La Biblioteca di un 'principe umanista' Federico da Montefeltro e i suoi manoscritti [di M.G. Critelli]

Urb.lat.328

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Urb.lat.
Segnatura:
Urb.lat.328
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. XV ex
Datato:
3 Septembris 1481
Data inizio:
1476
Data fine:
1500
Paese:
Italia
Localita:
Firenze
Materiale:
membr.
Altezza:
387
Larghezza:
244
Numero fogli:
I, 65
Contenuto:
"In hoc codice continetur comentum Severini Boetii in librum Topicorum Marci Tullii Ciceronis" (f. [I]v).
Nota generale:
Cicerone, Topica, con il commento di Severino Boezio.
Exhibit Tags:
Maestro del Salterio di Federico da Montefeltroantiporta miniataLegature originaliIniziali miniate

Descrizione

Collazione:
7 fascicoli: 1-6 quinioni (ff. 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60), 7 ternione (ff. 61-65 [-1]). Foglio di guardia membranaceo (f. [I], con antiporta miniata sul verso). Bianco f. 65v.
Impaginazione:
Testo a piena pagina; rr. 45/ll. 45, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a colore (tipo Derolez 31). Presenta rigatura anche il f. 65v, bianco. Specchio rigato (f. 15r): 387 (43+162+82) x 244 (28+7+134+7+68) mm. Tracce di foratura su alcuni fogli, ad es. f. 15.
Foliazione:
Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-65, in corrispondenza della riga esterna della giustificazione; le cifre sono affiancate in basso da un punto; f. [I] non numerato.
Scrittura - Nota:
Umanistica di unica mano in inchiostro bruno; il copista è a oggi anonimo (cf. de La Mare, New Research, p. 449 nt. 223).
Decorazione:
Già ad apertura, il ms. rende visibile la sua appartenenza alla libraria di palazzo: come accade infatti per la grande maggioranza dei codici del fondo Urbinate, esso presenta il dittico figurativo costituito dall’antiporta e dalla pagina di incipit. Ada Labriola ne propone l’attribuzione al Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro (Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 228-229), formatosi nel solco del magistero di Francesco di Antonio del Chierico e di Bartolomeo di Domenico di Guido, tra i maggiori esponenti dell’illustrazione libraria quattrocentesca. Egli seppe tuttavia creare un proprio linguaggio autonomo e riconoscibile, basato soprattutto su un tratto pulito del disegno e su una spiccata attenzione per gli elementi naturalistici. La studiosa, nell’individuare un piccolo catalogo del miniatore, non manca di sottolineare alcune disomogeneità formali all’interno del corpus, che sono spia di una pratica comune in quegli anni, seppure non ancora abbastanza indagata, vale a dire l’abitudine alla collaborazione tra botteghe e miniatori (Labriola, Scheda nr. 1, p. 142), in una osmosi continua basata sulla diffusione dei modelli decorativi, dell’imagerie figurativa, di un certo gusto pittorico e di alcuni stilemi esornativi.
Decorazione - Nota:
1 antiporta (f. [I]v, mm 210) costituita da un clipeo a nastro spiraliforme rosa con il contenuto del codice su 6 linee alternativamente in oro e in blu, in capitale; tutt’intorno si dispone una corona fitofloreale policroma (verde, rosa, blu) con globi aurei cigliati. 1 pagina di incipit (f. 1r) percorsa su tre margini da un fregio fitofloreale come quello dell’antiporta, abitato da volatili e intercalato dai clipei con le imprese araldiche di Federico di Montefeltro (bombarda rovesciata, ulivo, ermellino) e il ritratto dell’autore; a bas-de-page, due putti sorreggono un clipeo laureato con lo stemma ducale feltresco; la rubrica occupa 9 linee di scrittura alternativamente in oro e in blu, in capitale. 8 iniziali maggiori (ff. 1r, 8v, 9r, 19r, 28v, 39r, 48v, 59v; mm 29x34, media) con con corpo in foglia d’oro e campo fitofloreale, come il fregio di f. 1r; 1 iniziale media (f. 2v; mm 25x30) della medesima tipologia decorativa delle iniziali maggiori; rubricati incipit ed explicit.
Legatura -Nota:
Coperta originale in pelle rossa (l’“Indice vecchio” la definisce «In Rubro», cf. Storia), su assi in legno, con ricche decorazioni a secco, cornicette concentriche impreziosite da motivi geometrici; la stessa decorazione si ritrova nella legatura dell’Urb. lat. 203 (cf. De Marinis, La legatura artistica, I, p. 87 n. 970). Dorso a 7 compartimenti, delimitati da 6 doppi nervi; nel primo compartimento antica segnatura “561” impressa in oro (cf. Storia); nel secondo segnatura a penna “328”; nel settimo frammento di un’etichetta cartacea, quasi interamente perduta, consistente nel bollettino di trasferimento elaborato e incollato sul codice al momento del trasporto dei volumi da Urbino in Vaticana, con indicazione di «scanzia», ordine e numero che il manoscritto occupava ad Urbino, del numero della cassa utilizzata per il trasferimento e del numero che il codice occupava al suo interno – secondo le indicazioni date dall’allora primo custode della Vaticana Lucas Holste, che per l’occasione nel 1657 fece approntare un inventario (l’attuale Vat. lat. 9475) in cui vennero registrati i medesimi dati presenti sulle etichette apposte sui codici (cf. Peruzzi, «Lectissima politissimaque volumina», p. 372). I 4 fermagli sono andati perduti: sul piatto anteriore sono visibili i chiodi che li sostenevano, sul piatto posteriore la coperta reca impresse le tracce dei fermagli a forma di conchiglia; sono inoltre visibili tracce delle bindelle in tessuto di seta verde.
Segnature di fascicoli:
Segnatura a registro nell’angolo inferiore destro del recto dei fogli che compongono la prima metà dei fascicoli, del tipo 1-5 (ff. 1r-5r), b1-b5 (ff. 11r-15r) etc. e sui primi 4 fogli dell’ultimo fascicolo (ff. 61r-64r).
Verba reclamantia:
Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina di giustificazione.
Stemma:
Araldica di Federico di Montefeltro: f. 1r, bombarda rovesciata ed esplodente, albero dell'ulivo, stemma inquartato ducale nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate, ermellino con filatterio.
Motto:
f. 1r, "Non mai", nel filatterio dell'ermellino, appena leggibile.
Nota:
Per questo ms. cf. anche E. Ponzi, Urb. lat. 328, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Colophon:
Al f. 65r: "Anitii Manlii Boetii Severini ad Patritiu(m) in Topica Marci Tullii Ciceronis commentarioru(m) liber sextus explicit feliciter 3 7bre 1481".
Storia:
Il codice è appartenuto a Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente al f. 1r, ed è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 35r: «Boetii Viri Doctissimi Commentum in M. Tulli Topicorum Librum Cum Textu ipsius M. Tullii. In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. XCII, nr. 244); la segnatura è vergata a penna sul secondo compartimento del dorso. La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657. L’antica segnatura “561”, impressa in oro sul primo compartimento del dorso (aggiunta in un momento successivo alla legatura originale) e segnata a penna a f. [I]r in alto, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 56v; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VI). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. [I]r, 1r, 65r.
Bibliography:
Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 295; Manuscrits classiques, II.2, p. 550; IAM42.4.
Altro nome:
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro, f. 1460-1480 [person]
Scuola del Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro [artist]
Altro autore:
Stornajolo, Cosimo, sac., 1849-1923 [external]
De Marinis, Tammaro, 1878-1969 [external]
Pellegrin, Elisabeth, 1912-1993 [external]
Fohlen, Jeannine [external]
Jeudy, Colette, 1936-2008 [external]
Riou, Yves-François [external]
Marucchi, Adriana, m. 1995 [external]
Piacentini Scarcia, Paola, 1938- [external]
Peruzzi, Marcella [external]

Testo del curatore

Incluso nel catalogo di Stornajolo (Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 16), che ne dava una sintetica descrizione e segnalava la presenza della legatura originale federiciana – tutt’ora a custodia del codice, per la quale cfr. Petrucci Nardelli, Il libro nel libro, p. 14 nt. 13 e Adorisio, Federici, Aspetti tipologici di legature feltresche, p. 55 –, esso era stato compreso da Annarosa Garzelli entro l’etichetta di «Bottega e collaboratori di Francesco di Antonio del Chierico» (Garzelli, I miniatori fiorentini di Federico, p. 127). Più di recente, nel catalogo della mostra Ornatissimo codice, Ada Labriola ha invece proposto un’attribuzione al Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro (Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, pp. 228-229). L’attività di tale artista, già denominato da Albinia de la Mare come Master of the Pear-Shaped Putti, si colloca tra gli anni ’60 e ’70 del Quattrocento e proprio nell’ambito della scuola di del Chierico, del quale fu probabilmente «a close follower» (de la Mare, Vespasiano da Bisticci as Producer, pp. 181, 198; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, pp. 228-232). Il catalogo del Master era stato delineato da de la Mare (de la Mare, Vespasiano da Bisticci as Producer, p. 181 nt. 49) che, tra le altre commissioni, ipotizzava per questo artista l’esecuzione di «over ninety» codici proprio per la collezione di Federico da Montefeltro, anche in collaborazione con altri miniatori – come Bartolomeo di Domenico di Guido per l'Urb. lat. 80, o Francesco Rosselli per l’Urb. lat. 280, o ancora il Maestro del Senofonte Hamilton per l’Urb. lat. 91 –; ella individuava inoltre la sua mano nell’Urb. lat. 390 e nella Bibbia urbinate, Urb. lat. 1-2, in «some of the lesser borders», evidenziandone quindi soprattutto il profilo di decoratore (de la Mare, Vespasiano da Bisticci as Producer, p. 181 nt. 49).

Alla luce di nuove acquisizioni, le osservazioni di Albinia de la Mare – che tra l’altro cita l'Urb. lat. 328 a proposito della possibilità di una attività urbinate di Vespasiano anche dopo la morte di Federico (de la Mare, New Research, pp. 450-451 nt. 228) – sono state recentemente ampliate da Ada Labriola, che ha dedicato ampio spazio a tale miniatore nella scheda dell’Urb. lat. 9 (Labriola, Scheda nr. 1, p. 142); in essa la studiosa tratteggia le principali peculiarità formali del Maestro, come il «disegno […] sempre preciso e raffinato» e una «grande freschezza naturalistica», e raggruppa un piccolo catalogo di mss. attorno a questa personalità, tra la mole dei 90 ipotizzata da de la Mare: gli Urb. lat. 5, 9, 28, 55, 63, 68 (che mostra nel fregio della pagina di incipit un volto accostabile a quello di f. 1r dell’Urb. lat. 328), 185, 390 e al quale si suggerisce di aggiungere gli Urb. lat. 186, 187 e forse il 451 (e in tal senso andrebbe rivista anche la paternità dell’Urb. lat. 6). Ella non manca tuttavia di sottolineare «piccole diversità di conduzione formale» nei codici appena elencati, spie di una pratica comune in quegli anni, seppure non ancora abbastanza indagata, vale a dire l’abitudine alla collaborazione tra botteghe e miniatori (Labriola, Scheda nr. 1, p. 142), in una osmosi continua basata sulla diffusione dei modelli decorativi, dell’imagerie figurativa, di un certo gusto pittorico e di alcuni stilemi esornativi.

Nel caso dell’Urb. lat. 9 (il ms. eponimo) e dell’Urb. lat. 328, alcune difformità nei rispettivi apparati decorativi si possono forse spiegare con la distanza cronologica che intercorre tra l’esecuzione dell’uno e dell’altro. Il primo fu infatti realizzato nel 1473, come testimonia il colophon rubricato a f. 192v, mentre il secondo fu terminato il 3 settembre 1481, data indicata nella sottoscrizione in rosso a f. 65r. Questo intervallo di poco meno di dieci anni può rendere ragione delle diversità nella fattura, in special modo nella restituzione dei genietti. Se nel Salterio essi appaiono definiti da linee più pulite, con rotondità dal peculiare incarnato livido che modula in maniera netta i chiaroscuri, nel Cicerone tali aspetti appaiono più sfumati, in favore di una tecnica che fa maggiore uso di ombreggiature ‘a macchia’ enfatizzate da un minuto tratteggio, assente invece nel libro liturgico.

Ad ogni modo, l'Urb. lat. 328 è testimone dell’ultima stagione della collezione di Federico da Montefeltro, che morirà l’anno successivo, dopo aver raccolto, tra le altre cose, un notevole patrimonio librario.

Bibliografia generale

Descrizioni interne

1r-8v

Cicero, Marcus Tullius, Marci Tulii Ciceronis clarissimi atq(ue) eloquentissimi oratoris ad Gaium Trabatium [sic] liber Thopicorum id est localis argumentatio cum comento Auli Mallii Severini Boetii philosophi excellentissimi

Locus:
1r-8v
Autore:
Cicero, Marcus Tullius, 106-43 a.C. [internal]
Titolo:
Marci Tulii Ciceronis clarissimi atq(ue) eloquentissimi oratoris ad Gaium Trabatium [sic] liber Thopicorum id est localis argumentatio cum comento Auli Mallii Severini Boetii philosophi excellentissimi
Titolo uniforme:
Topica (Cicero, Marcus Tullius, 106-43 a.C.)
Incipit:
Maiores nos res scribere ingressos
Explicit:
quedam non voluimus non debita accedere
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro autore:
Friedrich, Wilhelm [external]
Reinhardt, Tobias [external]
Fonte:
IAM38.8

9r-65r

Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus, Anitii Manlii Severini Boetii v(iri) c(larissimi) et ill(ustris) et consulis oratio ad Patritium in Topica Marci Tullii Ciceronis Comentariorum Liber primus

Locus:
9r-65r
Autore:
Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus, 475/480-c. 524/525 [internal]
Titolo:
Anitii Manlii Severini Boetii v(iri) c(larissimi) et ill(ustris) et consulis oratio ad Patritium in Topica Marci Tullii Ciceronis Comentariorum Liber primus
Titolo supplito:
Commentarii In Ciceronis Topica.
Titolo uniforme:
Commentaria in Ciceronis Topica (Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus, 475/480-c. 524/525)
Incipit:
Exhortatione tua Patriti rethorum peritissime
Explicit:
Talis etiam est vis fortuitarum rerum
Nota:
Il codice è citato come testimone (V a) in Di Maria, Per un'edizione critica di Boezio, p. 225-237, in particolare p. 236.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Cicero, Marcus Tullius, 106-43 a.C. [person]
Altro autore:
Migne, Jacques Paul, sac., 1800-1875 [external]
Di Maria, Giorgio [external]
Orelli, Johann Kaspar, 1787-1849 [external]
Fonte:
IAM25.1

8v

Grillius Grammaticus, In Ciceronis libro de inventione.

Locus:
8v
Autore:
Grillius Grammaticus, c. sec. V [internal]
Titolo supplito:
In Ciceronis libro de inventione.
Titolo uniforme:
Commentarii in Ciceronis De inventione (Grillius Grammaticus, c. sec. V)
Sommario:
Excerptum.
Incipit:
Incipientes quamcumque rem scribere antequam
Explicit:
faciunt non est industria sed natura
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro autore:
Halm, Karl Felix von, 1809-1882 [external]
Martin, Josef, 1884-1973 [external]