Urb.lat.427
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.427
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV
- Data inizio:
- 1474
- Data fine:
- 1482
- Paese:
- Italia
- Localita:
- Urbino
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 375
- Larghezza:
- 235
- Numero fogli:
- I. 175
- Contenuto:
- "In hoc codice continentur libri VII elegantissimi historici Quin(ti) Curtii de gestis Alexandri Magni" (f. 1v).
- Nota generale:
- Curzio Rufo, Historiae Alexandri Magni.
Descrizione
- Collazione:
- 18 fascicoli: 1-17 quinioni (2-11, 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61, 62-71, 72-81, 82-101 [sic], 102-111, 112-121, 122-131, 132-141, 142-151, 152-161, 162-171, 172-181), 18 ternione (182-186 [-1]). Foglio di guardia membranaceo (f. 1, con antiporta miniata sul verso). Bianchi i ff. 1r, 184v-185r, 186r-v.
- Impaginazione:
- Testo a piena pagina; rr. 31/ll. 30, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco; prevalentemente del tipo Derolez 33 (ff. 42, 129), ma anche del tipo 32 (es. ff. 9, 29), presenti entrambi anche all’interno dello stesso fascicolo (es. ff. 77 e 81, 143 e 144). Bianchi i ff. 184v, 185r e 186r-v, che presentano ugualmente rigatura. Specchio rigato (f. 16r): 375 (40+225+110) x 235 (39+6+114+6+70) mm. Visibili otto fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione (es. ff. 52, 118): più spesso sono visibili soltanto i quattro lungo il margine superiore (es. f. 42) o i quattro lungo il margine inferiore (es. f. 27), perché eliminati dalla rifilatura; fori di guida in corrispondenza della giustificazione esterna (es. ff. 24, 112, 152).
- Foliazione:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-184, con salto di numerazione dopo f. 89, al quale segue f. 100; ff. 185-186 numerati a matita da mano moderna.
- Scrittura - Nota:
- Umanistica di mano di Matteo de’ Contugi da Volterra. Copista estremamente elegante, Contugi fu attivo presso le corti di Mantova, Ferrara e Urbino e probabilmente a Firenze. A Urbino è attestato con certezza negli anni 1477-1486, ma potrebbe esservi giunto anche qualche anno prima. Insieme a Federico Veterani fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte dei Montefeltro: oltre al presente manoscritto, la sua firma si ritrova in altri 6 codici urbinati, ovvero Urb. lat. 10 («Manu Matthaei domini herculani de Contugiis de vulterris et caetera», f. 242r), 324 («Manu Matthaei domini Herculani de Contugiis de Vulterris», f. 84r), 336 («Manu Matthaei de Vulterris», f. 155r), 365 («Manu Matthaei de contugiis de vulterris et caetera», f. 295r), 392 («Manu Matthaei de vulterris», f. 264r), 548 («Manu Matthaei de Contugiis de Vulterris», f. 329v; per tutte le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins de Bouveret, Colophons des manuscrits occidentaux, IV, p. 166-167, nrr. 13398-13408; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291), e alla sua mano è stato attribuito anche l’Urb. lat. 151 (cf. Bonicatti, Contributo al Giraldi, p. 208-209; Id., Nuovo contributo, p. 259-269; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291; De la Mare, New research, p. 449-450 nt. 224). L’ultima data in cui si trova notizia di Contugi è il 1491 (per la sua biografia cf. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 251-265). Un’unica nota marginale (f. 52r), in inchiostro diverso da quello del testo. Maniculae ai ff. 39r e 181v; notabilia ai ff. 155v e 175r.
- Decorazione:
- Il ms. è uno degli esemplari di un più ampio corpus di codici che Cecilia Martelli ha proposto di assegnare al cosiddetto scriptorium urbinate, una realtà vivace perlopiù negli anni del ducato di Federico (1474-1482; ma cf. Urb. lat. 1221) e nella quale lavora un gruppo di miniatori ‘locali’, affiancati e coadiuvati da personalità artistiche di rilievo provenienti da fuori (Martelli, Il Petrarca miniato, p. 2-22; Ead., I codici di produzione urbinate, p. 69-77; Ead., Scheda nr. 8, p. 169-173; Ead., The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 43-49) – sullo scriptorium di palazzo come una ‘struttura’ per la produzione miniata, le conoscenze sono tuttavia ancora esigue. Tale interazione è presente anche in questo codice, nel quale è possibile osservare i due momenti dell’esecuzione artistica: quello che coinvolge l’apparato decorativo vero e proprio (antiporta, pagina di incipit, iniziali), da assegnare ai maestri urbinati, e quello che interviene nel medaglione con il ritratto di Alessandro Magno, riconducibile invece al celebre miniatore Bartolomeo della Gatta (Martelli, Scheda nr. 8, p. 169-173; Ead., The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 43-49; Ead., Bartolomeo della Gatta, p. 334-343). A questo ms. se ne possono accostare altri che, pur non mostrando interventi figurativi, risultano omogenei nella facies della ornamentazione: sono per esempio i codici Urb. lat. 401, 402, 403, 405, 406, copiati da Federico Veterani e che tramandano le opere di Enea Silvio Piccolomini (1405-1464).
- Decorazione - Nota:
- 1 antiporta (f. 1v, mm 250x200) costituita da un clipeo laureato (mm 130) carico di frutti e da un listello in lamina metallica aurea, all’interno del quale il contenuto del ms. è segnalato su 7 linee in capitale in oro; tutt’intorno si dispone una corona floreale policroma (verde, blu, porpora, giallo) con minuta filigrana a inchiostro bruno, gocce e globi aurei cigliati. 1 pagina di incipit (f. 2r) racchiusa su tutti e quattro i margini da una complessa cornice a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosso), abitati da diverse specie ornitologiche, da insetti, da conigli; in foglia d’oro il perimetro esterno e interno, come in lamina metallica aurea è il doppio listello attorno al quale si avviluppano gli intrecci e che non solo presenta lo stilema del nodo, ma in più punti mostra cornici geometriche e clipei con figurazioni di vario tipo e con l’araldica federiciana (dall’alto, in senso orario): struzzo con cartiglio parlante, ritratto di Alessandro Magno, ermellino con cartiglio parlante, agnello, stemma ducale di Federico di Montefeltro, cerbiatto, bombarda rovesciata ed esplodente, scopetta, freni, fiammelle inquartate con le lettere FD; la pagina è completata dalla iniziale maggiore accompagnata da scrittura distintiva e dalle quattro linee della rubrica in scrittura capitale. 7 iniziali maggiori di diversa tipologia (mm 56x55, media): 1 (f. 2r) su campo riquadrato in lamina metallica aurea e della stessa tipologia decorativa dell’antiporta, con corpo in foglia d’oro, listelli e nodi in blu, castoni preziosi; 6 (ff. 18v, 50r, 100r, 123r, 149v, 169r) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosso, oro), con corpo in lamina metallica aurea e breve fregio marginale della medesima tipologia decorativa, con gocce e globi aurei cigliati.
- Legatura -Nota:
- Coperta originale in pelle marrone rossiccio (l’“Indice vecchio” la definisce «In Rubro», cf. Storia), su assi di legno, con ricche decorazioni a secco, cornici di architetti gotici e un’altra di palmette, rettangolo d’interlazzi (cf. De Marinis, La legatura artistica, I, p. 88 n. 979). Dorso a 5 compartimenti, delimitati da 4 doppi nervi; nel primo compartimento segnatura a penna “427”. I 4 fermagli sono andati perduti: sul piatto anteriore sono visibili i fori dei chiodi che li sostenevano, sul piatto posteriore la coperta reca impresse le tracce dei fermagli a forma di conchiglia. Tagli dorati. La legatura originale era stata sostituita sotto il pontificato di Leone XIII (1880) con una legatura moderna, che recava impressi sul dorso lo stemma del pontefice e quello del cardinale Bibliotecario (1869-1889) Jean-Baptiste Pitra; dopo essere stata conservata nel fondo Legature (dove oggi si trova la legatura leonina), fu restaurata e riancorata al corpo del libro nel 2007. Sulla controguardia posteriore tassello cartaceo con indicazione di restauro eseguito nel 2007.
- Segnature di fascicoli:
- Assenti.
- Verba reclamantia:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, ornati con semplici decori a penna sui quattro lati, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina della giustificazione.
- Stemma:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 2r, struzzo con filatterio parlante; ermellino con filatterio parlante; stemma inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro, caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi e accompagnato da FD, sormontato da corona; bombarda rovesciata ed esplodente; scopetta; freni del cavallo; fiammelle inquartate con le lettere FD.
- Motto:
- f. 2r, "Hic an vordait en grozes Ei(…)" nel cartiglio dello struzzo; "Non mai", nel cartiglio dell’ermellino.
- Nota:
- Per questo ms. cf. anche C. Martelli, Urb. lat. 427, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 184r: "Manu Matthaei de Contugiis de Vulterris" (cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, IV, p. 167 n. 13405).
- Storia:
- Il codice è appartenuto a Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente al f. 2r, ed è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 54r: «Q. Curtius historicus Elegantissimus De Gestis alexandri Magni. Codex Ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CV, nr. 367). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 2v, 184r, 185v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 432-433; Manuscrits classiques, II.2, p. 596-597; Martelli, Curtius Rufus, De gestis Alexandri Magni, in Ornatissimo codice, p. 169-173; IAM41.6.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Contugi, Matteo, f. 1456-1491 [scribe]
Pitra, Jean Baptiste, card., 1812-1889 [person]
Leo PP. XIII, 1810-1903 [person]
della Gatta, Bartolomeo, 1448-1502 [artist]
Maestro del Curzio Rufo urbinate, sec. XV ex [artist]
Maestri dello scriptorium di Federico da Montefeltro, sec. XV [artist]
Testo del curatore
L'Urb. lat. 427 è uno degli esemplari di un più ampio corpus di codici che Cecilia Martelli ha proposto di assegnare al cosiddetto scriptorium urbinate (Martelli, Il Petrarca miniato, pp. 2-22; Ead., I codici di produzione urbinate, pp. 69-77; Ead., Scheda nr. 8, pp. 169-173; Ead., The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 43-49), una realtà vivace perlopiù negli anni del ducato di Federico (1474-1482; ma cfr. Urb. lat. 1221) e nella quale lavora un gruppo di miniatori ‘locali’, affiancati e coadiuvati da personalità artistiche di rilievo provenienti da fuori. Tale interazione è presente anche in questo codice, nel quale è possibile osservare i due momenti dell’esecuzione artistica: quello che coinvolge l’apparato decorativo vero e proprio (antiporta, pagina di incipit, iniziali), da assegnare ai maestri urbinati, e quello che interviene nel medaglione con il ritratto di Alessandro Magno, riconducibile invece al celebre miniatore Bartolomeo della Gatta (Martelli, Scheda nr. 8, pp. 169-173; Ead., The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 43-49; Ead., Bartolomeo della Gatta, pp. 334-343; cfr. Vat. lat. 1848). Una collaborazione attiva inoltre nell’esemplare del Canzoniere e dei Trionfi di Petrarca, anch’esso destinato alla biblioteca di Federico (Vitr. 22-1 di Madrid, Biblioteca Nacional de España); esso condivide con l’Urb. lat. 427 le medesime modalità di esecuzione e una omogeneità di linguaggio, basato sull’utilizzo dell’antiporta à la fiorentina, così come lo sono le iniziali; del cappio intrecciato dai colori intensi di derivazione ferrarese; dei fregi a bianchi girari, ancora fiorentini o di gusto romano, abitati da putti e animali (Martelli, Il Petrarca miniato, pp. 2-22; Ead., I codici di produzione urbinate, pp. 69-77; Ead., Scheda nr. 8, pp. 169-173; Ead., The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 43-49). A questi due mss. se ne possono accostare altri che, pur non mostrando interventi figurativi, risultano omogenei nella facies della ornamentazione: sono per esempio i codici Urb. lat. 401, 402, 403, 405, 406, copiati da Federico Veterani, che tramandano le opere di Enea Silvio Piccolomini (1405-1464); è forse possibile assegnare il loro apparato decorativo a una medesima personalità, tante sono le analogie che li accomunano, motivo per il quale ancora Cecilia Martelli ha proposto il nome convenzionale di Maestro del Curzio Rufo Urbinate.
Descrizioni interne
2r-184r
Historiae Alexandri Magni (Curtius Rufus, Quintus)
- Locus:
- 2r-184r
- Titolo uniforme:
- Historiae Alexandri Magni (Curtius Rufus, Quintus)
- Rubrica:
- Clarissimi elegantissimi historici Quinti Curtii de gestis Alexandri Magni liber feliciter incipit
- Incipit:
- Inter haec Alexander ad conduce(n)dum
- Explicit:
- memoriae ac nominis [sic] honos habetur
- Nota:
- L'opera era originariamente suddivisa in 10 libri, di cui non ci sono pervenuti il I, il II e parti del V, VI e X. Le iniziali miniate del codice corrispondono all’inizio di ciascun libro. Ai ff. 40v (l. 28)-41r (l. 3), dopo "non posset" (IV, 12, 21), è presente una breve interpolazione, tratta da Giustino, Historiae Philippicae, lib. IX, cap. 9: "movebat eum multitudo hostium respectu paucitatis suae gentis: sed interdum reputabat quantas res hac gente gessisset: quantosq(ue) populos fudisset. Itaq(ue) cum spes metum vinceret: periculosius differre bellum ratus: ne desperatio suis cresceret", seguita da "Itaque dissimulatio" (IV, 12, 22). Al f. 69r un'altra breve interpolazione precede il libro VI: "Interim dum talia fierent ab Alexandro: bellum ortum est inter Macedonas et Lacedemonios. Antipater macedonice p(re)fectus in hoc bello contra regem lacedemoniorum optinuit: sicut hic exponit(ur)". Entrambe sono presenti anche in altri testimoni dell'opera di Curzio Rufo. Al f. 185v viene ripetuto un passo già presente al f. 176r (l. 1-8): inc. "Nec quisq(uam) lumina audebat accendere", expl. "vero desyderio lugebant. Assueti sub rege" (X, 5, 16-17). In corrispondenza delle lacune tra i libri V e VI e all’interno del libro X nel manoscritto sono state lasciate alcune righe bianche che non corrispondono a lacune di carattere testuale (ff. 69r, 171v, 174v, 175r). Integrazioni alle suddette lacune sono state elaborate nel corso del ‘600 da Johann Freinsheim sulla base di notizie attinte da Giustino, Plutarco e altri e pubblicate in due edizioni di Curzio Rufo (Strasburgo 1648 e 1670; cf. Storie di Alessandro Magno, a cura di A. Giacone, Torino 1986, p. 30 nota 1); queste integrazioni sono riportate nell’edizione di Heidicke alle p. 147-152, 356, 362-363 e 363-369.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Alexander Magnus, 356-323 a.C [person]
Freinsheim, Johann, 1608-1660 [person] - Fonte:
- IAM49