La Biblioteca di un 'principe umanista' Federico da Montefeltro e i suoi manoscritti [di M.G. Critelli]

Urb.lat.324

Informazioni sul manoscritto

Resource type:
Manuscript
Collection:
Urb.lat.
Segnatura:
Urb.lat.324
Biblioteca:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Datazione:
sec. XV
Data inizio:
1474
Data fine:
1482
Paese:
Italia
Localita:
Urbino
Materiale:
membr.
Altezza:
370
Larghezza:
225
Numero fogli:
IV. 219. I
Nota generale:
Giovanni Antonio Campano, Orazioni.
Exhibit Tags:
Giovanni CorentiIniziali miniate

Descrizione

Collazione:
Manoscritto composito, formato da due unità codicologiche omogenee: ff. 1-86 e ff. 87-215; i ff. 216-[218] sono aggiunti. 23 fascicoli: 1-8 quinioni (ff. 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-80), 9 binione con 2 fogli aggiunti (ff. 81-86; f. 82 incollato a f. 83; f. 84 cucito al centro del fascicolo; di conseguenza, ai ff. 84v-85r e 85v-86r la regola di Gregory non è rispettata), 10-22 quinioni (ff. 87-96, 97-106, 107-116, 117-126, 127-136, 137-146, 147-156, 157-166, 167-176, 177-186, 187-196, 197-206, 207-215), 23 binione (ff. 216-[218] [-1]). Fogli di guardia: cartacei il primo anteriore e quello posteriore, membranacei e coevi gli altri. Bianchi i ff. [I]r-v, [III]r-v, [IV]v, 84v-86v, 216r, [218]r-v.
Impaginazione:
Testo a piena pagina; rr. 31/ll. 30; la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 32; in soli quattro casi, cioè nei bifogli 1-10, 157-165, 160-163, 167-176, la rigatura è stata effettuata secondo il tipo Derolez 33). Presentano rigatura anche i ff. 84-86, bianchi; non rigati invece i ff. 216-[218], anch’essi bianchi. Specchio rigato (f. 15r): 370 (36+223+111) x 225 (37+7+106+7+88) mm. Visibili otto fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione (es. f. 33) lungo i margini inferiore e superiore; fori di guida visibili in corrispondenza della giustificazione esterna (es. ff. 41, 82, 102; ff. 99, 103, 166).
Foliazione:
Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-217; ripetuto il numero 207; fogli di guardia e f. [218] non numerati.
Scrittura - Nota:
Umanistica di mano di Matteo de’ Contugi da Volterra, che verga entrambe le unità codicologiche, ma sottoscrive solo la prima (f. 84r). Copista estremamente elegante, Contugi fu attivo presso le corti di Mantova, Ferrara e Urbino e probabilmente a Firenze. A Urbino è attestato con certezza negli anni 1477-1486, ma potrebbe esservi giunto anche qualche anno prima. Insieme a Federico Veterani – che in questo codice aggiunge successivamente i due testi presenti ai ff. 216v-217v – fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte dei Montefeltro: oltre al presente manoscritto, la sua firma si ritrova in altri 6 codici urbinati, ovvero Urb. lat. 10 («Manu Matthaei domini herculani de Contugiis de vulterris et caetera», f. 242r), 336 («Manu Matthaei de Vulterris», f. 155r), 365 («Manu Matthaei de contugiis de vulterris et caetera», f. 295r), 392 («Manu Matthaei de vulterris», f. 264r), 427 e 528 («Manu Matthaei de Contugiis de Vulterris», rispettivamente f. 184r e f. 329v; per tutte le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins de Bouveret, Colophons des manuscrits occidentaux, IV, p. 166-167, nrr. 13398-13408), e alla sua mano è stato attribuito anche l’Urb. lat. 151 (cf. Bonicatti, Contributo al Giraldi, p. 208-209; Id., Nuovo contributo, p. 259-269; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291; De la Mare, New research, p. 449-450 nt. 224). L’ultima data in cui si trova notizia di Contugi è il 1491 (per la sua biografia cf. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 251-265). Il codice presenta note marginali ai ff. 142v, 161r, 201v (dove è vergato il titolo dell’opera, «De Transimeno lacu», che manca ad inizio del testo, dove è lasciato in bianco lo spazio destinato alla rubrica), alcune maniculae (ff. 121v, 128r, 134r), numerosi notabilia («NOTA», ff. 13v, 68v, 71r, 94v-95r, 97r, 99v, 101r, 116v118v, 120r-v, 121r-v, 123r, 124v, 126r-v, 127r-v, 133v, 138v, 145r-v, 147r, 154v, 158v, 163r, 166r, 168v, 173r-v, 178v, 208v).
Decorazione - Nota:
2 pagine di incipit: a f. 1r, all’interno di un doppio listello nero e in foglia d’oro, lo specchio scrittorio è inquadrato da una articolata struttura a candelabre in foglia d’oro, arricchite da festoni carichi di frutti, castoni preziosi, fili di perle; essa è inoltre popolata di putti alati e giocosi che a bas-de-page sorreggono lo stemma ducale di Federico da Montefeltro, le insegne araldiche del quale sono reiterate in tutta la pagina (cf. Stemma e Motto); rubrica in capitale su quattro linee in oro e in blu. A f. 87r, all’interno di un listello in verde, lo specchio scrittorio è inquadrato da una fitta cornice a lacunari su fondo policromo (arancio, blu, porpora, verde), decorati da rosette e palmette, legati tra loro per mezzo di un reticolo in foglia d’oro punzonata; presenza delle insegne araldiche di Federico da Montefeltro (cf. Stemma e Motto); rubrica in capitale alternativamente in oro e in blu. 15 iniziali maggiori (mm 47x44, media) di diverse tipologie decorative e accompagnate da scrittura distintiva: 2 (ff. 1r, 83r) in foglia d’oro campita in blu o in blu, in verde, in porpora; 12 (ff. 4r, 17r, 53v, 63v, 108v, 116v, 129v, 142r, 151r, 171r, 183r, 201v) con corpo in foglia d’oro e a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosso), come i brevi fregi arricchiti da globi aurei cigliati; 1 (f. 87r) con corpo in foglia d’oro e di un tipo peculiare di bianchi girari, ugualmente su fondo policromo (blu, verde, porpora), ma con racemi più liberi che rimandano al gusto antiquario. 3 iniziali medie (ff. 184r, 189r, 191r; mm 20x25 c.) in foglia d’oro campita in blu, in verde, in porpora o in blu e in verde; capilettera in vedetta (a f. 1v non è stata realizzata la N di Nicolaus Ubaldinus, visibile la letterina guida poco al di fuori dello spazio riservato all’iniziale); rubriche in capitale all’antica alternativamente in blu e in rosso (talvolta non eseguite, come a f. 183r).
Legatura -Nota:
Coperta in pergamena tinta di verde priva di decorazione, su quadranti di cartone; restaurata in corrispondenza del dorso con pergamena naturale. Dorso a 5 compartimenti, delimitati da 4 doppi nervi. Nel secondo compartimento etichetta in pelle marrone recante la segnatura attuale impressa in oro; nel terzo stemma di Pio IX (1846-1878); nel quarto stemma del card. Bibliotecario Angelo Mai (1853-1854). La presenza dei due stemmi permette di datare il restauro agli anni 1853-1854. Tagli dorati. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Rubro» (cf. Storia).
Segnature di fascicoli:
Traccia di segnatura nell’angolo inferiore destro, quasi completamente eliminata dalla rifilatura, al f. 116r.
Verba reclamantia:
Richiami verticali nel senso alto-basso, ornati con semplici decori a penna sui quattro lati, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina della giustificazione; assente al f. 86v (bianco). Nella seconda unità codicologica a volte non viene vergata la prima parola del fascicolo che segue, come di consuetudine per i richiami, bensì viene completata l’ultima parola vergata nel fascicolo (f. 186v; come succede anche a f. 115r all’interno del fascicolo) o viene riportata la parola intermedia tra l’ultima vergata nel fascicolo che precede e la prima di quello che segue (ff. 206v-207r).
Stemma:
Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1r, collare d’oro formato da are accese fra due mete e da tronchi germoglianti – elementi in questo caso molto stilizzati – entro il quale, su fondo porpora, è stata vergata in oro la scritta FED(ericus) / DVX; emblema dell’Ordine della Giarrettiera, con motto; fiammelle inquartate con le lettere FD; stemma inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila imperiale di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro, caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate, sormontato da corona; ermellino con filatterio parlante; struzzo con chiodo nel becco e filatterio che simula dei segni grafici per il motto. A f. 87r, ermellino con filatterio parlante; struzzo con chiodo nel becco e filatterio parlante; a bas-de-page, l’aquila imperiale mostra lo stemma inquartato come a f. 1r, privo tuttavia della corona e con le parti in oro sostituite da ocra scura.
Motto:
f. 1r, "Non mai", leggibile sul filatterio dell’ermellino; f. 87r, "Dechorum", leggibile sul filatterio dell’ermellino e "Ihc hon vor doit en grois Isen", sul filatterio dello struzzo.
Nota:
Le comuni caratteristiche codicologiche delle due unità che compongono il manoscritto portano a ritenere che si tratti di un composito organizzato, concepito cioè fin dall’inizio in maniera omogenea, come dimostra anche il fatto che nell’Indice vecchio il codice sia già stato descritto nella sua forma attuale (cf. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 271-272). and Per questo ms. cf. anche E. Ponzi, Urb. lat. 324, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Colophon:
Al f. 84r: “Manu Matthaei domini Herculani de Contugiis de Vulterris” (cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, IV, p. 167 n. 13407).
Storia:
La datazione presente al termine dell’ultimo testo vergato nel manoscritto, “Sexto decimo Kalendas Maias 1458” (f. 215v), ha fatto spesso ritenere in passato che si trattasse di un colophon e che quindi quella fosse la data di confezione del codice, che si trova spesso datato al 1458. È stato dimostrato che tale ipotesi è da rifiutare, non solo perché Matteo Contugi è attestato a Urbino soltanto un paio di decenni più tardi (dal 1477), ma soprattutto perché alcuni dei testi contenuti sono senz’altro stati composti dopo tale data, in particolare l’orazione per il funerale di Battista Sforza (1472); l’anno 1458 è invece la data di composizione dell’ultimo testo presente nel manoscritto, il “De Thrasimeni foelicitate” (ff. 201v-215v), come dimostra anche il confronto con un altro codice latore della stessa opera, nel quale la data, formulata nel medesimo modo, si trova vergata dopo l’explicit e prima della rubrica finale (Chig. I.VI.216, f. 113r; cf. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 292-293, 295 fig. 8). I rapporti tra il duca di Urbino e Giovanni Antonio Campano furono stretti - si conoscevano fin dal 1459 - e si rafforzarono in seguito alla morte di Battista Sforza (1472), la moglie di Federico, per la quale l’umanista compose l’orazione funebre trascritta ai ff. 1r-17r del presente codice. Tale vicinanza tra i due è testimoniata anche dalla presenza di altri tre codici urbinati, oltre all’Urb. lat. 324, contenenti nel complesso l’intera produzione letteraria dell’umanista (Urb. lat. 325, 326 e 338); i tre manoscritti con segnatura consecutiva formano un nucleo omogeneo anche dal punto di vista della manifattura, costituendo forse un tributo all’autore ancora vivente o un omaggio postumo alla sua memoria (morì nel 1477). L’ipotesi che il codice sia giunto a Federico dalla biblioteca del card. Iacopo Ammannati Piccolomini (1422-1479) dopo la sua morte (formulata in Moli Frigola, Iakobo, p. 197-198) non risulta provata in maniera convincente (cf. Cherubini, Giacomo Ammannati Piccolomini, p. 177 nt. 8; Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 272 nt. 50). Il codice è appartenuto a Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente ai ff. 1r e 87r, ed è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 68r: «Ioannis Antonii Campani Funebres orationes tres. Prima pro Baptista Sfortia. Pro Nello Balione et Pro Cardinali S. Susannae. In Funere Pontificis Pii oratio. Oratio habita Romae In die Cineris. Ibidem in Circumcisionem Domini. De Spiritu Sancto. De Laudibus Thomae Aquinatis. De Laudibus Stephani protomartyris. De Matrimonii Dignitate. De Magistratu Regendo. De lacu Transmeno. Codex ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXIX, nr. 486). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “1057”, segnata a penna al f. [III]r nell’angolo superiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. [85bis]v; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VI). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1v, 4r, 215v, 217v.
Bibliography:
Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 279-281; Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 266-302.
Altro nome:
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Contugi, Matteo, f. 1456-1491 [scribe]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [person]
Mai, Angelo, card., 1782-1854 [person]
Ammannati Piccolomini, Iacopo, card., 1422-1479 [person]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [person]
Corenti, Giovanni, sec. XV ex [artist]
Altro autore:
Critelli, Maria Gabriella [external]
Moli Frigola, Montserrat [external]
De la Mare, Albinia Catherine, 1932-2001 [external]
Bonicatti, Maurizio [external]
Derolez, Albert [external]
Cherubini, Paolo [external]

Testo del curatore

Codice di formato medio-grande, tramanda le Orazioni di Giovanni Antonio Campano e, al f. 215v, è firmato e datato da Matteo Contugi; è stato proprio il colophon tuttavia a impedire per lungo tempo l’esatta collocazione cronologica del ms., poiché in esso si legge l’indicazione “MCCCCL[XX]VIII”, di certo errata sia per la scansione temporale della biografia urbinate dello scriptor sia per la presenza di testi composti ben oltre il 1458 (Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, pp. 268-271). Se tali dati, per paradosso, non fossero stati sufficienti, l’apparato illustrativo e decorativo è ulteriore dirimente elemento per una localizzazione del codice agli inoltrati anni ’70 del Quattrocento. Esso, concentrato soprattutto nella pagina di incipit (f. 1r), è infatti stato assegnato a Giovanni Corenti, figura dal profilo ancora problematico per l’assenza di materiale documentario utile a definire con maggiore chiarezza i contorni della sua vita e, in particolare, della sua attività artistica. I codici a lui attribuiti si fanno derivare, per confronto stilistico, dall'Urb. lat. 326, nella pagina di incipit del quale, a f. 1r, questi lascia il suo nome – «Ioanes Chorenti opus» (cfr. Fumian, Scheda nr. 13, pp. 196-199, anche per le questioni relative all’onomastica di Corenti). Nonostante l’esigua produzione fino a oggi individuata, Corenti è senz’altro un miniatore che padroneggia con profonda solidità gli strumenti del suo mestiere, sia materiali – su tutti, la grande perizia nell’utilizzo dell’inchiostro d’oro, usato a profusione per rialzare superfici, per definire dettagli, per donare luce a minutissimi paesaggi – sia quelli collegati alla costruzione figurativa della pagina. Egli adotta infatti di preferenza cornici riccamente decorate o veri e propri inquadramenti architettonici di grande raffinatezza visiva. Nell'Urb. lat. 324, su una base intensamente blu, egli dipinge due imponenti candelabre sfavillanti d’oro e impreziosite da perle e castoni, le une e le altre a illuminare la superficie con le loro trasparenze. I due elementi decorativi, veri e propri protagonisti nella costruzione dell’intera pagina, sono animati da putti giocosi che sorreggono, tramite svolazzanti nastri, gli emblemi araldici di Federico da Montefeltro, in un trionfo di festoni di alloro carichi di frutti colorati e di fiori variopinti. Aquile color porpora minuziosamente rialzate in oro sono il basamento delle due candelabre e guidano l’occhio dell’osservatore verso le cornucopie, realizzate nella medesima maniera. Altissimo il livello della tecnica esecutiva, tutto teso alla costruzione illusionistica della pagina: si osservi la discreta ombra in blu più scuro a destra, al termine dello specchio scrittorio, per suggerire l’idea del foglio in pergamena poggiato sulla superficie, espediente adottato anche per segnare i profili di tutti gli elementi che animano la pagina – candelabre, putti, festoni –, ancora una volta a sottolineare la terza dimensione. Un effetto questo che si può cogliere anche nella candelabra di sinistra, nella quale le foglie lanceolate in lamina metallica dorata appaiono quasi rilevate, come fossero piccole squame. Un’ulteriore peculiarità sono i triplici puntini a biacca che compaiono in alto a destra e a sinistra, sia sul fondo in blu sia sui festoni laureati, localizzati solamente in queste esigue porzioni del foglio: difficile stabilire se si tratti di prove dell’artista per testarne l’effetto visivo, poi per qualche motivo abbandonate, o se sia invece uno speciale caso di non finito.

Giunto probabilmente a Urbino sulla scia degli altri miniatori padano-ferraresi, Giovanni Corenti potrebbe aver svolto nell’ambiente di corte dei Gonzaga la sua prima attività, costruita in primo luogo sull’osservazione delle opere monumentali di Andrea Mantegna (Marcon, Corenti, Giovanni, pp. 175-176; Toniolo, I miniatori ferraresi, pp. 79-89) e poi sui modi del miniatore Giovanni Vendramin (Bentivoglio-Ravasio, Vendramin, Giovanni, pp. 982-988; Fumian, Scheda nr. 13, p. 199). È infatti innegabile che l’animata imagerie padano-ferrarese sia il presupposto, tecnico e visivo, del suo costruire la pagina, secondo le caratteristiche sin qui indicate. Egli spinge tuttavia in avanti gli esiti della sua ricerca artistica, componendo vivaci e complesse architetture dipinte, giocate sulla presenza di «scultura-gioiello in finto bronzo» (Toniolo, I miniatori ferraresi, p. 86), in combinazioni che dimostrano una volta di più quanto l’antiquaria sia stata un linguaggio di amplissima diffusione e in continua metamorfosi, costruita sulle contaminazioni visive. Per la libraria urbinate, Corenti lavora agli Urb. lat. 325 e Urb. lat. 326 che, insieme all'Urb. lat. 388 decorato da un diverso miniatore ed entrato probabilmente presto in biblioteca, costituiscono un corpus di opere di Giovanni Antonio Campano; altro esemplare a lui assegnabile è infine l'Urb. lat. 353, un Virgilio trascritto da Federico Veterani, anch’esso di grande pregio.

A fronte della pagina di incipit di f. 1r, come si è detto di grande effetto visivo, il resto dell’apparato decorativo si compone di iniziali a bianchi girari su fondo policromo di ascendenza padano-ferrarese, dai racemi ordinati e spesso con volute simmetriche. Un andamento interrotto solo a f. 87r, all’inizio della seconda unità codicologica del ms. (Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 271 e passim), all’apertura della quale è stato miniato un foglio con una proposta decorativa del tutto peculiare. Se Giovanni Corenti sembra aver eseguito le imprese araldiche e lo stemma ducale di Federico da Montefeltro – si noti, anche in questo caso, la perizia nell’uso dell’inchiostro d’oro per rialzare il piumaggio dell’aquila o l’impiego di minute pennellate a sfumare per lo struzzo –, meno certezze si hanno sulla cornice e sull’iniziale che introduce al testo. L’impostazione della decorazione è infatti del tutto eccentrica sia rispetto alla produzione miniata destinata alla biblioteca federiciana sia, più in generale e a conoscenza di chi scrive, in rapporto a quanto accadeva altrove nell’arte del libro illustrato. L’inusuale reticolo, costruito sull’alternarsi di lacunari e di clipei collegati da fascette in foglia d’oro, gli uni e gli altri riempiti di boccioli di acanto, di rosette e di fioroni, fa pensare a un parato plastico tradotto in pittura e trasferito sulla superficie membranacea. Da questo punto di vista, interessanti tangenze si possono ravvisare per esempio con il soffitto dello Studiolo del duca o anche con la decorazione della volta nel terzo registro della Loggia nel Palazzo di Urbino. Non è tuttavia da escludere che alla costruzione del f. 87r possa aver concorso l’osservazione di singoli elementi sparsi in diversi luoghi nella reggia federiciana, come per esempio i portali marmorei fioriti di caulicoli e di racemi di ascendenza classica. Come pure andrebbero tenute in considerazione suggestioni desunte dalla produzione delle maioliche, diffuse soprattutto in area centro-italiana nel secolo XV; si pensi in particolare ai reticoli decorati messi in opera a pavimentare soprattutto palazzi signorili, ma anche molti edifici ecclesiastici quattrocenteschi (cfr. per es. Fényes, Schede nrr. 50-51, pp. 180-182).

Si potrebbe allora suggerire, per questa seconda pagina di incipit, una situazione di collaborazione tra il maestro principale – Giovanni Corenti – e un qualche artista attivo nello scriptorium di palazzo, anche se questi adotta un linguaggio ben distinto da quello normalmente associato alla ‘bottega palatina’ (in tal senso, è necessario sottolineare che la localizzazione del reale luogo di lavoro dei maestri padano-ferraresi rimane questione ancora controversa: non è infatti chiaro se la loro produzione miniata per la biblioteca feltresca fosse eseguita nelle loro città di origine [Ferrara, Padova, Mantova etc.], se a Urbino o se, in maniera ‘itinerante’, in entrambi i posti). Un analogo scenario è peraltro ravvisabile – sempre in riferimento alla produzione di Corenti – nell'Urb. lat. 325, dove al maestro settentrionale si possono assegnare il ritratto di Campano all’interno di f. 1r, il bas-de-page con lo stemma ducale e il resto dell’araldica federiciana, ma non il fregio a cappi intrecciati policromi, né l’antiporta miniata né l’apparato di iniziali a bianchi girari (accostabili a quelle presenti nell’Urb. lat. 324), riconducibili appunto all’ambito dell’atelier locale.

Bibliografia generale

Descrizioni interne

217v

Veterani, Federico, Federici Veterani Urbinatis panagiricus [sic], idest laus dicta Magnifico Domino Accursio Marchesino equiti aurato ac Iureconsulto Ducali audi[to]ri et consiliario

Locus:
217v
Autore:
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [internal]
Titolo:
Federici Veterani Urbinatis panagiricus [sic], idest laus dicta Magnifico Domino Accursio Marchesino equiti aurato ac Iureconsulto Ducali audi[to]ri et consiliario
Incipit:
Nomen ab effectu tibi iam statuere pare(n)tes
Explicit:
Facundoq(ue) omnes puero assensere modeste
Nota:
Il componimento, composto e vergato da Federico Veterani, consta di nove esametri in lode di Accursio Marchesini, uditore e consigliere di Francesco Maria I Della Rovere, che aveva organizzato le esequie di Elisabetta Gonzaga il 2 marzo 1526. Francesco Maria era stato adottato nel 1504 da Elisabetta e Guidubaldo da Montefeltro, in quanto non avevano avuto figli.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Marchesini, Accursio, f. 1526 [dedicatee]

151r-170v

Campano, Giovanni Antonio, Campani Oratio ad imperatorem habita Germaniae

Datazione:
Data testo:
1471
Materiale:
membr.
Locus:
151r-170v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Campani Oratio ad imperatorem habita Germaniae
Titolo supplito:
Oratio in conventu Ratisponensis ad exhortandos principes Germanorum contra Turcos et de laudibus eorum
Titolo uniforme:
Oratio Ratisponensis (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Quae res Caesar per tot iam annos
Explicit:
ipsi et in quo filios vestros relicturi. Deo gratias
Nota:
Testo s.d., ma dell'anno 1471.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Friedrich III, imperatore del Sacro romano impero, 1415-1493 [recipient]
Fonte:
IAM90 IAM30.3 IAM66.3

1r-v

Campano, Giovanni Antonio, Lettera a Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa, sul funerale di Battista Sforza

Locus:
1r-v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo supplito:
Lettera a Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa, sul funerale di Battista Sforza
Incipit testo:
Ioannes Antonius Campanus Antistes Prutinorum Salviato salutem. Sabinum tuum
Explicit testo:
subieci tibi omnes q(ui) convenerunt. Bene vale
Nota:
Tale lettera precede l'orazione di Campano per il funerale di Battista Sforza.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Salviati, Francesco, arciv. di Pisa, 1443-1478 [dedicatee]
Altro autore:
Cinquini, Adolfo, n. 1863 [external]

83r-84r

Ammannati Piccolomini, Iacopo, Lettera del card. Iacopo Ammannati Piccolomini a Giovanni Antonio Campano [1465, settembre]

Locus:
83r-84r
Autore:
Ammannati Piccolomini, Iacopo, card., 1422-1479 [internal]
Titolo supplito:
Lettera del card. Iacopo Ammannati Piccolomini a Giovanni Antonio Campano [1465, settembre]
Incipit:
Ia(cobo) car(dina)lis Papiensis Campano suo salutem. Agere tu gratias Deo Campane debes
Explicit:
numquam sinam negligenter abire. Bene vale
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [recipient]
Altro autore:
Cherubini, Paolo [external]
Fonte:
IAM05

171r-182v

Campano, Giovanni Antonio, O[r]atio Campani de dignitate matrimoni ad Franciscum Maximum

Locus:
171r-182v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
O[r]atio Campani de dignitate matrimoni ad Franciscum Maximum
Titolo uniforme:
Oratio de dignitate matrimonii (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Matrimonii dignitatem et vetustas originis p(ro)bat
Explicit:
non subsit quae e latere non expedibus facta est
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Massimo, Francesco, m. 1471 [dedicatee]
Fonte:
IAM30.3

201v-215v

Campano, Giovanni Antonio, De Thrasimeni foelicitate ad Pandulphum Balionium

Locus:
201v-215v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo supplito:
De Thrasimeni foelicitate ad Pandulphum Balionium
Titolo uniforme:
Thrasimeni descriptio (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Venimus Transmenu(m) idibus septembribus
Explicit:
esse mentitum et ipse statim loci amoenitate capiaris. Vale
Nota:
Al f. 201v l'incipit del trattato è preceduto da uno spazio corrispondente a quattro righe bianche, destinate a ospitare la rubrica, non realizzata. Sullo stesso foglio, nel margine esterno, una nota a penna dal ductus corsivo riporta il titolo "De Transimeno Lacu".
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Baglioni, Pandolfo, m. 1460 [recipient]
Altro autore:
Conti, Cipriano [external]
Fonte:
IAM30.3

87r-108v

Campano, Giovanni Antonio, Incipiunt nonnulle orationes reverendissimi domini Campani episcopi Aprutini. De cinere habita Romae tempore Pii secundi

Locus:
87r-108v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Incipiunt nonnulle orationes reverendissimi domini Campani episcopi Aprutini. De cinere habita Romae tempore Pii secundi
Titolo uniforme:
Oratio Cinericia (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Cum inter tot ritus cerimoniasq(ue) christianas
Explicit:
quod positum est qui est dominus n(oste)r iesus christus cuius nomen sit benedictu(m) in saecula saeculorum. Amen
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Pius PP. II, 1405-1464 [person]
Fonte:
IAM30.3

108v-116r

Campano, Giovanni Antonio, Incipit Oratio de circu(m)cisione dicti domini Campani habita Romae tempore Pauli [II]

Locus:
108v-116r
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Incipit Oratio de circu(m)cisione dicti domini Campani habita Romae tempore Pauli [II]
Titolo uniforme:
Oratio de circumcisione (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Cum essent multa divinitus P(ater) S(ancte)
Explicit:
iniquitates n(ost)ras ipse portavit qui vi. Amen
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Paulus PP. II, 1417-1471 [person]
Fonte:
IAM30.3

183r-201r

Campano, Giovanni Antonio, De regendo magistratu ad Franciscum Lucium equitem Senensem praetorem Romanum

Locus:
183r-201r
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo supplito:
De regendo magistratu ad Franciscum Lucium equitem Senensem praetorem Romanum
Titolo uniforme:
Oratio de regendo magistratu (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Cum saepe in eum sermonem incideremus
Explicit:
custodem praesidem propugnatorem memineris esse
Nota:
Al f. 183r l'incipit dell'orazione è preceduto da uno spazio corrispondente a cinque righe bianche, destinate a ospitare la rubrica, non realizzata.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Luzzi, Francesco, f. 1460 [recipient]
Fonte:
IAM30.3

129v-141v

Campano, Giovanni Antonio, Oratio Spiritus sancti habita Romae tempore Pauli [II] Pont(ificis) Max(imi)

Locus:
129v-141v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Oratio Spiritus sancti habita Romae tempore Pauli [II] Pont(ificis) Max(imi)
Titolo uniforme:
Oratio de Spiritu sancto (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Cum statuisset P(ater) S(ancte) id quod erat
Explicit:
navigemus et in altera vita appellamus ad portum. Amen
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Paulus PP. II, 1417-1471 [person]
Fonte:
IAM30.3

142r-150v

Campano, Giovanni Antonio, Campani Oratio habita Romae in festo Sancti Stephani tempore Pauli [II]

Locus:
142r-150v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Campani Oratio habita Romae in festo Sancti Stephani tempore Pauli [II]
Titolo uniforme:
Oratio Sancti Stephani (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Si eadem est P(ater) S(ancte) in caelo quae in terris
Explicit:
cuius nativitatis est divinitus in ter(r)is
Nota:
Segue: "Laus Deo Patri et Filio et Spirito Sancto".
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Paulus PP. II, 1417-1471 [person]
Fonte:
IAM30.3

116v-129v

Campano, Giovanni Antonio, Incipit Oratio sancti Thomae de Aquino Pauli [II] pont(ificis) tempore habita Romae

Locus:
116v-129v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Incipit Oratio sancti Thomae de Aquino Pauli [II] pont(ificis) tempore habita Romae
Titolo uniforme:
Oratio Sancti Thomae Aquinatis (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Primum omnium oro ego vos atq(ue) obtestor
Explicit:
implorat nobis et sibi sempiterna perfruitur gloria. Amen
Nota:
Nella rubrica, dopo "oratio" era stato scritto "Spiritus", verosimilmente in riferimento all'orazione successiva, poi espunto tramite puntini infrascritti per ciascuna lettera.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Paulus PP. II, 1417-1471 [person]
Fonte:
IAM30.3

53v-63v

Campano, Giovanni Antonio, Domini Campani Oratio in funere reverendissimi car(dina)l(is) Sanctae Susannae

Locus:
53v-63v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Domini Campani Oratio in funere reverendissimi car(dina)l(is) Sanctae Susannae
Titolo uniforme:
Oratio in funere cardinalis Saxoferratensis (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Modestus actum esset mecum dignissimi
Explicit:
ibiq(ue) in sempiterna gloria permorari
Nota:
Testo s.d., ma del 1463.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Oliva, Alessandro, card., 1407-1463 [dedicatee]
Fonte:
IAM30.3

1v-17r

Campano, Giovanni Antonio, Ioannis Antonii Campani Funebris oratio pro Baptista Sphortia Urbini comitissa ac principe illustrissima

Locus:
1v-17r
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Ioannis Antonii Campani Funebris oratio pro Baptista Sphortia Urbini comitissa ac principe illustrissima
Titolo uniforme:
Funebris oratio pro Baptista Sphortia Urbini comitissa ac principe illustrissima (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit testo:
[N]icolaus Ubaldus Perusinus auditor rotae (f. 1v) and Mirantur fortasse pleriq(ue) vestrum proceres (f. 4r)
Explicit testo:
ad eam rem missus. Comites equestres Duodecim (f. 4r) and possitis matris memoria q(uam) patris (f. 17r)
Nota:
Il titolo dell'orazione si trova al f. 1r e il testo della stessa (ff. 4r-17r) è preceduto dall'elenco dei presenti alle esequie di Battista Sforza (ff. 1v-4r).
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Sforza, Battista, duchessa di Urbino, 1446-1472 [dedicatee]
Altro autore:
Ratti, Niccola, 1759-1833 [external]
Fonte:
IAM30.3

17r-53r

Campano, Giovanni Antonio, Oratio in funere Nelli de Balionibus de Perusio dicti domini Campani

Locus:
17r-53r
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Oratio in funere Nelli de Balionibus de Perusio dicti domini Campani
Titolo uniforme:
Oratio in funere Nelli Balionii (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Si vetera maioru(m) instituta ad hunc
Explicit:
sola cogitatione complecti. Ad quem deus et c(etera)
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Baglioni, Nello, m. 1457 [dedicatee]
Fonte:
IAM30.3

63v-82v

Campano, Giovanni Antonio, Campani Oratio funebris habita Sene in exequiis Divi Pii [II] Pontificis Maximi

Locus:
63v-82v
Autore:
Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477 [internal]
Titolo:
Campani Oratio funebris habita Sene in exequiis Divi Pii [II] Pontificis Maximi
Titolo uniforme:
Oratio in exequiis divi Pii II (Campano, Giovanni Antonio, vesc. di Teramo, 1429-1477)
Incipit:
Sunt fortasse viri Senenses in isto dignissimo consessu
Explicit:
de se memoria sempiterna loquantur posteri
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Pius PP. II, 1405-1464 [dedicatee]
Fonte:
IAM30.3

216v-217v

Ordo servatus in exequiis factis pro Ill(ustrissi)ma Domina Elisabet Feltria de Gonzaga olim Ducissa Urbini qui fuit die II Ma(r)tii MDXXVI

Locus:
216v-217v
Titolo:
Ordo servatus in exequiis factis pro Ill(ustrissi)ma Domina Elisabet Feltria de Gonzaga olim Ducissa Urbini qui fuit die II Ma(r)tii MDXXVI
Incipit:
Et primo in processione facta ex palatio Ducali
Explicit:
in capella e(pisco)pi Feretrani prope locum baptismatis
Nota:
L'elenco dei presenti alle esequie di Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidubaldo da Montefeltro (figlio di Federico), venne certamente aggiunto da Federico Veterani al codice contenente le orazioni di Campano dopo il 2 marzo 1526, data dei funerali di Elisabetta. Tale elenco, posto alla fine del manoscritto, trova un parallelo con l'orazione funebre per Battista Sforza presente nei primi fogli del codice.
Lingua:
Latino.
Alfabeto:
Latino.
Altro nome:
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe]