Urb.lat.491
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.491
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV med
- Data inizio:
- 1472
- Data fine:
- 1474
- Paese:
- Italia
- Localita:
- Firenze
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 324
- Larghezza:
- 224
- Numero fogli:
- III. 168. III
- Nota generale:
- Poggio Bracciolini, Historiae florentini populi, con prefazione e dedica di Iacopo Bracciolini a Federico da Montefeltro.
Descrizione
- Collazione:
- 19 fascicoli: 1 bifoglio (ff. I-II), 2 binione (ff. 1-4), 3-17 quinioni (ff. 5-14, 15-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75-84, 85-94, 95-104, 105-114, 115-124, 125-134, 135-144, 145-154), 18 quaternione (ff. 155-[162]), 19 binione (ff. 163-[166]). Il primo e l'ultimo foglio di guardia, cartacei, sono stati aggiunti durante un recente restauro; gli altri, membranacei, sono coevi (prima del restauro il primo e l'ultimo erano controguardie). Sono bianchi tutti i fogli di guardia, i ff. numerati Ir-IIr e i ff. [164]r-[166]v.
- Impaginazione:
- Testo a piena pagina; rr. 30/ll. 30, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 36). Presentano rigatura anche i ff. [164]-[166], bianchi. Specchio rigato (f. 20r): 324 (46+7+191+7+73) x 224 (27+8+112+8+70) mm. Visibili quattro fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione lungo il margine superiore di alcuni fogli (es. f. 23), ma prevalentemente eliminati dalla rifilatura.
- Foliazione:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-163; bifoglio iniziale numerato I-II a matita da mano recente; ff. [164-166] e fogli di guardia non numerati.
- Scrittura - Nota:
- Umanistica, elegante, uniforme, ariosa, in inchiostro bruno, di mano di Gundisalvus Hispanus, che si firma al f. 163v (cf. Colophon). Albinia de la Mare ha proposto l’identificazione del copista con Gonzalo Fernández de Heredia (1450-1511), studente di diritto canonico a Pisa nel 1473-1474, periodo nel quale probabilmente fu attivo come copista a Firenze, dove operò certamente tra il 1475-1476 e il 1478. Divenne in seguito protonotario apostolico, vescovo di Barcellona (1478) e arcivescovo di Tarragona (1490). Realizzò preziosi codici anche per Lorenzo de’ Medici e Mattia Corvino. Si annoverano circa 23 codici da lui sottoscritti o a lui attribuiti, tra i quali anche altri 4 urbinati, ovvero Urb. lat. 34 (non firmato), 54 (firmato «G.», f. 296v), 263 («G. hispanus», f. 171v) e 280 («GunDisalvus hispanus. Scriptor indignus», f. 326v). Cf. de la Mare, New research, p. 462 nr. 31, p. 503-504; Ead., I copisti fiorentini, p. 93 ntt. 62 e 63; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 138-139 nr. 145 e II, p. 136, nr. 962; Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 240, nrr. 5520-5522; si veda anche De Marinis, La Biblioteca napoletana dei re d’Aragona, I, p. 104-105. Il codice presenta numerose note marginali coeve, in parte dello stesso copista, talvolta di mano di Iacopo Bracciolini (es. «Federicus» al f. 3r; cf. Michelini Tocci, Poggio Fiorentino e Federico di Montefeltro, p. 533-536; de la Mare, New research, p. 508).
- Decorazione - Nota:
- 2 antiporte (f. [II]v, mm 264x178; f. 4v, mm 297x185): la prima mostra il ritratto equestre di Federico da Montefeltro entro una cornice a candelabre all’antica in monocromo indaco rialzate in oro, simboli araldici, stemma inquartato a bas-de-page; la seconda reca la pianta di Firenze – come indica il filatterio ossidato nel margine superiore – con i monumenti e la cinta muraria in porporina, entro una cornice nastriforme anch’essa in porporina, mentre il fondo della pianta doveva simulare una lamina d’argento. 2 pagine di incipit (ff. 1r, 5r): nella prima, fregio fitofloreale policromo (blu, verde, rosa, porporina) e globi aurei, su quattro margini, con putti, elementi all’antica in porporina, clipei con insegne araldiche, a bas-de-page stemma entro un clipeo nastriforme, sorretto da putti e da creature ibride, rubrica su 5 linee di scrittura alternativamente in oro e in blu; nella seconda, il fregio è solo su tre margini e a bas-de-page quattro putti alati sorreggono un clipeo laureato con lo stemma bandato feltresco, rubrica su tre linee di scrittura alternativamente in oro e in blu. 9 iniziali maggiori mantiniane, con scrittura distintiva e talora accompagnate da letterine guida (ff. 1r, 5r, 21v, 36v, 62v, 84r, 104v, 126r, 145v; mm 45x43, media), con corpo in argento, oggi ossidato, su campo blu puntinato in oro con rigogliosi racemi d’acanto rialzati in porporina, oppure su campo in verde o porpora con racemi in oro; rubricati incipit, titoli correnti al centro del margine superiore, sul recto dei fogli.
- Legatura -Nota:
- Legatura di restauro del sec. XX, con coperta in pergamena bianca, su quadranti di cartone. La coperta precedente, in pergamena tinta di verde, è stata staccata in corrispondenza del dorso e incollata sulla controguardia anteriore; presenta 8 compartimenti: nel primo antica segnatura “690 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro; nel secondo, quarto, sesto e ottavo elemento araldico (aquila bicipite) dello stemma di Alessandro VIII (1689-1691); nel terzo, quinto e settimo elementi araldici (due spade passate in croce di S. Andrea sormontate da una cometa) dello stemma del card. Bibliotecario (1681-1693) Lorenzo Brancati di Lauria. La legatura in pergamena tinta di verde è dunque databile agli anni 1689-1691. Taglio dorato. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «cum seraturis Argenteis ornatae In Viridi» (cf. Storia).
- Stato di conservazione:
- Le lamine metalliche argentee risultano molto ossidate, ciò rende poco leggibili, per esempio, i motti delle imprese araldiche di Federico di Montefeltro.
- Segnature di fascicoli:
- Segnatura a registro nell’angolo inferiore destro del recto dei fogli che compongono la prima metà dei fascicoli, molto spesso eliminata dalla rifilatura, del tipo f[1]-f2 (ff. 55-56), g[1]-g[2] (ff. 65-66), i[1]-i5 (ff. 85-89) e così via.
- Verba reclamantia:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, ornati con semplici decori a penna sui quattro lati, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina della giustificazione; assenti ai ff. IIv e 4v.
- Stemma:
- Araldica di Federico di Montefeltro: f. [II]v, bombarda rovesciata ed esplodente (nella cornice e sulla gualdrappa del cavallo); inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro ma privo di FC; ermellino con cartiglio e aquila sulla gualdrappa del cavallo. f. 1r, bombarda rovesciata ed esplodente; fiammelle inquartate con le lettere FD; ermellino con cartiglio; stemma inquartato nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro, ma privo di FC; struzzo con cartiglio; stemma feltresco bandato d’azzurro e d’oro di 6 pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro. f. 5r, fiammelle inquartate con le lettere FD; bombarda rovesciata ed esplodente; stemma feltresco bandato d’azzurro e d’oro di 6 pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro.
- Motto:
- Dell'ermellino e dello struzzo, illeggibile al f. [IIv], appena leggibili altrove.
- Nota:
- Per questo ms. cf. anche E. Ponzi, Urb. lat. 491, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 163v: "Deo gratias / G. hispanus" (cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 240 n. 5522).
- Storia:
- Il codice è un esemplare straordinario, non solo per l’elegante e raffinata fattura, per la pergamena levigatissima, per l’eccellenza della scrittura e della miniatura, ma anche perché costituisce l’esemplare di dedica delle "Historiae florentini populi" di Poggio Bracciolini offerto a Federico da Montefeltro da Jacopo Bracciolini, che lo commissionò alla bottega di Vespasiano da Bisticci. Jacopo rivide l’opera paterna, interrotta dalla morte di Poggio, la divise in otto libri e vi aggiunse una lettera di dedica a Federico da Montefeltro, dove descrive il proprio intervento editoriale. Oltre ad essere editore e prefatore del testo, ne curò anche la traduzione in volgare, che fu pubblicata a Venezia nel 1476 [IGI 7940; GW M34604; ISTC ip00873000], sempre preceduta dalla lettera dedicatoria a Federico da Montefeltro; l’edizione del testo latino, di cui è latore il codice, vide invece la luce solo nel 1715 a Venezia, anch’essa preceduta dalla lettera di dedica (al riguardo cf. Merisalo, Jacopo di Poggio Bracciolini, p. 215-219). Un altro codice urbinate (Urb. lat. 1198, f. 81r-v) contiene la lettera di ringraziamento di Federico a Jacopo per il preziosissimo e gradito dono (edita in Alatri, Lettere di stato e d’arte, p. 105-106), in cui si accenna a un’epistola d’accompagnamento del codice inviata da Jacopo; la lettera non è purtroppo datata, ma non può essere troppo lontana dal momento del dono stesso. La presenza dell’emblema dell’ermellino (f. 1r) e del monogramma F. D. (ff. 1r, 5r) ha fatto in passato propendere per una datazione del codice posteriore all'agosto 1474 (quando Federico divenne duca e ottenne l’onorificenza dell’ermellino; cf. Stornajolo, I ritratti e le gesta dei duchi d’Urbino, p. 19). Luigi Michelini Tocci ha proposto invece una datazione anteriore, verso la fine del 1472 (Il Dante Urbinate, I, p. 27; Michelini Tocci, Poggio Fiorentino e Federico da Montefeltro, p. 533-536; si veda anche de la Mare, New research, p. 462, 503-504; Labriola, Poggio Bracciolini, p. 154-157). La decorazione del manoscritto è infatti strettamente legata alla vittoriosa campagna militare condotta da Federico contro la città di Volterra, in rivolta nella primavera del 1472 e arresasi il 18 giugno dello stesso anno; la presa della città viene inoltre ricordata da Jacopo nella lettera dedicatoria come avvenuta l'anno in cui scrive («Cumque hoc anno tua virtute Volaterrani [...] imperio nostro rebelles sub iugum venerint», f. 3v). A seguito del vittorioso assedio, Federico fu accolto a Firenze con onori trionfali che lo consacrarono principe condottiero. Nella biblioteca di Federico il codice era segnato "476", come risulta dal cosiddetto "Indice vecchio" (Urb. lat. 1761, f. 68r: «Poggi Florentini Viri Disertissimi historiae Florentinae emendatae a Iacobo Filio et Illustrissimo et Invictissimo Federico Feretrano Urbini duci Dicatae. Cum Seraturis Argenteis ornatae In Viridi»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXVIII). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657. L'antica segnatura "690", segnata a penna a f. 1r nell'angolo superiore interno, è da riferire all'inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 65r; cfr. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. IX). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. IIr, 1v, 163v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 497; Id., I ritratti e le gesta, p. 19; Marucchi, Stemmi di possessori 1964, p. 30-95; Labriola, Poggio Bracciolini, in Ornatissimo codice, p. 153-161.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Brancati, Lorenzo, card., 1612-1693 [person]
Alexander PP. VIII, 1611-1691 [person]
Gundisalvus Hispanus, 1450-1511 [scribe]
Rosselli, Francesco, c. 1448-c. 1513 [artist]
Maestro del Senofonte Hamilton, f. 1470-1480 [person]
Pietro del Massaio di Iacopo del Massaio, f. 1451-1473 [artist]
Testo del curatore
Il manoscritto, di medio formato e dalla pergamena di ottima qualità ben lavorata, fu realizzato nella bottega fiorentina di Vespasiano da Bisticci, su indicazione di Jacopo di Poggio che voleva farne dono a Federico da Montefeltro in seguito alla conquista di Volterra nel 1472, proprio da parte del signore di Urbino per Lorenzo de’ Medici. Come accade in altri casi della collezione urbinate (Urb. lat. 1-2, 9, 52, 350, per esempio), anche l’apparato illustrativo e decorativo di questo codice nasce dalla collaborazione di artisti diversi. Esso mostra subito l’appartenenza alla libraria feltresca; rispetto alla maggior parte degli esemplari urbinati, però, che si aprono con il dittico di antiporta miniata/pagina di incipit, nell’Urb. lat. 491 l’opera è introdotta da un ritratto equestre di Federico (f. [II]v). L’immagine fissa, in maniera estremamente iconica, due diversi momenti: il tempo dell’azione militare – alla quale fa riferimento la veduta della città riconquistata, con una prospettiva a volo d’uccello – e il tempo della celebrazione del condottiero; nell’illustrazione si addensa inoltre un’allusione all’accoglienza trionfale che la signoria fiorentina tributò al signore di Urbino al termine dell’impresa. Si possono riferire a questa circostanza, a f. 1r, sia le clave di Ercole brandite da una delle coppie di putti reggistemma sia i grifoni dalla testa muliebre a bas-de-page: è infatti noto che Antonio del Pollaiolo, per quell’occasione, «forgiò l’elmo d’argento sul cui cimiero svettava la rappresentazione di Ercole in lotta con il grifone (simbolo di Volterra)» (Labriola, I miniatori fiorentini, p. 56); si osservi, inoltre, che ancora nella prima pagina di incipit, nel margine superiore, compare in clipeo la prima delle due immagini di Firenze visibili nel codice.
La tematica del trionfo, reale e ideale, è quindi di fatto il paratesto all’illustrazione – e in generale a tutto il ms. –: il modello archetipico, la statua romana del Marc’Aurelio, è stato probabilmente mediato da opere del Quattrocento italiano, come la coppia equestre affrescata nel Duomo di Firenze, con il ritratto di John Hawkwood del 1436 eseguito da Paolo Uccello e quello di Niccolò da Tolentino del 1456 di mano di Andrea del Castagno (Labriola, Scheda nr. 7 2008, pp. 155-163, in part. p. 156). Negli stessi anni in cui si confezionava il ms., Piero della Francesca dipingeva peraltro la predella con il Trionfo di Federico, a corredo del doppio ritratto del signore stesso e della moglie Battista Sforza, opera oggi interamente conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Si tratta di un’immagine che, con il f. [II]v dell’Urb. lat. 491, condivide anche alcuni elementi iconografici, come l’elegante armatura del signore con il bastone del comando in grande evidenza e alcune tangenze nelle posture dei corpi – si vedano le figure femminili sul carro e la Vittoria, nel clipeo appeso al di sotto della cornice dell’antiporta. Il richiamo all’antico è inoltre esplicitato dalle parole della lettera (oggi in calce all’Urb. lat. 916, ff. 57v-58v) con cui Jacopo di Poggio fece accompagnare il codice e che, appunto, si apre con una carrellata narrativa sui grandi condottieri del mondo classico, da Giulio Cesare ad Annibale, da Alessandro Magno a Silla.
La presenza in figura di Federico nell’Urb. lat. 491 si aggiunge al cospicuo gruppo di effigi del signore di Urbino, disseminate nei codici e spesso trasmessa anche da altri media artistici (per queste tematiche cfr. da ultima C. Paniccia, L’icona di un principe, pp. 86-94).
Annarosa Garzelli attribuiva al Maestro del Senofonte Hamilton il ritratto equestre (Garzelli, La Bibbia di Federico da Montefeltro, p. 156; Ead., I miniatori fiorentini di Federico, p. 128), posizione accolta in un primo momento da Ada Labriola (Labriola, Scheda nr. 7 2007, pp. 159-160, 163, in accordo con altri studiosi, ivi citati), che poi tornava nuovamente a riflettere sul ms. esprimendo convinzioni diverse (Labriola, I miniatori fiorentini, pp. 56-57). Ella infatti rileva alcune incongruità stilistiche tra i modi dell’anonimo miniatore e quanto invece visibile nell’Urb. lat. 491, disomogeneità che la inducono ad assegnare l’antiporta celebrativa a un diverso artista – posizione condivisibile –, formatosi alla bottega di Francesco di Antonio del Chierico, e che forse mostra alcune tangenze con l’incipiente manifestarsi dei modi di David Ghirlandaio nella Bibbia urbinate, Urb. lat. 1-2 (Labriola, I miniatori fiorentini, p. 58). L’impronta di del Chierico è in ogni caso piuttosto evidente quando si osservi per esempio l’Urb. lat. 883, la Descriptio pugnae Ariminensis di Pietro Acciaiuoli, anch’esso esemplare di dedica donato a Federico nella medesima occasione dell’Historia Florentina (Labriola, I miniatori fiorentini, p. 65 nt. 28): nell’antiporta a f. 1v, decorata con un gioco di clipei laureati intrecciati, compare un ritratto equestre del signore di Urbino che, soprattutto nell’esecuzione del cavallo, condivide la medesima impostazione con quanto visibile nell’Urb. lat. 491; un altro termine di paragone può essere l’Urb. lat. 666, raccolta di Padri della Chiesa (Labriola, Scheda nr. 7 2008, pp. 163-168), che si apre a f. 6v con una Decollazione di san Paolo a piena pagina, nella quale il cavallo è il vero fuoco di tutta la scena.
Nella ricchezza esornativa delle due pagine di incipit (ff. 1r, 5r) è possibile invece riconoscere il linguaggio espressivo di Francesco Rosselli – coinvolto a più riprese da Vespasiano nella realizzazione di mss. destinati alla libraria di palazzo (Urb. lat. 1-2, Urb. lat. 52, Urb. lat. 74) –, che dissemina i fogli degli stilemi figurativi e decorativi che connotano il suo approccio alla superficie membranacea: il diffuso impiego di lamine metalliche trattate come oggetti di oreficeria; la minuscola puntinatura aurea che enfatizza i fondi colorati nei clipei istoriati e nelle iniziali; i fregi a racemi fitti, ma regolari, riempiti di corolle in rosa e in blu, arricchite da bottoncini in foglia d’oro; il repertorio di candelabre in monocromo, tecnica impiegata anche nella cornice dell’antiporta (f. [II]v), colma di volute di acanto che si replicano nelle iniziali delle pagine di apertura (ff. 1r, 5r). La presenza di Rosselli nell’Historia Florentina urbinate (Garzelli, La Bibbia di Federico da Montefeltro, p. 156) è stata oggetto di indagine, in anni recenti, da parte di Ada Labriola nel catalogo della mostra Ornatissimo codice (Labriola, Scheda nr. 3, p. 153; Ead., Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 231, ma anche Ead., I miniatori fiorentini, pp. 56-60): qui ella ribadisce l’esecuzione del ms. attorno al 1472 – in conseguenza della presa vittoriosa di Volterra –, e propone anche un breve catalogo dell’artista, che comprende per esempio la figura di san Bernardo a f. 8r dell’Urb. lat. 93 e la scena di dedica a f. 2r del celeberrimo Tolomeo, Urb. lat. 277. Proprio con la monumentale Geographia, l’Urb. lat. 491 sembra avere tangenze piuttosto spiccate e di certo non dovute a casualità. Il testo vero e proprio dell’Historia Florentina è infatti introdotto da una seconda antiporta (f. 4v) che mostra, a piena pagina, una veduta di Firenze: la cinta muraria e i monumenti campiti in porporina sono immersi in uno spazio urbano un tempo risplendente d’argento oggi ossidato, come il filatterio svolto con il titulus nel margine superiore. L’impostazione della veduta e la sua esecuzione tradiscono senza dubbio i modi di Pietro del Massaio – di diverso avviso Ada Labriola: per la studiosa il foglio «looks back to a model painted by» il pittore fiorentino, specializzatosi proprio nella realizzazione di tal genere di immagini e «perhaps these similarities are due less to the supposed common autograph authorship and more to the extraordinary teamwork of illuminators working under» (Labriola, Scheda nr. 7 2007, p. 163).
Ad ogni modo, del Massaio è noto per aver eseguito – in veste fors’anche di ordinator – gli apparati geografici (mappe e ‘ritratti di città’) dei tre codici che a oggi costituiscono la tradizione manoscritta e miniata di Tolomeo nel Quattrocento (Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 4802 della metà degli anni ’50 del secolo, per Alfonso II di Napoli; Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5699 del 1469, per Niccolò Perotti; Urb. lat. 277 del 1472, per Federico da Montefeltro): essi furono tutti prodotti in collaborazione con Vespasiano, che di fatto avviò il testo a una nuova fortuna editoriale (Maddalo, Immagini di Roma alla corte, p. 275). Il cartolaio fece infatti aggiungere nuove tavole alla serie geografica già decodificata, tra le altre introducendo la sequenza delle piante di città – Milano, Venezia, Firenze, Roma, Costantinopoli, Damasco, Gerusalemme, Il Cairo, Alessandria d’Egitto –; ma mentre nel lat. 4802 compare Adrianopoli, nell’Urb. lat. 277 la città trace è significativamente sostituita da Volterra (Maddalo, Immagini di Roma alla corte, p. 275), che tuttavia è di fattura diversa (Duval-Arnould, Les manuscrits de la Géographie, p. 228 nt. 9). Il cambiamento dell’immagine lascia quindi supporre che, come l’Urb. lat. 491, anche l’Urb. lat. 277, prezioso manoscritto in formato atlantico, datato – si ricorda – al 1472, possa far parte in qualche modo della riconoscenza di Lorenzo il Magnifico per l’esito vittorioso dell’impresa di Federico. Con l’Historia Florentina esso inoltre condivide non solo l’esecuzione dell’apparato decorativo da parte di Francesco Rosselli, ma anche la veduta di Firenze, che nell’Urb. lat. 491 è stata eseguita da Pietro del Massaio in un formato minore a causa del ridotto spazio a disposizione.
L’esempio dell’Urb. lat. 491 mostra allora, una volta di più, quanto fosse variegata e permeabile a combinazioni e a collaborazioni diverse la realtà delle botteghe artistiche fiorentine.
Descrizioni interne
1r-4r
Ad illustrissimum ac invictissimum Federicum Feretranum Urbini principem Iacobi Poggii Florentini [filii] in historias Florentinas Poggii patris prohemium
- Locus:
- 1r-4r
- Titolo:
- Ad illustrissimum ac invictissimum Federicum Feretranum Urbini principem Iacobi Poggii Florentini [filii] in historias Florentinas Poggii patris prohemium
- Incipit testo:
- Alexandrum Macedonem Philippi filiu(m) ferunt
- Explicit testo:
- summa cum laude gesta esse comperies
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [dedicatee]
Recanati, Giovanni Battista, m. 1731 [person] - Fonte:
- IAM26.6 - Codices Urbinates Latini, recensuit C. Stornajolo, tomus I: Codices 1-500, Romae 1902, p. 497.
5r-163v
Historiarum Florentini populi liber
- Locus:
- 5r-163v
- Titolo:
- Historiarum Florentini populi liber
- Titolo uniforme:
- Historiae Florentini populi (Bracciolini, Poggio, 1380-1459)
- Sommario:
- Libri I-VIII, dalle origini della città fino all'anno 1455.
- Incipit:
- Ea scripturus bella que Florentinus populus
- Explicit:
- anno ferme post superiorem pacem
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Recanati, Giovanni Battista, m. 1731 [person]
- Fonte:
- IAM26.6 - Codices Urbinates Latini, recensuit C. Stornajolo, tomus I: Codices 1-500, Romae 1902, p. 497.