere a Federico codici già pronti – in attesa di un acquirente –, a cui sarebbe stato prontamente aggiunto lo stemma feltresco; è il caso degli Urb. lat. 187, 250, 350.

Urb. lat. 187, f. 2r- Urb. lat. 250, f. 2r

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La de la Mare ha individuato «almeno 40 copisti diversi, dei quali 18 hanno copiato 3 o più manoscritti nuovi […] quasi tutti legati più o meno a Vespasiano» (de la Mare, Vespasiano da Bisticci, pp. 90-91). Il legame con l’imprenditore del libro manoscritto è testimoniato da alcune sottoscrizioni in cui il “principe dei librai” è esplicitamente citato: così lo definisce Hugo de Comminellis menzionandolo nel colophon della Bibbia Urbinate (Urb. lat. 2, f. 311r); anche i copisti Petrus de Traiecto e Gherardo del Ciriagio affermano di aver lavorato per sua intermediazione.

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Urb. lat. 1, f. 240r

La nota di produzione della bottega di Vespasiano compare anche in due codici vergati da Sinibaldus C. (così si firma in un manoscritto datato 1461 e venduto da Vespasiano alla Badia di Fiesole nel 1462), fecondo copista di più di 40 codici, forse identificabile con un certo ser Sinibaldo di ser Sozzo Cacciaconti da Volterra, notaio fiorentino (cfr. de la Mare, Vespasiano da Bisticci, pp. 84-85); si tratta del codice Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 4797, uno Strabone donato a Luigi XI dal cardinale Jean Jouffroy, e del Vat. lat. 1712, latore di opere retoriche di Cicerone con note di Jouffroy («in isto libro continentur infrascripta opera Ciceronis […] Vespasianus librarius librum hunc Florentie transcribendi curavit», f. IIIv). Alla sua mano la de la Mare attribuisce 16 codici urbinati (Urb. lat. 74, 75, 330, 331, 334, 343, 347, 358, 370, 414, 641, 658, 660, 668, 669 e 881: cfr. de la Mare, New Research, pp. 497, 538, 565*; Ead., Vespasiano da Bisticci, p. 182; Manfredi, Codici latini di Niccolò V, p. 423). Sinibaldus C. esemplò inoltre la collezione della corrispondenza del cartolaio preparata come regalo all'amico Francesco Pandolfini (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 90 sup. 30).

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Urb. lat . 899, f. 124v

I contatti tra Vespasiano ed alcuni copisti sono testimoniati da rapporti epistolari; tra di essi vi sono Hugo de Comminellis, Gherardo del Ciriagio, Antonio Sinibaldi, Leonardo Tolesani da Colle – copista dell’Urb. lat. 899, che non si sa bene come e quando entrò nella collezione urbinate, forse come dono.

Altri copisti attivi per Vespasiano rappresentati in questo percorso sono Hubertus W., la cui mano compare anche in alcuni manoscritti fiesolani, Gundisalvus Hispanus, Francesco degli Ugolini e il copista che si firma Φ.Η.; a questi si aggiunge Antonio di Francesco Sinibaldi, che vergò un manoscritto per Francesco Gonzaga, poi giunto in possesso di Federico, l’Urb. lat. 681.

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Urb. lat. 491, f. 163v
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Urb. lat. 250, f. 204r
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Urb. lat. 681, f. 190r